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Autore: Roccia di Burro    20/09/2010    4 recensioni
°°Drake... Cosa c'è di meglio di essere la star del liceo? Al secondo anno della Greensburg High School, asso della squadra di basket della scuola, uno stuolo di ragazze che cadono ai tuoi piedi, le matricole da sfottere, i secchioni da torturare, e un frocetto del tuo stesso anno da prendere in giro.°° °°Sei potente come un leone.°° °°Ma attento. La preda un giorno potrebbe rivoltarsi tra le tue zanne e diventare predatore.°° °°E a quel punto che farai?°°
Avvertimenti: la storia non è particolarmente drammatica, il rating è arancione per i temi affrontati, per la presenza di scene di bullismo, e per il linguaggio non sempre all'acqua di rose^^. Non sono comunque presenti scene violente o che possono turbare, in alcun caso^^. Ho scelto, a malincuore, "romantico", perché c'è una storia d'amore, anche se non vedrete nulla di smelenso, ve lo assicuro u.u
Ragazzi è passato un anno ormai da quando ho pubblicato questa storia!! Come sono felice...=) ringrazio chi mi ha seguito fino adesso, chi ha recensito, chi ha solo letto, ma soprattutto chi si è emozionato ^^ Grazie.
Genere: Romantico, Sportivo, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa a tutti voi per questo aggiornamento di due mesi anziché uno. Non voglio portare scuse, sebbene ce ne siano, ma vi prometto che cercherò di essere puntuale d'ora in poi, come lo sono stata, più o meno, in precedenza.
Non ho avuto molto tempo di controllare gli eventuali errori grammaticali e mi scuso in anticipo, e non risponderò singolarmente alle recensioni. Ringrazio tutti voi che seguite questa storia e vi lascio alla lettura. Grazie =)
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La casa era silenziosa e buia, solo una flebile luce proveniva dalla stanza di Drake, dove lui e Shawn stavano seduti sul letto sepolti tra le coperte. Per fortuna di entrambi erano soli, dato che Kat era a casa di un’amica e i genitori si trovavano ancora al lavoro; così, almeno, avrebbero potuto parlare francamente senza timore di essere scoperti da orecchie che indiscrete sentivano più di quanto avrebbero dovuto.
« Drake. » Richiamò l’amico, dopo che l’interpellato ebbe finito il racconto. « Ma sei sicuro di aver visto bene? »
« Certo che lo sono. Mi ricordo quel giorno come fosse ieri. »
« Eppure Andy ha detto che era il ragazzo di Eveline… » Protestò ancora, lasciando la frase cadere in un vuoto silenzio.
Drake chinò la testa e si guardò le gambe incrociate, liquidando il tutto con un’alzata di spalle: nonostante fosse l’unico testimone di quanto avvenuto un anno e mezzo prima, era colui che probabilmente ne aveva capito meno di tutti.
Eppure era assolutamente sicuro di avere ricordi esatti dell’avvenimento: che tra Eveline e Andy ci fosse qualcosa non aveva molta importanza, il ragazzo era incollato all’amico in un bacio per niente casto, e quello era inconfutabile. Non gli importava di avere come prova solo la sua parola, anche a costo di attirarsi le ire del diretto interessato avrebbe indagato a fondo nella faccenda, perché doveva saperne di più; inoltre, anche se di minor peso, il fatto che Andy avesse a quei tempi una relazione eterosessuale era un episodio alquanto bizzarro che necessitava anch’esso di esplicazioni.
« Ad ogni modo, » interloquì Shawn « ciò che urge adesso è riallacciare i rapporti con il tuo lovelove. »
« Come cazzo l’hai chiamato? » Il ragazzo non sapeva se picchiarlo o ridere, o fare entrambi.
