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Primo:
FUǾRI NǾRMA
Russia, Mosca.
Si svegliò presto,
dopo un lungo sonno profondo e senza sogni grazie all'intervento aggiuntivo del
sonnifero. Malgrado avesse riposato bene, tornò subito nervosa e irrequieta
come la sera prima: conoscere la verità e non essere creduta le faceva
folgorare l'animo da una forte, fortissima rabbia.
Si vestì in un
lampo: si stirò con cura il colletto della camicia e tormentò la felpa bianca
per adagiarla per bene sulla sua vita sottile. Con una lesta occhiata alla
finestra, si accertò che Takao fosse già in cortile ad aspettarla.
Il cielo era velato
da uno strato di nuvole sottili, destinato a dissolversi sotto il sole. Le
piaceva il sole, le metteva allegria e riusciva a non farle pesare - almeno per
qualche istante - la morte della sua migliore amica. Da quando Mao Cheng era
stata brutalmente assassinata, Hilary non
era non riuscita più a dormire alla notte: faceva degli incubi terribili
che la portavano persino a gridare nel bel mezzo del sonno.
Tutti si ostinavano
a dire che Mao si era tolta la vita, che la sua esistenza le era stata
strappata da un improvviso e insensato suicidio, ma Hilary sapeva che non era
così; era dell'implacabile opinione che fosse stata uccisa. Non si limitava a
crederlo e basta, ne era sicura al cento per cento!
Volò rapidamente
all'ingresso, raggiungendo Takao e imboccando la strada principale che li
avrebbe portati – almeno così speravano – in orario a scuola.
“Oh, finalmente!
Temevo ti fossi dimenticata la strada per l'ingresso di casa tua!” ironizzò
acidamente Takao, con l'intento di evidenziare la lunga attesa che era stato
costretto a sopportare.
“Buongiorno anche a
te, Takao.” rispose apatica lei, mentre con una mano tirò fuori dalla tasca dei
jeans il cellulare: non ricevette nessun messaggio da parte sua, neanche uno.
“Stai ancora
pensando a Kei?” Hilary sussultò improvvisamente: il suono di quel nome le
faceva sempre lo stesso effetto, era come se la spaventasse, in un certo senso.
“Non ho mai smesso.”
“Non credi sia l'ora
di voltare pagina?”
“Ci sto provando,
Takao. Ci sto provando!”
Quando arrivarono a
scuola, Hilary non poté fare a meno di sentirsi aggredita dagli sguardi
accusatori degli altri studenti che frequentavano l'istituto. Tutti la evitavano,
la ritenevano una pazza per quello che andava farneticando sulla morte di Mao.
Nessuno le credeva, non si sforzavano nemmeno.
Camminò
silenziosamente sino al suo banco, Takao la fissava preoccupato: la situazione
peggiorava ogni giorno, e la preoccupazione in modo direttamente proporzionale ad essa.
Un esaurimento nervoso era vicinissimo a guastare l'equilibrio mentale della
nipponica. Aveva decisamente bisogno di staccare la spina, di allontanarsi da
quel posto maledetto.
Con rabbia appoggiò
lo zaino sul banco, procurando un rumore tale da ammutolire tutti i presenti in
classe.
Si sedette al suo
posto, ignorando gli ulteriori sguardi che la scrutavano con attenzione.
Utilizzò le braccia come cuscini, e vi ci appoggiò la testa.
“Hilary, tutto bene?”
una voce che quella mattina ancora non aveva sentito le giunse alle orecchie.
Alzò appena lo sguardo e vide davanti a sé Rei.
“Sì, va tutto bene.”
Il suono improvviso
della campanella impedì alla conversazione di prolungarsi oltre.
La Professoressa
Fursevich, nonché insegnante di matematica, entrò in classe con fare per niente
rassicurante. Il suo volto esprimeva rabbia mista alla delusione, il che valeva
a dire soltanto una cosa: i compiti erano andati male.
“Buongiorno ragazzi,
questa mattina non mi perderò in spiegazioni o in correzioni dei compiti
assegnati a casa.” un sospiro di sollievo fuoriuscì dalla bocca di tutti gli
alunni presenti. “Tuttavia, visti i risultati pessimi dell'ultimo compito in
classe, mi toccherà impiegare l'ora con una bella interrogazione alla lavagna.”
Questa volta ci
mancò poco che gli studenti urlassero di terrore, sino ad affollarsi contro la
porta per uscire e scappare in salvo.
“Ma professoressa,
si avvicinano le vacanze di Natale e a Natale siamo tutti più buoni!”
l'improbabile impresa nel convincere nel convincere la Fursevich a rimandare
l'interrogazione in cui si impegnò Takao, parve fin da subito sciocca e
alquanto inutile.
