Mira si studiò: studiò le sue iridi chiare e le occhiaie che le segnavano la pelle. Perchè non sono ancora scappata? Che cosa mi trattiene qui? Potevo andarmene dopo averlo immobilizzato. Stavolta non me lo sarei portata appresso. Guardò un'altra volta la porta un pò timorosa: erano usciti da quell'alcova del peccato transessuale e se n'erano andati ognuno per fatti propri. Poteva andarsene, adesso: prendere l'automobile del gestore o del suo amichetto gay e filarsela tranquilla fino a casa. Lui non l'avrebbe fermata... oppure si? Le palpebre si contrassero per qualche istante e si perse in un pensiero che la lasciò inebetita per qualche secondo. No, perchè avrebbe dovuto? Che aveva di tanto interessante da attrarlo?
Mira era piena di cipria fino ai capelli. Li spazzolò via lentamente, con la mano, rimuginando sulla faccenda e su quel bacio che non riusciva a capire. Anche i killer avranno bisogno di affetto, di tanto in tanto, pensò scrollando la chioma. Si fissò nuovamente e scosse ancora una volta la testa. Si sentiva sporca, dopo essere stata in quella camera assurda: s'infilò nella doccia con tutta l'intenzione di fare una cosetta veloce. Chissà dov'è finito. Alzò le spalle e si immerse nell'acqua bollente con un un'espressione che non prometteva nulla di buono.
E mentre era distesa con gli occhi chiusi, cercando di rilassarsi, il signor M entrò di soppiatto e le si piazzò alle spalle, non senza averle dato un'occhiata lunga.
"Bu!"
Mira urlò per la sorpresa e si raggomitolò come un gattino sotto la pioggia "come sei entrato?!"
"Dalla porta" ridacchiò osservando come si stringeva su se stessa "ormai ho visto tutto, è inutile che ti copri"
"Chi se ne importa! Vattene via, maniaco!"
"Antipatica. Dai, fammi posto" esclamò togliendosi il maglione e gettandolo da una parte. Mira seguì il volo con stupore crescente, l'allarmismo le si leggeva negli occhi. "Mica vorrai..."
"E brava occhioni belli! Su, che muori dalla voglia di vedermi nudo" sghignazzò facendosi un sacco di risate alle sue spalle mentre lei si agitava "cristo, è sempre più divertente prenderti in giro."
Mira s'incupì per la rabbia "era uno scherzo?"
"Si. Divertentissimo. Dovremmo rifarlo"
"Jack... mentre chiamo l'ambulanza, togli il sangue dal pavimento" sbottò appallottolando l'asciugamano che aveva lasciato vicino al bordo.
"Il sangue di chi?"
"Il tuo!" Gridò girandosi e tirandoglielo in faccia. "Sarai anche un killer onorato, ma io sono una donna che è stata disturbata due volte mentre fa il bagno. Sono stata rapita e terrorizzata e sto andando fuori di testa!"
"E quindi?" borbottò con la voce attufata dal tessuto.
"La prossima volta che ripiomberai alle spalle in quel modo, la squilibrata qui presente ti affogherà nell'acqua del cesso!"
"Ganzo!" esclamò strappandole un sorriso suo malgrado. "Cazzutissima! Lo vedi che quando ti applichi un pò di umorismo lo tiri fuori? Ma ti è costato molto? C'hai pensato tutta la notte per prepararti queste due frasi?" la stuzzicò con un tono idiota che la faceva quasi ridere.
Avrebbe riso se non fosse stata così preoccupata.
"Impertinente! Adesso vattene via e non farmi più di queste sorprese. Mi saranno venuti altri tre capelli bianchi" esplose girandosi nuovamente.
"I capelli bianchi ti vengono a gruppi di tre? Sei da studiare!"
"Cretino! Puoi toglierti quel coso dalla testa, non ti guardo... anzi no! Tienilo, così smetti di sbirciarmi le tette."
Il signor M continuava a ridacchiare incessante "e lei crede che io le guardi solo le tette..."
"Demente!"
Mira lo sbirciò per un secondo da capo a piedi mentre strappava dalla faccia l'asciugano e lo posava da una parte. Poi ci ripensò e la guardò ironico "adesso me lo porto via."
"Molla l'asciugamano e fila via" borbottò nuovamente allarmata quando sentì il suo dito che cominciava ad accarezzarle la schiena. Rabbrividì, si scostò velocemente e lo scacciò."Fermo lì, Jack!"
La mano interruppe il suo tragitto lungo il braccio e dopo qualche istante, Mira sentì le sue labbra che le sfioravano l'orecchio "Hai tolto le virgolette, quale onore."
