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Autore: Mex    11/09/2010    2 recensioni
Una storia ambientata nella campagna inglese qualche anno dopo la sconfitta definitiva di Napoleone.
Una ragazza che si mimetizza in una società soffocante ed un uomo che trasgredisce ogni regola del viver civile, si scontreranno in un ambiente assolutamente parziale.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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 Capitolo 13    

C’era un tempo da lupi.
La leggera pioggerellina ghiacciava le ossa e la fitta nebbia che avvolgeva i Docks non faceva vedere più di due o tre passi avanti a sé. I pochi lampioni non riuscivano a fare breccia nel buio di quella notte senza luna. Nessuno si era arrischiato ad uscire quella sera, si vedeva solo passare raramente qualche figura, avvolta ben bene nei suoi logori indumenti, che si dirigeva frettolosamente a qualche bisca o taverna poco raccomandabile.
Un’ombra si stagliò in fondo alla via, il ritmico incedere risuonava per tutto il molo, quasi fossero i rintocchi di una pendola che segnava la spettrale ora di mezzanotte.
Odiava uscire con quel tempo ma cosa poteva farci se il contatto si era fatto vivo dopo ben tre mesi, fissando l‘appuntamento proprio per quella notte.
Non poteva non farsi trovare.
Si strinse ancora di più nel cappotto di fustagno. A prima vista poteva sembrare un comune scaricatore di porto con gli spessi pantaloni rattoppati, quel cappotto informe, una sciarpa che gli copriva più di metà viso ed un berretto sudicio sulla testa, ma la barbetta e i capelli tagliati all’ultima e il costoso sigaro che stava fumando contraddicevano l’abbigliamento appena descritto.
Si appoggiò all’angolo di uno degli edifici ricoperti di muffa per l’umidità. Non si sentiva nulla se non lo sciabordio dell’acqua contro le chiatte e i moli.
Tirò una lunga boccata. Aspettava con ansia la fine di quella nottata, poi, finalmente, sarebbe potuto tornare dalla sua Anne. La poteva vedere in quel momento, mentre fissava la nebbia inconsistente.
Senza dubbio era sdraiata nel loro letto, addormentata, con la bocca che tanto amava socchiusa e le lunghe ciglia bionde appoggiate sulle guance.
Lui sarebbe arrivato, si sarebbe spogliato senza fare rumore, si sarebbe infilato sotto le coperte e l’avrebbe presa tra le braccia iniziando a baciarla prima lentamente, poi quando lei avrebbe aperto gli occhi, fissandolo con quelle sue due voragini azzurre, ci avrebbe messo più passione. Avrebbero fatto l’amore a lungo e con dolcezza fino che lei non fosse stata completamente stanca e appagata, poi lui avrebbe appoggiato il capo sul suo ventre ascoltando in movimenti della piccola creatura che cresceva dentro il corpo di sua moglie.
Colpì leggermente il sigaro con il dito per far cadere la cenere. Aveva ventitre anni, era sposato da un anno con una dolce e amata donna della sua vita, più giovane di lui di quattro anni, aspettavano un bambino e aveva un’ottima prospettiva di fare carriera. Cosa poteva volere di più dalla vita.
Dei passi risuonarono sul selciato. Lui si voltò non riusciva a vedere bene chi fosse a causa di quella odiosa nebbia, lo riconobbe semplicemente perché zoppicava.
“Era ora, è più di un quarto d’ora che ti aspetto.”
“Ho fatto tardi, mi dispiace. Seguimi”
L’inflessione cockney era marcata e quando lo oltrepassò per fargli strada, sentì un misto di rum di scarsa qualità, sudore e tabacco scadente. Un fetore che neanche l’aromatico profumo del sigaro riusciva a coprire.
“La prossima volta vedi di essere puntuale, ho ben altro da fare che aspettarti” la visione di un corpo nudo che lo accoglieva gli passò davanti agli occhi, ma quando svoltò l’angolo l’apparizione fu sostituita da quattro uomini.
Capito immediatamente di essere stato tradito cercò di estrarre il pugnale che aveva nel retro dei pantaloni e di ritirarsi.
Fu agguantato rudemente per il cappotto, strattonato indietro, cadde tra mani sudice dei suoi aggressori.
Il braccio gli fu torto e il pugnale si perse tra il sudiciume che invadeva la strada.
Il berretto volò a terra, mentre lui cercava di dibattersi, di fuggire.
I piedi scivolavano sul lastricato bagnato, spruzzi di fango venivano sollevati fino a macchiargli il viso dai tratti nobili, anche se ancora un po’ infantili.
Le unghie si spezzarono contro il muro cercando di resistere o affondarono nella pelle degli uomini.
Calci e pugni vennero sferrati, colpendo mascelle, stomaci e petti, provocando ossa rotte e sangue.
Si dibatteva, si batteva, si difendeva disperatamente.
Fu inutile. Lo presero e lo trascinarono via con loro.
Non pensò alla missione né a quello che avrebbero potuto carpire da lui, il suo fu un unico grido disperato, silenzioso: “Anne!”
Cinque ore dopo un corpo martoriato dalle botte scaricato davanti alla porta di Lord Sinclaire al numero 12 di Grosvenor Square.

