Capitolo 20
Trenta giorni di prognosi erano stati
più che sufficienti per far sì che Helinor si rialzasse dal letto e cominciasse
a girare per i corridoi di quello che Hollander si ostinava a chiamare ospedale. Per quanto riguardava Helinor,
quel posto era soltanto un labirinto opprimente e senza finestre.
Ancora non era riuscita a trovare
l’uscita, eppure era una settimana che lavorava sulla sua fuga. Ogni volta, il
sottoposto di Hollander, un tale di nome Nive, la prendeva, la sedava e la
riportava a letto.
Nive era un tipo molto insicuro, e
doveva ringraziare soltanto la ferita di Helinor se non era ancora finito a
terra con un braccio rotto.
Il trentesimo giorno, poco mancò che
Nive si prendesse un pugno in faccia.
-Sono stufa, lasciatemi andare!-
I passi di Helinor risuonarono per tutto
il corridoio, accompagnati dalla sua voce infuriata.
Alcuni medici si affacciarono, ma non
intervennero. Alla ShinRa ormai erano abituati a quello spettacolo.
-Signorina Hinari!- ansimò Nive,
correndole dietro con una siringa nella mano e una cartella nell’altra.-Deve
venire qui! Non si è ancora ristabilita del tutto!-
-Questo lo dici tu!- gli gridò Helinor
di rimando.
Quella specie di tunica bianca che
indossava non era il massimo della comodità per correre e saltare, ma Helinor
rimaneva comunque molto più allenata di quanto potesse essere il gracile Nive,
e con la ferita in condizioni migliori e il dolore ridotto a un niente, si sentiva come rinata.
Si sentiva come se fosse tornata a
respirare dopo tanto tempo sott’acqua.
Nive tentò di afferrarla, ma lei saltò
all’indietro, fece una capriola in aria, gli atterrò alle spalle e lo
immobilizzò a terra, stando attenta a tenere ben fermo il braccio con la
siringa. Glielo prese e glielo torse dietro la schiena facendolo gemere di
dolore.
-Adesso chi è che comanda?!- gli gridò
contro, esultante.
-Signorina Hinari, la prego!- piagnucolò
Nive.-Io voglio solo aiutarla!-
-Non mi aiuti tenendomi ferma a letto!-
esclamò Helinor, impuntandosi.-Voglio essere libera di muovermi, capito?!-
Quella frase la fece quasi volare.
Libera...
Aveva realizzato solo ora che era libera
dalle catene dell’Ombra. Libera da suo padre, da sua madre e da tutto il
resto...
Lasciò andare Nive e sorrise a se stessa.
-Signorina Hinari... per favore...- la
implorò Nive, rialzandosi a fatica.-Non le chiedo molto, solo di prendere le
sue medicine.-
-Non voglio quella siringa nel mio
braccio!- gli ringhiò in faccia Helinor, prendendo il dottore per il bavero del
camice.
-Sempre
la solita capricciosa, Helinor-
Lei si bloccò.
Iniziò a tremare.
Scrollò la testa.
Una voce alle sue spalle che le era
veramente familiare, ma non poteva essere vero, perché quella persona era morta
sotto i suoi occhi, tra le sue braccia.
-Si
può sapere che hai fatto ai capelli?-
Helinor lasciò Nive, che si preoccupò di
mettere almeno un paio di metri di distanza tra lui e la ragazza.
Uriah era dietro di lei, con i soliti
riccioli fulvi che gli ricadevano sulla fronte, più lunghi dell’ultima volta
che si erano visti. Indossava una veste scomoda simile a quella di Helinor, e lei
potè intuire facilmente che anch’egli era stato rinchiuso in quel posto.
Ma non poteva essere vero. O sì?
Dovette sbattere le palpebre varie
volte.
Uriah sembrava invecchiato di anni, ma
era pur sempre lui. Alto, slanciato e molto più magro del solito, tanto che le
guance erano incavate. Gli occhi chiari erano presenti e brillanti. Era stanco,
ma vivo.
Helinor gli si avvicinò lentamente e gli
prese una mano tra le sue. Era solida e consistente.
