La
teneva ancora stretta tra le sue braccia. Era una sensazione
così bella, eppure
così diversa rispetto a quella di duecentodieci anni fa.
Più
pura.
Perché
Renesmee non apparteneva a nessun altro… Se lui avesse
voluto sarebbe stata sua
per sempre. E lui lo voleva, con tutta l’anima. I suoi dubbi,
le sue incertezze
non c’erano più e adesso era sicuro di non amare
il ricordo, di non amare solo
gli occhi di quella ragazza che tanto somigliavano a quelli della
madre.
Di
lei amava anche i lunghi riccioli color bronzo che le ricadevano sulla
schiena,
la bocca a forma di cuore, la sua espressione quando lui cercava di
avvicinarsi. Ma in quel momento, mentre la teneva stretta al suo petto,
sentiva
che l’espressione di Renesmee non era quella che vedeva tutte
le volte.
Era
diversa.
“Andiamo…
Sei bagnata fradicia. Ti presto qualcosa di
asciutto…” lei si scostò.
“D’accordo,
ma non ci prendere l’abitudine” Liam si
girò verso di lei, incerto. “A che
cosa?” lei inarcò le labbra in un sorriso
beffardo. “A questi abbracci…”
“Non
ti preoccupare. Non pensavo di farlo” il sorriso di Renesmee
scomparve dal suo
viso. “Ehi, che c’è?”
“Chi era quel vecchio?” Liam non sapeva cosa dirle.
Restò
immobile, piantato con i piedi nel marmo bianco della strada.
“Un
pazzo, a cui non sto molto simpatico… Nessuno gli sta
simpatico” la prese per
mano e la condusse velocemente verso casa sua.
Quando
Renesmee vide la casa di Liam, rimase allibita.
Era
di marmo bianco, come tutto in quella città. Ma gli
ornamenti, le persiane e
qualsiasi altro dettaglio, era viola. “Perché
viola?” domandò curiosa
giocherellando con la giacca di pelle che le aveva dato il vampiro.
“Le
domande vengono dopo…” sorrise. “Giusto,
è il patto…” “No,
l’appuntamento”la
corresse. Lei si sentì ribollire. Non sapeva se per la
rabbia o per un altro
sentimento mai sperimentato prima. “Non sapevo che i vampiri
arrossissero…” lei
si coprì il viso con la sciarpa nera che si era portata e
che fino quel
momento era servita a ben poco. “Ah
giusto… tu lo sei solo per metà” un
sorriso a metà tra la compassione e qualcos’altro,
si dipinse ben presto sul suo viso. “Non devi avere
compassione…” “Io capisco
quello che hai provato. Anche la mia famiglia…”
“… che è anche la famiglia di
mia madre” lo interruppe lei. “Beh
sì… Anche gli Swan sono complicati in fatto
di specie. Soprattutto io. Noi siamo diversi Renesmee, e non ce ne
dobbiamo
vergognare. Dobbiamo sempre essere fieri di esserlo” la aveva
portata sotto
alla tettoia viola. “Ma tu… sei un vampiro. Sei
morto. Almeno questo lo sai… Io
invece cosa sono? Sono viva o morta? Il mio cuore batte, ma
è diverso… è tutto
diverso…” una lacrima le scivolò
giù dalla guancia. Liam la raccolse subito con
la punta dell’indice. “Non riesci a capire che
questo non importa? A me importa
solo che il destino ci abbia fatto incontrare. E che adesso siamo qui
insieme.
Non ti amo nel ricordo di tua madre, Renesmee. Ti amo e
basta” avvicinò le sue
labbra quanto bastasse per sfiorare quelle della ragazza. Un fremito
percorse
la mezza vampira. Qualcosa di mai provato.
Si
scostò velocemente e sul volto di Liam si fece strada la
delusione. Una
delusione profonda. Quella Renesmee la conosceva fin troppo bene. Per
quanto si
sforzasse di scacciare via l’idea, non ci riusciva. Lei ed il
ragazzo là
davanti erano unici.
“Te
l’ho detto e te lo ripeto… Non ti ci
abituare” lui, amareggiato, si voltò di
nuovo. “A cosa stavolta?” “A
questo” si avvicinò a lui.
In
una frazione di secondo si ritrovò a baciare Liam Swan. Si
erano conosciuti
solo quella mattina, dannazione! Non poteva succedere tutto
così in fretta. Le
loro labbra sembravano fatte per combaciare come due pezzi di un
puzzle.
Unici.