La porta si aprì con delicatezza. Non fu tanto il leggerissimo cigolio che lo svegliò quanto le risatine sommesse che le sue due visitatrici emisero.
“Shhhh”
Salirono con fatica sull’enorme letto e, gattonando, si avvicinarono al padre. Due teste si sporsero sulla sua spalla per controllare se dormisse. Un repentino movimento del braccio le fece sbilanciare in avanti e furono bloccate sul petto muscoloso da un abbraccio soffocante.
“Papà, non respiriamo”
Lui fece finta di continuare a dormire.
“Papà, non fare finta. Non stai dormendo!” Anjuli iniziò a tirargli il naso.
“Sì che sto dormendo. Non vedi? Ho gli occhi chiusi”
Zaira scese a fargli il solletico ai piedi. “No, papà! Stai parlando e adesso ridi perché ti faccio il solletico. Lo dice anche Miss Jenny che non dormi”
Miss Jenny era la uova bambola della bambina che a volte tirava in causa per dare forza ai suoi ragionamenti.
Logan si tirò su di scatto facendo rotolare sul materasso le figlie sghignazzanti.
“Miss Jenny è una spiona”
Le risate si fecero ancora più alte.
Chiese che ore fossero e gli risposero che era mattino inoltrato. Si sedette sul bordo del letto e si prese il viso tra le mani. Aveva deciso di riposare solo un paio di minuti dopo aver vegliato tutta la notte e invece erano passate quasi sei ore. Si stropicciò energicamente gli occhi. Si voltò verso le bambine che avevano iniziato a saltare sul letto.
“Sapete qualcosa di Miss Flanigan? I suoi zii sono già in piedi?”
Fu Zaira che gli rispose: “Sì, sei tu il dormiglione. Tutti in piedi. La Signora Stevenson dice che Miss Amelia sta un po’ meglio anche se ancora non si è svegliata e ha la febbre- gli atterrò accanto sulle ginocchia- Ah papà è venuto un signore, noi lo abbiamo visto dalla finestra della nostra stanza, vero Anjuli?”
La sorella confermò, mentre lisciava la vestina della bambola di pezza.