-Uriah...- mormorò.-Sei tu...-
Il ragazzo annuì, e lasciò che lei gli
gettasse le braccia al collo e nascondesse il viso tra i suoi capelli.-Sei
tu...- continuò a dire Helinor, a bassa voce.
-Devi ringraziare Tseng, se ora sono
qui- disse Uriah, posandogli una mano sulla schiena.-Mi ha salvato in
extremis...-
-Tseng...?-
-Mi ha trovato in fin di vita e mi ha
fatto portare qua. Hanno dei macchinari molto avanzati... sono riusciti a
salvarmi, anche se per un bel po’ di tempo non ho potuto mangiare niente- rise
Uriah.
Helinor si strinse a lui ancora di più e sbottò:-Non è
divertente.-
Lui soffocò una lacrima in una
risatina.-Davvero non lo è?-
-No- borbottò Helinor, staccandosi da
lui.-Credevo fossi morto.-
-Anche io- rispose Uriah, tornando
serio.-E dammi retta, non mi è piaciuto affatto.-
Per un po’ si guardarono negli occhi,
poi lui le posò le mani sulle spalle e lanciò un’occhiata a Nive, che intanto
li guardava in disparte.
Helinor si girò a sua volta per guardare
il medico.
Nive indietreggiò, arrossendo.
-Mi sono sbagliato sul conto dei Turk.
Non sono tutti cattivi- disse Uriah, tornando a guardare Helinor.-Qualunque
cosa ti abbia detto in precendenza... sappi che hai fatto bene a fidarti di
Tseng. E anche Nhat lo sapeva.-
Helinor abbassò lo sguardo.-Nhat...- e
raccontò a Uriah tutto quello che si era perso. Il tentato omicidio di Gofna,
la morte di Gammon, lo sterminio dell’Ombra. Solo allora si rese conto di
quanto le facesse male la separazione forzata da quella che era stata la sua
casa per diciassette anni. Ora era libera, certo. Ma non avrebbe proprio saputo
dove andare.
Non si era neanche accorta di aver
iniziato a piangere. Di nuovo.
Uriah le sorrise e le spostò la frangia
dagli occhi. Guardò il taglio dei suoi capelli, ormai ridotti fino alle
spalle.-Li hai tagliati?- domandò.
Helinor si asciugò le lacrime e
annuì.-Non so cosa mi sia preso. Dovevo prendermela con qualcosa.-
-E adesso... cosa pensi di fare?- chiese
Uriah.
-Tu cosa farai?- fece subito Helinor,
guardandolo dritto negli occhi, sperando in qualcosa che non avrebbe mai saputo
definire.
-Ho intenzione di partire- rispose
Uriah, rimanendo sul vago.
-Per dove?- Helinor reclinò la testa di
lato.
-Non lo so neanche io- rise amaramente
Uriah.-Quello che è certo... è che non posso rimanere qui, dove c’è la ShinRa.-
-Midgar è molto grande...- tentò di
replicare Helinor.
Uriah scosse la testa.-Ma ti prometto
che ci rivedremo!-
-Ogni promessa è debito, lo sai?-
domandò Helinor, arrabbiata.
-Certo. Io mantengo le promesse- replicò
Uriah, sorridendo.
Helinor lo fissò. Qualsiasi cosa fosse
cambiata in lui, era qualcosa che lo rendeva più felice. E se era felice lui...
beh, diciamo solo che Helinor si sentiva molto meglio del solito.
Nive fece per dire qualcosa, ma una voce
stridula irruppe per tutto il corridoio, facendolo sobbalzare per lo spavento.
-Mi hanno trattata come un cane!- piagnucolò
Gofna, gettandosi addosso a Helinor.-Devi dirgliene quattro a quegli
antipatici!-
Helinor non tentò nemmeno di
divincolarsi. La strinse subito a sé e la rassicurò:-Certo che lo farò, non
preoccuparti!-
Gofna tirò su con il naso e la stritolò,
facendole emettere un gemito.