« Drake, rispondimi sinceramente: tu ne sei innamorato, no? »
L’amico scrollò leggermente le spalle facendo scorrere distrattamente lo sguardo attorno a sé. « Non lo so, a dir la verità. Qualche settimana fa ne ero pienamente convinto, però adesso… Insomma, cos’è l’amore, infine? » Rivolse a Shawn uno sguardo piagnucoloso e supplichevole, che però lo lasciarono indifferente.
« E’ una domanda di tale portata che rispondervi adesso su due piedi è impossibile… Tu vuoi stare con lui? »
« Sarebbe una delle definizioni di “amore”? »
« Non proprio. Comunque, rispondi alla mia domanda. »
Drake indugiò pochissimo. « Si, dannazione, si. Io voglio stare con lui. »
« E allora, buttati! »
« Ma qualcosa tra di noi si è rotto, capisci? » Replicò esasperato. « Come possiamo passare sopra a quello che è successo così senza- »
« Passare sopra a cosa? Drake ma non capisci? »
Il ragazzo lo fissò straniato, lasciandolo proseguire. « Quello che voglio dire è che ciò che è successo tra te e Andy, secondo me, avrebbe dovuto unirvi ancora di più! »
« …Stai delirando? »
« Zitto e ascolta: Andy ti ha confidato di aver iniziato tutto per vendetta, no? »
Drake annuì, senza riuscire a comprendere lo scopo di quel discorso.
« E dopo ti ha detto che però pian piano si è innamorato di te, no? Fino al punto ti doverti confessare tutto, perché stare con te altrimenti sarebbe stato insopportabile! »
« E con questo? »
« Andy si è aperto totalmente con te, ormai lui per te non ha più segreti! Ti ha detto tutto! E ha quindi dimostrato di voler agire con te a carte scoperte, di volersi fidare ciecamente di te. »
« Si, me ne sono reso conto. E’ stato un atto di grande forza di volontà, perché ammettere di aver giocato sporco è difficile e umiliante. Ma ciò non toglie che si sia comportato male… »
L’amico lo interruppe con un gesto sbrigativo della mano. « Se dovessimo attaccarci a tutto, vivremmo soli e isolati dal mondo. Ricorda che comunque io, te e gli altri, gli abbiamo regalato quasi due anni di inferno, cosa di cui mi vergogno ancora adesso. E comunque lui si è scusato nel modo più sincero e contrito possibile per il suo comportamento, noi cos’abbiamo fatto? Abbiamo lasciato cadere la faccenda nel silenzio, nel nulla. Anche se tu sei stato travolto dai fatti, hai gettato alle spalle il tuo operato violento senza preoccuparti dei danni che abbiamo causato. Ed è ciò che ho fatto anch’io. »
Drake non rispose, accogliendo il discorso dell’amico, che purtroppo non faceva una grinza, con una silenziosa e mesta vergogna per se stesso.
« Non gli ho mai chiesto scusa… »
« Lo so. »
« Ho come l’impressione di essere io quello più in torto tra i due, eh? »
Shawn sospirò amaramente. « Mi sa di si. »
« Non ho nessun diritto di impicciarmi dei suoi affari. Ma accidenti, sono curioso, devo sapere! »
« Allora dovrai chiederglielo con gentilezza, e ciò che lui ti risponderà… Beh, sarà solo una gentile concessione. In quanto a balle, menzogne e inganni siete più o meno pari, tu non devi nulla a lui – a parte delle scuse – e lui non deve nulla a te. »
« Tradotto in termini spicci, sono nella merda. »
« No, semplicemente devi agire con accuratezza e andarci con i piedi di piombo. »
Drake si strinse di più nella coperta di pile che stava usando per coprirsi le spalle, e poggiò la testa sulle gambe dell’amico. In un gesto amorevole e quasi paterno, questi iniziò ad accarezzargli la testa, poggiandogli poi un morbido bacio sui capelli. L’altro, alla stregua di un gattino infreddolito, si stiracchiò allungandosi verso di lui e lo cinse in vita, poggiandogli la testa sul petto e toccando con la fronte la pelle calda e liscia del collo. Adagiandosi sul cuscino e continuando a stringersi, i due si abbandonarono lentamente a Morfeo.

