Al Moulin Rouge
seconda parte:
eccomi tornata con la seconda parte della storia
entro breve posterò anche il capitolo conclusivo. Spero
che vi piaccia e che siate così gentili da farmi sapere ancora
una volta il vostro parere. Adesso vi lascio, buona lettura e ci sentiamo
a fine capitolo.
Correva.
Stava letteralmente travolgendo qualsiasi persona gli si parasse di
fronte e malgrado tutte le imprecazioni che gli innocenti passanti
gli avevano rivolto, non si era girato a chiedere scusa neppure una
volta. Aveva ben altro a cui pensare e in più doveva cercare
di
orientarsi nell'unica parte di Parigi che non conosceva. Non ci mise
molto per trovare la zona in cui, secondo il biglietto lasciatoli da
Gilbert, Iggy viveva, il problema più grande sarebbe stato
trovare
l'esatta abitazione visto che in quella dannata strada le numerazioni
degli edifici erano assegnate secondo un ordine piuttosto inusuale.
Fece per tre volte il giro completo dell'isolato senza ottenere
nessun tipo di miglioramento tangibile, continuava a rileggere le
poche parole riportate sul piccolo pezzo di carta. Era così
vicino a
lui eppure non lo riusciva a trovare; era sempre stato così
fra di
loro anche quando le distanze erano minime sembrava che ci fosse
qualcosa che impediva a Francis di poterlo raggiungere realmente.
Batté violentemente il pugno su uno a caso dei muri
scalcinati che
aveva intorno, tenne la mano dolorante appoggiata alla ruvida
superficie stringendo i denti e impedendo alla frustrazione di avere
la meglio ancora una volta. Fece un paio di respiri profondi
dilatando e contraendo ritmicamente la cassa toracica, di una cosa
era sicuro: l'avrebbe trovato, anche a costo di bussare a tutte le
dannate porte di quella stramaledetta strada.
La
sua tenacia questa volta ebbe la meglio e, dopo un numero imprecisato
di tentativi andati a vuoto, finalmente Francis riuscì a
trovare la
palazzina n. 57. Le indicazioni che gli aveva fornito una anziana
donna pochi minuti prima erano state fondamentali e ora si trovava di
fronte alla patetica tana in cui Iggy andava a nascondersi dal mondo.
Si fermò solo qualche secondo davanti all'arrugginito
cancello
aperto che delimitava il perimetro dell'inesistente cortile, doveva
assolutamente riprendere fiato. Lanciò un'occhiata non molto
attenta
alla precaria costruzione: muri scalcinati e cotti dal sole, cocci
vari sparsi un po' ovunque, vetri rotti e un persistente cattivo
odore. Era sicuramente uno dei quartieri peggiori di Parigi, avrebbe
dovuto tirarlo fuori da quel buco e, anche se non sapeva come, doveva
assolutamente riuscirci.
Trovò
il minuscolo appartamento di Iggy al secondo tentativo, l'idea di
cominciare dall'ultimo piano si era rivelata estremamente proficua.
Bussò un paio di volte alla porta sbiadita e pochi secondi
dopo
apparve sulla soglia un bambino. Francis spalancò gli occhi
per la
sorpresa. Squadrò attentamente quell'esile figura in parte
ancora
coperta dalla pesante superficie di legno, si soffermò in
particolare su alcuni inconfutabili dettagli: i morbidi lineamenti
del viso, i capelli biondissimi, le labbra piene, ma soprattutto
quelle ridicole sopracciglia enormi. Quel bambino era senza dubbio il
fratellino di Iggy, si somigliavano troppo perché si
trattasse di
una mera coincidenza. Il piccolo piegò appena la testa di
lato come
per poter avere una diversa visuale da cui poter studiare il nuovo
venuto, non aveva mai visto quel giovane uomo e a pelle sentiva che
quella visita avrebbe portato qualcosa di nuovo. Seguì
Francis con
lo sguardo mentre quest'ultimo appoggiava le mani sulle ginocchia
creando così un sosteno stabile che gli permettesse
d'inclinare il
busto in avanti senza sbilanciarsi troppo.
