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Autore: mamogirl    15/09/2010    3 recensioni
"This Power is greater than the forces of nature."
Brian e Nick. Frick e Frack.
Una forte amicizia che, con il trascorrere del tempo, si é trasformata in un sentimento molto differente e molto più profondo.
Ma il loro rapporto potrà durare nonostante un ritorno di un passato doloroso e gli ostacoli che si presenteranno lungo la strada?
NOTA: Non ho abbandonato questa storia. Alcuni capitoli sono in fase di revisione e di riscrittura e saranno presto online. Ringrazio tutti coloro che stanno ancora aspettando. =)
NOTA: ONLINE IL CAPITOLO 24.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Nono Capitolo

 

“Ho incominciato a ricordare.”

Passarono alcuni secondi prima che le parole di Brian acquisissero senso logico nella mente di Kevin.

Ora capiva il comportamento di Brian quella mattina o il motivo per cui era venuto a cercarlo la notte precedente. Ma era esausto e così aveva preso un sonnifero per essere sicuro di riuscire a dormire per tutta la notte. Giusto l’unica sera in cui Brian aveva deciso di non fare tutto da solo e chiedere aiuto.

Lo aveva lasciato solo per l’ennesima volta.

“Tutto?” fu l’unica parola che riuscì a chiedergli.

“Fortunatamente no, sarei in condizioni peggiori altrimenti!”tentò di scherzare Brian ma lo sguardo serio tradì la sua tensione. Oltre al fatto che, mentre aspettava che Kevin commentasse la sua affermazione, aveva incominciato a mangiucchiarsi le unghia. “Solo quando mi ha portato nell’area riservata agli addetti al lavoro.”

“Non devi raccontarmi tutto, se non te la senti.”

Brian sospirò. “Non è che non me la senta, è che... non c’è molto da raccontare. Non... lui non era nemmeno riconoscibile, era come se non potessi – o non volessi – vederlo in faccia.”

Kevin aveva temuto quel giorno, e sapeva che anche Brian lo aveva fatto, e  che fosse successo nel bel mezzo di un tour non era altro che una complicazione; non c’era tempo per rilassarsi o per prendere una pausa per rimettere insieme i pezzi.

Bisognava continuare senza mai fermarsi. Anche se poteva rivelarsi un errore.

“Ho paura.” Il debole mormorio di Brian riportò Kevin nella camera in cui si trovavano. Kevin fece l’unica cosa che potesse davvero fare per aiutare suo cugino: allargò le braccia per permettere a Brian di rifugiarsi nel suo abbraccio. In quel momento, sembrava essere ringiovanito di dieci anni ed essere ritornato al ragazzino impaurito che aveva cullato notte dopo notte una volta uscito dall’ospedale.

“Andrà tutto bene” continuò a ripetergli Kevin fino a quando non sentì Brian rilassarsi.

“E se mi dovesse succedere sul palco?” gli chiese dopo qualche minuto di silenzio.

“Se e quando succederà ci penseremo, okay?”

Brian annuì ma l’espressione sul suo volto gli fece intendere che non era ancora sicuro di quella soluzione. Con tutta l’incertezza subita in quei giorni, Brian aveva un disperato bisogno di punti fermi, di risposte concrete ai suoi dubbi ed alle sue paure.

“Brian... non sarebbe meglio parlarne con i ragazzi?” chiese Kevin titubante. Non spettava a lui prendere l’iniziativa di informare i loro tre compagni di quello che era successo, toccava a Brian decidere se fosse venuto il momento di far sapere agli altri che cosa era accaduto nel suo passato.

“No.” La risposta era stata secca, concisa e non ammetteva repliche.

Ma Kevin pensò che tanto valeva provarci fintanto che Brian sembrava essere disponibile a parlare di quell’argomento scottante

“Perché no?”

“Non sono affari loro.”

“Davvero?”

“Certo.”

“E se io non ci fossi?”

“Mi pare improbabile questo scenario. Sei come la mia seconda ombra.”

Kevin incominciò a diventare impaziente, cosa che succedeva solamente con due persone: una era seduta di fronte a lui, l’altra aveva il nome di Nick Carter.

“Okay ma mettiamo, per puro caso, che io non ci sia e ti succeda qualcosa, come un sogno..”

“...io non lo chiamerei sogno. Più che altro incubo.”

“...okay, incubo. Che cosa dirai loro?”

“Niente.”

“Brian!”

“No, non dirò niente esattamente come farai anche tu.”

“Prima o poi lo scopriranno.”

“Solo se qualcuno apre la bocca.”

Kevin capì che non sarebbe arrivato da nessuna parte, suo cugino era testardo tanto quanto lo era lui.

“Nemmeno con Nick?”

Nick.

Brian si era chiesto tante volte se fosse il caso o meno di parlarne con lui, era il suo migliore amico d’altronde e si erano promessi di non nascondere niente all’altro, non importava quanto fosse brutto o stupido il segreto.

Ma quello che teneva nascosto lo avrebbe sconvolto, non era nemmeno sicuro che potesse comprendere che cosa aveva significato per lui. Ed in qualche modo, lui lo voleva proteggere.

Nick aveva già visto troppo in quegli anni eclettici, cose che un ragazzino non avrebbe ancora dovuto sapere o scoprire. Certo, gli ostacoli che avevano affrontato nella loro carriera lo avevano fatto maturare ma se Brian poteva risparmiargli altro dolore, allora era suo dovere farlo.