“Takao, tu dovresti
essere il primo a tacere! Il tuo compito è stato il peggiore di tutti!”
“Cosa?! Un'altra
insufficienza?!” si lagnò fiondandosi ai piedi della cattedra.
“Un'altra gravissima
insufficienza. La tua media è persino più bassa di quella di Huznestov, il che
è tutto dire!”
“Sono nei
pasticci...”
Takao se ne tornò
afflitto al suo posto, riuscendo a strappare una piccola risata a Hilary.
L'espressione che il ragazzo aveva in volto era davvero buffa, avrebbe fatto
ridere chiunque.
“A proposito, che
fine hanno fatto Boris e Yurij?” domandò la professoressa rivolgendosi a Ivan e
Sergey che sedevano all'ultimo banco.
“Boris doveva
vedersi con Karolin... AHIA!” una forte gomitata ricevuta da Sergey impedì a
Ivan di continuare la frase. “Ehm... Avevano entrambi una... Ehm... Visita
medica. Sì. Una visita medica al... Alle caviglie!” Sergey si schiaffeggiò una
mano in fronte disperato: Ivan era un vero e proprio disastro!
“Oh, interessante! E
che cosa hanno le loro caviglie che non va?” domandò ironicamente interessata
la professoressa.
La porta della
classe si aprì velocemente e andò a sbattere contro il muro. Boris e Yurij
entrarono di tutta fretta, senza neanche degnarsi di scusarmi per l'ingresso
poco consono all'ambiente scolastico.
“Huznestov! Ivanov!
Questa è la sesta volta di fila che arrivate in ritardo alle mie lezioni. Più
tardi verrete con me in presidenza, chiaro?!”
“Fantastico, ci
mancava la rottura di coglioni mattutina!” commentò con ben poco garbo Boris, mentre
Yurij avrebbe tanto voluto trovarsi dall'altra parte del mondo in quel preciso
istante.
“Ti conviene moderare
il linguaggio Boris, o sarò costretta a prendere dei seri provvedimenti!” lo
fulminò la Fursevich.
Boris non le
rispose, si limitò semplicemente a sedersi al suo solito posto accanto a Julia
Fernandez, nonché la sua ragazza di cui tutto sommato non gli importava molto.
“Sei stato di nuovo
con lei, non è vero?!” gli chiese Julia alludendo agli evidenti succhiotti che
aveva sul collo.
“Non ho voglia di
parlarne.” la freddò lui.
A Julia per un
attimo parve che il mondo le fosse crollato addosso. Si sentì improvvisamente
presa in giro e a stento trattenne le lacrime.
*
Corro, cado, mi
rialzo.
Qualcuno mi insegue,
qualcuno vuole prendermi e farmi del male.
Non ho il coraggio
di girarmi per vedere chi si nasconde dietro di me, ho troppa paura!
Improvvisamente
davanti ai miei occhi appare un muro che non ricordo di aver mai visto. Sono in
trappola.
Ormai lui è vicino,
sento i suoi passi farsi sempre più vicini.
Oddio, oddio, oddio!
L'ansia comincia a prendere il sopravvento sulla mia ragione e sul mio corpo.
Vedo le sue mani
strisciarmi addosso rapide e noto una lama sottile e affilata appoggiarsi
lentamente sulla mia pelle.
Vedo il sangue
uscire, sento il dolore annebbiarmi la testa...
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Quando si rese conto
di essersi addormentata nel bel mezzo della lezione, si ritrovò ad arrossire
vistosamente.
“Hilary, che cosa ti
prende?!” le domandò Takao sussultando per lo spavento.
Gli occhi della
ragazza saettarono in ogni angolo della classe alla ricerca del pericolo. Non
trovò nulla di rilevante.
Aveva il respiro
affannato e la fronte e la mani madide di sudore.
“Ti senti bene?” le chiese, nuovamente.
“S-sì... Sto bene!”
“La ricreazione tra
breve finirà, hai voglia di accompagnarmi dalle macchinette?” le propose,
alzandosi dal banco e dirigendosi verso la porta.
“Sì, arrivo.”
Un senso di
preoccupazione la inorridì. Aveva paura e non sapeva con chi parlare o con chi
sfogarsi. Malgrado il numero elevato di amicizie di cui era in possesso, si
sentiva sola. Tristemente sola.
Salve a tutti! Siamo Kainfan91 e
PichShrooms_Boom, e abbiamo deciso di dedicarci ad una fanfiction a quattro
mani. Come avrete visto si tratta di un genere poco affrontato, e speriamo che
questo prologo sia stato di vostro gradimento. È solo un assaggio, presto la
vicenda si delineerà di più. Grazie in anticipo a chi leggerà! E preparatevi al
peggio perché quando due menti come le nostre si uniscono ci si può aspettare
di tutto *W*