"Toglieresti la tua ingombrante presenza dal bagno?" balbettò cercando di non girarsi dalla sua parte, anche se la voglia era forte.
"Stai tartagliando per un motivo particolare? Ti sto innervosendo?" le domandò con un ghigno che non riuscì a trattenere.
"Sei un tormento, Jack!" sbottò arrossendo violentemente "vattene!"
Si allontana da lui e dal respiro caldo che le accarezza il collo, angosciata, eccitata. Non posso crederci... devo avere qualcosa che non va. Ho battuto la testa... sarà stata la droga, pensa velocemente accorgendosi che non si è mosso di un millimetro.
"Mi chiamano anche così" afferma restando a guardarla "brava occhioni bella, sei sveglia."
Che sta dicendo? "Cosa... ma di che parli?"
"Niente, niente" ridacchia mordendosi un dito, la pelle d'oca sulle braccia al solo osservarla. “Me ne vado?”
Lo avverte dalla voce che sta pensando a qualcosa d’indecente. Lo sta facendo anche lei. Le dita che le sfiorano il collo su e giù, la fanno rabbrividire. “Sì.”
Lui si sta già alzando, il fantasma del bacio che le ha dato aleggia pressante sulle labbra.
“No..” Sussurra fermandolo e girandosi un po’. “Aspetta... dobbiamo parlare di una cosa. Devi promettermi che mi lascerai andare e non mi cercherai più. Prenderò la macchina di quel tipo e me ne tornerò a casa. Non sentirai più parlare di me... ed io non dirò mai nulla di te. Non ci siamo mai conosciuti.” Soffiò tutto d'un fiato mentre il signor M attendeva dietro di lei. Si riaccucciò nella posizione originaria, in silenzio, ponderando la sua offerta. "Si potrebbe anche fare" ammise alzando una mano. "Vuoi andare via ora, vero?"
"Sì. Jack, ti prego.. non ce la faccio più."
La voce si incrinò pericolosamente e nella stanza si udì solo il suo respiro affannoso e il rumore dell'acqua agitata dal suo dito.
"Va bene. Ma stavolta lascia in pace la mia auto."
Mira annuì più volte, mormorando un flebile 'grazie' che lo fece arrabbiare.
"Grazie un cazzo! Sono in ritardo sulla tabella di marcia a causa tua e delle tue fughe! Non ti avessi mai raccolto, sant'iddio!" gridò mettendole paura. "Lo sapevo che era una cattiva idea, lo sapevo."
Jack girava come una bestia in gabbia, ringhiando fra i denti e costringendola all'immobilità. "Tu mi devi qualcosa, occhioni blu" esclamò fermandosi al suo fianco.
Mira fissò i jeans con la coda dell'occhio e si accostò ancora di più le braccia sul seno "cosa vuoi? Sii ragionevole e non..." tacque ingoiando e non ebbe il coraggio di continuare.
"Non voglio niente!" Sbottò andando avanti e indietro. Sedette sul wc con aria imbronciata e soffiò come un ragazzino sgridato dalla mamma, posando i piedi sulla tavoletta abbassata e restandosene lì a borbottare come un orso innervosito.
Passano istanti lunghissimo,
istanti in cui Mira non ha il coraggio di pensare, figuriamoci di parlare.
"Jack... usciresti?" Pigola timidamente, sempre più imbarazzata. "Così... poi me
ne vado... "
Le risponde un grugnito poco umano e immediatamente la donna lo sente dietro di
lei, silenzioso e insinuante... ha paura che possa ucciderla e si lascia
scappare un gemito quando le sfiora i capelli.
"Shhh.." sussurra piano, facendole rovesciare la testa all'indietro "ho trovato
cosa mi devi. Un bacio, occhioni blu. Puoi farlo? Un bacio solo e siamo pari."
No! No che non posso! Urla dentro di se costringendosi ad annuire.
Pari su cosa?!
Jack la tira contro di se. Si avvicina lentamente,
sfiorandole la fronte con il dorso delle dita. Il suo respiro la accarezza,
sempre più vicino, fino ad annullare le distanze e a chiuderle le labbra con un
bacio piuttosto esitante.
Sta facendo un esperimento: applicazione su campo di una teoria che si è formata
in quei giorni di vicinanza alla fotografa.
La lascia un po’ alla volta, tornando in ginocchio con lo sguardo perso
nel vuoto, imbambolato e con la gola chiusa.
Tu- Tum
Questo l'ha sentito.
E pure forte.
Continua a guardare i capelli neri che spiovono oltre il
bordo, le ciglia che fremono per essere aperte e le mani che si muovono verso di
lui.