Inoltre, conservava in cuor suo la speranza che un giorno il ragazzo potesse ricambiare i suoi sentimenti e Brian era certo che non sarebbe mai successo se avesse raccontato quello che gli era successo.

Chi poteva mai volere qualcosa che era stato usato e gettato via come se fosse un rifiuto?

No, Nick meritava di meglio. Meritava molto di più di quello che lui sarebbe stato capace di dargli.

Ecco perché Nick era l’ultima persona che doveva venire a conoscenza di quello scheletro.

“Soprattutto Nick.” mormorò Brian. “Per favore, Kev, non dire niente.” Lo pregò.

Kevin sapeva che non poteva sottrarsi a quella richiesta. Ma sapeva anche che Brian aveva bisogno del supporto di tutti per poter affrontare con serenità le settimane seguenti..

“Ti prego.” Riprese Brian, temendo che il silenzio di Kevin significasse solamente un no.

“Va bene. Anche se non lo condivido, è una tua decisione.” Rispose il maggiore, non riuscendo a sopportare il tono supplichevole di Brian. Involontariamente, il ragazzo stava giocando con il suo senso di colpa. “Ma dovrai parlarne. Se non con una persona esterna, almeno con me, okay? Non voglio che ti tieni tutto dentro se dovesse succedere un’altra volta!”

Brian annuì, sollevato che Kevin avesse acconsentito e non gli avesse voltato la schiena.

“Sei pronto per tornare di là o vuoi riposare un po’ prima di iniziare gli impegni della giornata?”

“Torniamo di là. Non voglio rimanere solo.”

“Prometti che mangerai qualcosa?”

“Kevin! Sei peggio di una suocera!”

“Che cosa ti costa farmi un piccolo favore?”

“Il fatto che il mio stomaco stia facendo le montagne russe?” domandò sarcastico Brian, inarcando il sopracciglio.

“Questo perché sei nervoso e stressato.” Rispose prontamente Kevin. “Non ti chiedo molto, solo un po’ di frutta. Quella non dovrebbe farti male!”

“Non rinuncerai, vero?”

Kevin scosse la testa.

Brian sospirò. “Va bene. Ma se poi sto male durante l’intervista, sarà solo colpa tua!”

Kevin gli mise attorno alle spalle un braccio, non prima di avergli scompigliato i capelli. “Mi sto solo prendendo cura del mio cuginetto preferito!”

“Fino a qualche anno fa, era Harry il tuo preferito!”

“Questo perché tu eri un rompiscatole!”

Brian e Kevin si alzarono dal letto ed incominciarono ad avviarsi verso la stanza dove avevano lasciato il resto della banda. “Kevin, non smettere mai di prenderti cura di me.” Sussurrò Brian, provocando un sorriso sul volto del cugino. 

 

********

 

“Okay, è trascorsa una buona mezz’ora e non sono ancora tornati.” Esclamò Nick, stiracchiandosi sulla poltrona visibilmente annoiato.

“Scommetto che staranno dando spettacolo per chiunque stia assistendo alla loro discussione!” commentò Aj, seduto a gambe incrociate davanti allo schermo della televisione ed intento a fare zapping alla ricerca di qualcosa di interessante. Giusto per passare il tempo ma di mattina, oltre a pubblicità di utensili domestici alquanto strani, non c’era niente che catturasse la sua attenzione.

“Okay, Bone, secondo te chi vincerà questa volta?”

“Brian.”

“Davvero?”

“Hai visto i suoi occhi quando è uscito dalla stanza? Credimi, avrebbe incenerito chiunque!”

Nick si grattò il mento pensieroso. “Potresti aver ragione ma Kevin metterebbe paura anche al diavolo in persona.”

“Ragazzi, vi sembra il caso?” sbottò Howie, chiudendo il giornale che aveva appena terminato di leggere.

Sia Aj sia Nick scrollarono le spalle.

“Ehi! Ho trovato un porno!” esclamò tutto eccitato Aj. Nick quasi cadde dalla poltrona mentre Howie sembrava voler scomparire.

“Non fate quella faccia, sono un mago in queste cose!”

“Perché non ne sono sorpreso?” mormorò Howie sconsolato. “Almeno abbassa il volume!”

“Tanto in questi film, non è l’audio che conta.” Commentò Aj, togliendo completamente il sonoro.

Nick aveva lasciato il duo Aj e Howie e s’era ritirato in un angolo, lo sguardo perso ad osservare ciò che si trovava oltre la finestra mentre la sua mente rielaborava gli avvenimenti della mattina e della nottata. Oltre che a cercare di sbrigliare la matassa dei suoi sentimenti, ancora troppo confusi attorno a Brian.

Dopo lo sfortunato incidente con Brian la sera stessa dell’aggressione, Nick aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo a riprendersi. Era diventata così la sua ombra, attento a captare qualsiasi cosa che fosse fuoriposto, una smorfia di dolore, un’espressione di insofferenza, un momento di silenzio. E quando lui non poteva stare dietro al ragazzo, la consapevolezza che c’era comunque Kevin a sostituirlo lo faceva stare meglio.

Si comportava in quel modo perché era preoccupato, vero. Ma anche per annullare il senso di colpa che lo attanagliava: mai Brian aveva detto una parola o lasciato intendere che lo ritenesse responsabile per averlo portato fuori quando non voleva e poi averlo lasciato solo. L’aggressione era solamente la logica conseguenza di quel gesto. Era tutto collegato, almeno nella sua mente.

Così si era ripromesso di non commettere più lo stesso errore.

Ma ora era Brian che voleva essere lasciato solo.