*

Josh sorseggiava rumorosamente la propria cioccolata calda, guadagnandosi occhiate acide e infastidite da parte della sorella. Quel pomeriggio avevano deciso di trasformarlo in una piccola rimpatriata, e si erano riuniti a casa dei gemelli per guardare un film e chiacchierare del più e del meno.
« Josh finiscila, non si capisce niente. » Gli sibilò irosa in un orecchio.
« Non rompere, è bollente! »
Infastidita, voltò la testa di scatto e cercò di riprendere la visione della pellicola. Con pessimi risultati. Nervosa, gli tolse la tazza di mano, si recò in cucina praticamente volando oltre il corridoio e versò nella bevanda un po’ di latte freddo; tornò dal fratello e gliela rese, con un atteggiamento leggermente più addolcito.
Quando questi per ringraziarla le schioccò un bacio umido e zuccheroso sulla guancia, fu con un mezzo sorriso che gli si appoggiò ad una spalla.
« Voi due non cambierete mai. » Commentò affettuosamente Joy, mentre un Will Smith di pixel si agitava sullo schermo
« Abbiamo fatto bene a scegliere di vedere “Io, Robot”. » Disse Eveline, glissando su quanto asserito dall’amica poco prima. « E’ un film interessante. »
« E’ tenerissimo. » Rispose l’altra. « Adoro come Isaac Asimov, alla quale opera si è ispirata questa pellicola, riesce a descrivere il rapporto tra umani e robot e come questi ultimi, descritti attraverso le sue parole, sembrino così… »
« Vivi? » Concluse Josh. « Si, lo credo anch’io. »
Andy avrebbe voluto dire la sua, se non che il cellulare squillò nell’esatto momento in cui aprì bocca. Prese l’apparecchio dal tavolino di fianco al sofà e osservò il display tramutando la sua espressione da curiosa a corrucciata.
« Chi è? » Fece Joy, osservando la leggera smorfia dell’amico.
« Lui. » Rispose soltanto.
Si alzò dal cuscino e si diresse in cucina portando il telefono all’orecchio e rispondendo. La voce di Drake gli giunse metallica dall’altro capo della linea, ma non era per la naturale distorsione timbrica che il tono era incerto e titubante.
« Ciao. » Interloquì.
« Ciao. »
« Disturbo? »
« …No. Dimmi. »
« Avrei bisogno di parlarti. »
Andy sbuffò. Al momento avrebbe voluto godersi la giornata, e non era propriamente sicuro che intavolando una discussione con Drake questa sarebbe stata classificabile come “bella, divertente, piena di eventi piacevoli”.
« Non intendevo subito. » Continuò l’altro, quasi a smentire i suoi pensieri. « Anche perché vorrei parlarti a quattr’occhi, se possibile. »
« Oh. » Rispose Andy, quasi preso in contropiede. « Beh domani a scuola… »
« No, preferirei parlare in privato. »
« Mi stai invitando a casa tua? »
« Diciamo che mi sto invitando a casa tua. »
Il ragazzo staccò per un attimo il telefono dal padiglione, guardandolo come se questo potesse dargli una spiegazione per un comportamento così sfacciato. Optò comunque per una risposta cortese. « Beh, io ho la casa libera domani pomeriggio… »
« Ottimo. Non voglio essere sfrontato, beninteso… E’ che se tu venissi da me non sarei molto tranquillo. »
« A-ha. »
« Troppo traffico in casa. »
« Capisco. »
« Contando anche che credo di aver sentito mia sorella blaterare qualcosa a proposito di un party e di varie amiche… Per carità. »
« Certo, non saprei come darti torto. »
« Allora… A domani? »
« Si. Vieni alle quattro? »
« Ok. »
Si salutarono in fretta dopo che Andy gli ebbe comunicato il suo indirizzo, e quando concluse la telefonata questo rimase in cucina per qualche secondo, nella stanza buia e fresca. Dal salotto giungevano ovattati i discorsi degli amici e i rumori cacofonici del film, che non riusciva a distinguere bene. Si sentì stranamente vuoto.