Si stava dirigendo verso l’ala riservata agli ospiti. Per farlo doveva attraversare per la lunghezza la casa. Dall’ala ovest a quella est, passando per la galleria.
Questa era una lunghissima stanza rettangolare con pareti rivestite con una boiserie in mogano scuro risalente al XVII secolo, quando importare novità dalla Francia non era ancora considerato alto tradimento. Uno dei lati lunghi era inframmezzato da finestra in bovindo che avrebbero inondato di luce quella tetra sala se non fossero state coperte con pesantissime tende di un rosso cupo. Ma quello che rendeva veramente inquietante non era né la spettrale penombra, né lo scricchiolio del parquet intarsiato, il vero problema erano quegli occhi fissi e morti che scrutavano e giudicavano chi aveva la sventura di passare da lì.
Logan odiava quella sala, fin da quando era ragazzino. Tutti quei visi di grandi statisti, vescovi, ammiragli, generali, capi famiglia, donne eleganti, bambini composti, immortalati per sempre creavano nelle generazioni la sua stirpe.
Da bambino, quando combinava qualcosa, il precettore lo trascinava per un orecchio davanti a quelle persone e gli diceva:
“I vostri antenati vi guardano. Con il vostro comportamento state infangando l’onore di secoli”
Dopo venticinque anni si sentiva ancora a disagio. I volti più o meno simili ai suoi lo scrutavano e lo giudicavano spassionatamente come aveva fatto sua madre. Accelerò il passo ma non volle distogliere gli occhi, sarebbe stata una sconfitta.
Poi lo vide, si ricordava ancora quando avevano posato per quel quadro tutti e quattro insieme, uno dei pochi momenti uniti. Adesso eccolo lì quel quadro di modesta fattura appeso insieme agli altri, ma con la parte destra abilmente camuffata. Se lui non avesse posato per quella tela non si sarebbe accorto che uno dei due ragazzini a cavallo era stato sostituito con un bellissimo cipresso.    
Una risata spontanea ed irrefrenabile lo scosse tanto da doversi appoggiare al pannello di legno.
Gli fu difficile frenarsi anche quando James gli si avvicinò dicendo che lo aveva cercato per tutta la casa.
“Milord, c’è un ospite che desidera vedervi”
Si asciugò gli occhi con il palmo della mano: “Sì, le bambine me lo hanno detto. Lo vedrò più tardi, James. Adesso stavo andando a trovare Miss Flanigan”
“Milord, ha detto che è urgente. Il suo nome è William Dunham”
Il riso scomparve immediatamente dal volto del Duca: “Quando è arrivato? Dov’è?”
Il maggiordomo continuò come se non si fosse accorto del repentino cambio di umore: “Circa venti minuti fa. L’ho fatto accomodare in biblioteca, sembra avere molta fretta. Non ha accettato niente, vuole solo vedervi e anche con una certa insistenza, se me lo permettete”
Fece un profondo respiro: “Sì, è tipico di lui. Obbedienza e rapidità questo è il suo motto- si voltò per tornare indietro e raggiungere le scale- James, vai a vedere se i Stevenson hanno bisogno di qualcosa- fece ancora alcuni passi e poi si voltò nuovamente- Non voglio che nessuno ci disturbi. Nessuno, nemmeno le mie figlie”