E Nick sentiva di provare un altro sentimento, qualcosa che mai avrebbe potuto pensare essere causato dal suo migliore amico.

Si sentiva tradito. E ferito.

Fra tutte le persone, Brian era sempre stato l’unico che non l’aveva mai guardato dall’alto in basso – cosa che fisicamente sarebbe stata impossibile, data la differenza di centimetri tra di loro – con aria di supponenza, ritenendolo nient’altro che un bambino cresciuto e viziato. Per quanto molto spesso si era ritrovato a commettere una miriade d’errori, uno più stupido dell’altro, Brian non lo aveva mai giudicato male, sempre paziente nel cercare di capire – e fargli capire – dove e perché avesse sbagliato.

Ora, invece, era come se non si fidasse più di lui e delle sue capacità.

Sospirando, Nick appoggiò il mento su una mano mentre con l’altra disegnava immagini sul vetro. Lui voleva aiutarlo, esattamente come Brian aveva fatto con lui, ma non poteva. E non perché non ne avesse le capacità ma perché il suo migliore amico non pensava che ne fosse capace.

E’ vero, non sapeva che cosa stesse attraversando ed era altrettanto vero che non sapeva come fare per cancellare via quel brutto ricordo.

Ma poteva tentarci.

Ed era quello che aveva fatto, giorno dopo giorno, notte dopo notte, incubo dopo incubo.

Invece, ogni suo tentativo era stato dismesso con un sorriso e la promessa che, non appena possibile, lui sarebbe stato il primo a cui si sarebbe rivolto in caso di bisogno. E Nick sapeva anche quando sarebbe successo, ovvero quando tutto era ormai già alle spalle ed il suo aiuto non serviva più a niente.

La cruda realtà era che Brian non lo riteneva maturo per accettare di condividere quel fardello che si portava sulle spalle.

Ecco perché si sentiva ferito perché anche l’unica persona che aveva sempre creduto in lui lo riteneva inutile, un bamboccione, un immaturo.

Nick chiuse gli occhi, impedendo così ad una lacrima di uscire e rivelare il suo sentimento.

Si sentiva maledettamente inutile. Forse Brian aveva ragione, forse lui non era in grado di sopportare entrambi i pesi. A malapena, riusciva a sopravvivere nei suoi drammi, come poteva anche solo pensare di poter resistere assistendo a quello di qualcun altro?

Riassumendo, era ferito e tradito da Brian, quindi era furioso ed arrabbiato.

Si sentiva inutile ed insicuro sulle sue capacità da amico.

Ma la cosa che non riusciva a comprendere era l’attrazione che provava da quella famosa sera. Dall’incidente del bagno.

Ora, non era la prima volta che capitava che ci si ritrovasse nudi alla presenza di altri. I primi anni avevano condiviso un unico bus, un’unica stanza d’albergo ed un unico camerino. Fare la doccia insieme dopo un concerto era una sorta di rituale nel quale ci si scambiava elogi e complimenti per la perfomance appena esibita. Oltre che ad essere un utile metodo per diminuire i tempi.

Quindi, Nick non capiva per quale motivo quella sera doveva essere differente dalle altre.

Non comprendeva perché osservare Brian che si asciugava lo avesse fatto eccitare.

Lui non era gay, la sua fedina amorosa ne era una prova lampante.

Eppure... non riusciva a spiegarsi il crescente desiderio del suo corpo di sentire, toccare e provare il corpo di Brian. Anche un solo tocco, le dita che si sfioravano, bastava a mandare in corto circuito i suoi nervi ed a bloccargli il respiro per il desiderio impellente.

Ma non era solamente un desiderio fisiologico e corporeo. Per la prima volta, non era attratto da una persona, per quanto questa fosse un uomo, solamente per il suo aspetto fisico; Nick adorava tutto di Brian, il suo senso dell’umorismo, la sua inesauribile voglia di fare il pagliaccio per far sorridere qualcun altro. A Brian bastava poco per essere accontentato, stare insieme ai suoi amici ed alla sua famiglia e rendersi utile. Ed ora che era lui ad essere in difficoltà, Nick voleva solamente essere al suo fianco ed a promettergli che avrebbe riportato il suo mondo alla normalità.

Voleva proteggerlo, voleva essere il suo eroe.

Voleva dimostrargli quanto fosse maturato tanto da essere pronto a condividere qualsiasi ostacolo la vita avrebbe posto loro davanti.

E semplicemente lo...

“Nicky, non fare quell’espressione da cucciolo abbandonato.” La voce di Howie lo riportò indietro dai suoi pensieri. Il ragazzo si era seduto accanto a lui non appena aveva notato lo sguardo triste e malinconico sul suo volto.

La situazione che si era venuta a creare era stata difficile per tutti ma soprattutto per lui, il più piccolo che mai come quella volta si era ritrovato senza il suo costante punto di riferimento, ovvero Brian.

E Howie sapeva che in quel momento Nick non sapeva che cosa fare e come gestire tutto ciò.

“Mi sento inutile.”

“Nel senso?”

“Brian.”

“Oh.” Howie rimase zitto per qualche secondo, intuendo immediatamente quale fosse il dilemma che stava tormentando l’amico. “Stai facendo il possibile e Brian apprezza ogni tuo tentativo.”

“Ma non è abbastanza! Che tentativi sono se lui comunque continua a non accettare il mio aiuto?”

“Quando mai Brian ha ammesso di aver bisogno di aiuto?”

“Dovrebbe imparare a farlo, prima che la sua testardaggine lo porti direttamente in ospedale.”