Un tempo, una telefonata simile l’avrebbe lasciato rincuorato, con le guance bollenti per la gioia di parlare a quel ragazzo che tanto voleva e che si sforzava di non volere. Solo pensare al suo nome gli procurava una fastidiosa morsa allo stomaco, nonostante non si sentisse più in colpa. Provava tristezza, tanta. E un senso di amarezza che sarebbe stato duro a morire. Si assopiva, certo, ma latente continuava a ricordargli quello che avrebbe potuto avere e che invece aveva gettato alle ortiche.
Tornò in soggiorno cercando di dimenticare la conversazione che si era appena svolta. Per fortuna, nessuno fece domande.

Il giorno dopo Andy si sentiva ancora nervoso, quasi osservato. A lezione di lettere c’era anche Shawn, questo lo sapeva bene, ma erano i propri rimescolamenti interiori a turbarlo. E la cosa era più letterale di quanto ci si potrebbe aspettare. Non aveva idea se le pare mentali che era capace di imbastire in poco tempo avrebbero potuto avere effetti anche fisici, ciò che sapeva era che oltre a sentirsi inquieto, la colazione gli stava risultando indigesta come non mai. Uno strano peso gli impediva di sentirsi bene al 100%, influendo negativamente sull’attenzione che stava prestando al professore.
« …e quindi lo scrittore lascia spazio a varie interpretazioni che ogni lettore potrà apportare a modo proprio. Sentiamo un po’ le vostre opinioni. Signor Nolan, lei che dice? »
Un remoto angolino del cervello di Andy gli stava sussurrando di aver quasi udito il proprio nome, ma questi non vi badò finché questa vocina fastidiosa tornò per la terza volta, e cercò di scuoterlo in maniera parecchio pressante.
« Signor Nolan! »
Il ragazzo quasi scivolò dalla mano con cui sorreggeva il mento, mentre il suo gomito sentiva venire meno l’appoggio del banco.
« P-professore… Mi scusi, non l’ho sentita… »
« Lo credo bene, è la quarta volta che ti chiamo! »
« Mi perdoni… Ero sovrappensiero. » Ammise sottovoce, sentendo la vergogna montare.
« Sicuro di sentirti bene? » Chiese l’uomo, mostrandosi gentile e apprensivo nonostante avesse benissimo potuto affibbiargli una nota e una bella lavata di capo.
« Certo, sto benissimo. Ero solamente distratto, mi scusi. »
« Passi questa volta, ma che non si ripeta più. Tornando al nostro argomento di discussione, qualcuno ha opinioni in merito? »
Uno studente doveva avere alzato la mano dietro Andy, perché il professore gli diede la parola. Prima che potesse realizzarlo appieno, il ragazzo avvertì nelle proprie orecchie la voce profonda e melodiosa di Shawn, che diceva la sua sui significati del sogno iniziale del racconto breve “The Sisters”, firmato Joyce.
Non lo stette realmente ad ascoltare, lasciandosi cullare dal suo tono narrativo e rassicurante.

Quel pomeriggio sembrava non passare mai, quasi quanto la mattinata a scuola era praticamente volata. Andy aspettava ormai esasperato che la lancetta dell’orologio toccasse le quattro . Decise di distrarsi: andò in cucina e mise sul fuoco un pentolino con dell’acqua per il tè, quasi assopendosi davanti alle danzanti fiammelle blu del fornello. Poco dopo, era così intento a versare il liquido nella tazza che il trillo insistente del campanello lo fece sobbalzare, rischiando di ustionarsi.
Andò ad aprire e si diede mentalmente dell’idiota per non aver preparato abbastanza acqua a servire due tazze, nell’eventualità che Drake avesse voglia di qualcosa di caldo.
