Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ginny85    25/10/2005    8 recensioni
“Ti prego, cerca dentro di te e fammi sapere. Se ho sbagliato qualcosa, credo che me ne andrò. Lontana, nascosta. Per mai essere trovata. Solo fammi sapere...poi me ne andrò”
Un amore vissuto oltre i confini del tempo e dello spazio.
Un penoso addio, in una tiepida mattina di primavera avvolta dalla nebbia.
Dedicata a ginny88, che è sempre la prima a commentare le mie ff!^__^
Riveduta e corretta il 14/11/2006
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Untitled Commento dell’autrice: Altro esperimento. Stavolta si tratta di una song-fic, anche se decisamente particolare. L’idea si basa su una fanfiction a più capitoli che avrei intenzione di pubblicare non appena terminerò TCTS. Questo è il prequel. Ho usato una canzone che mi è molto cara e ovviamente gradirei sapere se come idea vi garba.

Buona lettura! ^____^

“Maybe I’ll go”
Di Ginny85



You think you've made it (Credi di avercela fatta)
Everything's going so fine (Tutto sta andando così bene)
But then appears someone who wanna (Ma poi appare qualcuno che vuole)
Tear you down (Farti a pezzi)
Wanna rip you off those few nice things you've found (Vuole strapparti via quelle poche cose belle che hai trovato)

Marzo, 2003 – Il fischio acuto e prolungato che le penetrò con violenza nelle orecchie l’avvertì che il treno espresso per fuori città sarebbe partito a minuti ormai. La banchina della stazione era gremita di persone e l’altoparlante babbano ripeteva senza sosta le varie direzioni, echeggiando sordamente.
La giovane donna lo ascoltò passiva. Ebbe un solo attimo d’esitazione, mentre con gli occhi scuri e frementi d’incertezza fissava lo scalino di fronte a lei, l’unico bagaglio a mano pieno delle sue, poche, cose poggiato ai suoi piedi. Salire quel minuscolo scalino avrebbe significato dire per sempre addio alla sua vecchia vita e a tutto quello che era stato. E dire addio a lui. Ma era davvero pronta per questo?
Chiuse gli occhi, e a causa di quel semplice movimento qualcosa di umido le bagnò le palpebre. Ricacciò via a forza le lacrime, passandovi sopra le dita sottili. Deglutì il nodo pressante alla gola, poi si fece coraggio e prese posto sul treno, in uno scompartimento vuoto per non ricevere troppi fastidi dagli altri passeggeri.
Appoggiò la nuca allo schienale della poltrona e con un lungo sospiro chiuse gli occhi. Il suo petto si alzava e s’abbassava lentamente al ritmo del respiro difficoltoso, ma che pian piano ritrovò il proprio ritmo abituale. Il suo cuore adesso batteva a rilento, costante. Ce l’aveva fatta. Se ne stava andando. E non era stato affatto difficile come credeva.
Per un attimo, si concesse di estraniarsi dal vociare degli altri passeggeri e del suono metallico dell’altoparlante, per viaggiare ancora una volta con la mente a quella mattina, il disastroso susseguirsi di avvenimenti che l’aveva portata senza preavviso a quel bivio della sua esistenza. Aveva sempre creduto che mai avrebbe trovato il coraggio di fare una cosa del genere. Staccarsi dalla sua vita, dalla sua famiglia e soprattutto, dal suo amore. Ma lei si era fatta forza e aveva agito. Basta con i rimpianti, si era detta. Per quanto la delusione era stata grande, la vita andava avanti e lei doveva prendere coraggio e proseguire. Anche...una stretta all’altezza del petto la colse...anche senza di lui...
Tra tutti i ricordi che infestavano la sua mente ora, infierendo ulteriormente sul suo stato d’animo ferito e disilluso, spiccava in modo particolare il giovane volto della persona che le aveva spezzato il cuore, calpestandolo senza pietà.
Lui.
I suoi grandi occhi limpidi, l’espressione di pura meraviglia stampata sul suo volto, le sue suppliche...dio, ricordava tutto questo come se lo stesse rivivendo in quello stesso momento, per la seconda, dannatissima volta...
Immediatamente infatti, come richiamata da quei ricordi troppo recenti, la ferita ancora fresca nel suo giovane cuore infranto tornò a sanguinare abbondantemente, e con essa rispuntò anche la delusione, un’amarezza talmente intensa e insopportabile da sostenere, che un violento singhiozzo incontrollato le scosse il corpo magro. Si portò una mano alla bocca, e respirando profondamente tentò di calmarsi ancora una volta, compiendo una violenza su se stessa, mentre piccole lacrime trasparenti e non desiderate andavano formandosi nei suoi occhi socchiusi.
“Signorina, è tutto a posto? Ha bisogno d’aiuto?” domandò all’improvviso la gentile voce del controllore a pochi passi da lei, facendola sussultare.
“N-No...no, sto bene...grazie lo stesso”
Il babbano si allontanò, richiudendo il portello dello scompartimento. Cercando di regolare i battiti asfissianti del suo cuore, la ragazza si asciugò con un fazzoletto le poche lacrime che non era riuscita a trattenere e inspirò forte, accusando subito una fitta di dolore alle tempie. Con le dita prese a massaggiarsele, ma niente, quell’immagine non voleva allontanarsi dalla sua testa. Lui e lei. Insieme. E niente era stato più come prima. Lui era stato la sua cotta infantile, il suo primo vero amore, praticamente la sua anima gemella...aveva riposto la sua fiducia esclusivamente nei suoi sentimenti, e purtroppo aveva fatto male. Non solo le aveva strappato via la felicità, ma aveva perfino cercato di impedirle di andarsene, e tutto solo per la gioia di vederla soffrire e precipitare ulteriormente in quel baratro nero e senza fondo che era la sua disperazione...arrivava a tal punto la sua crudeltà? Non l’aveva mai voluto credere, ma evidentemente era così.
Spostò leggermente il capo, appoggiando la guancia sinistra contro il morbido schienale mentre fissava con sguardo vacuo fuori dal finestrino, il passaggio della folla e il fischiare intermittente del treno.
Non sempre era stato così tra loro. Un tempo, le cose andavano senza dubbio meglio. Un tempo, quando erano solo due studenti diciassettenni un po’ ingenui, un po’ innamorati, bastava all’uno la presenza dell’altra per sentirsi completi, per non avvertire il bisogno di ricevere nient’altro dalla vita. Chiuse gli occhi, permettendosi di richiamare alla mente quei ricordi felici, rifugiandosi nell’unico posto dove poteva ancora trovare calore: il ricordo del loro primo bacio. Sì, rammentava quel giorno speciale come se fosse stato ieri. Era appena cominciato l’inverno, uno dei più freddi che potesse ricordare da quando frequentava Hogwarts, e quel giorno, senza sapere bene perché aveva deciso...

