Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: Moon    14/12/2003    0 recensioni
Fan fic su Orlando Bloom. Un amore finito senza spiegazioni. Uno scherzo del destino riporta il passato alla luce. Vendetta, passione e rimpianto investiranno i protagonisti che dovranno fare i conti con i loro sentimenti....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

Capitolo due: LA GRANDE OCCASIONE

 

Quella mattina Elisabeth si alzò molto presto, non aveva dormito bene, anzi non aveva dormito affatto. Si stiracchiò un po’ e alzò il ricevitore per chiamare la reception, ma un lieve bussare alla sua porta la interruppe.

“Liz sei sveglia?”.

“Sì Paul” rispose lei “Stavo chiamando la reception per la colazione, non mi va di scendere”.

 “ Ci ho già pensato io, ti aspetto nel salottino”.

 “ Okay” rispose lei.

Paul era innamorato di lei ed Elisabet lo sapeva. I patti tra loro però erano chiari, si frequentavano, ma lei non voleva legami d’alcun tipo. Non era pronta.

In realtà il suo cuore aveva smesso di battere cinque anni prima e da allora non era più stata capace di provare alcun sentimento forte, se non per William, suo figlio.

Le mancava da morire il suo frugoletto che non stava fermo un attimo. Istintivamente prese il ricevitore e chiamò casa.

 “ Pronto? Ma chi è?” le rispose sua madre con la voce impastata dal sonno.

 “ Ma’, sono io. Willie che fa? Dorme?”.

“Liz, ma sei tu? Benedetta figliola, certo che dorme qui è notte fonda!” .

“ Lo so, ma mi manca da morire. Avevo voglia di sentire la sua vocina. Da quando è nato è la prima volta che sono così lontana da lui”.

“Ti capisco bambina mia, ma non mi pare il caso di svegliarlo. Chiama più tardi e potrai parlarci tutto il tempo che vuoi”.

 “Hai ragione, scusami. A volte mi comporto proprio come una mamma chioccia, ma lui è la cosa più importante della mia vita. Senza di lui mi sento incompleta” sopirò Elisabet.

“ Oh cara, chi meglio della tua mamma può capirti.Questo lavoro è una grande occasione per te! Essere chiamati a Los Angeles, non capita tutti i giorni. Stai tranquilla ci sono io con Willie. E’ in buone mani”.

“ Certo ma’, non avrei potuto lasciarlo in mani più fidate. Ci sentiamo più tardi e scusami ancora se ti ho svegliata”. Così dicendo appese il ricevitore.

 

Quando Paul la vide entrare nel salottino che divideva le due camere della loro suite, pensò che era perfetta. Come al solito. Indossava un tailleur pantalone che le calzava a pennello e aveva i capelli raccolti in un morbido chignon.

“Buon giorno” gli disse lei, sfiorandogli la guancia con un  bacio distratto.

 “ Oggi è il gran giorno, Liz. Finalmente sapremo chi è il misterioso vip a cui dovrai arredare la casa. Sono così orgoglioso di te tesoro”.

“ Io invece sono molto agitata. Spero di essere all’altezza. E poi se devo essere sincera tutti questi misteri mi rendono nervosa” esclamò lei sorseggiando il suo caffè e addentando una morbida ciambella.

“ E’ una pratica abbastanza comune. Le star tendono ad essere quasi maniache nella cura della loro privacy”.

 

Lo studio di architettura di Paul era stato contattato sei mesi prima dal segretario personale di un personaggio molto in vista ad Hollywood. Il segretario, che si chiamava Bill Martin, aveva spiegato che il suo cliente preferiva rimanere anonimo per questioni di sicurezza. Da ciò Paul ne aveva dedotto che doveva essere un pezzo da novanta. Bill aveva fatto capire che il suo capo aveva recentemente acquistato casa a Los Angeles sulle famose colline di Hollywood. Essendo rimasto folgorato dopo aver visto un arredo fatto da Elisabet, voleva assolutamente avere la sua consulenza per sistemare la sua nuova residenza. Dopo una serie di accordi e telefonate erano arrivati alla conclusione che lui e Liz sarebbero volati a Los Angeles per definire la faccenda.

 “Ti immagini se l’uomo del mistero fosse Tom Cruise o che so, Russel Crowe!” esclamò divertito Paul.

“ Preferirei Cruise tra i due. Crowe mi sembra un tantino meno gestibile, stando a quello che si dice” commentò Elisabet stando a gioco.

Nonostante tutto pero era terribilmente in ansia. Era comprensibile che lo fosse.Del resto quello poteva essere un trampolino di lancio favoloso che avrebbe potuto portare una svolta decisiva nella sua carriera di architetto. Continuava a ripetersi che il suo stato d’animo dipendeva da quello, ma in fondo in angolino buio e nascosto del suo animo sapeva che non era così. Era a Los Angeles e sapeva che anche lui era lì.

Solo questo bastava a farla sentire come un cucciolo impaurito. Scacciò immediatamente quei pensieri molesti, imponendosi la calma.

“Allora andiamo? L’appuntamento è tra un’ora. Il traffico di Los Angeles è famoso per essere infernale. Non vorrei arrivare tardi e fare subito una cattiva impressione”.

