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Autore: skeight    21/09/2010    2 recensioni
Uno studente europeo va a studiare per un semestre in Giappone grazie al progetto Overseas, e qui incontra delle più o meno simpatiche studentesse liceali; ma un pericolo imprevisto lo minaccia, ed ecco che quelle ragazze svelano incredibili poteri!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ami/Amy, Makoto/Morea, Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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Appoggiato alla parete del corridoio, sospirai. Quella Usagi parlava da mezzora e non sembrava accennare a smettere. Ma non potevo lamentarmi, era stata colpa mia se mi si era attaccata come una cozza.

Quando mi aveva travolto nel corridoio della scuola, la avevo osservata con curiosità: era la prima volta che vedevo una giapponese con i capelli biondi, e lì per lì pensai che fosse una ganguro; ma quel biondo sembrava naturale, e comunque la sua pelle era chiarissima, senza la minima traccia di abbronzatura, che è invece è tipica di quella corrente estetica. Per questo, invece di limitarmi a salutarla e andar via, provai ad attaccare bottone: chi sei, quanti anni hai, cose così. Ma mentre eravamo là a parlare, lei si diede una manata sulla fronte.

“Che stupida, sono in ritardissimo e mi fermo a parlare con te! Scusami, sarà per un’altra volta, ciaoooo!” disse, e corse via.

Io rimasi interdetto per qualche istante, poi scossi la testa e ripresi il mio giro esplorativo della scuola. Ma un quarto d’ora dopo me la ritrovai di fronte, in piedi vicino all’ingresso di un’aula.

“Ehi, che ci fai lì fuori?” le chiesi.

“Oh, il ragazzo di prima, ciao! Come al solito, sono arrivata in ritardo e la professoressa per punizione mi fa passare la prima ora di lezione in piedi nel corridoio.”

Azz, mi spiace, è colpa mia che ti ho intrattenuto con le mie chiacchiere…

“Ma no, figurati, mi capita spessissimo. Ma dimmi, tu non sei giapponese, si vede dalla faccia, di dove sei? Come mai da queste parti? Che fai?”

Riprendemmo così a parlare, anche se a dire il vero non fu tanto un dialogo, ma un monologo di Usagi in cui di tanto in tanto riuscivo ad inserirmi con delle brevi risposte alle sue domande, risposte che servivano solo a dare nuovo carburante alle sue chiacchiere.

“Sei uno studente universitario! Che bello, anche il mio Moran fa l’università, ma per pagarsi gli studi lavora come commesso in un locale qui vicino, magari quando finisce scuola ti ci porto così fate conoscenza, è davvero bellissimo, io ne sono innamorata pazza, peccato che sia già fidanzato, e tu invece sei single o no? Qui in Giappone le ragazze vanno pazze per gli europei, può trovare una ragazza anche uno brutto come te. Oh accidenti scusa non ti volevo offendere, dicevo così per dire! In fondo con qualche sistematina non saresti poi male, ma scommetto che devi essere uno di quelli che studia sempre e si cura poco, un po’ come la mia amica Ami che è una secchiona e non pensa mai a divertirsi, ma guarda un po’, parli del diavolo e spuntano le corna: ciao, Ami!”

L’arrivo dell’amica di Usagi pose per fortuna fine a quella chiacchiera continua. Ma se l’aspetto fisico di Usagi mi aveva incuriosito, quello di Ami mi lasciò addirittura sconcertato: i suoi capelli erano tagliati in un impeccabile caschetto proprio adatto a quella che mi era stata descritta come una studentessa modello, tranne che per il trascurabile dettaglio del colore blu. Non sapevo più cosa pensare.

Usagi, sei di nuovo arrivata in ritardo?” disse la nuova venuta.

“Che ci vuoi fare, lo sai quanto sono sfortunata. Però oggi ho conosciuto questo simpatico ragazzo straniero, Angel. Angel, questa è Ami, la mia migliore amica e bravissima studentessa.”

“Molto piacere, mi chiamo Ami Mizuno” mi disse lei, porgendomi la mano e guardandomi con occhi sognanti “Ho sempre desiderato andare a studiare all’estero, è bello incontrare uno che ci è riuscito.”