****

When and if you hit the ground (Quando e se colpisci terra)
Then it's falling kind hard (Poi sta cadendo piuttosto duramente)
'Cause all you do is being yourself (Perchè tutto ciò che fai è essere te stesso)
Trying everything to succeed somehow (Provando di tutto per avere successo in qualche modo)
But that's not the way things are right now (Ma non è così che vanno le cose ora)
Feeling kinda lost (Sentendosi come persi)

Novembre, 1997 – Il cielo terso di quella mattina, costellato di batuffoli di nuvole immacolate, regalava un incantevole paesaggio a chi si trovava a passeggiare per le colline verdeggianti che circondavano interamente la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La studentessa del settimo anno aumentò discretamente l’andatura, i capelli scuri scossi dal vento pungente, mentre risaliva ormai a corto di fiato la dolce pendenza del terreno umido della rugiada mattutina.
Si fermò per riprendere il respiro e schermandosi gli occhi dal sole col braccio sbirciò davanti a sé, la strada in salita che le restava da percorrere prima di arrivare a destinazione. Un sorrisino soddisfatto increspò le sue labbra infreddolite. Ormai mancava pochissimo. Aveva scoperto quel posto quasi per caso, girovagando per i boschi antistanti il castello, e adesso non vedeva l’ora di rendere anche lui partecipe di quel suo piccolo segreto.
Ma dovè finito? Non sarà mica rotolato giù... si chiese, osservando un pò in ansia il ripido declivio sotto di lei.
Si spolverò distrattamente la gonna a pieghe grigia della divisa dalla polvere e dalle erbacce rimaste appiccicate, quindi si sporse, cercando rapidamente con lo sguardo sotto di sé. Quando finalmente scorse la figura alta e un pò allampanata che arrancava una decina di metri più in basso, la lingua penzoloni, scosse la testa rassegnata. Si portò le mani a coppa intorno alla bocca e lo chiamò con quanto fiato aveva in gola:
“Ehi lumaca, vuoi sbrigarti sì o no?!”
Il ragazzo, a sentirsi interpellare con quel nomignolo, levò gli occhi azzurri verso il punto dove si trovava lei, e automaticamente accelerò il passo fino a risalire di corsa la piccola collina, finendole praticamente di fronte.
“A...accidenti, che faticata...” sbuffò, senza voce per mancanza d’ossigeno, una mano premuta contro il fianco e le ginocchia leggermente piegate in avanti.
Alzò gli occhi sulla ragazza, che lo aspettava con malcelata impazienza, le mani sui fianchi sottili celati dal mantello scolastico e un piede che picchiava ritmicamente il terreno, in una delle sue classiche manifestazioni di rimprovero.
“Finalmente ti sei deciso” commentò, lievemente caustica.
Lui si gettò uno sguardo alle spalle e deglutì, ripensando all’impegnativa camminata che lei lo aveva costretto a compiere.
“Ma si può sapere dove vuoi portarmi??” domandò, sempre più sfinito.
“Ah-ah, è un segreto. Comunque manca pochissimo ormai. Vedrai che ne è valsa le pena, e dopo magari mi ringrazierai pure…” dichiarò vivacemente la giovane Grifondoro, e inaspettatamente si accostò a lui e gli prese la mano, quella abbandonata lungo un fianco.
Il giovane mago trasalì, arrossendo dietro le orecchie e su per il viso lentigginoso. Abbassò gli occhi piacevolmente sorpresi sulle dita di lei, avvolte saldamente intorno alla sua mano, e sentì il suo cuore spiccare un breve volo in alto.
La ragazza lo guidò con fare esperto per un altro breve tratto, fino ad una piccola radura cosparsa di cespugli e alberi sempreverdi, che con le loro corolle smeraldine formavano una sorta di soffitto-ombrello sopra le loro teste. Quel tetto naturale riparava dai raggi del sole e dall’aria fredda. Infatti, nella radura non spirava un soffio di vento e la penombra e la quiete regnavano sovrane.
“Mione, ma dove stiamo andando?” domandò leggermente confuso e imbarazzato Ron, constatando quanto lì fosse tranquillo e, soprattutto, deserto.
O-Okay Ronald, cerchiamo di restare calmi...sicuramente non era sua intenzione portarti in un posto simile...
Una gocciolina di sudore freddo scivolò lungo la sua nuca, facendolo rabbrividire. Hermione scosse ancora una volta la chioma castana, precludendo nei suoi riguardi qualsiasi spiegazione superflua.
“Vieni con me” sussurrò, lasciandogli la mano e permettendo a lui di seguirla a ruota fino al punto dove la radura terminava, lasciando il posto ad un enorme strapiombo.
Ron allargò gli occhi intensamente azzurri, socchiudendo le labbra in un accenno di meraviglia. Da lì, la vista era semplicemente superba. Il sole splendente alto nel cielo, la Foresta Proibita bagnata d'oro che si stagliava a perdita d’occhio sotto di loro, il lago della piovra gigante ricoperto da una sottile patina di ghiaccio, per via del diminuire rapido della temperatura. Alcuni uccellini, gli ultimi rimasti della stagione a non essere ancora migrati verso paesi più caldi, fischiettavano allegramente appollaiati sui rami carichi di umidità.
“Beh, che ne dici?” La ragazza disegnò un breve cerchio nell’aria con le braccia, poi inclinò leggermente il viso verso la spalla, in una posa ammaliata e insieme assorta “Visto che avevo ragione? Non è bellissimo?”
Tu sei bellissima. Avrebbe voluto risponderle, mentre restava immoto ad osservare ogni suo più piccolo movimento, anziché il panorama che lei gli aveva fatto scoprire.
I crespi capelli castani le occupavano parte del volto deliziosamente arrossato dal freddo, occhi nocciola della doratura del grano brillavano di gioia quasi infantile, nuvolette di vapore fuoriuscivano a lievi sbuffi dalle sue labbra lucide. Dio, quanto avrebbe voluto toccare quelle labbra…baciarla, accarezzarla, stringerla tra le braccia per non lasciarla mai più, mai più...
Cielo Weasley, vuoi smetterla una buona volta di pensare cose del genere, in un posto come questo?!