Spalancò l’uscio rabbrividendo, ed eccolo là: stretto nel giubbotto blu, un berretto di lana scura calcato sui capelli chiari, qualche ciuffo ribelle che usciva da sotto l’orlo per ricadere fastidioso sugli occhi dorati, le mani in tasca. Il suo nervosismo si poteva intravedere dalla punta del piede che leggera tracciava piccoli circoletti nella ghiaia davanti al cancello, mentre mordicchiava distrattamente la cerniera del bavero.
« Vieni, entra pure… E sbrigati che si muore di freddo. » Aggiunse Andy con un mezzo sorriso.
L’altro non aspettò un ulteriore invito e si precipitò verso la soglia, sfregando le suole sullo zerbino.
Si richiuse la porta alle spalle mentre il padrone di casa gli chiedeva il giubbotto e gli offriva da bere. Accettò volentieri una cioccolata calda, che Andy, dopo aver sistemato il capo sull’attaccapanni, si affrettò a scaldare.
« Come stai? » Chiese Drake, rivolgendo lo sguardo alla schiena di Andy che trafficava con tazze e pentolini.
« Bene. » Rispose frettoloso. Poi si voltò a guardarlo in volto. « Tu? »
« Non c’è male. »
« Ah, siediti pure… E scusami del disordine. Nella cioccolata vuoi altro zucchero? Se vuoi posso tirare fuori qualche biscotto, e- »
« E’ la prima volta che vengo a casa tua. » Lo interruppe.
Andy si immobilizzò, per poi posare ciò che teneva in mano e lasciar ricadere le braccia lungo i fianchi, improvvisamente pesanti. « Si, è vero. »
Accese il fuoco e andò a sedersi di fronte a lui, al tavolo.
« Strano che tu ci sia venuto per un motivo simile… »
« Più che strano, triste. Avrei voluto visitarla in tempi  più felici. » Nei suoi occhi di solito vivaci e allegri si notava un’aria malinconica.
« Si, mi avrebbe fatto piacere. »
Drake prese un biscotto dal piatto che gli era stato sistemato davanti, e lo addentò senza dire altro.
Passarono così alcuni minuti in silenzio, non imbarazzati, ma pensierosi. L’ospite lasciava vagare lo sguardo curioso su ogni mobile, Andy lo teneva fisso sul tavolo scuro senza una particolare ragione.
« Oh la cioccolata. » Si ricordò d’un tratto. La versò e portò all’altro la tazza. « Allora, » proseguì « dicevi di volermi parlare. »
« Esatto. Innanzitutto devo chiederti scusa. »
Andy non gli chiese il perché di quelle scuse. In qualunque caso, sentiva che Drake si sarebbe spiegato da solo, e infatti non si sbagliava.
« Per un sacco di cose, a dire la verità. Per averti picchiato… più volte. Per averti rotto gli occhiali, per averti preso il telefono, per averti rubato le chiavi della macchina e la macchina stessa, - e iniziò a rivangare fatti di più di un anno prima – e poi per averti nascosto dei libri, per averti segregato in un’aula e averti impedito di seguire la conferenza della scuola, per averti fatto arrivare in ritardo parecchie mattine e averti fatto sgridare dai professori, per aver nascosto nella tua redazione i registri di alcuni professori, per averti imbrattato l’armadietto, per averti spesso rovesciato addosso i vassoi della mensa e poi… non mi ricordo. Comunque, scusa. »
Andy lo fissò serio. « Scuse accettate. Non significa certo che ti perdoni. » In risposta ricevette uno sguardo allarmato. « Intendo dire… non posso dirti “grazie delle scuse, adesso con un colpo di spugna laverò via tutto quello che è successo”, perché non è possibile. Però voglio la tua parola che non lo farai mai più. »
« E’… è ovvio! »
« Non parlo solo di me. » Il ragazzo assottigliò gli occhi da dietro le lenti spesse.
