La scala d’oro dei Troni si era spezzata con uno schianto
assordante; Kamael aveva levato il viso alla Rosa e lanciato un grido più acuto
ancora. Castiel aveva stretto i denti e rinserrato la stretta attorno
all’Elysium, l’affilato strale cui era rimesso il destino dei Cieli.
L’Empireo grondava sangue.
Il Primo Cerchio pareva la Giudecca, le Dominazioni erano
insorte e minacciavano di affrancare nella loro crociata anche i Serafini.
Degli Arcangeli maggiori, Michael era l’unico superstite, ma
Samael, che pure era stata inviata negli Inferi per salvarlo dall’ultima caduta,
non aveva riferito nulla della sua sorte.
Tutto si rimetteva al giudizio del Metatron, la più alta
delle potenze angeliche. A contrastarlo, Ramiel dell’Apocalisse.
– Un gran casino, insomma.
Castiel aveva steso le remiganti e inghiottito ogni
esitazione.
La sua breve esperienza di vita terrestre non aveva mancato
di contaminarlo in profondità: valori come la scelta, la disobbedienza,
l’arbitrio; emozioni come la paura, la pietà, l’affetto, il conforto non
rappresentavano più vuoti lemmi.
La Caduta nella Creazione non ammetteva ritorno, sebbene
forte fosse la tua sete di luce, e Dio, per quanto terribile fosse ammetterlo,
non concedeva più udienza ad alcuno dei suoi figli.
– Se dubiti, mio caro, sei a un passo dal perderti.
Quella voce era ovunque, martellante.
Aveva sollevato il viso appena in tempo per sottrarsi alla
caduta di Raguel, trafitto dalla lancia di Sephiroth.
– E sia. Prima che il cucciolo del Padre s’incazzi, suppongo
di dovermi mostrare comunque.
Castiel aveva cercato riparo oltre l’architrave divelto del
tempio dei Troni. Ciclopica, e per questo ancora più terribile nella caduta, la
rosa che lo sovrastava era precipitata su una falange di Serafini. Polle
luminose e guizzanti si erano disperse. Il ruggito di un leone – il terzo volto
di Jehudiel – era stato soffocato dalle grida bellicose dei Principati.
– Alza lo sguardo, Cass. Sei stato un po’ stronzo con me, ma
non serbo di sicuro rancore.
Il nucleo incandescente di una vivida luce si era definito
poco a poco, lasciando intuire i contorni di una figura umana.
– Gabriel! Credevamo tutti che…
– Se non sbaglio eri stato polverizzato anche tu, – l’aveva
sentito replicare annoiato, con quella cadenza che indugiava in modo sempre
studiato al motteggio. – Ma il Metatron ha bisogno di tutti, a quanto pare.
– È stato lui a…
– Sweety Mety ha un brutto carattere, ma non gli si
può negare una discreta pazienza con i rompicapo. Nemmeno tu eri messo granché
bene, vero?
Castiel aveva sollevato le spalle. Era una convenzione della
guerra quella di assumere le sembianze della creatura più bassa e feroce che Dio
avesse prodotto. Jimmy, d’altro canto, gli aveva concesso tanto che indossarne
le spoglie era quasi abbracciare un fratello.
– Se ti ha richiamato, è perché si aspetta che tu riprenda il
tuo posto nel suo esercito.
Gabriel aveva roteato gli occhi, contrariato. Per quanto
suonasse curioso, più da presso si spiava la Rosa, più facile era prenderne le
distanze. I sediziosi, non a caso, movevano sempre da bassi ranghi o da Cieli
così elevati che a un angelo di grado intermedio non sarebbe mai stato
consentito l’accesso.
– Mi chiedo quando cambierà davvero la musica, Quassù, –
l’aveva sentito sospirare. – Me ne vado perché non ne posso più di vedere i miei
fratelli farsi la guerra; torno e cosa trovo?
Castiel gli aveva fatto cenno di tacere, prima di appiattirsi
contro le rovine. Una pattuglia delle milizie di Ramiel li aveva sfiorati,
procedendo oltre.