“Nick, calmati, okay?” lo esortò Howie, appoggiandogli una mano sul ginocchio.

“Come faccio a calmarmi? Lo hai visto prima, non ha mangiato nemmeno un pezzo del suo pancake! E non lo hai visto ieri notte...”

“Nick.” lo richiamò Aj, cercando di interrompere quell’insieme confuso di frasi che uscivano dalla bocca dell’amico.

“... ogni notte lo sento urlare ma quando vado da lui mi risponde che sta bene! Uno che sta bene come dice di essere non si comporta in questo modo!”

“Nick, ascolta. L’unica cosa che puoi fare ora per Brian è trattarlo normalmente.”

“Non posso far finta che niente sia successo.”

“Non sto dicendo questo.”

“Non riesco a seguirti, Howie.”

Howie si lasciò scappare un lungo respiro. “Ti ricordi quello che è successo quando Bri è ritornato dopo la sua operazione?” chiese a Nick, sapendo per certo che quel ricordo non si era cancellato dalla memoria del biondino.

Ed in effetti, Nick non poteva dimenticare quei giorni. Era il primo giorno in cui si sarebbero rincontrati dopo i due mesi di recupero e Nick era stranamente impaurito mentre, insieme agli altri, aspettavano l’arrivo di Brian. Nick aveva avuto paura non appena lo aveva visto varcare la porta della palestra, pallido e così magro ed emaciato che quasi si vedevano solamente le ossa e nient’altro. Non sembrava nemmeno un ventitreenne ma dimostrava più o meno quindici anni. Aveva avuto paura che, se solo lo avesse toccato con un po’ più di forza del solito, si sarebbe rotto in mille pezzi.

Così lo aveva ignorato per tutto il giorno, rifiutato ogni sua proposta – era pazzo a voler giocare a basket quando a malapena riusciva a stare in piedi dopo le prove – e lo aveva osservato da lontano mentre, in una delle pause del primo concerto, veniva circondato da paramedici e si serviva di bombole d’ossigeno. Non doveva essere lì, doveva trovarsi a casa, a riprendersi, non lì con loro.

Dopo due giorni di quel suo comportamento, Brian lo aveva bloccato in un angolo e gli aveva chiesto, con lo stesso tono di un bambino a cui avevano appena rubato il suo giocattolo preferito, per quale motivo lo odiasse e perché lo stesse ignorando in quel modo. Dopo lacrime, spiegazioni e battute, Brian gli aveva chiesto di comportarsi semplicemente da Frack.

“Ma non lo sto ignorando.” Dichiarò Nick, ancora confuso da quel discorso.

“No, stai facendo esattamente l’opposto: ti comporti da madre chioccia ma sempre per lo stesso motivo. Perché hai paura di vederlo crollare.”

Howie aveva centrato il punto, come sempre. “Non so come comportarmi, Howie.”

“Comportati come sempre. Sfidalo a basket, al Nintendo. Trascorrete ore a vedere film e cartoni animati. Fai con lui tutto quello che avresti fatto se non fosse successo niente. È l’unico modo che hai per aiutarlo veramente. Quando si sentirà pronto, sarai il primo a cui chiederà aiuto.”

“Non capisco come comportarmi normalmente possa aiutarlo con gli incubi o con il digiunare!”

“Oh, andiamo! Non è la prima volta che uno di noi salta la colazione! Solo che, mettendo questo suo comportamento nel contesto dell’aggressione, diviene più lampante e lo prendiamo come sintomo di qualche malessere.”

“Quello che Howie sta cercando di dirti è che se lo spingi ad aprirsi otterrai solamente l’esatto contrario, tenderà a chiudersi sempre di più perché si rende conto che vi sta facendo preoccupare.” Intervenne Aj, cercando di tradurre i paroloni di Howie. Persino lui aveva fatto fatica a comprendere quello che stava blaterando.

“Mh, in effetti è tipico di Bri nascondere le cose per non diventare un problema altrui.” Commentò Nick.

“Devi dare tempo al tempo, che può davvero sembrare una banalità ma è la verità.” Aggiunse Howie.

“Ehi, hai fatto rima, D!”

Howie lo fulminò con sguardo.

“Ad ogni modo, anche facendo la rima, D ha ragione. Faccio fatica io a prendere sonno che ho visto solamente una parte dell’aggressione, non oso nemmeno pensare come possa prendere sonno tranquillamente Brian avendolo vissuto in prima persona.”

“Quindi è per questo motivo che ti agiti e scalpiti peggio di un cavallo di notte?” chiese Howie, visto che lui ed Aj condividevano la stanza in quei giorni a causa di un disguido nelle prenotazioni.

Aj annuì. “Non sono immagini che puoi cancellare dalla mente in poco tempo.” Rispose poi, cambiando tono e diventando serio.

Non sapendoselo spiegare, Nick provò una punta d’invidia e di gelosia verso Aj. Sapeva esattamente che cosa stava provando Brian, anche in misura ridotta mentre lui no, lui doveva andare a tentativi, i quali molto spesso risultavano essere solamente dei buchi nell’acqua.

Basta recriminazioni, però.

Come poteva aiutare il suo amico se tutto quello che faceva era piangersi addosso per non essere capace a farlo?

Sì, avrebbe seguito il consiglio di Howie e si sarebbe comportato normalmente. Se e quando Brian avesse deciso di confidarsi con lui, si sarebbe fatto trovare pronto e le parole di conforto sarebbero sicuramente arrivate.