La sua mano destra, rigida contro un fianco, si mosse di scatto, serrandosi a pugno. No, non sarebbe stato il caso, si disse reprimendo nei profondi recessi del suo animo tormentato quell’impulso. Non era sicuro di come Hermione l’avrebbe presa, e inoltre non voleva rischiare stupidamente di incrinare la loro preziosa amicizia, che valeva più di ogni altra cosa, almeno per lui. Il fatto che Hermione avesse deciso di portare lui, e non qualcun altro, in quel posto segreto per condividerlo insieme a lei, alimentava in un certo qual modo le sue speranze di aver fatto breccia nel suo cuore, tuttavia, non voleva rischiare di rovinare tutto proprio adesso. Però, accidenti se era bella...
“Ron? Ron?! Ronald Weasley, sei qui con me o su un altro pianeta?”
Hermione fece una smorfia, osservando l’espressione completamente da ebete con cui il rosso la stava guardando adesso, gli occhi azzurrini vacui, persi nel vuoto.
“Ohi, ti sei incantato?”
Si accostò e con fare sbarazzino picchiò col dito indice sulla sua fronte; Ron indietreggiò di riflesso e sbatté le palpebre, come destandosi bruscamente da un sogno ad occhi aperti.
“Eh?” si scosse violentemente, deglutendo il vuoto e sfregandosi le dita contro il petto in un gesto del tutto istintivo, lì, dove il suo cuore batteva all’impazzata. Hermione rise. Maledizione, il ragazzo aggredì se stesso mentalmente, si era di nuovo incantato a fissarla! Che razza d’idiota...ecco, adesso lei si sarebbe infuriata a morte...
Ma Hermione, incredibilmente, non se la prese.
“Sai...” la sua voce, diminuita di un’ottava, era soffice, ovattata, e affatto infastidita. Parlava con lui, e nello stesso tempo fissava davanti a sé “Negli ultimi tempi mi capita spesso, quando guardo questo bel panorama, d’interrogarmi circa il nostro futuro…non che di solito mi metta a parlare da sola…” ridacchiò nervosamente; poi spostò gli occhi sul giovane Weasley, che indugiava fissamente e senza imbarazzo su di lei “Ron, tu cosa pensi ne sarà di noi una volta finita la scuola? Credi che ci perderemo di vista?”
Lui aggrottò la fronte “Intendi dire, se non ci rivedremo mai più?”
Hermione annuì velocemente, in silenzio e con un’espressione improvvisamente ansiosa stampata sul bel viso.
“Beh...” Ron si passò la mano sulla nuca, mordendosi nervosamente l’interno della guancia per reprimere la tentazione di gridarle contro che no, lui non l’avrebbe mai permesso “...tu vorresti che succedesse questo?”
Tornò a guardarla, e la vide socchiudere pensierosamente le labbra rosate. Raramente l’aveva vista così bella ed eterea. Sorrise interiormente, un senso di calore all’altezza del cuore lo colse. E in quel momento decise che, se il loro destino era davvero quello di separarsi e di proseguire ognuno per la sua strada, lui avrebbe fatto di tutto fin da adesso per convertire quel destino avverso, così da rimanere per sempre con lei, per non doverla lasciare mai.
Hermione scosse con decisione il capo e fece schioccare rumorosamente la lingua.
Nooo, non vorrei che succedesse per nulla al mondo. Tutto quello che voglio è restare per sempre con te...” il cuore di Ron perse un colpo, ricominciando a battere all’impazzata “…e con Harry, ovviamente. Tutti e tre insieme!” concluse la ragazza, con un largo sorriso.
“Oh” Nonostante la contentezza per un attimo assaggiata, Ron si trattenne a stento dall’esibirsi in una smorfia ironica e un po’ delusa. Certo, lei preferiva avere accanto sia Weasley che Potter, i suoi due migliori amici. Cosa diavolo si era messo in testa, di essere più importante lui per Hermione? O che Hermione avrebbe preferito restare solo con lui e abbandonare Harry?
“Torniamo al castello? Comincia a fare freddo” propose la ragazza castana, ignara del corso dei suoi pensieri.
Ron annuì debolmente, cominciando in silenzio a seguirla mentre ridiscendevano uno accanto all’altra la collina, i mantelli invernali gonfiati dal vento gelido. Raggiunto il sentiero che terminava sotto il colonnato di marmo della scuola, Hermione si bloccò di scatto e alzò la testa al cielo, emettendo uno squittio eccitato e battendo le mani insieme ad un piccolo saltello.
“Guarda, Ron!” indicò il cielo, che adesso era bianco e completamente ricoperto di nuvole, dalle quali precipitavano silenziosamente da qualche istante fiocchi candidi e minuscoli. Un sorriso luminoso, da bambina felice, le si disegnò sulle labbra “La prima neve! Non è bellissima?”
Ron la fissò per un lungo istante.
“No, Mione. Tu sei molto più bella...”
Lui stesso si stupì della sicurezza con cui aveva pronunciato quel complimento ad alta voce. Lei lo guardò, visibilmente perplessa e rossa in viso. Ronald Weasley non seppe mai spiegarsi perché lo fece, perché di colpo avesse deciso che non poteva più aspettare, temendo un rifiuto che, forse, non ci sarebbe mai stato. Semplicemente le sue gambe si mossero da sole, ponendo fine ai due metri scarsi che separavano i loro corpi. Le sue braccia non incontrarono la minima resistenza da parte della giovane strega, che era rimasta rigida al suo posto, le braccia sottili premute contro il corpo, visibilmente incerta circa come avrebbe dovuto comportarsi.
Non era vero che aveva baciato una volta Victor Krum... fu l'immediato pensiero che colse e rese Ron Weasley la persona più felice su questa terra.
Persa ogni inibizione dettata dall'inesperienza, la piccola mano di Hermione risalì lentamente lungo la sua schiena fino a cingergli la nuca, e a quel punto Ron capì che era quello che voleva anche lei, che aveva sempre voluto sin dal primo giorno in cui si erano incontrati, quando quel qualcosa era sbocciato tra i loro sguardi fugaci e ancora immaturi.
“Non mi stai prendendo in giro, vero?” sussurrò Hermione quando si staccarono, gli occhi lucidi, il volto arrossato, e non solo per il freddo pungente, un piccolo sorriso sulle labbra bollenti e recanti ancora il sapore di lui, il suo profumo sulla pelle.
Ron scosse la testa, passandole assorto una mano tra i capelli vaporosi. Lei sorrise ulteriormente, e coprì la mano di lui, ferma sulla sua guancia, con la propria.
“...e mi amerai sempre, assolutamente, sopra ogni cosa, e sapresti fare qualsiasi cosa per me? [1]”
Il giovane mago ebbe un attimo di esitazione a quella domanda così esplicita, ma poi, lentamente, annuì.
“Sì”
“Baciami ancora, ti prego...”