– Immagino che la sua priorità sia istruire Michael, e tanto
spiega perché tu non sia stato ancora informato di quel che sta accadendo nei
Cieli, ma eri uno dei suoi soldati migliori, Gabriel, perciò immagino che…
– Però! L’hai imparata bene la lezioncina della gratitudine,
– aveva sogghignato l’altro. – Era compresa nel pacchetto resurrezione, o
è qualcosa che…
Senza dargli tempo di concludere l’amara invettiva, Castiel
gli aveva puntato alla gola l’Elysium. – Ho contratto un debito con i
Winchester. Se non vivi da uomo almeno per un giorno, allora non puoi
comprendere cosa significhi davvero scegliere. E combattere. E morire. Quello
che Metatron sta tentando di fare, è preservare la Casa del Padre.
– E del legittimo proprietario che mi dici?
Castiel si era allontanato di un passo. – Conosco un luogo
abbastanza sicuro perché sia possibile parlare. Prima di giudicare, aspetta di
conoscere la verità.
– La Verità! Perché? Ne esiste ancora solo una?
Castiel aveva scosso il capo. – Tu sei il signore di mille
inganni, Loki, ma qui siamo in Paradiso. Posso leggere nella tua mente la tua
paura e la tua incertezza, il tuo amore di figlio e il tuo risentimento. È
qualcosa che condividiamo tutti in questo tempo ed è anche quello contro cui
dobbiamo combattere, poiché il sentimento è la caduta da cui volevamo
preservarci.
*
– Angeli, cazzo: si svegliano con il rodimento di culo, si
ammazzano per rodimento di culo e ti rompono i coglioni per farti rodere il
culo.
Ash si era massaggiato con cautela la nuca. La versione
paradisiaca del Roadhouse aveva accusato l’ennesima scossa, tant’è che altri due
vetri si erano aggiunti a quelli già andati in frantumi. Il pigro tenutario,
tuttavia, non si era mai preso la briga di immaginarli ancora integri.
L’insieme sapeva di quel nostalgico abbandono che respiri in
certi locali a due passi dal deserto: tramonti che somigliano a emorragie e
dense nubi di polvere. Nell’aria, l’odore buono che ha la notte quando non te
l’aspetti.
Aveva cercato una birra, frugando sotto un bancone
dall’aspetto vissuto com’era tutto nell’unica casa che avesse mai sentito come
propria.
Non gli mancava davvero la vita, perché non aveva mai
posseduto altro che il desiderio di sentirsi libero nella propria pelle: scopare
una donna, guardare le stelle, dormire sul panno logoro di un biliardo. Forse
aveva cominciato a morire dal giorno in cui si era cercato oltre l’opacità di un
paio d’occhi da nerd e aveva capito che del MIT non gliene fregava un cazzo.
Il dramma delle persone intelligenti è che si affannano
sempre a scoprire l’ingranaggio di quel gran bel giocattolo che è la vita. Lo
aprono, lo scandagliano e realizzano che è merda. La gente senza talento, quella
che crede alla balla dell’orsetto parlante, non a caso, non si perde.
La birra era scura, aspra e gelata proprio come piaceva a
lui; poteva prendere in considerazione l’ipotesi di farsi un viaggetto fino al
paradiso dei rastafariani e scroccare un po’ d’erba, tanto per raddrizzare
quell’ennesima parentesi d’Eternità cominciata nel peggiore dei modi. Poteva
accendere la radiotrasmittente e sintonizzarsi su quella cazzo di Radio Enoch
che era quasi peggio di Radio Orange ai tempi del matto con i baffetti.
Gli Angeli erano nel bel mezzo di una guerra che, senza
troppe perifrasi, potevi definire un ‘casino di Dio.’ Il problema, però,
stava tutto nell’assenza del Principale, che sembrava aver scelto di esistere
solo perché qualcuno si scannasse in suo nome.
Lo facevano da sempre gli uomini, d’accordo, ma anche i suoi
presuntuosi figli di luce e piume non brillavano quanto ad acume e buonsenso.
Aveva bevuto un’altra lunga sorsata; avrebbe dovuto
immaginare anche una bella pizza con salame piccante, ecco cosa. Una bella pizza
e…
– Alza quel culo, Ash, – aveva tuonato una voce che era ben
presente nei suoi ricordi.
Ellen Harvelle si era guardata attorno con aria compiaciuta,
precedendo di poco la figlia. Entrambe avevano l’espressione guardinga e tesa
delle prede in fuga.