-SCUSA!- urlò Gofna, ritraendosi di
colpo.-NON VOLEVO FARTI MALE!-
Helinor si posò una mano sulla stomaco e
si costrinse a sorridere.-Dai, non preoccuparti...-
Gofna scoppiò a piangere.-MI
DISPIACEEEE!-
-Smettila!- esclamò Uriah, tappandosi le
orecchie.-Mi rompi i timpani!-
-Si può sapere cos’è tutta questa
confusione?!-
-Genesis!- fece Helinor, sorpresa.-Che
ci fai qui?!-
Il rosso ridacchiò.-Volevo venire a
salutare! Oggi ho il giorno libero, sai com’è...-
Uriah lo guardò male.-No, io non so
com’è. Perché non me lo spieghi?-
Genesis guardò prima Helinor, poi Gofna,
poi Uriah con un sorrisetto stampato sulle labbra, ma nessuna intenzione di
rispondere.-Qualcuno qui è geloso!-
-Geloso io?!- esclamò Uriah, arrossendo
violentemente.
Gofna si tramutò da fontana ambulante a
bambina ridente in meno di un secondo, indicandolo tra le risate.-Sei diventato
tutto rosso!!-
-Piantatela!- sbottò Uriah, offeso.
Helinor si portò una mano alle labbra
per nascondere un sorrisetto malizioso.
-Non dargli retta, Helinor!- esclamò
Uriah.
Gofna continuò a ridere di gusto, finchè
un’altra voce nota si sommò alla sua.
-Perché qui si ride?- domandò Zack,
spuntato appena da dietro le spalle di Genesis.-Dove c’è una risata, c’è il
mitico Zack!-
-Anche tu hai il giorno libero?- domandò
Helinor, arrossendo livemente quando lo vide.
Zack si mise le mani sui fianchi e
scoppiò a ridere. Gofna lo seguì subito.
Erano due risate così sincere che faceva
quasi piacere ascoltarle. Dopo qualche borbottio infastidito, anche Uriah
cominciò a ridacchiare, quasi senza rendersene conto.
Il buonumore di Zack e di Gofna aveva
portato un po’ di luce su tutte quelle tenebre che aleggiavano intorno a loro.
Finalmente, quel corridoio non sembrava
più così angusto.
Era sempre il solito labirinto senza
finestre, ma adesso Helinor non si sentiva più oppressa da quelle pareti. Era
incredibile che effetto potesse fare la compagnia, in una persona.
Ben presto si lasciò andare anche lei
alle risate.
C’erano tutti i sentimenti di Helinor,
in quell’ ilarità liberatoria... la speranza, l’amarezza, la deluzione, la tristezza...
era come piangere, ma in un modo diverso.
(...)
-Sono veramente sollevato che ti sia
ripresa, signorina Hinari- disse il presidente, in piedi davanti alla grande
vetrata del suo ufficio.
Helinor sorrise e guardò alla sua
sinistra. Sephiroth si affrettò a volgere lo sguardo da un’altra parte.
Era passato pù di un mese dal loro
ultimo incontro, e da allora non si era più fatto vivo in alcun modo. Aveva ripreso le sue vesti di Soldier, e
sembrava essere tornato l’uomo solitario di sempre, anche se stavolta poteva
vantare il titolo di Prima Classe.
Lui, Genesis e Angeal erano diventati
Prima Classe poco dopo le vicende dell’Ombra e quelle di Kalm. Helinor non
conosceva i dettagli, ma Genesis le aveva detto che la città era stata bruciata
e rasa al suolo. Aveva anche saputo da
Tseng, durante l’interrogatorio, che Verdot era stato gravemente ferito, e che
sua moglie e sua figlia erano stati uccisi.
-Volevo parlarle di una faccenda- esordì
il presidente.-Ma non voglio che risponda subito... si prenda un paio di mesi
per pensarci bene...-
Helinor lo guardò, curiosa.
Sephiroth approfittò dell’attenzione di
Helinor verso il presidente per guardarla un po’. Era sempre lei, ma aveva
cambiato il suo look in modo piuttosto radicale. Niente più vestiti da ninja:
soltanto una camicia bianca e un paio di pantaloncini neri. Sembrava quasi una
ragazza normale, vestita così. Aveva anche pettinato la frangia in modo che
convergesse verso il centro della fronte e non fosse spettinata come al solito.