****

Giugno, 2002 – Il giovane mago correva come un pazzo lungo il marciapiede affollato di Hogsmeade, l’espressione tesa. Ignorando le proteste dei passanti, aumentò l’andatura e strinse ulteriormente la presa attorno alla pergamena arrotolata tra le dita, mentre un ampio sorriso soddisfatto occupava le sue labbra sottili.
Aggirò l’alta siepe che lo separava da un cancello che restava sempre socchiuso, giorno e notte. Lo spalancò senza riguardi, lasciandolo cigolare da solo per un bel po’ e quasi avesse avuto il diavolo alle calcagna si diresse verso le scale. Le saltò tutte con un balzo e finalmente arrestò la sua corsa furiosa davanti al portone chiuso, prendendo a bussare freneticamente.
“Hermione, apri! Sono io!”
“Ho capito, ho capito, arrivo!” squittì una voce leggermente infastidita dall’interno dell’appartamento.
Una giovane donna sui vent’anni, con lunghi capelli castani e occhi scuri aprì la porta, e subito inarcò le sopracciglia in segno di perplessità.
“Ronald, credevo fossi...”
Il mago non le permise di aggiungere altro, varcò la soglia dell’ingresso e l’abbracciò strettamente, incatenandola in una morsa che la lasciò senza respiro. La sollevò brevemente da terra nel farle fare una giravolta su se stessa, scatenando così le sue proteste.
“Ehi, sta attento! Si può sapere che cos’hai bevuto prima di venire qui?!”
“Mione, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Il posto è mio, mi hanno assunto!” esultò il giovane Weasley senza accennare a lasciarla, ma sventolando il braccio poggiato sulla sua schiena, quello con il contratto di lavoro appena firmato.
Bloccata com’era dalle sue braccia forti che la stringevano, Hermione Granger non poté fare altro che sgranare gli occhi nocciola ed emettere un urletto eccitato.
“Mio Dio, Ron, è meraviglioso! Finalmente avrai un lavoro fisso!”
Scoppiò a ridere all’unisono con lui e ricambiò caldamente la stretta del giovane, il quale affondò il viso nei suoi capelli soffici, cingendole la schiena con entrambe le mani. Le sue labbra risalirono dolcemente a sfiorarle una tempia, come faceva sempre quando era in vena di coccole.
“Sì, Hermione. Ma il merito è solo tuo, che mi hai sostenuto in questo difficile momento” disse, facendola arrossire.
“Non dire sciocchezze” replicò allegramente la ragazza, staccandosi da lui e posandogli le mani sulle spalle con fare disinvolto “Ti sei fatto valere con quei signori, e loro hanno semplicemente riconosciuto le tue capacità. Ma ci pensi, adesso potrai guadagnare abbastanza per…” s’interruppe di colpo, mordendosi il labbro inferiore mentre un leggero rossore le imporporava le gote.
Il mago sorrise affettuosamente, passando le dita nei suoi capelli morbidi e cespugliosi. Annuì.
“Sì, Mione...per noi due...”
Poi accostò il viso al suo e la baciò, dapprima senza fretta, ma anzi assaporando la sua vicinanza fino in fondo. Hermione inclinò la testa da una parte, per accogliere meglio le sue labbra e ricambiare con trasporto quel contatto. Si sentiva appagata come mai prima d’ora, adesso la sua vita era perfetta, sentiva che non le mancava proprio nulla… Attraverso la mano posata delicatamente sul petto caldo di Ron poteva percepire i battiti rapidi del suo cuore sotto i vestiti, e allora seppe che anche per lui era lo stesso.
Ron interruppe per un attimo quell’atto appassionato, baciandole dolcemente prima la fronte, poi la guancia.
“Non credi che meriterei un premio per la mia bravura?” le sussurrò maliziosamente all’orecchio, ricevendo per tutta risposta un lieve cenno di assenso.
Hermione gli circondò le spalle con le braccia. Le mani del rosso si sciolsero dall’intreccio con i suoi crespi capelli e scesero verso il basso lungo la schiena in una tenue carezza, quindi risalirono dai fianchi sottili della ragazza alla vita, vagarono distrattamente sul suo seno, sostando infine sui primi bottoni del suo vestito estivo tempestato di fiori, giocherellandoci un po’ prima di slacciarli con un accenno di nervosa impazienza.
"Ron!" giunse, divertito e affettuoso, il rimprovero di Hermione tra le sue tenui risa.
All’improvviso Ron le passò una mano sotto le ginocchia, l’altra intorno alla vita, e la sollevò da terra senza compiere il minimo sforzo. Entrò nella camera da letto della ragazza e si sdraiò sopra di lei, attento a non schiacciarla col suo peso. Il vestito estivo sotto il tocco esperto delle sue dita si schiuse dolcemente, creando un contrasto di colori con le lenzuola candide sotto di loro. Hermione inarcò la schiena, permettendogli di liberarla degli ultimi indumenti rimastile addosso; infilò una mano sotto la maglietta del ragazzo e la sollevò a sua volta, passando sensualmente le dita sulla sua schiena levigata e facendolo rabbrividire. Emetteva di tanto in tanto dei piccoli gemiti ad occhi chiusi, e con le dita sottili gli carezzava senza sosta i capelli sparsi sulla nuca. Quando il piacere divenne troppo intenso da sopportare, gettò la testa all’indietro e gridò forte il suo nome.
La passione che li prese in quel momento fu quanto di più intenso, travolgente e inaspettato avessero mai sperimentato prima, e fece capire ad entrambi quanto intensamente avessero bisogno l’uno dell’altro. Dai tempi di Hogwarts era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato.
“Ti amo, Mione” il suo respiro umido e affannato sul viso, la fece rabbrividire e socchiudere gli occhi, ancora lucidi per via della lancinante passione appena provata e che per un po’ li aveva lasciati senza fiato né energie.
“Anch’io ti amo, Ron...promettimi che non mi lascerai mai...”
“Non lo farò. E' una promessa...”
Hermione sospirò e lo strinse ulteriormente a sé, con dolcezza, lasciandogli poggiare il capo sul suo petto senza smettere di accarezzargli i capelli.