Ash non si era scomposto, perché quello era il Paradiso e,
prendersela comoda, una specie di missione morale. A maggior ragione, poi, se in
vita tua avevi fatto poco altro.
– Come avete fatto a trovarmi? – aveva mugugnato, prima di
servire loro un paio di birre.
Era quasi i ruoli si fossero rovesciati; quasi,
all’improvviso, fossero tornati ai giorni migliori, quando il dottor Badass non
era che un geniale barbone trovato per strada, e Jo un’adolescente inquieta, che
raccoglieva i segreti dei cacciatori alla memoria di Willy Harvelle.
Ellen aveva bevuto una sorsata e si era poi strofinata le
labbra con un’essenzialità tutta maschile. La verità era che certe donne non
perdevano mai davvero il loro uomo: se lo facevano crescere dentro, ne nutrivano
la memoria con alcool e bistecche al sangue. Poi, un bel giorno, in un gesto, in
un motteggio imprevisto, quel loro maschio perduto tornava fuori; sbocciava tra
le pieghe di un sorriso o di una smorfia.
Ash non aveva fatto in tempo a conoscere William, ma non
aveva ragione di dubitare che l’avesse incontrato comunque.
– Un po’ di fantasia! Ti ricordo chi mandava avanti questo
posto: siamo vicini di casa anche Quassù.
– Che culo, – aveva chiosato Ash, provando tuttavia qualcosa
di simile a un incredibile sollievo.
– So cosa stai pensando. Di solito i cacciatori finiscono Là
Sotto, – aveva mormorato Jo, – ma sembra che siano capitate strane cose da
queste parti.
Ash aveva fatto spallucce, prima di puntellarsi sul gomito e
squadrare le proprie ospiti. – Che può fare per voi il dottor Badass?
La cicatrice di un sorriso si era aperta sulle labbra sottili
di Ellen. – Vedo che ci capiamo ancora.
Aveva sollevato la birra in segno d’intesa.
– So che di sicuro non te ne sarai stato con le mani in mano,
perciò se c’è qualcuno che può aiutarci a fare luce sulla situazione, quello sei
tu e nessun altro.
– Intendi il casino degli angeli?
– Esattamente. Vorrei capire se quella della pace del
Paradiso fosse solo pubblicità ingannevole, o quei due Winchester non
abbiano rotto in via definitiva il più costoso dei loro giocattoli.
– I vivi sono fuori dalla mia portata, ma se t’interessano
gli inquilini dei Piani Alti, qualcosa posso fare.
Jo, arricciata su uno degli sgabelli, faceva scivolare con
indolenza il polpastrello sulla superficie polverosa del bancone, quasi non
nutrisse alcun interesse particolare in quella visita, in quella ricerca, in
quel malinconico tentativo di recuperare briciole d’esistenza cancellate d’un
soffio e troppo presto.
Poteva anche darsi che fosse sinceramente innamorata di Dean,
perché quello dei Winchester era un sangue attraente e maledetto; erano uomini
che incontravi solo per perderti, perché erano fatti della carne degli eroi.
Le donne degli eroi, però, sono vedove o povere illuse o
ragazzine sventrate da illusioni più potenti dell’orgoglio.
– Turatevi le orecchie, finché non avrò trovato la giusta
frequenza, – aveva suggerito. – Chi parla del canto celestiale degli angeli,
vaffanculo a lui, avrà prima fatto il giudice per American Idol.
L’enochiano viaggiava su frequenze molto più elevate di
quelle associate alla lingua umana o al linguaggio animale. Li avresti potuti
definire ‘ultrasuoni’, sebbene non gli fosse mai capitato – nemmeno nei giorni
del MIT – di registrare onde la cui frequenza superasse i cinquecento MHz.
Ti sfondavano le orecchie e ti friggevano il cervello, gli
angeli, come ti strappavano gli occhi e, presi com’erano a bombardare persino il
tuo Paradiso, ti rompevano i coglioni fin dal primo mattino.
– Li intercetti da molto?
– Solo quando non ho niente di meglio da fare.
– Cioè? – aveva domandato polemica Jo.
Ash aveva scosso sdegnoso il mullet, prima di tornare alla
radiotrasmittente. – Tipo quando non ho sonno, mi sembra ovvio. La politica non
m’interessava da vivo. Figuriamoci da morto.