I capelli avevano subito un rigoroso taglio. Adesso li portava a caschetto, più
lunghi e scalati ai lati del viso, più corti dietro la nuca.
Sì, decisamente sembrava una ragazza
normale.
-Vorrei che lei entrasse nel nostro
corpo d’armi Soldier- disse Shinra, annuendo.-Forse le sembrerà affrettato, ma
le sue capacità ci farebbero molto comodo.-
Helinor sussultò.
-L’abbiamo chiesto anche al suo amico
Uriah, ma purtroppo ci ha già dato una risposta negativa- proseguì il
presidente.-Non so che progetti abbia in mente lui, Helinor... ma io credo che
il tuo talento andrebbe sprecato se non accettassi.-
-Posso... avere un po’ di tempo per
pensare?- chiese Helinor, colta alla sprovvista. In realtà, aveva in programma
di decidere se fare il suo ingresso nella carriera militare, ma adesso non si
sentiva più così pronta.
-Ma certo- disse Shinra, sorridendo.-Come
ho già detto, due mesi ti saranno più che sufficienti! Adesso, Sephiroth,
accompagna la signorina Hinari all’ingresso della ShinRa-
Helinor si piegò in un
inchino.-Arrivederci, signor Shinra.-
-Arrivederci, Helinor.-
Sephiroth gli fece cenno di seguirlo, ed
entrambi uscirono dall’ufficio del presidente.
Il corridoio era vuoto, uguale a tutti
gli altri, freddo. Tutto in quell’edificio sembrava non avere sentimenti, a
cominciare dalle pareti.
Helinor si fermò e diede un’occhiata in
giro. Sarebbe stata quella, la sua nuova casa?
-Andiamo- ordinò Sephiroth, dirigendosi
a passo svelto verso l’ascensore.
Lei gli trotterellò dietro.-Perché non
sei mai venuto a trovarmi?-
-Avevo molto lavoro da fare- si
giustificò Sephiroth senza neanche guardarla. Spinse il bottone per chiamare
l’ascensore e incrociò le braccia sul petto con aria gelida.
Se l’era chiesto anche lui, perché in
tutto quel tempo non avesse voluto vedere Helinor.
-Ora che sono un Prima Classe, sono
sommerso dalle scartoffie. E non solo- proseguì, mentre guardava una lucina
sopra l’ascensore accendersi e le porte aprirsi subito dopo.
Sephiroth entrò per primo.-A
proposito... questo è tuo- disse, infilando una mano in tasca ed estraendone il
pugnale di Helinor. Glielo porse.-L’ho recuperato, pensando che potesse
servirti. O al massimo, che avresti voluto riaverlo.-
-Troppo disturbo- sbottò Helinor,
afferrando il pugnale con una certa stizza.-Forse però avresti dovuto
disturbarti un po’ di più e venire a trovarmi-
-Te l’ho detto... il lavoro- le ricordò
Sephiroth. Il suo tono di voce era chiaramente impostato sulla fine della
discussione.
Il Soldier impostò la destinazione
dell’ascensore e rimase in silenzio per un po’, poi lanciò un’occhiata di
sfuggita a Helinor e disse:-Farai uno sbaglio.-
Lei lo fissò, sorpresa.-A che ti
riferisci?-
-Al venire a lavorare qui- rispose
Sephiroth, guardando da un’altra parte.-Te lo dico io, che qui ci sono nato.
Non venire a rovinarti ulteriormente la vita. Hai sempre detto che avresti
voluto avere la libertà di scegliere, no? E allora usala. Parti, vai a farti
una vacanza e poi trasferisciti il più lontano possibile da questo posto.-
Helinor strinse il pugnale tra le dita.
Era stato ripulito e tirato a nuovo, ma il rubino rosso era un tacito monito a
tutto il sangue che aveva toccato quella lama. Era difficile pensare che non
avrebbe più sfiorato quel pugnale per il resto della sua vita.
Certo, un’esistenza tranquilla era ciò
che aveva sempre desiderato, ma adesso che per qualche settimana l’aveva vissuta,
il suo corpo si era come ribellato. Era stata stesa su un letto per giorni,
servita e riverita. Eppure le sue braccia e le sue gambe, insieme a qualsiasi
altra parte del suo corpo, avevano scalpitato per tornare all’azione. E quando
aveva tentato la fuga, quel desiderio era stato finalmente assecondato, fino a
farla sentire libera.
