Camminava
sotto alla pioggia.
Una
coltre perenne di smog sovrastava il centro di Roma, come sempre. I
suoi passi,
erano l’unica cosa che riuscisse a sentire in quel momento
anche se intorno a
lei c’erano macchine e guidatori che tenevano la mano
costantemente premuta sul
clacson. Tutti in quella schifosa città avevano fretta.
Tutti
cercavano di non mancare i loro impegni, di non deludere nessuno.
Le
pozzanghere erano immense lastre nere, poco profonde. Gli anfibi della
ragazza
vi sprofondavano… Stufa del rumore intorno a lei si premette
le cuffie del suo
iPod sulle orecchie e partì una musica spacca- timpani dei
Sonata Arctica.
Era
maledettamente bello: su quello non c’erano dubbi. Non era la
bellezza di tutti
i vampiri… Era singolare e pericolosa. In lui
c’era qualcosa che gli altri non
avevano e che Liam era riuscito a domare. Come un animale selvaggio,
come una Bestia.
Si
riscosse da quei pensieri.
Non
si domandò nemmeno perché stesse pensando a lui,
velocizzò ancora di più il
passo, andando a sbattere a molta gente che le rispondeva a suon di
parolacce.
Pian
piano il traffico e la folla si diradò: tutto finiva nella
grande strada bianca
che portava al Grande Quartiere. Che
stupido gioco di parole…
Eppure
il nome, si addiceva a quel posto che non sembrava appartenere
minimamente a
Roma.
Un
posto senza età.
Tutto
intorno a lei era di marmo bianco: i palazzi, le piccole
stradine… Persino i
piccoli alberi che si vedevano qua e là avevano delle foglie
bianche. Tutto bianco… come la
pelle di Liam. Scosse
repentinamente la testa.
Si
doveva concentrare sulla strada. Lei non era mai entrata in quel
quartiere e si
sentiva disorientata. Davanti a lei si estendeva una lunga strada
bianca che ad
un certo punto faceva spazio a due stradine a sinistra, costellate di
alberi
bianchi.
Il
numero civico era il
Il
suo passo era spedito e deciso. Sembrava un soldato spietato, pronto a
mietere
ogni vittima sul suo percorso.
La
stradina portava ad una sola casa: si avvicinò per vedere se
il numero civico
fosse quello che cercava. 11 B… aveva sbagliato.
Stava
per fare dietrofront, ma dalla porta uscì un uomo vestito
completamente di
bianco. La scrutò da cima a fondo e poi si
avvicinò, con un sorriso innaturale
stampato in faccia.
“Cosa
ci fai tu qui? Questi vestiti non sono adatti alla Bianca
Dimora…” Renesmee
esitò e guardò la punta dei suoi anfibi.
“Ehm… Io in realtà sono in visita.
Cerco
un certo Liam Swan… lo conosce?” l’uomo
passò dalla calma più totale alla
rabbia cieca. “Va’ via! Non farti vedere
più!” quel vecchio aveva qualcosa di
veramente inquietante.
Lei
corse via, più veloce che poteva.
Sentiva
dei passi dietro di lei, passi veloci. Sapeva che era
quell’uomo ma la paura la
bloccava e non riusciva a girarsi. Se si fosse fermata, non sarebbe
più
riuscita a ripartire.
Perciò
correva.
Correva
ad una velocità inumana. Certo, non era veloce come i
vampiri ma una buona via
di mezzo.
Qualcuno
le fu davanti in un batter d’occhio e d’istinto
urlò. “Shh… sono io”
sì era
lui. Prima riprese fiato e poi si buttò su di lui, bagnando
la felpa grigia che
indossava. “Non ti preoccupare, è tutto a posto
adesso… Ma è meglio che tu
venga a casa mia” la strinse a sé con tutta la
delicatezza possibile.
Renesmee
provò uno strano senso di calore anche se fuori faceva
freddo e lei era tutta
bagnata. Una parte di lei - la spessa corazza che aveva creato con gli
anni- le
diceva di staccarsi subito da lui, di correre via finché
poteva. L’altra
sarebbe rimasta lì, abbracciata a Liam per
l’eternità.
Non
prendiamoci in giro… Lo voglio. E lo
voglio molto più del lecito.
Nota
dell’autrice:
Scusate
per la mia lunga ed inammissibile assenza ma negli ultimi tempi ho
avuto molto
da fare… Beh spero che non si ripeterà
più!