****

Those reasons (Queste spiegazioni)
Those unkind words being expressed (Queste maleducate parole)
Oh...they'll get to you I promise one day (Oh...ti arriveranno, lo prometto, un giorno)
But maybe then it's too late for you to say (Ma forse è troppo tardi per te dirlo)
I knew it from the go (Lo sapevo fin dall'inizio)
'Cause, you know (Perchè, sai)
That's some miles away from the truth (E' lontano diverse miglia dalla verità)
Don't forget (Non dimenticare)

Marzo, 2003 – Correva lungo il marciapiede della stazione ricolmo di persone, chiamandola disperatamente per nome, calpestando con violenza le pozzanghere che si erano formate a causa della pioggia del giorno prima. Indossava solo un paio di jeans e una camicia abbottonata malamente sul davanti, i capelli fiammeggianti in disordine come quando si era appena svegliato.
Cercando d’intravederla in mezzo alla fiumana di babbani in procinto di partire, vagava senza sosta lo sguardo agitato intorno a sé, registrando vagamente i battiti frenetici del suo cuore che gli sconquassavano le pareti della gola. Ma era inutile, non riusciva a trovarla da nessuna parte. Possibile che se ne fosse già andata? L’aveva lasciato?
Le avevi fatto una promessa...
Il ventitreenne Ronald Weasley serrò gli occhi, mentre il ricordo di quella tiepida mattina di fine primavera attraversava come un lampo i suoi pensieri scossi. Il giorno che si erano fidanzati, e quando dopo aver fatto l’amore le aveva promesso di non lasciarla mai, a nessun costo. Tutto stava andando così bene, per un certo periodo si era sentito letteralmente l’uomo più felice della terra.
Il matrimonio era stato fissato per l’anno dopo, più o meno in quel periodo. A primavera, la stagione che Hermione preferiva in assoluto. Sarebbero andati a vivere a Hogsmeade, nell’appartamento che Ron aveva preso in affitto dopo aver lasciato la Tana. Si era illuso di aver raggiunto la perfezione con lei, la pace dei sensi, il cosiddetto nirvana.
Le avevi fatto una promessa, dannazione! si aggredì per l’ennesima volta, affondando le dita nei capelli in un gesto che sapeva di tormento.
Ancora non riusciva a capacitarsi di quello che era successo. Come, come aveva potuto tradire così la fiducia della ragazza che tanto amava, e che lo amava a sua volta? Teneva così poco a lei e ai suoi sentimenti? Eppure era così lampante: Ron Weasley e Hermione Granger erano fatti l’uno per l’altra, e nessuno poteva mettersi in mezzo a loro. Beh, non proprio nessuno. Lei, ad esempio, c’era riuscita egregiamente.
Lui l’aveva sempre saputo, sin dal loro primo incontro, su quel treno che adesso gliela stava portando inesorabilmente via. Per colpa sua adesso era tutto finito, distrutto, volatilizzato.
Sembrava trascorsa un’eternità da allora, eppure era successo appena due ore prima. Quando Hermione gli aveva detto che non voleva più vederlo, sputando quelle parole come se fossero state veleno. Dio, non avrebbe mai scordato la sua espressione, gli occhi grandi e sconvolti, quando aveva visto. Il profondo dolore che traspariva dalla sue iridi l’aveva annientato, facendolo sentire un verme.
Era uno schifoso egoista. L’amava, e nonostante questo, nonostante l’amasse alla follia, le aveva gratuitamente arrecato quell’immenso dispiacere, e tutto solo per uno stupido, puerile litigio di cui non ricordava più nemmeno il motivo. Sapeva solo che era successo meno di dieci ore prima, le peggiori della sua vita fino a quel momento...

****

Hey, what do you think of me now (Hey, che ne pensi di me ora?)
Am I not like I once were (Non sono come ero una volta?)
Still if you don't know me (Se ancora non mi conosci)
What's the story of this pen? (Qual è la storia di questa penna?)