-Grazie del consiglio, Sephiroth-
rispose Helinor- ma credo che farò di testa mia.-
-Va bene- borbottò lui,
irritato.-Comunque sappi che se deciderai di venire a lavorare qui, per te sarà
come avere una nuova identità. Non so esattamente cosa si provi, ma so che i
Soldier vengono creati con l’energia Mako del pianeta. Potrebbe cambiarti,
Helinor.- Disse.
-E dov’è il problema?- domandò lei,
alzando un sopracciglio.-Le persone cambiano spesso, non mi fa paura...-
-Gli allenamenti saranno dieci volte più
faticosi...-
-Vorrà dire che mi adeguerò.-
-Fai come ti pare- borbottò
Sephiroth.-D’altronde questa è la tua vita.-
Helinor socchiuse gli occhi e
sorrise.-Ho bisogno di trovare qualcosa che mi dia soddisfazione. Fin da quando
ero bambina non ho fatto altro che combattere, e secondo me è l’unica cosa che
mi viene bene... in questi due mesi vedrò se riuscirò a trovare qualcosa da
fare che sia adatta a me. Magari un lavoro... se lo troverò, non verrò qui.-
Sephiroth sospirò e ricacciò la mano in
tasca. Stavolta prese un bigliettino.-Il mio numero di cellulare- spiegò,
mentre glielo dava.-Semmai avessi bisogno di qualcosa, chiamami.-
-Il tuo numero?- ripetè Helinor,
perplessa.
-Sì, non hai mai visto un cellulare?-
Sephiroth tirò fuori il suo e glielo mostrò.
-Serve per chiamare le persone?- domandò
Helinor, curiosa.-Ma dai... è solo una scatoletta...-
Lui sospirò di nuovo.-Basta comporre il
numero sulla tastiera... poi premi questo bottone verde e puoi parlare con la
persona che hai chiamato-
Helinor guardò il cellulare,
affascinata.-Queste cose non c’erano all’accampamento.-
-Diciamo soltanto che lì non c’erano
parecchie cosette- disse Sephiroth, rimettendo a posto il cellulare con un sorrisetto
ironico.-Comunque, tieni il mio numero e non perderlo. E non fartelo rubare- si
raccomandò.
Helinor quasi scoppiò a ridere.-Rubare?
E chi vorrebbe parlare con te?-
Sephiroth la guardò male.
-Scusa, scusa!- mormorò Helinor,
imbarazzata.-Scommetto che hai un sacco di ammiratrici, vero?- aggiunse, in
fretta.
-Suppongo sia così- terminò Sephiroth.
Sperò che lo avrebbe chiamato prima o poi.
L’ascensore si aprì proprio in quel
momento.
Helinor e Sephiroth uscirono dalla
cabina e si fermarono poco distante dall’ingresso.
-Beh, buona fortuna con la tua nuova
vita- disse il Soldier, senza guardarla.
-Grazie- rispose Helinor, non sapendo
che altro dire.
Sephiroth avrebbe aggiunto altro, ma
vide con la coda nell’occhio che accanto alla porta d’uscita c’erano Uriah,
Gofna e Zack, quindi smise di parlare e abbozzò un leggero sorriso.
-Allora ciao...- disse Helinor,
sistemandosi un po’ i capelli. Aveva ancora il pugnale in mano, e qualcuno la
stava guardando notevolmente male.
Il Soldier annuì, come se con quel gesto
volesse salutarla, poi si raccomandò:-Non perderti il mio numero.-
-Perché ci tieni così tanto?- volle
sapere Helinor, ridacchiando.
Lui le diede le spalle. Non voleva
proprio darle la soddisfazione di farle vedere che era arrossito.-Ci sentiamo,
Helinor.-
Sephiroth rientrò nell’ascensore e si
voltò verso di lei.
Si scambiarono un’ultima occhiata.
Sephiroth le sorrise debolmente, poi le
porte si chiusero, e l’ascensore ripartì alla volta del piano Soldier.