Non entrò in biblioteca, vi irruppe. La porta sbatté, facendo sussultare e guardarsi l’un l’altra le cameriere che si affaccendavano nelle stanze vicine. Mortalmente furioso, si fermò a scrutare quell’uomo che comodamente lo guardava dalla sua poltrona, bevendo il suo Xeres.
“Dunham, bastardo, ne hai di coraggio per farti rivedere!”
L’uomo non si scompose né si alzò. Era una persona di aspetto molto comune ed era impossibile definire la sua età precisa. Folti capelli di un biondo insignificante incorniciavano un viso anonimo, con tratti ben proporzionati né marcati né delicati. Non era né alto né basso, né grasso né magro e i vestiti erano di buona fattura. Quando parlò lo fece senza nessun tipo di accento, ma per la maggior parte non parlava quasi mai.
Tutti facevano lo sbaglio di prenderlo per un sempliciotto e la maggior parte se ne era pentita. Nulla sfuggiva a quell’uomo, né una parola, né un gesto, né uno sguardo.
Si voltò leggermente per guardare il Duca furioso: “Andiamo, Jimmy, non vorrai rinvangare quella vecchia storia?”
Logan lo sollevò di peso per i baveri ed iniziò a scuoterlo: “Vecchia storia, fottuto bastardo? Mi hai mollato nella merda, quando ti bastava una parola per farmi uscire dai casini? Una singola parola!”
William per nulla intimorito lo guardò dritto negli occhi: “Tu sai quali sono le regole, Jimmy. Non potevo fare nulla per aiutarti e, comunque, mi sembra che dopo tu sia stato ben ricompensato. Ti devo, forse, ricordare come hai ottenuto la Fenix?”
Logan lo lasciò andare all’istante.
Bruciante umiliazione lo invase, aveva accettato il denaro piuttosto che tornare a casa strisciando e si era legato indissolubilmente a Dunham e a tutto quello che rappresentava.
“Cosa ci fai qui?”
“In fondo sei sempre stato una persona ragionevole, Jimmy- disse l’ometto aggiustandosi la giacca- anche quando eri un ragazzino”
Prima o poi ti faccio ingoiare quel “Jimmy”
“Sono qui per richiamarti in servizio. Ordini del grande capo. Dovresti essere contento. Complimenti per il vino, eccellente”
Redbourne lo guardò sospettoso, gli ordini non potevano cambiare così repentinamente: “Sono stato mandato in vacanza forzata neanche un mese fa e adesso tu arrivi e mi dici che devo tornare in servizio? Dov’è Josh?”
L’altro si strinse nelle spalle: “È stato imprudente ma almeno non ha detto niente, o almeno, così sembra”
“Che cosa significa?”
“Significa che l’informatore non era affidabile, è caduto in trappola. Ce lo hanno restituito questa mattina”
Redbourne chiuse per un attimo gli occhi cercando di calmarsi per evitare di strangolare seduta stante quell’ometto. Aveva visto Josh una sola volta, un ragazzino raggiante ed entusiasta che non sapeva neanche in che guaio stesse cacciando lui e la sua giovane sposa di cui parlava senza posa.
“Cosa c’è sotto? Qual è la verità? Perché l’impiego di Simons in una questione così delicata. Perché non sei andato tu?”
L’altro iniziò ad accarezzarsi i corti baffetti: “Un mese fa ci è stato riferito che uno degli informatori non era sicuro. Abbiamo mandato Simons, Barclay e Lee ad accertarsene”
La rabbia montò incontrollabile dentro Logan.
Alzò il pugno per colpire Dunham che lo fissò con un sorrisetto maligno, se lo avesse colpito, sarebbe stata la sua fine, e il bastardo lo sapeva bene.
La sua collera si abbatté sul tavolino accanto a lui con sopra un vaso Ming.
La miriade di pezzettini di porcellana sparsi sul tappeto non furono sufficienti, comunque.
“Hai condannato quei ragazzi a morte senza neanche pensarci. Sapevi che non sarebbero stati in grado di gestire la situazione in caso di pericolo!”
“Non tutti, solo uno. Il caso ha voluto fosse Simons. Non potevamo rischiare te o uno del tuo livello. Quei ragazzi sono delle pedine. Non farmi passare per il mostro del momento. Sanno che è così. Lo sapevi anche tu agli inizi. Non c‘è mai stata nessuna differenza”
Crollò su di una sedia.
È vero. Maledettamente, fottutamente vero!
“Abbiamo bisogno delle tue doti di trasformista per un po’. Tieni, qui ci sono tutte le istruzioni. Perciò liberati di qualsiasi impegno, inventa una scusa per le tue pargole e vai a trovare la tua amante per un‘ultima botta d‘addio. Questo ha la massima priorità, come sempre. Arrivederci, Jimmy”
Riprese il cappello e uscì dalla porta-finestre lasciando Jimmy alle prese con la busta che gli aveva gettato in grembo.


Ringraziamenti:

-Elfa Sognatrice: Stai perdendo il tuo potere di previsione o mi sto inventando cose troppo assurde? Questi favolosi suggerimenti, comunque, me li tengo magari per più avanti o per qualche altra storia. Già mi immagino la reazione che avrebbe avuto Amy ne trovarselo do fianco!!! Magari meno prevedibile quella di Logan!. Aspetto quello che mi scriverai su questo capitolo. Ciao

-Per i 17 che hanno inserito la storia tra i preferiti i 15 in seguiti e Lisa23 che l'ha anche "ricordata": Grazie mille! Sarei tanto contenta se mi diceste cosa vi piace nella storia e la vostra visione generale. Comunque vi ringrazio ancora tantissimo per seguirla con costanza.
- Per chiunque legga: Arrivederci al prossimo capitolo! E ricordate che mi serve sempre un suggerimento per la trama! Ciao
  
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