La sente arrampicarsi lungo il collo, facendolo inghiottire a forza,
costringendolo a decidere.
Tornare da lei che ha la pelle d’oca, mentre le accarezza il braccio fino al
seno teso che si intravede sotto l’asciugamano… Tornare da lei che sta tremando come una foglia nell’acqua bollente…
Oppure andarsene, con le gambe che rabbrividiscono e le ginocchia intorpidite,
non dalla lunga posizione, ma per il godimento che si ferma lì e
ristagna, una pozza calda di piacere che risale fino allo stomaco, mandandolo
sotto vuoto spinto…
Andarsene in preda ad un chiodo che batte su di ‘lui’ e lo fa piegare a metà…
Prende un respiro profondo afferrandole la mano e facendola gemere, tirandola e
costringendola a riemergere un poco, prima di calare di nuovo sulle sue labbra,
aprendole immediatamente in un bacio lungo e profondo.
Mira lo sente girare dietro di lei, un braccio che s’immerge
nell’acqua e le circonda la schiena. La tira contro di se, bagnandosi mentre
continuano a baciarsi con trasporto sempre maggiore. Sente le sue dita vagare
sul fianco e sulla schiena, sfregando, solleticando e accarezzando, eccitandola
a più riprese in un corollario di piccoli sospiri quando le accarezza il seno
morbidamente, senza farle male. Gli afferra la mano obbligandolo a scendere, a
scendere sempre di più, fino ad incontrare un liquido vischioso, più bollente
dell’acqua che non oppone resistenza al suo ingresso.
L'uomo si ferma sentendo una tale disponibilità; lo lascia stordito ma non gli
impedisce di continuare quello che sta facendo.
Un gemito troppo forte le fa contrarre la schiena quando la esplora,
strappandole gemiti su gemiti che la fanno tendere contro di lui. Insiste,
cibandosi avidamente dei suoi mugolii.
“Non smettere, non smettere, non smettere…” lo supplica in fretta, ansimando e
aggrappandosi al suo collo.
Baciami toccami baciami non andartene continua mi stai facendo morire non ti fermare continua.
Lo costringe a tirarla fuori della vasca in fretta, gocciolante e nuda,
avvinghiandola a se, le gambe attorno alla sua vita.
Le sembra di cadere a terra e lo stringe con più forza, strappandosi dalle sue
labbra e aggrappandosi alle spalle. Può sentire il suo corpo interamente, può
studiarne i muscoli e la conformazione.
Torna a baciarla, stupito della sua reazione verso quella donna che sembra
rimpicciolirsi nel suo abbraccio.
L’ha aggredito lei, l’ha provocato lei! Lui ha fatto solo la stronzata di
eccitarla con quella storia della cravatta e tutto il resto. Poteva mascherarsi come al solito e
non l’avrebbe mai riconosciuto. Ha fatto la stronzata di baciarla e ora non
riesce a smettere perchè quelle labbra sono morbide e si lasciano conquistare
troppo facilmente. Doveva per forza fare tutti quei gemiti? Piantala, cazzo,
non sono di ferro!
Devo vederlo devo assolutamente vederlo devo
vederti. Si ripete freneticamente, soffocata dal suo bacio profondo.
“Devo vederti..”
Lui si ferma per un breve momento, esitante, indeciso. Le schiaccia la testa
contro di se e le bisbiglia un ‘no’ a malapena udibile.
Odore di mille chilometri passati a cercare, a cacciare.
Buono, le piace.
Nella sua posizione comincia baciarlo
lungo il collo, scostando la maglietta, mordendolo e leccandolo. Vuole sentire
il suo sapore, vuole cercare di capire com’è fatto veramente.
Jack pensa due cose velocemente. Uno, che ha scoperto il suo punto più debole
neanche a farlo apposta.
La seconda…
Portala a letto!
Lo costringe a muoversi per portarla via di lì, mentre insiste a baciarla, a
non farle respirare altro che il suo respiro.
Mira si lascia guidare senza aprire mai gli occhi, continuando a
mangiarlo avidamente, smettendo solo quando si sdraiano, quando la spinge
lontano da se per berla con lo sguardo. La stanza è in penombra, può capirlo
facilmente dal buio in cui sprofondano le palpebre.
“Non è giusto, tu puoi vedermi” sussurra sentendolo immobile.
“Mi piace molto quel che vedo…” ammette chinandosi un po’ “non è più eccitante
così?”
Mira non ha neanche bisogno di pensarci su.