-Ci sentiamo...- mormorò Helinor, poi si
voltò e raggiunse di corsa Uriah.-Beh? Che facciamo adesso?-
Uriah sbadigliò.-E che ne so...?-
Gofna fece apparire il suo cilindro dal
nulla e porse una mano a Helinor.-Vuoi che ti nasconda il pugnale?!-
-Non strillare, Gofna!- la pregò Zack,
guardandosi intorno nervosamente.
-Io direi che per prima cosa potremmo
andare prenderci una cioccolata calda- propose Uriah, grattandosi il mento con
aria assorta.-Ho sentito dire che quella roba è buonissima...-
-Puoi giurarci, amico!- esclamò Zack.
Gofna infilò magicamente il pugnale di
Helinor nel cilindro, poi se lo rimise in testa suscitando lo stupore
generale.-Non hai mai assaggiato una cioccolata?-
-No- rispose Uriah.
Zack sogghignò.-Allora bisogna che la
vostra nuova guida vi porti un po’ in giro per Midgar... per fortuna oggi
Angeal è in missione...-
-Mmm... non mi avevi detto che oggi era
di nuovo il tuo giorno libero- osservò Helinor, perplessa.
Zack si grattò la nuca, arrossendo.-Non
è il mio giorno libero, infatti... ma che rimanga tra noi, ok?-
-Zack!- esclamò Uriah, inorridendo.-Il
dovere prima di tutto!-
-Ah, pensa anche a divertirti, Uriah!-
ribattè Zack con molta energia.-Mi sembra di sentir parlare Angeal...-
Helinor sorrise e annuì.-Allora, tutti
d’accordo per la cioccolata?-
Gofna la prese sottobraccio e la tirò
verso l’uscita.-Ma non c’è solo quella! Ci sono tante altre cose buonissime! Te
le faccio assaggiare tutte, va bene?!- urlò.-Cornetti, gelati, granite, cialde,
muffin, torte, crostate...- e continuò con un elenco infinito di cose succulente.
Zack gli andò dietro con la bava alla
bocca.-Aspettatemi! Non andate senza di me!!! Che festa sarebbe senza il vostro
Zack?!-
Uriah rimase un attimo sulla soglia
della porta a pensare. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato il
giorno in cui non avrebbe più fatto parte dell’Ombra. In realtà, non avrebbe
mai neanche immaginato che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto
dire addio a Nhat e a Gammon.
Adesso avrebbe dovuto ricominciare a
vivere a modo suo e trovarsi una nuova casa dove vivere. La cosa un po’ lo
spaventava, doveva ammetterlo.
Eppure, ora respirava prufumo di
libertà.
Ed era davvero l’odore più buono che
avesse mai sentito in vita sua.
Homless
Verbale
C.O (Caso Ombra)
Deposizione di
Rain Foster: Dopo essere scappato dal laboratorio
della ShinRa, sono stato fortunato ad imbattermi nell’accampamento di Silver
Gammon. Grazie a lui, ho potuto avere una vita tranquilla. All’incirca sei mesi
fa, ci trovavamo nel Wutai, e lì Gammon decise di stringere un’alleanza con i
loro soldati. Non conosco i patti nei dettagli, mi dispiace.
Ci
siamo trasferiti vicino Midgar soltanto un mese fa, e da allora Gammon ha
iniziato ad essere inquieto, nervoso.
Ha
deciso di mandare Helinor e Uriah ad assassinare il vostro presidente, ma
davvero non saprei dire il motivo di tale gesto. So soltanto che ultimamentre
Gammon mi chiedeva spesso se ricordassi come si potesse impiantare la materia
negli uomini.
Sapeva
che ero uno scienziato, perché gliel’ho detto io. Sapeva anche da dove derivano
i miei poteri.
So che
non avrei dovuto farlo, ma lui riusciva a farmi sentire così importante... che
non ho potuto nasconderglielo. Lui mi faceva dimenticare di essere un mostro.
Deposizione di Helinor Hinari: Non ho mai fatto domande. Il maestro ordinava e noi
eseguivamo, qualsiasi cosa dicesse di fare. Se non avessimo ubbidito, Gammon ci
avrebbe puniti molto duramente.
