Mancanza di concentrazione
Come di consueto, Hermione Granger ha tra le mani un grosso
tomo, aperto sulle ginocchia. Le pupille seguono fulminee e insaziabili le
parole d’ebano impresse sulla lucida carta bianca. Ma, di certo non come di consueto, la concentrazione
non è abbastanza da permetterle di attribuire alle frasi lette un logico significato.
Un improvviso sbuffo di impazienza attira l’attenzione dei
pazienti che, visibilmente annoiati, attendono il loro turno. La ragazza chiude
di scatto il proprio libro e alza il capo. Il suo sguardo contrariato incontra
immediatamente quello palesemente terrorizzato di una bimba seduta in braccio
al papà. Quest’ultimo accarezza i lisci capelli bruni della figlia, nel
complicato tentativo di rassicurarla. Una missione alquanto difficile da
portare a termine, dato che lo studio dentistico risuona ormai da una decina di
minuti di capricci, urla, piagnistei e insoliti boati.
« Oh, ma insomma! » brontola tra sé Hermione all’ennesimo grido
disperato.
Si alza dalla poltroncina e abbandona la sala col libro sotto
braccio, diretta a grandi passi verso la fonte del baccano che ha interrotto la
sua lettura.
La scena che le si presenta davanti le pone davanti un enorme
dilemma: non sa se sia bene ridere o preoccuparsi.
Il dottor Granger è chino su
un marmocchio davvero minuscolo, ma abbastanza forte da rendere vano qualsiasi
tentativo da parte del dentista di tenerlo fermo. Si dimena, urla, piange,
scalcia, e a pagarne le conseguenze è quasi sempre l’uomo, il quale cerca di
sopprimere la propria evidente disperazione
e apparire vagamente minaccioso a quella peste. Ma inutilmente.
« Papà! » esclama Hermione.
La voce della figlia attira lo sguardo del dottore, che paga immediatamente
il prezzo della propria distrazione con un pugno dritto dritto sul naso.
L’uomo geme, privandosi così dell’ultimo brandello di dignità,
mentre sul suo volto si dipinge un’espressione di pura sofferenza.
Hermione la interpreta come una chiara richiesta di aiuto e si
avvicina quindi al bambino seduto sul lettino, pronta a utilizzare tutta la
propria forza delle braccia. Ma, inaspettatamente, è il padre a raggiungerla
per primo, abbandonando il bambino dietro di sè, che già si meraviglia di averla
avuta vinta così presto.
« Hermione, cara » sussurra il dottore all’orecchio della ragazza,
« non è che potresti usare una delle tue magie…? »
« Oh, ti prego, per una volta! » implora alla vista dell’espressione
scandalizzata presente sul viso della figlia.
Hermione non può resistere agli occhi supplichevoli del padre e
decide di infrangere le sue amate regole, per una volta. Sorride divertita,
estraendo la bacchetta dalla tasca destra dei jeans.
« Petrificus Totalus »
sussurra in direzione del bambino che in quel momento ha la bocca spalancata in
un sorriso decisamente malandrino.
Hermione si lascia alle spalle il padre ora profondamente
sollevato e ritorna a sedersi tra i pazienti col sorriso sulle labbra, se non
altro perché ora può riprendere la lettura interrotta qualche minuto prima.
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One shot alquanto inutile, non so da dove sia uscita. Fatto sta che ho deciso di pubblicarla comunque.
Ci tengo a precisare che in questa storia Hermione è già
maggiorenne, quindi non ha il divieto di usare la magia fuori da
Hogwarts. ^^
Bon, se qualcuno per caso ha gradito anche solo un po' questa sciocchezzuola, mi farebbe piacere venirlo a sapere!
Bye bye!