Mentre stava per ringraziare gli amici per i consigli decisamente ottimi, Brian e Kevin rientrarono nella stanza.

Brian si schiarì la voce, riportando all’attenzione i ragazzi. “Volevo semplicemente chiedervi scusa per il mio comportamento.” Disse, tenendo però lo sguardo fisso su Nick. C’era qualcosa che non andava, pensò Brian mentre notava gli occhi insolitamente arrossati.

Fu Howie però a rispondere. “Non ti preoccupare.” Disse con tono sincero.

“Siamo sempre pronti ad assistere ad un cuginocidio!” esclamò Aj, provocando una risata generale.

Kevin rimase fermo allibito nel constatare che cosa stava guardando Aj alla televisione.

“Bone... dimmi che non è quello che penso che sia!” riuscì a formulare mentre anche Brian dava uno sguardo allo schermo.

“Che cosa vuoi che sia? Un documentario?” scherzò Brian.

“Beh, tecnicamente possiamo considerarlo come un documentario sulla riproduzione umana.” Dichiarò Aj, sorridendo beffardo.

Kevin si passò una mano sugli occhi. “Non voglio nemmeno sapere come tu sia riuscito a trovarlo.”

“Non è stato molto difficile, in realtà. È un giochetto da ragazzi una volta che scopri il codice segreto per sbloccare i...”

Kevin alzò la mano. “Ho detto che non voglio sentire!”

“Orsù, papà orso! Tanto lo sappiamo che anche tu sei un’amante...”

Questa volta fu Brian ad interrompere quella frase. “Alex, per favore! E’ mio cugino!”

A Brian si aggiunse anche Nick. “Ha ragione... è come scoprire che i tuoi genitori fanno ancora sesso!” Entrambi i ragazzi strabuzzarono gli occhi, le labbra contorte in una smorfia di disgusto.

Kevin si stava trasformando in un peperone bollente, tanto era rosso in viso. “La smettiamo, per favore?”

Sbottò all’indirizzo dei due ragazzi; poi si voltò verso Aj. “E tu vedi di spegnere quella cosa!”

Nick e Brian scoppiarono a ridere, con il primo soddisfatto nel vedere l’amico partecipare finalmente alle battute ed alle risate generali.

Sì, quella sera avrebbe incominciato a comportarsi da vero amico.

 

**********

 

Nick bussò impaziente alla porta di Brian, quella sera erano gli unici due che erano rimasti in albergo ed avevano saltato la consueta nottata di festeggiamenti in un locale: Brian per ovvi motivi e Nick perché, dopo aver saputo che l’amico sarebbe rimasto solo, aveva deciso di rimanere e fargli compagnia.

Questo se Brian era dell’idea.

“Nick?” Brian aveva aperto la porta proprio nel momento in cui il pugno di Nick stava per finire contro il legno; fortunatamente grazie alla differenza di altezza, il colpo era rimasto nell’aria e non aveva avuto effetti sul ragazzo.

Nonostante ciò, entrambi scoppiarono a ridere dopo un momento di sguardo fisso.

“Ehi, sono solo passato per sapere se volevi un po’ di compagnia.”

Il momento di allegria svanì subito dal volto di Brian.

“Sono esausto. Stavo per andare a letto.” Si scusò Brian, anche se era una parziale bugia. Realmente stava per crogiolarsi sotto le coperte ma non credeva possibile addormentarsi. Non dopo quella giornata.

“Solo due chiacchiere.” Tentò Nick, deciso a non fallire nel suo piano.

Brian tentennò.

Non aveva la forza per tenere fronte a lungo a Nick.

“E se non hai voglia di parlare, possiamo guardare un film.” Continuò Nick, alzando l’altra mano per mostrargli una videocassetta. “Ace Ventura” era uno dei loro film preferiti, forse perché metà del divertimento stava nell’imitazione perfetta di Jim Carrey da parte di Brian.

“Entra.” Gli disse Brian, sorprendendo Nick.

In silenzio, entrambi si diressero verso il grande letto. Nick vi si sedette mentre Brian rimase in piede, lo sguardo fisso sul pavimento.

“Frick, che c’è?” chiese preoccupato Nick.

“Volevo chiederti scusa. Per il mio comportamento in questi due giorni.”

“Non devi farlo.”

“Lo so ma voglio farlo.” Rispose immediatamente Brian. “Tu ti sei dato fare per aiutarmi ed io ti ho trattato male.”

Nick si alzò, girò attorno al letto, e si posizionò di fronte a Brian. Senza dire una parola, circondò la minuta figura del ragazzo in un caldo abbraccio. Dopo qualche secondo, anche se di controvoglia, sciolse l’abbraccio ma le mani scesero lungo tutto il braccio fino ad intrecciarsi in quelle di Brian.

Ancora una volta, Nick non riusciva a spiegarsi per quale motivo anelava a sentire ed avere un contatto fisico con lui.

“E l’abbraccio per che cosa era?” chiese Brian, nemmeno lui voleva staccare le proprie dita da quelle di Nick.

“Ne avevi bisogno.” Fu la risposta di Nick.

“Grazie.” Il rossore incominciò ad infiammare le guance di Brian ed abbassò velocemente gli occhi, era difficile riuscire a sostenere lo sguardo di Nick quando lo guardava in quel modo, come se lui fosse la persona più importante della sua esistenza.

