Merda! Dio, merda merda merda!
Jack si trattiene dal battere un pugno contro il materasso e continua a strusciarsi le mani sulla nuca, dandosi dell'idiota. Ha sbagliato, non doveva ricominciare un'altra volta, non doveva proprio
toccarla la prima volta, doveva lasciarla stare!
E invece no, gli piaceva la situazione, gli piaceva che fosse in suo potere, che dovesse dipendere da lui in tutto. Non aveva mai provato niente di simile e aveva forzato le circostanze.
Mira dorme ignara della tragedia che si sta verificando nel suo amante. Jack la fissa aggrottando la fronte e odiandola: adesso che cazzo faceva? Dopo aver assaggiato la mela così tante volte, come faceva a rinunciarvi?
E pure lei, ma come fa ad accettare una situazione del genere? Era arrivato il momento di andarsene ognuno per i fatti propri! 32 anni di vita sbagliati dall'inizio alla fine. Ti conosci no? O almeno pensi di conoscerti, lo sai come reagisci a certe cose, lo sai come reagisce quel bastardo ingrato sotto l'ombelico! E no, che cazzo, non lo accetto proprio stavolta!
Con un gesto furioso si getta fuori del letto, afferra i boxer e i jeans continuando a digrignare i denti. Si chiude nel bagno ficcando la testa sotto l'acqua, il profumo di Mira ovunque. Si arrabbia ancora di più e iperventila per cercare di calmarsi.
Adesso la sbatti sul treno, macchina, aereo, quello che cazzo è, e te la togli di torno, ok? Si guarda fisso nello specchio che gli rimanda un'espressione poco gradevole e annuisce, tornando ad afflosciarsi un secondo dopo. Echeccazzo! Ti ha fregato con quella storia delle lacrime e tu, cretino, ci hai creduto! Non si crede mai ad un cane che zoppica e ad una donna che piange, coglione! Pensavi di svegliati tutte le mattine con le mani sul pacco e una donna pronta a soddisfarti?
Esce dal bagno ancora più arrabbiato e la vede sollevarsi su un gomito e poi a sedere, scostandosi i capelli dalle spalle e guardando nella sua direzione. L'ira svanisce di colpo ma resta a fissarla sulla difensiva.
Tu - tum
Mira sta pensando alla sua avventura occasionale che l’ha stravolta. Sta pensando a quanto è strano fare l’amore con una persona che non è Abe. Sta pensando che non ne ha avuto ancora abbastanza.
"Ancora nervosa?" domanda con un fremito nella voce.
La donna abbozza un sorriso, le guance le vanno a fuoco "no... non più"
“Bene. Vuoi tornare a casa?”
Quella frase, violenta e stonata, la lascia intontita. Come, già la sbatte fuori? Incredibile, da che mondo e mondo che tu sia un idraulico, un commercialista o un killer, il comportamento maschile è universale. “Sì”
La voce le è tremata un po’. Se ne sarà accorto? No, gli uomini non ci capiscono un cavolo.
Il signor M sospira internamente, prendendo un attimo, prima di aprire bocca “posso affittarti una macchina ma poi toccherà a te rispedirla indietro”
A quelle parole Mira smette completamente di pensare. Lui la vede muoversi perplessa, il lenzuolo stretto attorno al seno. “Davvero lo faresti? Perché?”
“Così…” borbotta guardandola in controluce. Perché si coprono tutte in quel modo, dopo? È assurdo, è un controsenso.
“Grazie” mormora muovendosi fino a lui e abbracciandolo.
La stretta tenera lo lascia disorientato e non sa che la donna è nella sua stessa situazione. Le ore trascorse insieme non se le sa spiegare.
“Non mi hanno mai ringraziato così tante volte.” Borbotta accarezzandole la testa suo malgrado “Anzi, di solito non mi ringraziano proprio”
“E la cosa ti sconvolge?”
“’snomma..”
No, mi ha sconvolto l’intera situazione. Tutto questo non era stato ne immaginato ne cercato, pensa con una smorfia.
“Jack ..”
“Lucas” borbotta a bassa voce, voltando la testa verso di lei. “Quello vero è Lucas.”
"E' bello. Mi piace molto di più.”
“Devo uscire, ora” replica in fretta, scostandola da se con un po’ di forza che
Mira non capisce. “Vado a cercarti la macchina” afferma chinandosi ad afferrare
il resto dei vestiti e infilandoli velocemente. Sente il bisogno urgente di
scappare da quella stanza che è pervasa dall’odore della loro pelle.