Ellen aveva bevuto un’altra robusta sorsata di birra e
deposto la bottiglia sul bancone. – E che dicono i nostri politici,
adesso?
Ash aveva picchiato l’indice sullo schermo di un laptop
decisamente artigianale. – Conflitto d’interessi in corso. A qualcuno
l’idea dell’Apocalisse piaceva parecchio, pare, e non ha digerito che i nostri
fratellini preferiti si siano messi in mezzo.
– Ma ce l’avevano un’altra scelta? – aveva detto Jo, il cui
tono tradiva una violenta irritazione. – Siamo seri. Dean e Sam hanno mai potuto
scegliere davvero qualcosa?
Ellen le aveva posato comprensiva la mano sulla spalla,
leggendo l’interlinea della sua disperazione e cogliendovi forse l’impronta di
un padre che non era durato abbastanza a lungo da appartenerle davvero; un padre
che, per non accettare compromessi, si era fatto ammazzare – e come lui crepava
prima o poi qualunque cacciatore, perché il Male non perdona: se non ti ruba
l’anima, sbrana quel che la contiene.
Ash aveva scrollato il capo. – Quale sia la verità, qualcuno,
la fine del mondo, la voleva sul serio. Si è formato una specie di partito
dell’Apocalisse, che sta incasinando da morire la Rosa. Secondo Augustine,
l’Eden è ormai terra bruciata e il Giardiniere è scomparso.
– E chi sarebbe questo Augustine? – aveva domandato perplessa
Ellen.
– I cattolici lo chiamavano Doctor Gratiae, ma era un
altro Badass, come me. Uno che da giovane ci aveva dato dentro sul serio, non so
se rendo.
Ellen aveva roteato gli occhi, disgustata.
– Comunque questo tipo è uno che con gli agganci giusti si è
guadagnato un posto da vip Quassù, mi segui?
– Come no, – aveva borbottato Jo.
– Ascesa libera all’Empireo, passeggiate nel Giardino, cose
del genere. E relazioni molto intime con gli Arcangeli.
– Ti prego!
– Non quel genere di relazioni. Voglio dire che poteva
parlare con gli Angeli. Con gli Angeli, con il Giardiniere e, probabilmente,
finché c’era, persino con Dio.
– Allora? Che ti ha spifferato il tuo pezzo grosso?
– Che c’è un arcangelo, un certo Ramiel, che si è fatto
rodere il culo di brutto.
– Sarebbe, la novità? Devo ancora conoscerlo un angelo che
non sia sempre incazzato, – aveva mormorato una voce nota.
– Ciao, Pam, – aveva bofonchiato Ash, mentre l’altra si
accomodava.
– Cos’è? Un raduno delle vittime del fascino assassino dei
Winchester? – aveva sogghignato la sensitiva.
– Può darsi, – era stata l’elusiva replica di Ellen,
interessata com’era al racconto.
Ash si era servito l’ennesima birra, senza scomporsi. –
Ramiel, se ho capito bene, era quello che Dio avrebbe mandato alla fine di tutto
il casino a raccogliere quel che sarebbe rimasto. Chiamalo spazzino divino
o quello che ti pare. Il problema, bello grosso, è che senza Apocalisse, niente
spazzino.
– E allora?
– Allora niente! Che ne so io? Volevate sapere che dicevano
gli angeli, no? Ed io ve l’ho detto. Dei loro problemi sindacali o emotivi, se
permettete, preferisco non impicciarmi.
– Ecco un uomo saggio, – aveva osservato una voce bassa e
monocorde, che Pamela aveva accolto con un tetro sorriso.
– Castiel, – aveva sibilato a mezza bocca, senza prendersi il
disturbo di sollevare lo sguardo.
L’angelo era entrato a testa bassa, introducendo un ospite
non altrettanto noto.
– Dottor Badass, – si era presentato Ash. – Con chi ho il
piacere?
– E questo sarebbe il posto, Cass? Questa… Bettola? – aveva
berciato lo sconosciuto, prima di far apparire un cesto di frutta tropicale.
– Piano con le parole, dandy trendy. Saresti, tu?