“Frick... mi ero preparato tutto un discorsone ma, beh, la conosci la mia memoria, ha qualche buco qua e là e credo che vi sia finito dentro.” Nick non si mosse, anche se dovette lottare contro la tentazione di staccare una mano ed alzare il viso di Brian. “E’ assurda questa situazione ma... dopo lungo riflettere e qualche buona soffiata da parte di Howie, ho capito che stavo sbagliando a trattarti come se stessi sul punto di crollare. Non hai bisogno di qualcuno che ti ricordi costantemente quello che ti è successo ma hai bisogno di dimenticartene, di riprendere la tua vita esattamente dove è stata interrotta.” Nick si fermò un attimo, impossibilitato nell’evitare il lieve tremore nella sua voce. “Inoltre, penso che Kevin faccia già il lavoro di cinque persone nel chiederti come tu stia o ricordarti di dormire e di mangiare! Quindi, per quanto mi sarà possibile, cercherò di essere al tuo fianco come lo sono sempre stato. Quando hai bisogno di mettere in stop i pensieri nella tua testa, sai dove andare e chi cercare.”

Dire che Brian era sorpreso di quel discorso era dir poco. Per la prima volta, davanti a lui non c’era il ragazzino a cui aveva sempre dovuto spiegare come ci si comporta in determinate situazioni o a cui aveva dovuto fare da amico, fratello maggiore ed a volte padre un sacco di volte ma un Nick maturo, capace di comprendere il problema e di trovare una soluzione da solo.

Era orgoglioso di quel cambiamento avvenuto in Nick, anche se faceva male sapere che tutto era successo a causa sua.

“Non so cosa dire.” Fu tutto quello che poté dire Brian.

“Questa sì che è una novità.”

Brian ridacchiò. “Già, solitamente ho sempre qualcosa da dire.”

“Solitamente tu fai il commento del commento al commento ad una domanda che nemmeno ti era stata posta!” scherzò Nick. “Se avrai voglia di confidarti, sono più che disponibile ad ascoltarti ma non premerò più. Parlare di quello che ti è successo, di come ti senti o della tua voglia di bruciare qualcuno, deve essere una tua decisione, non mia o di Kevin.” Riprese Nick, tornando serio.

Brian aggrottò la fronte, ripensando alla discussione che lui e Kevin avevano avuto quella mattina. Sapeva che Nick si stava riferendo semplicemente all’aggressione dell’altra sera ma la mente di Brian aveva subito fatto il collegamento ad altro, prendendo quella dichiarazione di Nick come un naturale assenso alla sua decisione di non parlarne.

“Ehi, basta con quello sguardo serio... non sono venuto qui per rattristarti.”

“Allora smettiamola di parlare e guardiamo il film!” acconsentì Brian.

Nessuno dei due, però, staccò la mano da quella dell’altro.

“Ehm... credo che dovremmo...” incominciò a dire Brian, lo sguardo puntato sull’intreccio delle loro dita.

“Già. Tu prendi posizione sul letto, io preparo il film.” Disse Nick, staccando riluttante la propria mano.

Brian si lasciò cadere sul soffice materasso e chiuse gli occhi. Aveva la sensazione di potersi addormentare in qualsiasi momento, tanto era stanchezza non solo fisica ma soprattutto mentale. Nick aveva ragione, non poteva continuare a pensare, doveva dare alla sua mente uno spiraglio di pace se voleva dormire almeno per una notte.

Sentì il lato del letto abbassarsi sotto il peso di Nick e dopo qualche secondo percepì la sua presenza accanto a lui.

“Se vuoi dormire, posso andare...” incominciò a dire Nick, notando gli occhi chiusi di Brian.

“No, no... stavo solo aspettando...” rispose Brian, aprendo gli occhi.

“Ad ogni modo, non farti pregare. Quando senti di non farcela più, me lo dici così ti lascio riposare.”

Brian non voleva rimanere solo. Non quella sera. Non quella notte.

Piuttosto avrebbe tenuto testa al sonno se questo significava non lasciare andare via Nick. Certo, poteva sempre chiedergli di rimanere ma, stranamente, non riusciva a trovare il coraggio di formulare quella semplice domanda.

Nick non avrebbe rifiutato, lo sapeva.

E forse era proprio questa certezza che lo fermava. Non poteva continuare ad illudere se stesso, avrebbe solamente peggiorato la situazione. La sua, in primis. Era in uno stato fragile ed avrebbe frainteso qualsiasi atteggiamento di Nick se non avesse alzato qualche barriera.

Perché la triste verità era che Nick si comportava in quel modo solamente per puro spirito di compassione.

Le immagini sullo schermo continuavano a scorrere, senza accorgersene il film era quasi a metà e lui non aveva seguito nemmeno mezzo dialogo, che non era una grandissima perdita dato che li conosceva a memoria.

Come aveva fatto a ridursi in quelle condizioni? Perché stava lasciando che i suoi sentimenti verso il ragazzo sdraiato accanto prendessero il sopravvento?

L’unico che ne sarebbe uscito con il cuore spezzato sarebbe stato lui e non poteva nemmeno dare la colpa a Nick, ignaro di quello che gli stava accadendo.

“Frick, tutto bene? Se non volevi vedere questo film, possiamo sempre cambiarlo.”

Brian alzò il viso quel tanto che bastava per poter guardare Nick. Perfetto, stava rovinando la serata anche a Nick!

“Scusami.” Fu tutto quello che riuscì a dire Brian. “Il film va benissimo.”

“Ne sei sicuro?”

Brian annuì, non fidandosi della sua voce.

“Se lo dici te.” Lasciò stare Nick, mordendosi la lingua per bloccare il fiume di domande che aveva voglia di fargli. Solo che avrebbe contraddetto tutto quello che aveva promesso prima.