“Sì”
Sta per farle una domanda e non sa che effetto provocherà in lei. Il solo
pensarla gli ha causato un’erezione marmorea. “Posso bendarti?”
Mira sente un gorgo nero che le risucchia il corpo e la mente e li risputa
completamente aggrovigliati su se stessi: è una cosa così eccitante che non può
neanche…
“No…” mugola allontanandosi di qualche centimetro ”no... dai…”
Lui la guarda un po’ sorpreso, avvicinandosi “no, non aver paura. Perchè...”
Con una voce così… e lei non dovrebbe aver paura?
“Non sono spaventata” mente con la voce alterata “però non farlo!”
Ha paura. Anche io. “Non lo farò. Sta tranquilla”
Mira guarda in direzione della voce, sempre più intimorita “tu non capisci… come
mi sento… adesso”
E come cazzo pensi mi senta, io? Pensa con il respiro corto e gli occhi
che corrono lungo le gambe e il resto del corpo.
Un silenzio grave abbraccia la stanza, infilandosi dentro di lei con violenza
inaudita. Allunga la mano e lo tocca. Perché non parla più?
Jack le afferra le dita, le bacia una dopo l’altra facendole il solletico,
leccandole con la punta della lingua il polso che ritrae con un brivido. “Come
ti senti, dimmelo”
Mira ingoia più volte: la sua voce è gentile, ma c’è sempre quel tono roco che
tiene la sua eccitazione in bilico su un filo.
Presto sarebbe caduta e non c’era la rete di salvataggio, sotto di lei.
“Spaventata.”
Paura ho paura ho paura di farmi male ho paura non voglio che mi uccidi non
voglio che mi tocchi così mi piace troppo oddio non so neanche come sei fatto
non so che faccia hai!
Si sente circondare da un braccio; si ritrova contro di lui e gli si appoggia
addosso di peso, dopo istanti di indecisione. “Confusa” continua a bassa
voce, come se stesse confessandosi “non capisco che sta succedendo. Questa cosa
mi terrorizza. Mi fai più paura tu di Marv…lui almeno era pazzo.”
Lui era un pazzo arrapato e io solo un arrapato sul punto di impazzire. Non
sei capitata molto meglio. “Questa ‘cosa’” ripete accarezzandole il viso e
sentendolo caldo “questa cosa non era prevista. C’è perché noi lo vogliamo. Io
non volevo che accadesse, non... ” mormora un
pò imbarazzato. Da dove gli escono frasi del genere? “Può finire in qualsiasi
momento. Vuoi che finisca?”
Mira sente il suo cuore che batte velocemente, tranquillizzandosi un poco:
allora anche lui... non è così calmo come pensava.
Lo sente respirare morbidamente, mentre le parla a bassa voce, rassicurante,
garbato, inconsapevole dello sforzo mortale che sta facendo.
Può finire quando voglio…
“Vuoi che smetta di baciarti... di toccarti?”
“No” mormora strusciando il viso contro di lui. “Non voglio”
Diosanto…“Non va neanche a me” ammette stringendola un altro po’.
Non mi lasciare, no, pensa tornando a tendersi quando scende ad
accarezzarle il seno con le dita, leggero leggero. Leggero e poi… più
insistente, più sensuale…
Lo lascia continuare, con gli occhi chiusi e i muscoli del viso contratti, per
non gridare, finchè non le chiede nuovamente cosa prova.
Ci prova.
Prova veramente a rispondergli ma le esce solo un mugolio frastornato che lo fa
sorridere. O almeno cerca di farlo.
Lo avvinghia con le gambe e lui le accarezza leggero i polpacci e le caviglie,
risalendo e strappandole un sospiro.
“Ho freddo…” Sussurra per farlo stendere interamente su di se, per stringerlo
ancora una volta. Il desiderio preme feroce nel ventre e fluisce attraverso il
corpo, fino alla parte più sensibile.
Lo so che hai freddo, sei bagnata… sei nuda… lo so che hai freddo… adesso… ci
penso io. Si, adesso...
Sente qualcosa di morbido che le sfiora il corpo e un calore forte che la
aggredisce. Muove la mano e tasta la coperta che li ricopre entrambi.
“Dimmi come sei fatto.”
Come sono fatto? Come sono…
Non le risponde, ma le carezze si accentrano fino a raggiungere quel posto vuoto
che la fa contorcere e muovere scompostamente, le gambe aperte attorno a lui.
“Dimmelo tu. Toccami”
Per un istante, Mira lo odia. Poi pensa che fa tutto parte di quel gioco erotico
e crudele che stanno facendo e comincia a percorrerlo lentamente.
“Alto…più alto di me.”