« Per ovvio includevo anche questo, certamente, Non alzerò un dito su nessuno, lo prometto. »
« Beh anche io comunque devo- »
« No! …No. Tu le tue scuse me le hai già fatte, e sinceramente sono risultate molto meno impacciate delle mie. Volevo dirti solo che… io… »
Non riuscì a proseguire, fermato da un’inspiegabile voglia di mordersi le labbra. Forse non trovava le parole? Fece un respiro profondo e si massaggiò le tempie. Quando riaprì gli occhi che aveva leggermente strizzato, li riversò dritti in quelli neri dell’altro.
« Devo essere franco, Andy. Quello che voglio sei tu. Cioè… ci ho pensato su, credimi. Mi piaceva com’eravamo prima. Mi piaceva quando eravamo così legati, e mi manca da morire quel periodo. Io ti voglio. E sono perfettamente serio. »
Andy si mosse nervoso sulla sedia.
« E non m’importa di quello che dovrò fare per riconquistare la tua fiducia, e non m’importa dei tuoi trascorsi… »
« Bugiardo! »
« Come? » Il ragazzo s’interruppe interdetto.
« E’ una balla! Credi che non ti conosca? So benissimo che sei curioso da morire, figuriamoci se non te ne frega nulla del mio passato. »
« Beh… » Drake sembrò rifletterci un attimo sopra. « In effetti mi sta esplodendo la cistifellea a pensarci, però ho deciso che sono affari tuoi e non me ne deve fregare nulla. »
Andy lo guardò scettico. « A me non cambia nulla dirtelo, Drake… Mi ha dato fastidio solo che quel giorno tu me l’abbia chiesto come se fosse l’unica cosa che volevi sentire da me, ecco tutto. »
Il ragazzo assunse un’espressione compiaciuta che però mascherò subito. « No, ho deciso che non mi deve interessare. Voglio solo sapere una cosa… Tu… Sei gay? »
« Beh, mi sembra che i trascorsi siano piuttosto chiari… »
« Non significano nulla per me i trascorsi, voglio sentirlo da te: sei gay oppure no? »
Andy lo guardò fisso. « Si. »
« Non ti piacciono le ragazze? »
« No. »
« Neanche un pochino? »
« No, Drake, non me ne frega niente delle ragazze, mi piacciono gli uomini. »
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
« Sono stato con Eveline perché volevo provare a vedere com’era con le ragazze, e il risultato dell’esperimento è stato terribile, dopo appena una settimana mi sono messo a slinguare suo fratello, ma ti pare? Ecco tutto! Un comportamento affatto esemplare… » Aggiunse allegro.
« Ti avevo detto che non ne volevo sapere niente! » Protestò l’altro, non ascoltato.
« Comunque, tornando seri… Anche a me mancano quei bei momenti passati assieme, Drake. »
Di nuovo il silenzio si frappose tra di loro. Drake allungò le mani a prendere tra queste quella di Andy, calda e morbida come la zampa di un gatto.
« Possiamo ricominciare? » Chiese sottovoce.
« Come amici? »
Annuì, delicato. « Per il momento voglio solo credere che tu non mi odi. »
« Non ti odio affatto, Drake… »
« Nemmeno io. Ti prego… Non scappare da me. »
L’interpellato scosse la testa. « Ci tengo davvero alla nostra amicizia, e lo dico in tutta sincerità. Solo… una cosa. »
L’altro strinse di più la sua mano.
« Vorrei che anche Josh ed Eveline ti andassero a genio, voglio dire… Loro sono parte della mia vita. Hanno un posto fondamentale nel mio cuore. E non voglio pensare all’opinione che puoi avere di Josh, ma ti assicuro che oltre ad essere assolutamente etero è una persona fantastica. »
Drake soppesò per qualche secondo la risposta da dare. « …Basta che non mi chiedi di essere culo e camicia, ok? Perché io il culo non lo voglio fare affatto. »
  
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