Non
sapevo niente di questi documenti, credevo che la nostra organizzione fosse
soltanto un gruppo di mercenari senza fissa dimora.
Solo
qualche giorno fa sono venuta a sapere che mia madre aveva rubato dei documenti
alla vostra compagnia, e che mio padre li cercava. Sì, Gammon era mio padre.
Ho
dovuto ucciderlo per difendere me e la mia amica.
Appena
prima di morire ha dichiarato che l’Ombra era una sede distaccata di un’altra
organizzazione chiamata Avalanche.
Non
posso esservi di aiuto, perché nessuno sapeva di questa cosa. Eravamo tutti
concentrati sul Wutai. Ci siamo alleati con loro circa sei mesi fa. La cosa è
stata sorprendente, perché Gammon non aveva mai stretto alleanza con nessuno.
Deposizione di Gofna Brown: Hanno ucciso loro mia madre! E io che mi sono fidata del
signor Gammon! Helinor aveva ragione, era solo un... non posso dire parolacce,
scusatemi...
Non so
niente dell’Ombra, io ero entrata a far parte del loro gruppo da pochissimo.
Mmm...
non so perché Gammon mi abbia chiesto di unirmi a loro. Credo fosse perché era
un vecchio amico di mia madre.
Deposizione di Uriah: Non ho idea né di chi fosse Gammon, né di cosa avesse in
mente. O meglio, credevo che fosse il nostro maestro, e che il nostro dovere
fosse servirlo al meglio, ma mi rendo conto che ho sbagliato a pensarla così.
Io
sono entrato nell’Ombra tredici anni fa. Non so niente di nulla, mi sono solo limitato
ad eseguire gli ordini. Poi, ultimamente è uscito fuori che la madre di Helinor
faceva parte dell’ Ombra e che Gammon era suo padre.
Si può
sapere cosa sta succedendo qui?
Deposizione di Tseng: Da quando sono arrivato nell’accampamento, non ho fatto
altro che indagare. Devo ammettere che all’inizio la storia era troppo
intricata, ma alla fine i nodi sono venuti tutti al pettine.
I
documenti che Karima rubò alla nostra compagnia sono la chiave di tutto. Il
signor Foster parlò a Gammon del suo passato e di come avesse acquisito i suoi
poteri. Gammon si fissò con gli esperimenti con la Materia, e decise di farsi
dare altre informazioni su dove gli scienziati tenessero i documenti che gli
interessavano.
Non è
chiaro il motivo che l’abbia spinto a tanto, perché manca un’informazione
fondamentale: Gammon è un membro di Avalanche, un’organizzazione nata per
distruggere la ShinRa.
Gammon
parlò della storia di Foster con altri membri di Avalanche, e insieme decisero
di rubare quei documenti in modo da poter costruire un potere che tenesse testa
a quello dei Soldier.
Karima
e Harila furono mandate ad eseguire l’incarico, molto probabilmente con una
scusa. Tutavia, ci fu inconveniente: le ragazze vennero catturate, e Gammon fu
costretto a venire ad aiutarle.
In
situazioni normali, Gammon le avrebbe lasciate al nemico, ma i documenti che
avevano con sé, erano troppo importanti.
Nonostante
ciò, nessuno si offrì di fare da cavia per l’esperimento, e la nominà toccò ad
una bambina troppo piccola per potersi sottrarre a quel destino.
Fortunatamente, l’esperimento era applicabile solo su un corpo di un bambino di
almeno diciotto mesi, quindi Gammon fu costretto a rimandare.
Questo
mise in moto un meccanismo di eventi che condussero Karima a fuggire, portando
con sé sua figlia di appena due anni.
Mesi
dopo essere partita, Karima si accorse di essere troppo malata per badare a sua
figlia e a se stessa, quindi decise di abbandonarla al Gold Saucer: un posto
affollato, dove Gammon forse non l’avrebbe trovata.
Evidentemente
di sbagliava, perché Helinor fu chiamata ad entrare nell’Ombra proprio da suo
padre, che per volere del caso si trovava nei dintorni.
Ad
ogni modo, Karima morì tre anni dopo, uccisa per sua esplicità volontà da
Verdot.