L’Arcangelo aveva sollevato ironico un sopracciglio, ma
Castiel l’aveva prevenuto.
– È Gabriel. È l’arcangelo Gabriel.
– Un altro vip, eh? – aveva rimarcato sarcastica Ellen. – E a
cosa si deve tanta grazia?
Gabriel aveva estratto un dattero dalla cesta e ne aveva
morsa la polpa con evidente soddisfazione. – Chiedete a lui. È il cocco di
Sweety Mety.
Castiel aveva roteato gli occhi. – L’Empireo è un campo di
battaglia. Avevamo bisogno di un luogo tranquillo in cui fare il punto della
situazione. La sfera delle anime non può essere lesa, dunque questo era anche
l’unico posto che ci restasse.
Gabriel aveva studiato con attenzione un grosso mango, prima
d’intercettare la radiotrasmittente di Ash. – Bel lavoro. Come hai fatto a
finire Quassù, se sei tanto intelligente?
– Ogni tanto me lo chiedo anch’io, – aveva replicato l’altro
senza scomporsi.
Castiel, stoico, non si era interrotto. – Suppongo che sia
interesse di tutti analizzare gli ultimi eventi, oppure non v’importa più nulla
della sorte di chi è rimasto?
– A me interessa, – aveva mormorato Jo con un filo di voce. –
Voglio sapere cosa ne è stato di Dean. E di Sam. Sam è finito all’Inferno, vero?
Castiel aveva scosso il capo. – Sam è salvo. Dean è salvo.
Gabriel aveva aggrottato le sopracciglia. – Passi Dean,
troppo buono e troppo stupido per essere davvero l’eroe, ma Sam come me lo
spieghi? Mio fratello Lucifer non è mai stato un avversario alla sua portata e
lo sapevamo tutti. Lo sapevi anche tu, che pure li hai accompagnati fino in
fondo o sbaglio?
Castiel aveva annuito. – È stato il Metatron.
– E chi sarebbe questo? – aveva replicato Ash. – Non è la
prima volta che lo sento nominare. Anche gli angeli lo invocano spesso.
Gabriel si era grattato la guancia con indolenza. – Sweety
Mety? Oserei dire che sia il mio fratellone one one, il primogenito di Dio,
ma non sarebbe del tutto corretto.
– Egli è la Voce di Dio.
– Dunque Dio c’è?
– No. Non è Dio. È solo l’angelo primigenio. Il nostro Adam,
se preferite.
– E questo Metatron c’entra qualcosa con i Winchester? –
aveva domandato Ellen.
Pamela aveva roteato gli occhi. – Che domande! Tutto
c’entra con i Winchester e con il loro vangelo da incubo. Tutto.
Castiel non aveva mosso un muscolo, e immobile restava il suo
sguardo. – Il Metatron ha salvato Sam, inviando negli Inferi Samael perché lo
sottraesse alla gabbia di Lucifer. E il Metatron ha salvato Michael, perché non
seguisse il destino del fratello.
Gabriel aveva aggrottato le sopracciglia. – Tu mi stai
dicendo, insomma, che tutto quel casino è finito con un nulla di fatto?
– No. Tutto quello che so è che Michael è stato tradotto al
cospetto dei Troni e di Metatron. Forse, ma resta solo una mia ipotesi, vuole
proporgli un’alleanza con il nostro fronte.
– Che sarebbe quello dei buoni, no? Cioè? – l’aveva
incalzato Gabriel.
Castiel aveva tratto un profondo sospiro. – Ramiel accusa
Michael di tradimento, perché suo era il compito di eliminare Lucifer e ha
fallito. Vuole l’Apocalisse a ogni costo, perché quella, dice, era la volontà di
Dio.
– Di fatto vuole diventare Dio. Non è così? Tanto il caro
Padre ha tagliato la corda.
Castiel aveva stretto i denti e deglutito. – No. Il Metatron
teme che il Padre sia imprigionato sulla Terra, da qualche parte, e non possa
tornare. Per questo ha scelto di salvare i Winchester e ha offerto a Sam la lama
di Longino.
Gabriel si era sollevato di scatto, facendo franare lo
sgabello. – Vuole cosa?
– La missione dei fratelli Winchester non è ancora finita:
devono trovare Dio, prima che Ramiel sbricioli il Cielo.