Compì un passo in avanti, cercando di ricevere la sua attenzione, ma lei guardava altrove e sembrava assolutamente decisa ad ignorarlo, forse per sempre. Sospirò, e provò a farla ragionare dicendo:
“Ascolta, so che sei arrabbiata con me e ne hai tutte le ragioni, credimi, ma se tu mi dessi retta un attimo...”
“No, sei tu che devi darmi retta...sapevi quanto tenessi a questa occasione, eppure non hai fatto niente per arrivare in tempo. Tanto ormai l’ho capito...sei solo un insensibile e non te ne importa nulla di me, ma solo del tuo stupido impiego!”
La voce stizzita di Hermione Granger echeggiò per il parco deserto e spazzato dal vento serale, il luogo dell’appuntamento. Ron alla fine era arrivato, sì, peccato che l’incontro era stato fissato per le cinque, ovvero tre ore prima. Le fronde giallognole degli alberi si piegarono impercettibilmente, come vinte da quell’ostentata manifestazione di rabbia e delusione da parte della giovane donna.
Dopo aver espresso a voce alta e stridula quell’impietoso verdetto, Hermione tacque, il respiro sbuffante, i pugni stretti e il corpo sottile che fremeva sotto la violenta ondata di emozioni negative.
Ronald Weasley sostenne il suo sguardo irritato con espressione incolore, gli occhi azzurri privi d’inflessione di sorta. Solo se lei avesse prestato maggior attenzione all’ombra che aleggiava ora nel suo sguardo, avrebbe capito quanto quelle parole l’avessero colpito direttamente al cuore, incrinando impercettibilmente il perfetto equilibrio tra loro.
Ma come poteva dire quelle cose con tanta leggerezza, dopo tutto quello che aveva fatto per lei, dopo aver dimostrato di tenere a lei più di ogni altra cosa?
Il cielo nuvoloso sopra le loro teste rombava sordamente, grigio come il loro umore. Presto avrebbe cominciato a piovere.
“Lo pensi davvero?” domandò la voce asciutta del giovane Auror, che si accigliò leggermente.
Hermione deglutì, restando per un momento contraddetta dal suo atteggiamento distaccato. Cosa gli stava succedendo? Tuttavia annuì, senza cambiare espressione.
“Sì. Perché, Ronald, tu lo sapevi che potevi ferirmi mancando a questo appuntamento. Ne abbiamo parlato per settimane, ricordi? Io non posso accettarlo, soprattutto se penso che mi hai dato buca solo per restare in ufficio oltre l’orario in compagnia di Fleur Delacour...”
“Non stavamo facendo nulla di male!” esclamò il ragazzo scotendosi di colpo “Quando imparerai che Fleur fa parte della commissione di Auror giunti qui da Parigi, e che io ho ricevuto il compito di collaborare con loro?! Non lo faccio per divertirmi, non potevo rimandare l’incontro, era troppo importante!”
“Più importante anche della cena con i miei?” redarguì la ragazza, visibilmente offesa.
Ron deglutì.
“Mi duole ammetterlo, ma è così, Mione. Mi dispiace di non essere stato presente stasera, ma non potevo lasciare Fleur da sola...”
A quelle parole, Hermione emise una risatina spenta, piena di sarcasmo “Oh certo, lui deve restare con la bella bionda per tutta la sera, come ho potuto essere così insensibile da infischiarmene!”
“Dannazione Mione, finiscila!” sbottò il ragazzo, bruscamente.
La strega sussultò, fissandolo meravigliata. La voce che gli era venuta temporaneamente a mancare si abbassò di un’ottava risolvendosi in un sibilo inquietante, che le gelò il sangue nelle vene.
“Dannazione, mi vuoi dire perché? Perché, dopo tutto questo tempo...ancora non ti fidi di me?”
Gli occhi di Hermione vennero attraversati da un fremito, si sbarrarono. Il pesante silenzio scatenato da quella domanda durò a lungo, troppo. Iniziò cautamente a piovere. I capelli di entrambi s'inzupparono d’acqua piovana e rigagnoli sottili presero a scendere attraverso i loro visi ridotti come marmo. Quello di Hermione sembrava molto più bagnato, in verità.
Forse perché non era solo pioggia quella che scorreva sulle sue guance infreddolite, bagnandole gli occhi ricolmi di amara consapevolezza.
Forse c’era anche qualcos’altro, qualcosa che la ex-Grifondoro per via del suo infinito orgoglio non avrebbe mai ammesso.
Le trame di capelli rossi sulla sua fronte spazzate dal vento piovoso, il giovane mago le diede le spalle, improvvisamente freddo come il ghiaccio.
“Ci...ci vediamo...” mormorò, dopo una leggera esitazione.
Hermione avvertì qualcosa di appuntito penetrarle dolorosamente il petto. Se ne stava andando? La stava lasciando sul serio? Il panico le annebbiò la vista, e lei si ritrovò ad annaspare in una paura che troppo a lungo aveva tenuto a bada dentro il suo animo e che adesso si era liberata tutta in una volta, facendola precipitare nel più tetro degli incubi.
“R-Ron...aspetta, non...” provò a dire, compiendo due passi avanti, senza voce “...non lasciarmi...” ma il ragazzo, ancora voltato di spalle, non diede segno di averla sentita.
Era già lontano, quando lei trovò il coraggio di urlare il suo nome tra le vere lacrime che stavolta le solcavano il viso.

Ascoltami, le gioie non sempre sono gratuite
a volte i mondi si contendono gli spazi vuoti
di un deserto che non si vede,
ma senti che in fondo c'è e non è semplice
E vado via, per difendermi
ma ovunque andrò so che io ti penserò
sperando che per te sia identico

***

I guess you're not a stranger (Suppongo che non sei uno sconosciuto)
And I can tell you're not a friend (E posso dire che non sei un amico)
It might take a while, but I guess (Potrebbe volerci un po’, ma credo)
You'll manage waiting 'till then (Riuscirai ad aspettare finché poi)
Then when you confront me with your thoughts (Infine quando mi confronti con i tuoi pensieri)