-
Ciao Peter. - Disse Francis parlando in un inglese eccessivamente
morbido che fece ridere il suo piccolo interlocutore. - Mi chiamo
Francis, tuo fratello è in casa ? Avrei bisogno di fare
quattro
chiacchiere con lui. - Non appena ebbe fino la frase il francese tese
una mano verso il bambino sperando che quest'ultimo la stringesse e
si fidasse abbastanza di lui per fornirgli una qualsiasi risposta. Si
fissarono in silenzio ancora per pochi secondi, Peter sembrava
parecchio indeciso sul da farsi e Francis pregò in cuor suo
che il
piccolo avesse un carattere diverso da quello diffidente e schivo del
fratello maggiore altrimenti si sarebbe ritrovato di nuovo davanti ad
una porta chiusa, probabilmente sbattuta in faccia. Contrariamente a
quello che si aspettava, Peter gli regalò un ampio sorriso e
intrecciò la sua gracile manina fredda con quella di
Francis. L'uomo
gli sorrise di rimando e non oppose la minima resistenza quando il
bambino lo guidò dentro all'angusto ingresso. Non appena il
francese
si chiuse la porta alle spalle l'intero ambiente sprofondò
in un
angosciante penombra, Peter continuava a tenergli la mano e, usando
lo stesso metodo adottato pochi istanti prima, portò
l'ospite
davanti ad uno sgualcito divano pieno di strappi da cui fuoriusciva
parte dell'imbottitura che riempiva i cuscini ormai sgonfi. Il
piccolo indicò a Francis il divano per poi sparire pochi
secondi
dopo dietro ad un colorato paravento che separava quell'ambiente
dall'angolo cottura. Il francese decise di accomodarsi sullo scomodo
mobile che, a giudicare dalle condizioni, doveva aver visto tempi
migliori, e rimase in silenzio limitandosi a fissare la sottile finta
parete dietro cui Peter era scomparso. Quest'ultimo fece ben presto
ritorno da lui con due tazze sbeccate in mano, ne porse una al suo
ospite poi, dopo essersi seduto vicino a lui, iniziò a bere
a
piccoli sorsi il freddo liquido bianco contenuto in quel rovinato
contenitore di ceramica. Francis decise d'imitare il bambino senza
protestare o chiedere spiegazioni e mentre si portava alle labbra
qualche sorso di latte iniziò a guardarsi intorno sperando
di
trovare qualche traccia di Iggy.
-
Grazie mille per l'ottima ospitalità Peter. Questo latte
è davvero
buono. - Francis tentò nuovamente d'intavolare una
conversazione, ma
con scarsi risultati. Non aveva una grande esperienza di bambini e
non sapeva esattamente come comportarsi. Appoggiò la tazza
ormai
vuota sul tavolinetto basso davanti al divano e dopo qualche minuto
anche Peter lo imitò. Francis lo fissò ancora una
volta cercando di
capire qualcosa di più di quello strano ragazzino. Era
estremamente
esile, forse anche troppo così come era eccessivo anche il
colorito
pallido che mascherava il rossore che normalmente colora le guance
dei bambini, gli occhi grandi erano come velati da una patina
invisibile che ne smorzava in parte la vivacità. Ormai era
passata
quasi una mezz'ora da quando Francis era arrivato e in quell'esiguo
lasso di tempo l'aveva sentito tossire violentemente un paio di
volte, sperava davvero che quello che gli aveva detto Eliza la sera
prima fosse solo un brutto sospetto, ma la realtà dei fatti
lasciava
pochi dubbi sulla gravità della salute di quel bambino.
Francis
desiderò ardentemente fare qualcosa per quel cucciolo e
forse
aiutando lui sarebbe riuscito anche ad aiutare il fratello.
Peter non aveva ancora distolto gli occhi dalle sue ginocchia, aveva lo sguardo concentrato e le labbra appena contratte in un piccolo broncio, sembrava stesse meditando su qualcosa di molto importante. Francis appoggiò con dolcezza una mano sulla spalla del piccolo e non appena questo gli restituì lo sguardo, il francese gli regalò un dolce sorriso.
-
Hey, se c'è qualche problema puoi parlarmene se ti va, io ti
ascolto
volentieri. - La voce di Francis era dolce e carezzevole, la sua mano
era così calda e i suoi occhi così limpidi che
Peter decise di
fidarsi di lui. Rimase in silenzio ancora qualche secondo poi,
finalmente, fece sentire all'ospite la sua voce.