Emh, grazie” dissi io; e poi, con una certa esitazione “Toglimi una curiosità: per caso sei una idol?”

Credo che nemmeno una glaciazione improvvisa avrebbe portato lo stesso gelo che cadde su noi tre dopo quella domanda.

“Io, una idol?” disse infine Ami “Stai scherzando?”

“No, no, scusa, è solo che… visti i tuoi capelli…

Ami e Usagi si guardarono perplesse.

“Cosa c’è che non va nei miei capelli?”

A quanto pareva, portava i capelli azzurri come una cosa normalissima, senza riferimenti a mode o altro.

“Niente, niente, ho detto una scemenza, lasciamo perdere.”

 

Quello strano dialogo terminò all’inizio della seconda ora di lezione: Ami tornò alla sua classe, ed Usagi fu riammessa in aula.

Io ripresi il mio giro dell’istituto; da un punto di vista prettamente turistico ormai non c’era più molto da vedere, in fondo era una scuola, ma provai ad esercitare lo sguardo sociologico per cogliere l’organizzazione spaziale e le differenze con il sistema spagnolo, e così facendo riuscii a rimandare la noia per ancora un’oretta. Dopo di ché, mi recai nel giardino ad aspettare l’ora di pranzo, in cui mi sarei ritrovato con Shinsuke.

Era una bella giornata di sole, calda ma allietata da una brezza leggera. Io mi sedetti su una panchina, stiracchiandomi e immaginando quel giardino pieno di alberi di ciliegio in fiore, con i petali che cadevano lenti come una pioggia colorata su amanti occupati in lieti pic-nic. Perso in quelle fantasie, cedetti al sonno.

Quando mi risvegliai, mi accorsi che c’era una ragazza di fronte a me che mi osservava con occhi languidi. Preso alla sprovvista, cercai di darmi un contegno, ma lei sembrò ignorare i miei gesti imbarazzati. Rispetto a Usagi e Ami era più canonica: aveva lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo; ma era notevolmente più alta della media giapponese, e in più notai che aveva una divisa scolastica diversa da quella delle altre studentesse. Ma il tratto più particolare, e che più mi metteva a disagio, era che continuava a fissarmi.

“Ciao” dissi, così tanto per rompere il ghiaccio. Lei non rispose subito, ma con voce incantata mormorò:

“Assomigli moltissimo al mio ex ragazzo.”

Ma una normale no, eh? pensai, esasperato. Stavo per risponderle che al suo ex ragazzo assomigliava il becco di suo padre – frase quanto mai complessa da tradurre in giapponese, credetemi – ma prima che potessi riaprire bocca un grido mi gelò.

“Ciao Makoto! Hai conosciuto anche tu il nostro amico?”

Era Usagi, con Ami al seguito, che correva verso di noi. Mi appoggiai allo schienale della panchina, rassegnato.

Risultò che le tre ragazze erano grandi amiche. Makoto, ancora con lo sguardo perso su di me, mi offrì il suo pranzo, e fu il momento migliore della giornata, perché aveva dei manicaretti deliziosi.

“Davvero buono” dissi, mangiando a quattro palmenti.

“Grazie” rispose Makoto, in estasi “Sai, ho preparato tutto io.”

“Ma va’? Sei un’ottima cuoca.”

“Ho un po’ di esperienza. Sai, mi piaceva moltissimo cucinare per il mio ex ragazzo…

Ancora questo benedetto ex. Non dissi nulla, limitandomi a sperare che Shinsuke arrivasse presto, in modo da potermi separare da quelle rompiballe.

Non vi dico il mio sollievo, quando lo vidi camminare lungo uno dei viali alberati del giardino verso di noi; già mi stavo preparando ad alzarmi e a salutare le ragazze quando Shinsuke, ormai a pochi passi da noi, alzò una mano in segno di saluto e gridò: “Ehilà, Angel! Vedo che ti sei appartato con tre studentesse, vecchio porco!”, il tutto accompagnato da una risata.

Caddi a terra, esasperato.

 

 

   
 
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