L’alba non era ancora sopraggiunta interamente quando Hermione aprì gli occhi e si ritrovò nel suo letto, sola. Non che avesse dormito granché quella notte. Il violento litigio con Ron della sera prima l’aveva scossa molto, impedendole di pensare ad altro che non fossero stati i suoi occhi cupi e le sue parole ferite. Il suo addio…stava facendo sul serio quando gliel’aveva detto?
Un brivido la colse e sospirando scivolò a sedere sulle coperte – che erano sempre così ruvide e fredde quando lui non restava a dormire a casa sua – si circondò le ginocchia con le braccia, poggiandovi il mento e socchiudendo tristemente gli occhi.
Forse aveva esagerato con lui? Probabilmente…anzi, quasi sicuramente era così. Perché adesso, a distanza di ore, sapeva di aver commesso una sciocchezza, ad aggredirlo senza un motivo valido. E improvvisamente si sentì molto sciocca. Per riparare avrebbe dovuto subito correre a casa sua e chiedergli scusa. Sì, era proprio quello che avrebbe fatto. Ron sarebbe stato felice di rivederla e l’avrebbe perdonata subito per aver perso stupidamente la calma, ne era sicura.
Animata da questo nuovo proposito e sorridendo di nuovo, Hermione scese dal letto. Entrò in bagno per farsi una rapida doccia, si cambiò d’abito e lisciò i capelli con uno speciale Incantesimo Lisciante e Risplendente molto efficace. Doveva risultare perfetta quando il rosso avrebbe aperto la porta di casa e se la sarebbe ritrovata senza preavviso davanti...
Con l’euforia che le cresceva dentro a ritmo scalpitante, Hermione si materializzò in fretta e furia di fronte casa di Ron. Salì di corsa i gradini e suonò il campanello, impaziente di riabbracciarlo. La porta si aprì e lei socchiuse la bocca per parlare, richiudendola subito dopo. Fleur Delacour inarcò le biondissime sopracciglia nel riconoscere la ragazza accigliata e palesemente seccata di fronte a lei.
“Tesoro, Hevmione, ma che bella sorpresa…” calcò volutamente la r moscia sul suo nome, solo per il piacere di vederla infuriarsi ancora di più.
“Dov’è Ronald? E cosa diavolo ci fai tu qui, chi ti ha invitato? Spostati” ordinò secca la ragazza dopo averle rivolto scortesemente quelle domande, e avvertendo nel contempo un brutto presentimento, una sorta di vuoto alla bocca dello stomaco.
“Dov’è Ron...?” ripeté, ora non più tanto sicura di sé. Fece per spingere Fleur da una parte, ma la bionda non glielo permise, sbarrandole la strada.
“Hermione, sc’è una cosa che devi sapere su noi due..."
“E cosa sarebbe?” ribatté l’altra a voce alta e tesa, ostentando una parvenza di sicurezza e sprezzanteria che proprio non sentiva di possedere.
Fleur sorrideva senza sosta, maliziosamente.
“Ieri il tuo ragazzo era davvero a terra per colpa dell’ingiusto trattamento che gli hai riservato...e così, in qualità di sua amica, ho pensato di consolarlo un po’...è stato molto piascevole, per entrambi...”
Fu come se il vetro trasparente che ricopriva e proteggeva i suoi stabili sentimenti per Ron si fosse incrinato e, dopo una breve pausa, infranto rumorosamente disintegrandosi in mille e più pezzi. Adesso era completamente senza difese. Lo stomaco le si contorse dolorosamente e la sensazione di nausea in pochi secondi si acuì. Hermione indietreggiò inconsciamente come vinta dalle sue taglienti parole, il cuore che le balzava direttamente in gola minacciando di uscire fuori da un momento all’altro.
“Non è vero” mormorò, accorgendosi solo ora che Fleur non indossava i suoi vestiti, ma soltanto una maglietta molto larga che era sicura non le appartenesse in alcun modo.
I suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. La strega mora si ritrovò a dimenare incredula la testa, in preda alla rabbia e a qualcosa di non meglio definito, forse, cocente delusione.
“Non è vero, lui non mi farebbe mai una cosa simile, io non ti credo! Bugiarda!”
“Mione, che ci fai tu qui?”
Entrambe le ragazze si voltarono verso l’interno dell’abitazione. L’aria visibilmente perplessa e con indosso solo i pantaloni del pigiama e la canottiera, Ronald Weasley incontrò lo sguardo gelido e consapevole della sua fidanzata e a quel punto impallidì.
“M-Mione...” balbettò, tendendo le mani verso di lei “Aspetta, n-non è come credi...”
Lei non rispose, l’espressione indecifrabile. Gli diede bruscamente le spalle e scese velocemente i pochi scalini, incurante dei suoi richiami.
Si ritrovò a correre disperata lungo il marciapiede, la vista annebbiata dalle sue stesse lacrime che dopo l’iniziale impossibilità ad accettare la nuova realtà che si era venuta a creare avevano preso a raggrupparsi nel suo sguardo vitreo e assente, perso nel vuoto.
Non è vero...Ron, dimmi che non è vero…dimmi che non mi hai fatto questo...
“Mione! Aspetta, ti prego!”
La voce del rosso la raggiunse dopo qualche minuto di corsa senza fine. Hermione si sentì afferrare per un braccio e girare a forza verso di lui. Ron aveva lo stesso aspetto trasandato e in disordine di poco prima, solo che adesso indossava la camicia del pigiama aperta sul davanti sopra i jeans. La mano stretta attorno al braccio di Hermione tremava visibilmente. E aveva quel dannato profumo, la fragranza pungente di Fleur addosso.
“Non andartene...” ansimava ancora per la corsa, gli occhi azzurri imploranti “Ti prego, io non…per favore...”
Lei si distolse con rabbia, nauseata da quel pietoso tentativo di giustificarsi, e indietreggiò di un passo mentre le lacrime si prosciugavano sulle sue gote pallide.
“Non toccarmi” sibilò, gelida “Mi fai schifo...”
Ron sbarrò gli occhi, lasciando ricadere la mano inerme lungo un fianco.
Hermione contrasse spasmodicamente la mascella, mordendosi con forza il labbro inferiore fino a sentire dolore. Aveva voglia di vomitare, la testa le girava. Il suo cuore gocciolava sangue rosso porpora.
Io ci avevo creduto...ci avevo creduto per tutto questo tempo, ma tu hai rovinato tutto... Pensieri permeati dal rancore e dal risentimento, che ella non ebbe il coraggio di esprimere a voce alta, tanta era la vergogna di se stessa, per essere stata così stolta.
“Io e te non abbiamo più nulla da dirci” sussurrò, amareggiata.
Ignorando quell’ultimo commento, Ron si fece improvvisamente avanti e la catturò tra le braccia, sbattendo con veemenza le labbra sulle sue, costringendola a premere le mani contro il suo petto per non restare schiacciata dalla sua foga e ricambiare malgrado tutto quel fugace bacio.
“Lasciami, bastardo!” gridò Hermione, spingendolo via bruscamente e schiaffeggiandolo su una guancia, avvertendo sin da subito un acuto dolore alla mano che tuttavia mascherò alla perfezione.
“M-Mione...”
Ron portò lentamente le dita a sfiorarsi la guancia offesa, incredulo. La ragazza strinse con forza le labbra tra i denti. Dopo il primo istante d’indugio grosse lacrime avevano preso a rigarle copiosamente il volto, senza accennare a fermarsi.
“Ti odio...non provare a cercarmi, non voglio più rivedere la tua faccia finché avrò vita!”
“Hermione, aspetta...” protestò Ron, prendendola nuovamente per un braccio ma senza esercitare alcuna pressione. La sua voce era stanca e piena di rassegnazione “Dove vuoi andare?”
La risposta giunse bassa e disgustata “Non m’importa dove. Mi basta che sia il più possibile lontano da te...”
Il rosso le lasciò andare rapidamente il braccio, quasi la sua pelle scottasse. Hermione esitò, poi gli diede le spalle e corse via, stavolta senza essere fermata.

***

You may think I don't notice (Puoi credere che non osservo)
Don't get a bit hurt by what you do (Che non mi ferisce quello che fai)
I ask you to please think of (Ti chiedo per favore di pensare)
What I've done to you (Cosa ti ho fatto)