Scivola sulla schiena e il torace, lungo le braccia sentendo il suo respiro che
cambia e si fa più intenso. “Normale…fai palestra per tenerti in forma. Ti
serve. Per il lavoro”
Sta gemendo mentre lo dice, fa fatica a concentrarsi perché continua a toccarla
e a baciarla. “Corri… hai le gambe muscolose”
“Brava” sussurra con un sorriso forzato. “Continua”
Le sue mani avanzano, risalendo dal viso fino ai capelli che tira leggermente
per farlo staccare dal suo seno, perché se avesse continuato a suggerla in quel
modo non avrebbe più parlato “i capelli…scuri”
“Sicura?”
“Sì. Sono morbidi, ma sono grossi. Se fossi stato biondo, non sarebbero stati
così. Non si asciugano mai, è per quello li porti corti” afferma con certezza
passandoci le dita in mezzo e facendolo rabbrividire interamente. Sorride,
quando sente lo scatto muscolare che lo trapassa.
“Forse. E i miei occhi?”
“Scuri….si, sono scuri”
L’uomo si ferma per un attimo e Mira capisce di aver centrato il bersaglio.
“E chi te lo dice?” ridacchia abbassandole il viso per baciarla.
“Perchè prendi sempre in giro i miei…” mugola con la voce tenue, prima di
ricambiarlo.
Esiste solo la sua bocca, solo il suo corpo nell’oscurità. Si sdraia su di lui
lasciandosi stringere e muovendosi sensualmente.
Ti voglio ti voglio perché sei ancora vestito mi piace di più mi piaci da
morire ma che hai per farmi quest’effetto continua a parlare la tua voce mi fa
impazzire scopami dio scopami!
“Come ti senti adesso?”
“Io...”
“Spaventata?”
“No…eccitata.”
Il potenziale erotico che ti da una voce o il contatto fisico, non è minimamente
paragonabile alla semplice visione di un corpo nudo. Parole sussurrate,
sfioramenti…lei così abituata a guardare tutto attraverso l’occhio freddo della
macchina fotografica…
Sta per morire.
E per una frazione di secondo pensa a Marv. Provava la stessa cosa, quando la
voleva?
L’uomo la stringe, sfiorandole il viso e baciandola, osservandola mentre cerca
di respirare senza gemere in quel modo stuzzicante.
Lasciati andare…
La vede ingoiare, chiudere le labbra per un secondo, tornare a riaprirle,
portarsi una mano fra i capelli umidi dell’acqua della doccia, tirandoli
indietro, scoprendo la gola e il seno.
Vorrebbe giocare ancora con lei, ma non riesce a parlare, l’eccitazione gli ha
appiccicato la lingua al palato. Non ha mai sentito qualcuno così.
“Spogliati” singhiozza afferrando la sua maglietta e cercando di farla passare
sopra la testa.
Non se lo ripetere un’altra volta. Dopo un secondo, Mira lo sente nudo contro la
sua pelle e trattiene un gemito, quando finisce di svestirsi. È bollente, sembra
di abbracciare un termosifone.
E’ nudo e le sta addosso e le sue membra sembrano intorpidite, non riesce ad
alzare neanche un dito, non riesce a parlare, non riesce a respirare…
Ora non poteva più tornare indietro.
Non voleva tornare indietro.
“Però dopo… non voglio sentire scuse… che non eri in te…” Mormora con voce quasi
inesistente accarezzandola fra le gambe e facendola tendere con uno spasimo. E
poi un altro. E un altro ancora.
“Per favore..” Singhiozza cercando di raggomitolarsi su se stessa, in preda al
piacere che non diminuisce mai e non la lascia andare. Cerca di allontanarlo da
se ma lui le afferra le mani, baciandole e portandole dietro il suo collo mentre
si muove e la prende all'improvviso.
Uno squittio acuto, la sorpresa nella voce, un grido che sale di tono mentre
affonda due - tre volte, fermandosi, infine.
Mira respira appena, cercando di stringerlo con le braccia indebolite e le cosce
che stanno tremando violentemente.
Gli piace guardarla, ma quello che più gli piace è sentirla farfugliare fra le
labbra abbandonate, mugolii che non capisce ma che lo stimolano e lo portano a
spingersi lento e sistematico dentro di lei.
Il mondo gira regolare, non c'è nulla di dissonante o sbagliato in quello che
stanno facendo, il momento era giusto, lei era pronta.
Perché ha quest'impressione... d'aver sbagliato qualcosa... un lampo gli
attraversa la testa mentre si muove e lei respira penosamente.
“Apri gli occhi, aprili... guardami”