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Autore: Fiby87    19/09/2010    0 recensioni
Uno scorcio sui desideri di Catherine, una lettera indirizzata ad Edgar scritta appena dopo il ritorno di Heathcliff.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desire

Svegliarmi nel bianco delle lenzuola con te accanto è stato deludente.
Tutto così immacolato e puro rendeva il mio sogno troppo distante. Ho provato a chiudere ancora gli occhi, a dormire ancora un po', a sognare le sue mani ma è stato inutile. Il sogno è sfumato in un senso di colpa ed io in punta di piedi sono sgattaiolata fuori da quell'altare della vergogna.
Non credere che non mi senta male nel guardarti sognare beato mentre desidero che lui sia l'altra metà della mia anima ma è così naturale pensarlo che a volte nel profondo trovo che l'intruso fra i due sia tu.
Quella spiaggia sul quale l'ho immaginato c'è sempre stata nei miei sogni, fin dal primo momento in cui lui entrò nella mia vita. A volte mio padre mi parlava dei luoghi remoti che visitava durante i suoi viaggi e quel giorno, quando portò a casa Heatcliff lo immaginai figlio di quei luoghi lontani, uno spiritello sporco e dispettoso, l'unico che mi potesse tener testa. Forse il più selvaggio e talvolta il più sfrontato, tra i due, però, non è detto che lui fosse anche il più cattivo, d'altronde sono io quella che ti ha sposato e che ininterrottamente ti tradisce pensando a lui.
- Il sole stamane ha una luminosità tutta nuova non credi? - Davanti alla finestra sul corridoio, in vestaglia e a piedi scalzi speravo di restare ancora per qualche minuto da sola.
- Sì caro -
- Anche il tuo sorriso si è illuminato dei suoi raggi amore mio, sei splendida. -
Se solo sapessi chi mi ha reso così felice, le tue parole non fanno che darmi ragione.
- Non dire assurdità, io sono sempre la stessa, saranno stati quelli stessi raggi ad abbagliarti. Perchè non scendiamo a far colazione? Sono certa che dopo sarai più lucido e meno svenevole -
Un sorriso malizioso e come al solito mi segui fedele, mi da la nausea guardare come non ti accorgi di essere il mio cagnolino.
Finita la colazione, come sempre satollo vai nel tuo studio a lavorare. Mi vesto al volo mettendo un abito azzurro che esalta la mia figura.
-Faccio una cavalcata qui intorno tesoro, ho bisogno di un po' d'aria -
- Come preferisce ma non prendere freddo, il sole sarà anche caldo ma l'aria è gelida -
- Stai tranquillo, so badare a me stessa -
Un altro sorriso e via, i miei piedi quasi corrono ed è totalmente inutile il mio tentativo di fermarli, sembro una dodicenne ma sono così felice! La neve bianca risplende della luce del sole, Edgar ha ragione, è una splendida mattinata ma ho bisogno di renderla perfetta. Il cavallo sa già dove andare, anche prima che Heatcliff tornasse io ed il mio amico a quattro zampe abbiamo seguito sempre lo stesso percorso. Anche con questo freddo e nonostante la neve, Wuthering Heights emana calore se penso a tutti i ricordi che ho di questa vecchia tenuta, e tutti i miei ricordi sono legati a lui. Più la tenuta è vicina e più il battito del mio cuore si amplifica, il mio intero corpo è pervaso da quel suono.

...Voglio rivederti Heathcliff...

...Non lasciarmi più sola Heathcliff...

...Ti amo Heathcliff...

Quanto ti amo Heathcliff e quanto mi sento stupida a volertelo dire solo adesso. Ma è quello che farò, entrerò per quella porta e ti dirò quel che provo, ti dirò quanto ti ho amato e quanto ho bisogno di te, di quanto poco mi importi di Edgar e di come dal momento in cui ti ho intravisto che tornavi a casa abbia ritrovato la gioia di vivere. Scendo dal cavallo a pochi metri dalla mia felicità, con riconoscenza il mio sguardo accarezza i contorni di quella casa. Una domestica mi viene incontro, è nuova della tenuta e non mi riconosce.
- Sono Catherine Linton -
- Signora Linton le mando subito lo stalliere, lei intanto si accomodi dentro, le preparerò un tè, fa davvero freddo stamane. -
La ringrazio con un sorriso e muovo qualche passo. Il mio sguardo guizza esaltato e nervoso da un particolare all'altro della facciata, da una finestra all'altra, quando lo stomaco improvvisamente mi si chiude in una morsa e la testa prende a girare. Non credo di stare bene, devo proprio non stare un granchè se ho le allucinazioni. Chiudo e riapro gli occhi. L'allucinazione non è sparita. Tornare subito a casa non servirebbe, la domestica avviserebbe Heathcliff del mio passaggio ed io non so se riuscirei ad arrivare a casa tutta intera in queste condizioni. Meglio entrare e poi una tazza di tè caldo non può farmi che bene in questo momento. Passo davanti alla finestra dell'atrio sentendo lo sguardo puntato su di me e busso alla porta. Heathcliff mi accoglie con un sorriso gentile ed educato, l'abbigliamento sobrio ed elegante, la pelle pulita e profumata ed uno sguardo del tutto anonimo.
- Catherine, che piacere! Non ti aspettavo così presto. Dai entra che si gela. -
Lo seguo con un'espressione altrettanto anonima ed educata.
- Ti presento la signora Heathcliff -
Non era un'allucinazione, adesso però mi chiedo se sia pronto quel tè perchè la testa mi gira sempre più forte.
- Sono davvero felice di fare la sua conoscenza signora Heathcliff. Spero di non arrecare disturbo così presto al mattino. -
- Niente affatto, qui siamo tutti mattinieri. Anche io sono lieta di conoscerla, Heathcliff mi ha parlato di lei. -
Il suo non è uno sguardo che si possa dire amichevole, Heathcliff deve aver rivelato un po' troppo e di proposito, conoscendolo.
- E suo marito? Non è qui con lei? -
Probabilmente l'idea di prendere un tè non è poi così buona.
- No, in effetti è a casa a lavoro, sono uscita solo a prendere un po' d'aria e sapendovi appena arrivati ho pensato di passare. Io e mio marito saremmo lieti di ricevervi a pranzo uno di questi giorni. -
Stavolta è lui a prendere la parola.
- Grazie Catherine, saremo ben lieti di pranzare con voi. Un giorno di questi distoglieremo tuo marito dal suo lavoro perchè deve assolutamente conoscere Lindsey. -
Così è Lindsey che si chiama. Sorrido, annuisco e con una scusa vado via prima di poter lanciare un urlo contro quella donna. Salgo sul cavallo pronto, mi do ad una corsa sfrenata ed in testa ho solo in mente che ancora non è detta l'ultima parola.
  
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