“Lucas…”
Inchioda, girandosi appena e quando la sente circondarlo con le braccia e
baciargli il collo, sospira internamente. Le accarezza le dita che lo avvolgono,
il solletico piacevole dei capelli che ricadono da un lato. Si rimette a sedere,
lasciando che lo abbracci meglio.
La donna è indecisa, si morde le labbra prima di parlare “Mi è piaciuto molto...
davvero”
Lucas alza un sopracciglio e sorride, la voce un po’ maliziosa “bene”
“Ora accenderesti la luce?”
“No!”
“Per favore” lo supplica con voce carina, stringendolo un altro po’, sentendo il
suo corpo rigido e tutto d’un tratto distante “Sto impazzendo chiedendomi come
sei.”
“Ho detto di no”
Mira lo sente dalla voce che sta cedendo. “Senti: ho appena fatto l’amore con
te. Ho il diritto di vederti in faccia!”
Sesso! Perché voi donne…interrompe il pensiero con un brontolio interno.
Oh, fanculo! Allunga la mano verso l’abat - jour e l’accende. “Mira, conosco
i tuoi dati anagrafici, so dove abiti. Posso venire a casa tua per ‘una visita’,
se lo ritengo necessario” le spiega con voce sempre più grave.
Lei osserva i capelli corti e neri, la linea della schiena.
“Voltati e non dire stupidaggini.” Le trema la voce e neanche se n’è accorta.
“Mi hai salvato la vita... perchè dovrei denunciarti
alla polizia?” Continua trattenendo il fiato.
Lo osserva mentre si siede più comodamente e la guarda dritto negli occhi.
Naso dritto un pò aquilino, guance scavate ma non troppo. Fronte spaziosa, da
pensatore... È un
tipo normale, non ti gireresti a guardarlo, in strada.
Per i suoi standard è…
“Avevo ragione…” afferma sedendosi sui talloni “sei mascherato, adesso?”
“Te ne saresti accorta, occhioni blu”
Alza una mano per sfiorarle il viso, tirandola un po’ verso di se “quanto volevo
rivedere i tuoi occhi…”
Lo sta fissando così
intensamente che non riesce a smettere.
Per i suoi standard…
“Sei davvero così?”
“Sì”
Resta un po’ altro po’ a godere di quella sensazione piacevole e quando si
allontana, un freddo inconsueto lo avvolge. “Vado. Preferenze di modelli e
colore?”
Mira non da cenni d’aver capito.
Lucas pensa che non le piace, che è rimasta male. Questo non fa per niente
bene al mio amor proprio.
“Basta che cammini” sussurra distogliendo lo sguardo da lui e posandolo
sul proprio piede.
“Lucas..”
Lo vede fermarsi, voltandosi appena dalla sua parte. Mira lo osserva, mordendosi
il labbro inferiore.
Lascia cadere le coperte e scende dal letto, nuda, mandandogli il sangue al
cervello e costringendolo a girare nuovamente la chiave nella serratura.
Lo raggiunge, gli toglie di mano la giacca e la butta in terra fissandolo
intensamente. “Non sei come immaginavo. Io pensavo che tu fossi...” sussurra posando le mani sulla cintura e
tirandolo verso di se, con la testa bassa. Lucas la guarda in silenzio
domandandosi che altro vuole da lui.
Ha scombinato una qualsiasi parte razionale, che cosa c'è ? Cosa? Che…Merda, merda, merda!
Mira resta a fissargli la maglietta per un tempo lunghissimo, finchè non lo
lascia andare con un sospiro. “Scusa…vai. Vai pure”
Si affretta a tornare presso il letto, per infilarsi nelle coperte perché ha un
freddo terribile e sta quasi battendo i denti.
Ha appena chiuso gli occhi, masticando frustrazione e indecisione fra i denti,
che si sente afferrare per la vita e stringere in un abbraccio caldo e
avvolgente che la fa barcollare all’indietro.
“Non ho fretta di uscire”
“No…” sussurra stringendosi contro di lui.
“No. Sei rimasta qui tre giorni. Puoi rimanere un altro po’?”
“Sì”
“Vestiti, però” bisbiglia nel suo orecchio spostando i capelli e baciandola
lentamente. “Fa freddo, sei stata male”
“Davvero?”