Entrambi ritornarono in silenzio, gli occhi sullo schermo ma l’attenzione rivolta all’altro.

Quel silenzio forzato sembrava essere più rumoroso di una folla durante i saldi di fine stagione, era come avere una terza persona tra di loro.

“Okay, lo sai che sono incapace di tener fede alle promesse.” Interruppe Nick. “Qualsiasi cosa sia, puoi dirmela.” Lo pregò Nick. “Sai bene che non ti giudicherò e che non uscirà da queste mura.”

“Dimmi che cosa devo fare, Nick.” sussurrò Brian in tono arrendevole, troppo stanco per continuare a difendersi.

Nick scivolò in modo da essere faccia a faccia con il ragazzo e le sue dita si trovarono a contatto con la sua fronte, seguendo le linee corrucciate che si erano formate. “Smettila di pensare.”

Gli angoli della bocca di Brian si curvarono leggermente in un sorriso. “Tu la fai semplice.”

“No, metto semplicemente in pausa.”

“Allora significa che il giorno in cui davano via quel pulsante, io ero ancora in fila per avere qualche centimetro in più in altezza!” scherzò Brian. “E sono rimasto fregato in entrambe le situazioni!”

“Io invece credo che tu sia perfetto così come sei.”

“Smettila di prendermi in giro.”

“Non sto scherzando! E’ vero, non sei l’uomo più alto del mondo ma non sei né mingherlino né una botte, nonostante tutto quel Mac&Cheese che ingurgiti!”

“Ho un metabolismo molto veloce!”

“Ti trasformerai in un maccherone vivente grondante di formaggio fuso.” Scherzò Nick. Nella sua mente si era incominciata a formare quell’immagine ma Nick non riusciva a comprendere per quale motivo, invece che essere qualcosa di disgustoso, era... eccitante? Nick scrollò la testa, cercando di scacciare via per prima cosa quei pensieri e poi quell’immagine.

“Voglio solo dormire.” Mormorò Brian, inconsciamente si era stretto vicino a Nick, il quale, come se fosse il gesto più naturale di questo mondo, gli strinse il braccio attorno alle spalle. Brian appoggiò il capo sul petto di Nick, il battito lento e stabile del cuore di Nick sembrava avere un effetto calmante sul suo, così rapido che lo sentiva pulsare veemente e riempire la stanza con il suo suono. “Voglio solo chiudere gli occhi e non avere quelle immagini lì pronte ad aspettarmi per torturare il mio sonno.”

Nick si ritrovò a sorridere, aspettare che Brian si aprisse era stata la mossa più giusta, senza pressioni e senza obblighi. Così rimase in silenzio, non voleva interromperlo proprio ora che Brian aveva deciso di buttare fuori quello che lo stava tormentando, abbassando quel muro che si era costruito attorno alla sua fragilità.

“Continuo a pensare a quello che é successo e a tutto ciò che avrei potuto fare per impedirlo.” Continuò Brian, rimanendo sul neutrale, in modo che Nick potesse pensare solamente all’aggressione di qualche giorno prima mentre lui poteva sfogarsi su entrambi i suoi drammi. “Se non avessi accettato quella proposta... se fossi stato più forte... ” una solitaria lacrima incominciò a scendergli dagli occhi ma nessuno dei due si mosse per asciugarla. “Ci sono mille se, mille cose che avrei potuto fare per evitare tutto.”

“Frick, so che è brutto dirlo ma ormai quello che è successo è successo, non possiamo tornare indietro nonostante lo farei se potessi.” Rispose Nick. “Ma continuare a rimurginarci sopra finirà solo per rovinarti o spedirti in ospedale.”

“Non è una cosa che posso risolvere dall’oggi al domani.”

“Lo so ma... prendi la vita giorno per giorno.” Rispose Nick. “Ci saranno giornate no ed altre invece dove finalmente potrai svegliarti e comportarti normalmente, come se niente fosse successo.” Le sue dita erano ancora appoggiate sulla sua fronte ma in un gesto di conforto incominciarono a risalire verso i capelli, spostandoli con dolci carezze. “Ora le giornate no sono decisamente di più rispetto a quelle positive ma presto sarà il contrario.”

“Da dove spunta tutta questa saggezza?”

Nick alzò le spalle. “Non lo so, forse tutte le prediche che mi avete fatto sorbire in questi anni si stanno rivelando utili!”

“Il mio Nick che diventa grande.” Sospirò Brian. Nick si sentì, invece, riempire il cuore all’aggettivo possessivo che Brian aveva usato.

“Comunque, so come possiamo risolvere il tuo problema.” Disse Nick, finalmente ottimista nel poter aiutare il suo amico.

“In che modo?” chiese Brian, aprendo di scatto gli occhi ed alzando il volto in modo da poter osservare il viso dell’amico.

“Devi dormire.” Rispose Nick, come se quella fosse la risposta più semplice del mondo.

“Oh genio, secondo te non ci ho già pensato a questa soluzione?” ribatté sarcasticamente Brian. Era quello che aveva cercato di fare, inutilmente, in quei giorni ma i troppi pensieri e gli incubi gli avevano impedito di lasciarsi andare tra le braccia invitanti di Morfeo.

“A quanto pare con scarsi risultati!” ribatté prontamente Nick. “Ora rilassati.”

“Lo dici come se fosse una cosa semplice!”

“Lo è!” scherzò Nick. “Il problema è che tu pensi troppo.”

“Non posso fare altro...” rispose Brian.