- Mio fratello mi ha detto che non devo mai parlare con gli estranei, ma ormai è passato un po' di tempo da quando sei arrivato, quindi adesso ti conosco giusto? - La voce di Peter era sottile quasi come la sua figura e l'innocenza della domanda fece intenerire Francis che represse la voglia di stringere quel piccolo bambino a sé.
- Certo, ormai io e te siamo amici. Ci siamo presentati e abbiamo anche bevuto qualcosa insieme, gli sconosciuti non fanno questo genere di cose. - Le parole di Francis convinsero del tutto Peter che si sciolse nell'ennesimo sorriso.
- Hai detto che avevi bisogno di vedere mio fratello vero ? - A quelle parole Francis ebbe una sorta di brivido e sentì parte dei suoi muscoli irrigidirsi, cercò di mascherare la sua ansia invitando il piccolo a continuare annuendo con la testa. - Ecco, è di là che dorme adesso. Stamattina è tornato tardi tardi e poi era strano, non mi è neppure venuto a salutare, di solito lo fa sempre. E' andato in camera e si è messo a borbottare come fa quando lo fanno arrabbiare e quando sono entrato per dargli il bacino del buon giorno mi ha detto di andare via. - Peter distolse lo sguardo da quello di Francis abbassando anche la testa, il comportamento del fratello lo aveva turbato e, anche se non avrebbe saputo spiegare la ragione, si sentiva in parte responsabile per il malumore che da qualche tempo si era impossessato dell'unica persona che gli era rimasta.
- Tranquillo Peter, avrà avuto solo una brutta serata e forse era solo un po' stanco e aveva bisogno di restare da solo. Lo sai che tuo fratello è un po' strano a volte. - Quella battuta semplice fece ridere Peter che, ritrovata l'allegra, iniziò a raccontare al suo ospite una lunga serie di aneddoti riguardante il carattere lunatico del fratello maggiore. Francis da parte sua, ascoltava avido qualsiasi particolare della vera vita di Iggy beandosi dei racconti innocenti di Peter e facendo qualche domanda ogni tanto per manifestare maggiore interesse. Peter si sentiva felice, finalmente c'era qualcuno, oltre ad Arthur, che stava un po' con lui, che lo ascoltava e che lo faceva ridere.
Fecero
una lunga chiacchierata intessuta di piccoli dettagli durante la
quale Peter aveva buttato per aria il minuscolo appartamento per
mostrare al suo nuovo amico tutti i suo più preziosi tesori,
Francis
lo ascoltava divertito e lo assecondava guidato dalla spensieratezza
di quel bambino che, per poche brevi ore, era riuscito ad
alleggerirgli il cuore dall'angosciante oppressione che sentiva. Dopo
tutte quelle parole Peter sembrava davvero stanco e tornò
nuovamente
a sedersi vicino al francese, in poci istanti però
cambiò posizione
e senza chiedere alcun tipo di permesso si sedette sulle gambe
dell'uomo e dopo avergli dato un sonoro bacio sulla guancia si
accoccolò su di lui appoggiandogli la testa nell'incavo fra
il collo
e le spalle. Francis non si mosse per non intralciare i movimenti del
bambino e non appena quest'ultimo ebbe trovato la posizione
più
comoda iniziò ad accarezzargli la schiena così
come sua madre
faceva con lui quando era piccolo. Muoveva lento la mano coccolando
quel corpicino così gracile e poco prima di addormentarsi
sentì
nuovamente la sua voce sottile. - E' da quando Alfred è
andato via
che nessuno gioca più così con me. Credo che
andandosene abbia
portato via anche l'allegria del fratellone, da quel giorno
è
diventato tanto triste. Però adesso sei arrivato tu, non ci
lasci
soli vero Francis? -
A
quelle parole Francis sgranò nuovamente gli occhi, ancora
quel
dannato nome, ma chi accidenti era Alfred e dove diamine era andato.
Avrebbe voluto dar voce ai suoi dubbi, chiedere a Peter di risolvere
questi enigmi per lui troppo difficili, ma sentendo il respiro un po'
affannato del piccolo e la sua fronte farsi sempre più calda
a
contatto con il suo collo decise di continuare a coccolarlo. - Certo,
adesso ci sono io e penserò a tutto. Puoi smettere di
preoccuparti
Peter, lascia fare a me. - Le parole calme di Francis lo
rassicurarono e pochi istanti dopo Peter era già nel mondo
dei
sogni.