 

L’appuntamento era fissato in centro, al sessantaquattresimo piano di un grattacielo. Liz e Paul erano nell’anticamera, una stanza arredata elegantemente ma molto asettica che assomigliava a mille altre già viste. Elisabet stava giusto facendo queste considerazioni quando la segretaria la invitò nell’ufficio legale. Furono accolti da un omino basso e grassoccio con due occhietti furbi che molto gentilmente li fece accomodare e mise nelle mani di lei un contratto di lavoro. Spiegò brevemente che il suo cliente ci teneva all’esclusiva e che la clausola che vi era stata introdotta era la parte fondamentale del contratto. Se lei non l’avesse accettata non se ne sarebbe fatto di niente.

Elisabet lesse attentamente il suo contratto e fu folgorata dalla cifra del compenso: centocinquantamila dollari. Una somma da capogiro. Immediatamente pensò che con una cifra del genere avrebbe assicurato il futuro di William, ma la famosa clausola la rendeva titubante.

 

Con l’accettazione tramite firma apposta su questo atto, la controparte si impegna non solo a portare a termine il lavoro nei tempi e modi pattuiti dopo la presa visione dell’immobile, ma altresì a rispettare i termini del contratto che non potrà mai essere recesso in nessun caso e per nessun motivo. Pena il pagamento di una penale pari al doppio del compenso pattuito.

 

“Avvocato mi scusi, ma questa clausola mi sembra un po’ eccessiva”.

 “Capisco il suo punto di vista signorina Barlow, ma il mio cliente l’ha posta come condizione assoluta e irrinunciabile. Vede, lui non vorrebbe ritrovarsi con il lavoro a metà, o peggio ancora, con la casa rovinata da un altro architetto”.

“ Si, comprendo perfettamente, ma se non le dispiace vorrei pensarci un po’ su prima di dare una risposta definitiva”.

 “Mi dispiace, ma deve decidere subito. Il mio cliente vuole iniziare i lavori prima possibile. Se lei non è disposta ad accettare sarà costretto a rivolgersi altrove”.

Il suo cliente mi sta proprio sulle scatole! Avrebbe voluto rispondergli Elisabet,ma si trattenne. Fece una pausa e pensò al suo piccolo Willie: con quella cifra avrebbe potuto anche pagargli il college. Prese fiato e dichiarò “ Accetto. Dove devo firmare?”.

“Liz se non sei sicura non dovresti firmare” le disse protettivo Paul.

 “ Sono sicura Paul. Voglio questo lavoro” quindi prese la penna e firmò il contratto.

 

 

“ Signor Bloom? Sono l’avvocato Jacksons. L’affare è andato in porto. La signorina Barlow sta venendo da lei per fare la sua conoscenza e per prendere visione della casa. A occhio e croce massimo tra un ora sarà lì”.

Orlando ripose il cordless e si massaggiò la nuca con la mano destra. Bene, tra poco lei sarebbe arrivata. Si diresse in cucina e aprì l’ultimo cassetto del mobile alla sua destra, ne estrasse un pacchetto di Marlboro e si accese una sigaretta. Aspirò una lunga boccata. Quanto era che aveva smesso di fumare? Tre anni? Quattro? Non aveva importanza, in quel momento aveva bisogno di calmarsi.

 Era un attore e conosceva tutte le tecniche di rilassamento e di concentrazione per simulare o dissimulare gli stati d’animo, ma questa volta era decisamente difficile anche per lui. Per quanto gli bruciasse ammetterlo, il solo fatto di rivederla gli stava provocando un tumulto di sensazioni difficilmente gestibili. La cosa positiva era che lui si trovava in vantaggio, sapeva chi stava per affrontare e sapeva di avere il coltello dalla parte del manico. Per almeno qualche mese lei sarebbe stata costretta a stargli vicino. Non avrebbe mai sperato tanto, ora finalmente avrebbe saputo la verità e forse si sarebbe potuto liberare del suo ricordo per sempre.

Elisabet, ignara di ciò che l’attendeva, imboccò il viale della lussuosa villa stile mediterraneo. Era circondata da un immenso parco verde e, come il custode stava spiegando a lei e Paul,era dotata di due piscine, un campo da tennis e più aveva la una stalla con quattro box e tre purosangue. Elizabeth era sempre più curiosa di sapere a chi appartenesse quella meraviglia e si sentiva piena di energie. Arredare una simile casa le avrebbe dato una soddisfazione immensa. Non poteva neanche immaginare lontanamente quanto invece le sarebbe costato.

 Il custode li fece entrate aprendo la porta di uno studio che era collocato a piano terra.

Come aprì la porta, Liz intravide una figura di spalle con le mani intrecciate dietro la schiena. Lui era dietro ad una scrivania che era posizionata di fronte all’enorme parete finestra che dava direttamente sul giardino.

Il cuore di Elisabet mancò un colpo. La testa cominciò a girarle. Avrebbe riconosciuto quella figura tra mille anche al buio. Non era possibile. Era come se le mancasse il terreno sotto i piedi oltre che l’aria.

 Lui si girò con una lentezza esasperata.

“Ciao Elisabet” le disse con un tono di voce assolutamente incolore.

  
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