Un lento cenno della testa "deliravi per colpa della droga."
Mira stavolta rabbrividisce per la paura. "Mi ricordo qualcosa. Qualcosa di
orrendo e contorto..."
"Lascia stare, non giocare a Freud con i tuoi sogni. Certe cose è meglio che
restino sepolte" mormora continuando a sbaciucchiarla.
Mira è quasi stupita per tutto quell'affetto, ma per una volta non vuole farsi
domande. Un bacio tira l'altro finchè la vestizione appare del tutto inutile per
quello che hanno in mente.
Lo
trova sempre a scrutare il soffitto, dopo. Si volta verso di lei e allunga una mano per
accarezzarle il viso. Mira lo lascia fare, le piace molto; socchiude gli occhi e muove la guancia conto il
palmo caldo, baciandolo un paio di volte. "Ma tu non dormi mai? Sonnecchi, non
dormi mai veramente."
"Soffro d'insonnia, occhioni blu" mormora con un buco allo stomaco non
indifferente. "Non esci da questa stanza da quattro giorni, non vuoi fare un
giro fuori?"
"Verrai con me?" Mira lo fissa intensamente, avvicinandosi un altro pò. "Stai
per dirmi di no."
"Sei sveglia, come hai fatto a capirlo?"
La donna sbuffa e si scosta dalla sua presa morbida "mi basta guardarti. Sei
asociale e scontroso. Vuoi che me ne vada per farti rifiatare. Non sei abituato
a stare troppo in compagnia di una donna. E sei sessualmente frustrato."
Conclude scendendo dal letto dopo essersi avvolta con il lenzuolo che gli ha
strappato di dosso.
Lucas la sente borbottare fra i denti e alza gli occhi al cielo. Si mette a
sedere guardandola tirare su la maglietta bianca con due dita. "Ha parlato
quella frustrata, arrapata e indisponente."
Mormora ironicamente. "Dovresti ringraziarmi, da quanto tempo non lo
facevi?" conclude
tornando a sdraiarsi e a chiudere gli occhi.
Mira lo osserva incredula, la lingua che
spinge sui denti per mandarlo a quel paese. "Stronzo" sibila solamente
afferrando la busta e frugandoci dentro finchè non si ferma con gli occhi
inumiditi "spiegami questo comportamento. Se non ti è di troppo disturbo, ovvio."
"Mi disturba" afferma annoiato. "Vatti a fare un giro, prendi una boccata d'aria
e non metterti a pensare cose strane."
"Che cose?"
Lucas abbozza un sorriso prima di parlare "abbiamo solo scopato, occhi belli,
non metterti strane idee in testa."
Un silenzio astioso proviene dalla donna che non si aspettava un simile
comportamento. Stringe i vestiti in una mano e lo fissa per alcuni secondi,
ammutolita dal dispiacere. "Ma che avete, voi uomini?!" sbotta tutto d'un tratto
aprendo di scatto la porta del bagno e infilandosi dentro.
"Quello che non avete voi, occhioni blu" sussurra fra se e se, girandosi su un
fianco "il buonsenso."
Mira ha girato a vuoto per un pò, osservando la città in cui si sono fermati.
Non ha pensato neanche per un minuto a telefonare a Bronx per avvertirlo che sta
bene.
Ha cenato in una tavola calda da sola, in un angolo appartato, aprendo bocca
solo per infilarci il cibo dentro. Ha passeggiato per un pò finchè la sera non è
diventata troppo fredda per restare fuori.
Ha guardato a terra per la maggior parte del tempo e lo sta facendo tutt'ora.
Solo che adesso ha gli occhi pieni di lacrime.
"Sei troppo nervosa, occhioni blu. Hai la lacrima facile."
Mira alza gli occhi a quelle parole
irriverenti e indurisce lo sguardo. "Ah, sei tu. Che vuoi?"
Lucas solleva le spalle con fare scanzonato, andandole vicino "lo scontroso
acido e sessualmente frustrato si annoiava tutto solo e ha deciso di uscire"
"Bene" sibila scostandosi e sorpassandolo "buona passeggiata. Stronzo!"
Luca la osserva allontanarsi in fretta. Il sorrisetto scolpito scompare e resta
solo una smorfia dura.
***
“Questo perchè?”
E’ la prima frase che dice da quando è tornata all’hotel.