Rimase in quella posizione ancora un paio di minuti poi iniziò a chiedersi dove fosse la camera da letto di Peter, sicuramente il piccolo avrebbe riposato meglio steso e al calduccio sotto le coperte e forse, vista la rapidità con cui gli saliva la temperatura, avrebbe fatto bene anche a mettergli un bel panno fresco sulla fronte. Cercando di fare il più piano possibile, Francis si alzò tenendo Peter in braccio, mosse solo pochi passi verso una porta quando quest'ultima si aprì improvvisamente rivelando la spettinata figura di Iggy. Non appena entrambi ebbero realizzato di trovarsi l'uno di fronte all'altro ebbero reazioni opposte, Francis fece un ampio sorriso al padrone di casa mentre quest'ultimo si trattenne dall'urlare qualcosa di molto poco educato all'ospite, più per non svegliare il fratellino che per educazione.
-
Francis, cosa accidenti fai a casa mia e come cavolo hai avuto il mio
indirizzo, ma cosa più importante cosa ci fai con mio
fratello in
braccio. - Borbottò I'inglese evidentemente seccato
aspettando una
risposta che non si fece attendere.
- Sono passato a trovarti visto che ieri sera ti sei dimenticato del nostro appuntamento. Diciamo che ti ho cercato un po' dappertutto e che Peter è stato molto ospitale com me, è davvero un bambino adorabile e abbiamo parlato fin'adesso ma credo che si sia stancato un po'. A proposito, senti Iggy dove posso metterlo, sarebbe meglio portarlo a letto anche perché penso che abbia la febbre. - Francis non distolse lo sguardo neppure per un istante dal suo interlocutore e decise di ignorare momentaneamente i lividi violacei che gli rovinavano il viso e la profonda spaccatura che gli attraversava in verticale il labbro inferiore.
A
quelle ultime parole le pupille di Iggy si dilatarono e,
dimenticandosi di qualsiasi altra cosa, si diresse veloce verso il
paravento. - Portalo nella mia stanza, è la porta sulla
destra.
Mettilo pure sul letto e coprilo bene, usa anche le coperte che sono
sopra l'armadio se ti servono, ma coprilo bene. Io prendo dell'acqua
fredda e arrivo subito. -
Francis
ubbidì senza discutere e, dopo aver coperto attentamente
Peter, si
spostò un po' dal letto per permettere a Iggy di sistemare
la
piccola pezza di stoffa intrisa d'acqua fredda sulla fronte bollente
del bambino. L'inglese si sedette sul ciglio del letto continuando a
fissare il fratellino, si portò nervoso l'indice alla bocca
e iniziò
a mangiucchiarsi convulsamente l'unghia già cortissima.
Francis si
avvicinò a lui lentamente e quando gli appoggiò
una mano sulla
spalla fu sorpreso di sentire l'esiguo peso del corpo di Iggy che si
appoggiava a lui.
- Non capisco perché gli sia già tornata la febbre. Eppure il dottore gli ha fatto l'iniezione ieri sera, di solito sta bene qualche giorno. Non va bene, non va affatto bene. Accidenti se non si abbassa è un guaio. - Stava mormorando cose senza senso, pensava semplicemente a voce alta cercando una soluzione inesistente ad un problema che non poteva combattere.
- Iggy senti perché non vai a chiamare il dottore, ci penso io a Peter nel frattempo o se preferisci facciamo il contrario. Magari facendogli un'altra iniezione starà meglio e ... - Non riuscì a concludere la frase perché venne interrotto dal suo interlocutore. - Francis ma che cazzo stai dicendo. Secondo te non sarei già corso da quel fottuto dottore se avessi anche solo la possibilità di permettermi una di quelle carissime iniezioni d'antibiotico. Porca puttana costano talmente tanto che non riesco più a pagarle e Peter ne ha bisogno sempre più spesso, ormai deve farle a giorni alterni. - La voce, man mano che proseguiva nel discorso, gli morì in gola mentre calde lacrime gli rigavano le guance. Ben presto i due si ritrovarono abbracciati, Iggy cercava conforto mentre Francis cercava di dargliene quando improvvisamente al ragzzo più grande venne un'idea.