“Sh... stanotte ci sono io e proteggerò il tuo sonno, okay?”

“Non so se esserne contento o spaventato!”

“Un po’ di fiducia sarebbe gradita, lo sai?”

“Io mi fido di te.” Rispose onestamente Brian. “E’ del mio subconscio che non mi fido.”

Nick si lasciò sfuggire una piccola risata, il suo orgoglio galvanizzata dall’affermazione di Brian. “Ehi, subconscio di Frick, stasera niente scherzi e stattene tranquillo!” esclamò dopo qualche secondo.

Brian lo fissò dubbioso. “Cosa stai dicendo?”

“Stavo semplicemente facendo una piccola chiacchierata con il tuo subconscio!”

Brian continuò a fissarlo. “Tu non sei normale.”

“La normalità è ormai superata.” Commentò Nick. “Ora chiudi gli occhi e dormi altrimenti chiamo Kevin e gli faccio cantare una ninna nanna!”

Brian chiuse immediatamente gli occhi. Conoscendo Nick, era certo che sarebbe stato in grado di mettere in atto quella minaccia. Nick riuscì a recuperare la coperta che avevano buttato ai piedi del letto e se la mise attorno, cercando di non coprire completamente Brian visto che Brian era ancora accoccolato accanto a lui.

Dopo qualche minuto, il respiro lento e regolare di Brian gli fece capire che si era addormentato e così Nick poté rimanere tranquillo a pensare, ancora una volta, a quanto naturale e confortevole fosse avere Brian tra le sue braccia.

Non c’era niente di sbagliato nel modo in cui il capo biondo miele di Brian rimaneva appoggiato al suo petto o al braccio che circondava la sua vita, le dita strette attorno alla maglietta come se Brian avesse paura che, da un momento all’altro, potesse allontanarsi.

Era più che naturale il modo in cui la sua mano saliva e scendeva sulla schiena di Brian o come l’altra mano si fosse persa tra i suoi riccioli scombinati.

Se niente in tutti quei suoi comportamenti era sbagliato, perché allora Nick si sentiva come se stesse commettendo qualcosa di irreparabile?

Per l’amor di Dio, era il suo migliore amico quello che teneva fra le braccia!

Era la persona che considerava come un fratello colui che stava al centro dei suoi pensieri, non sempre propriamente casti.

Che cosa gli stava succedendo?

Una piccola vocina nella sua mente portò alla luce una risposta sconvolgente “ti stai innamorando di lui” ma la scacciò via.

Era impossibile.

Nick incominciò a passare la punta della dita sulle tracce di lacrime ormai asciugate sulle sue guancie, in lenti movimenti che servivano più a calmare se stesso che Brian.

Le sue labbra presero il posto della dita.

Incominciò a lasciare piccoli baci, una striscia di candide carezze contro quella pelle liscia.

Non aveva ancora deciso che cosa provava per quel ragazzo ma, qualunque cosa fosse, lo faceva stare meglio ed ora voleva semplicemente stare bene.

E se questo faceva sentire meglio Brian, beh, non avrebbe di certo smesso.

Poi... l’inaspettato.

Il viso di Brian che si spostava, impercettibilmente da non notarlo fino a quando le sue labbra non si trovarono più sulla sua guancia ma sulla bocca.

Lui.

E Brian.

Si stavano baciando.

Il primo istinto di Nick fu quello di staccarsi completamente, non stava succedendo sul serio.

Ma era troppo reale per essere solamente un sogno.

Non lo fece, però.

Perché, signore e signori, era uno dei migliori baci che avesse mai provato: le loro labbra si cercavano e si incontravano come se non avessero fatto altro per tutta la loro vita.

Dopo qualche minuto, Nick si staccò per poter riprendere aria. Gli girava la testa, si sentiva come se si trovasse su un altro pianeta – doveva esserlo visto chi aveva appena baciato.

Con il respiro affannato, Nick abbassò lo sguardo verso Brian che continuava a tenere gli occhi chiusi ma sul volto aveva un sorriso beato, angelico che gli fece sciogliere qualsiasi dubbio. 

“Ti amo.” Era un sussurro quello di Brian, niente di più di un bisbiglio, ma nel silenzio della stanza sembrò risuonare più forte di un urlo. 

 

*********

Ci stiamo avvicinando... già già. Ma non credete che nel prossimo sti due si mettano insieme... non sarei sadica, altrimenti! Diciamo che i prossimi due capitoli saranno fondamentali per il proseguo. Quindi vi lascio al prossimo aggiornamento, settimana prossima (credo, l'undicesimo é già pronto, devo solo scrivere il decimo che é abbastanza importante perché Nick, che qui ha dimostrato un bricciolo di maturità, farà un passone indietro!). Sto cercando anche di inserire di più gli altri ragazzi, quello che mi riesce più difficile é Howie, forse perché lo considero poco. E sto cercando di bilanciare il mio lato drammatico con un po' di sano umorismo!

@Kia85: ho pensato a te quando ho scritto l'ultima scena, mi immaginavo la tua espressione mentre leggevi del bacio! 

@Laphia: questa elettricità che se ne va sul più bello! Spero che il tuo desiderio di vederli insieme sia stato esaudito, Brian questa volta non gli ha risposto picche. E' pur sempre il suo Frack, non può sempre dirgli di no, diavolo! Per la storia delle foto, mi sa che dovrai aspettare un po' per vedere se hai indovinato o meno. Anche se quella scena ce l'ho in mente da quando ho iniziato a progettare questa storia ma mi serve che Brian e Nick stiano insieme!

   
 
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