Queste
sono le linee principali che hanno dettato la storia.
Quanto
all’arrivo dei soldati del Wutai nel mezzo della battaglia contro l’Ombra, la
spiegazione è semplice.
Nara
era partito per Junon pochi giorni prima, in contemporanea al rilascio di
Angeal e Zack. Alcuni Turk, che sono stati uccisi proprio da Nara, avevano
lasciato degli appunti su i suoi spostamenti.
È
avvenuto un incontro tra un ambasciatore del Wutai e Nara, dunque Gammon aveva
previsto che il presidente avrebbe attaccato, e aveva disposto una
controffensiva ancora prima che il messaggio con la scritta “Avalanche”,
arrivasse a destinazione.
La
morte di Gammon ci impedirà di sapere di più su Avalanche, ma ormai abbiamo una
pista molto valida da seguire.
L’Ombra
era un tramite per spostare della Materia da un posto all’altro. Adesso che lo
sappiamo, abbiamo bisogno di seguire lo spaccio fino alla fonte e scoprire chi
si nasconde dietro a questa storia.
Chi è
la mente dello spaccio?
Evidentemente
Avalanche ha preso sul serio gli esperimenti con la Materia.
Il
gruppo locato a Kalm è stato annientato, ma qualcosa è andato storto, e la
missione è fallita. La città è stata bruciata, e Verdot ha perso un braccio.
Sembra
che sua moglie sia morta e sua figlia sia dispersa.
Quanto
al suo braccio, Hojo l’ha sostituito con una protesi.
Dobbiamo
continuare le ricerche. Avalanche è un’organizzione troppo pericolosa per noi,
non possiamo lasciare che si rafforzi fino a
soffocarci.
Dipartimento per la pubblica sicurezza:
Gabriel Voss
Heiddeger
Angolino
dell’autrice
Non posso credere
che sia finita *_*. È una grande soddisfazione per me pubblicare quest’ultimo
chappy ç_ç, io... che emozione. Una grande emozione perché questa è la mia
seconda opera completa!!! *esulta*
Che
soddisfazione ^_^
Ringrazio
tutti quelli che l’hanno letta e seguita, in particolare a the one winged angel, Kairih
e KiaElle che hanno recensito
*abbraccia fortissimo*. Le ringrazio per tutto il loro sostegno! Vi voglio
bene, ragazze ç_ç
Ho deciso che
pubblicherò anche il seguito, dopo essermi presa un po’ di pausa... la
pubblicazione *sfoglia il calendario freneticamente*, dovrebbe avvenire il 10
ottobre se la scuola non mi mette sotto terra prima XD. Non so se l’ho già
detto su EFP, ma quest’anno il secondo giorno già mi hanno fatto fare il
compito di latino X_X
the
one winged angel:
nipote... io… sono troppo onorata di ricevere sia I tuoi complimenti che quelli
di tua sorella *_*. Ringraziala infinitamente da parte mia ç_ç… ho fatto del
mio meglio per scrivere questa fic, e se è piaciuta non posso altro che esserne
felice!
Ma passiamo alla storia ^_^
Uriah l’ho fatto tornare in vita perché ho
pensato “Uffa… tutti i personaggi buoni devono morire” XD, quindi non ho potuto
farne a meno. Ho pensato che sicuramente alla Shinra non gli mancano i mezzi… e
così... ^^
Sì, ho fatto morire Kay e Loi, ma l’intenzione
era quella fin dall’inizio, lo ammetto °_°. Mentre James e Adrian sono fuggiti
(quest’ultimo grazie al beniamino Genesis)
^^ Il ragù lo possiamo fare
tranquillamente *Genesis cerca di fuggire* XD
Quanto a Kalm, hai ragione. Sono rimasta
sorpresa anche io quando l’ho saputo, però credo che da qualche parte nel gioco
(non ricordo bene dove), accenna al fatto che Kalm era già stata danneggiata in
passato, prima di DOC... Se non sbaglio (il che è probabile XD)
Comunque grazie nipotuccia mia ^^. Sei
tu quella speciale da queste parti *_*, mi sono davvero affezionata, non so
davvero cosa farei senza di te ^^
Un bacio enorme dalla zia Tico