- Ascoltami, corri a chiamare quel dottore, ci penso io a pagare le spese per le medicine però sbrigati e niente domande, più tardi avremmo tutto il tempo per parlare ma adesso devi sbrigarti. - Il tono sicuro di Francis e la determinazione che gli brillava negli occhi riuscirono veramente a calmare l'inglese che dopo aver mormorato un sommesso grazie appoggiò le labbra a quelle del francese. Pochi secondi dopo si precipitò fuori dall'appartamento lasciando Francis a sorvegliare il fratellino.
Neppure
un'ora dopo i due ragazzi si trovavano seduti ad un piccolo tavolo di
compensato, l'uno di fronte all'altro, nella stessa stanza in cui
Francis era stato accolto quella mattina da Peter. Il dottore era
arrivato d'urgenza scortato da un Iggy senza più fiato,
aveva corso
così tanto che il suo respiro aveva impiegato una manciata
buona di
minuti per tornare regolare. Dopo una breve visita di controllo il
medico aveva estratto, come d'abitudine, la solita fialetta
d'antibiotico che aveva poi ignettato nel corpo del piccolo solo dopo
che Francis ebbe pagato l'assurdo prezzo per quei pochi millilitri di
liquido. Avevano aspettato che la febbre scendesse e che il respiro
di Peter si regolarizzasse prima di azzardarsi a lasciarlo da solo e
ora si trovavano nuovamente insieme. Il primo a rompere
quell'ovattato silenzio fu Iggy, la sua voce distolse Francis dai
suoi pensieri riportandolo alla realtà.
-
Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per noi. Io ecco,
vedrò
di risarcirti quindi credo che per le prossime volte tu non mi debba
niente e ti prometto anche che non salterò più
gli appuntamenti, ho
avuto un contrattempo ieri sera che mi ha impedito di venire e quindi
io .. - Vedendolo palesemente in difficoltà Francis decise
di
prendere la situazione in mano, era il momento giusto, dovevano
parlare. Nolente o volente questa volta Iggy avrebbe dovuto
rispondere a tutte le sue domande, solo in questo modo Francis
sarebbe stato in grado di poterlo realmente aiutare.
- Senti Iggy, cerchiamo di parlarci chiaro. Io non voglio niente in cambio da te, non ti ho aiutato per ricavarne un qualche profitto, l'ho fatto per tuo fratello e per te, perché ti amo cazzo e perché voglio capire che diavolo ti succede quindi vediamo di andare con ordine. Dimmi che accidenti ti è successo, comincia dal principio, voglio sapere come sei finito a fare la puttana e chi cazzo è Alfred. Ah vedi d'includere nel racconto anche quello che hai combinato alla faccia -
- Credo di dovertelo, anche solo per ringraziarti di quello che hai fatto per me, è una storia lunga e non intendo ripetere nulla quindi vedi di ascoltare e riservati per dopo le domande. - Francis annuì appoggiando entrambe le braccia sul tavolo e protendendosi in avanti come per mostrare una maggiore concentrazione. Aveva pura di quello che avrebbe potuto sentire ma non sarebbe tornato indietro per nulla al mondo anche se appena Iggy iniziò a parlare, il ragazzo più grande fu scocco da un lungo brivido.
Fine secondo capitolo
grazie mille per essere arrivati anche alla
fine di questo capitolo, spero di leggere presto i
vostri commenti e io prometto di farvi avere entro
breve il capitolo conclusivo di questa parte di storia.
Ancora grazie e a prestissimo !
Un grazie speciale a :
Sui:
spero che ti piaccia anche questo capitolo e che sia riuscita a placare la tua curiosità *_*
ballerinaclassica:
Oddio *_* come ho già avuto modo di dirti i tuoi commenti sono sempre adorabili e davvero il tuo parere per me è fondamentale :3 Hai ragione UsUk è assolutamente la perfezione e nel prossimo capitolo ci saranno dei forti accenni alla nostra coppietta. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e il prossimo aggiornamento promesso che è di Home Sweet Home <3
Emi_Iino:
Oddio °w° ho adorato il tuo commento, ti ringrazio davvero tanto per i complimenti e per avermi detto che ti avevo lasciato la voglia di leggere il seguito. Spero di risentirti presto e di averti accontentata !
Grazie anche a tutti coloro che hanno commentato Guernica <3
Ho apprezzato davvero tantissimo i vostri splendidi commenti e spero di risentirvi nuovamente *_*