Marzo 2003 – Il fischio acuto e prolungato del treno lo risvegliò da quei nebulosi e ancora scottanti ricordi. L’aveva già delusa una volta, non poteva permettersi di farlo ancora. Non ad Hermione, non alla donna che amava.
Ron correva parallelamente al treno col capo rivolto verso l’alto, cercando di scorgere un viso familiare attraverso i finestrini chiusi dei vari scompartimenti. Era certo che Hermione sarebbe partita con quel treno, non sapeva perché ma se lo sentiva dentro.
Infine, ormai disperando di ritrovarla, si piantò al centro della banchina gremita di gente e non sapendo più che altro fare gridò a pieni polmoni il suo splendido nome, ignorando le occhiatacce rivoltegli dai passanti.
“Hermione! Hermione, dove sei?!”
La ragazza aprì gli occhi “Ron...?” sussurrò.
Non può essere...
Per un attimo fu assalita dal dubbio che quella voce che la chiamava angosciosamente fosse soltanto un frutto della sua immaginazione. Ma poi la sentì di nuovo, e non riuscendo tuttavia a crederci si sporse oltre il sedile e cercò invano di aprire il finestrino, il cui vetro era serrato ermeticamente per ragioni di sicurezza.
“Ron!” cominciò a battere i pugni contro la superficie traslucida “Sono qui! Guarda in alto, sono qui!”
Proprio sotto di lei, di fianco ai binari, il mago dai capelli rossi la chiamava, tenendo le mani alzate di fronte a sé e muovendo senza sosta le labbra, ma a lei giungeva solo un confuso mormorio per via del vetro doppio che li separava.
Non l’aveva vista e non poteva sentirla. Quella poteva essere l’ultima occasione loro concessa per parlarsi...sì perchè, nonostante tutto, in fondo al cuore Hermione sperava ci fosse un perché al suo gesto, una spiegazione razionale e plausibile a tutto quel dolore.
“Ron! Ro...”
All’improvviso però smise di chiamarlo così come aveva cominciato, cambiando espressione e artigliando inconsciamente il vetro con le dita. No, pensò amaramente...il fatto che lui fosse venuto fino alla stazione babbana a cercarla, chiamandola senza remore tra la folla, non cambiava le cose. Era inutile e stupido crearsi illusioni, fare finta che non fosse accaduto nulla, era come tentare di rincollare tra loro i pezzi infranti di un mosaico ormai irrimediabilmente rovinato. Ed Hermione Granger sapeva bene che se fosse scesa da quel treno per ascoltare le sue spiegazioni, ammesso ce ne fossero, dopo non avrebbe più trovato il coraggio per andarsene e lasciarlo di nuovo.
E’ ancora troppo presto, amore mio...
La mano posata sul finestrino si staccò lentamente e solo dopo una lunga e dolorosa esitazione, lasciando al suo posto una traccia di condensa indelebile sul vetro, nel suo cuore.
Un giorno...
Hermione sospirò profondamente e tornò a poggiare la nuca allo schienale del sedile, sorridendo a prezzo di un enorme sforzo mentre teneva gli occhi chiusi, per impedire alle lacrime di versarsi ancora sulla fragile superficie del suo animo. Un giorno, in un modo che lei non immaginava o magari nemmeno voleva conoscere, non ancora…un giorno, forse, si sarebbero ritrovati. Quando entrambi sarebbero cresciuti, maturati e pronti ad ammettere i propri difetti ed errori, allora tutto sarebbe tornato come prima. Forse...

Please search inside and let me know (Ti prego cerca dentro di te e fammi sapere)
If I've done something wrong I guess I'll go (Se ho sbagliato qualcosa credo che me ne andrò)
Far (Lontana)
Hidden (Nascosta)
Never to be found (Per mai essere trovata)
Just let me know (Solo fammi sapere)
Then I'll go (Poi me ne andrò)

Con un ultimo fischio più lungo e intenso degli altri, le ruote del convoglio cominciarono a muoversi, dapprima lentamente, cigolando, poi sempre più velocemente.
“No...”
Ronald Weasley sentì le proprie gambe cedere la loro energia tutta in una volta e ritrovandosi di colpo svuotato si lasciò scivolare in ginocchio sul terreno, i ciuffi sudati cosparsi disordinatamente davanti agli occhi, graffiando l’asfalto con le unghie. Era tutto finito. Era arrivato tardi. Aveva perso Hermione. La sua Hermione...
Ignaro, il treno lasciò la stazione, si staccò dall’ultimo tratto di banchina rimasto e ben presto acquistò velocità, scomparendo all’orizzonte avvolto da una perlacea nube di fumo.



Then I'll go… (Poi me ne andrò…)

Fine?


[1] La frase di Hermione è tratta da una citazione contenuta ne “Il barone rampante” di Italo Calvino.


Nda: Iniziamo subito col dire che anche se non ho letto il sesto libro immagino che la Rowling abbia ufficialmente messo insieme Fleur Delacour con Bill Weasley. Questa one-shot era più che altro legata al quarto libro, che contiene un mezzo triangolo tra Hermione/Ron/Fleur, eccettuando Krum^^. Come ho detto la one-shot prevede un seguito, una trama molto più vasta e intricata a cui sto lavorando da diversi mesi e che trova al suo interno un posto anche la vicenda di Ron e Hermione. Perciò, nonostante la one-shot sia fine a se stessa, presume un sequel che prima o poi scriverò. E un ritorno, che prima o poi ci sarà.


La mia personalissima locandina basata sulla one-shot

Vi autorizzo a non farvi scrupoli, qualunque cosa pensiate di questa shotty molto triste e malinconica, se non è stato ben chiaro il finale, scrivetemelo pure e io sarò lieta di darvi le dovute spiegazioni. Orsù, non siate timidi, COMMENTATE!!! Grazie!



**** PICCOLO SPAZIO PUBBLICITARIO ****

I miei lavori:

She will be loved
Personaggi: Ginny Weasley.
Riassunto: Il passato la tormenta. Il futuro la spaventa. Da quasi quattro anni Ginevra Weasley è sicura che nessuno potrà mai ridarle la gioia di vivere, finchè un incontro particolare e inaspettato non sconvolgerà la sua solitaria esistenza, donandole forse un barlume di speranza...

Destined hearts
Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley.
Riassunto: Grifondoro e Serpeverde: un'eterna lotta ai limiti della sopportazione. Ma le cose stanno per cambiare a Hogwarts, specialmente per due ragazzi di nostra conoscenza...

Heaven out of hell
Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Riassunto: Un amore profondo e proibito lega il Serpeverde Draco Malfoy e la Grifondoro Virginia Weasley, un amore segnato da inevitabili difficoltà e timori. Riuscirà l'avvenente biondino a liberarsi di tutti i pregiudizi legati al suo nome e alla sua famiglia, e a rinnegare perfino le sue origini per amore? E che succede se Ginny scopre di essere stata ingannata dalla persona che più ama al mondo?

Silvered Moonlight
Personaggi: James Potter, Lily Evans.
Riassunto: Tutto iniziò con un litigio, seguito da un bacio...sarebbe potuta finire lì, se non fosse stato per quel piccolo, insignificante particolare...

When September ends
Personaggi: James Potter, Lily Evans.
Riassunto: Una decisione presa per amore. Una decisione presa per lei, che era la sua unica ragione di vita. E non solo...


**** COMING SOON ****

Prossimamente sui vostri schermi:

Everything she wants
Personaggi: Lily Evans, James Potter, Sirius Black

Se voleste, un giorno, leggerle e lasciarmi una vostra opinione spassionata, mi fareste felicissima! Grazie!
Alla prossima!
Ginny85.

Harry Potter © J. K. Rowling
Maybe I’ll go © Lene Marlin
Ovunque andrò © Le vibrazioni

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ginny85