La macchina la sta aspettando di sotto. Mira sta fissando il denaro che le ha
messo in mano con aria quasi offesa.
“Per qualsiasi evenienza” spiega con voce tranquilla.
Mira lo osserva sempre più truce e si costringe a distogliere lo sguardo da lui.
“Ho le mie carte di credito, forse lo hai dimenticato."
E’ vero. L’ha scordato. “Certo che no”
Mira lo sta odiando, sembra quasi che l’abbia pagata per la ‘prestazione’. Con
un gesto rabbioso li lancia sul tavolo e s’infila il cappotto senza degnarlo di
un'occhiata.
"Fermati!"
La donna si arresta voltandosi appena. Lui la costringe a farlo con poca grazia.
"Jack. Ricordatelo. La prossima volta che sentirai questo nome o vedrai la mia
faccia.. questa" specifica indicandosi "vorrà dire che non sono venuto per una
visita di piacere."
Mira lo fissa con gli occhi inumiditi trattenendo il respiro.
"Hai capito?"
La donna annuisce una volta sola, piano come se le costasse una gran fatica. "
'Lucas..'"
"Di nuovo fra virgolette, eh?"
"Vaffanculo! E senza le virgolette!" sbotta con le lacrime agli occhi. Sta
piangendo per qualcosa che non capisce e che fa parecchio male.
La guarda allontanarsi con le labbra serrate e un buco in mezzo al corpo. È
andata a toccare un pezzo di lui che non credeva esistesse più. Merda!
Fanculo a lei e ai suoi occhioni azzurri! Mi ha fregato, cazzo!
***
Nel bell'appartamento al centro della città, l'uomo ha appena concluso una
telefonata a dir poco gradevole. Il signor Martène quando lavora ha sempre
quella marcia in più, ha sempre trovate a dir poco geniali. Il bilancio si è
impennato positivamente e la concorrenza sta rodendosi le mani per la perdita
del carico.
Chiude l'agenda concedendosi un grosso sorriso.
Al signor Martène piace giocare al gatto col topo, molto probabilmente se la
stava spassando con quella donna. E' giusto, ognuno si diverte come vuole,
pensò afferrando il telefono accanto al suo piede e componendo un numero. Il
signor Martène si divertirebbe di più se la faccenda si movimentasse un pò.
"Salve. Ho qualcosa da dirle... riguarda il carico di Nero che avete appena
perso. Chi sono?"
L'uomo sorride al nulla e poi scuote la testa "un amico."
°°°°
Si dice che il giorno in cui Dio morì, scoppiò una tempesta nella piccola città.
Si dice che il giorno in cui Dio morì, Lucas era solo un
bambino che leggeva i fumetti chiuso nella sua stanza, con la musica a tutto
volume per non sentire le urla dei genitori che trapassavano le pareti.
Si dice che il giorno in cui Dio morì, Lucas avesse appena finito di risistemare
nel garage, gli attrezzi che aveva usato per manomettere i freni della macchina
del padre.
Si dice che il giorno in cui Deus Martène morì, aveva picchiato la moglie per
l'ennesima volta.
Si sussurra che sia stato il piccolo Lucas a uccidere il padre.
Si dice che sua madre, Virginia Françoise Martène, andò dal parrucchiere il
giorno dopo con la faccia gonfia di lividi, sistemò i capelli color del petrolio
in una bella acconciatura moderna e passò dall'estetista per il trucco. Entrò
nel negozio più costoso del paese e comprò un abito un pò aderente e un paio di
scarpe nere dal tacco alto.
Fece una piroetta davanti allo specchio, sorrise, stendendosi il rossetto scuro
che aveva comprato per cercare di coprire il labbro gonfio e si avviò verso
casa, con un sorriso allegro che mal si conveniva ad una vedova.
Virginia arrivò a casa, fece una carezza al piccolo Lucas che giocava alla
playstation e salì nella sua camera, ticchettando armoniosamente.
Si rimirò ancora una volta allo specchio, gettò la fede matrimoniale nel water e
tirò l'acqua che gorgogliò ma non portò via il minuscolo anellino d'oro giallo.
Spense la luce del bagno, si avvicinò alla finestra e si ammazzò, andandosene
silenziosamente come aveva vissuto.
Il piccolo Lucas trovò il corpo tre ore dopo e stette a guardarlo per le
successive due ore sotto la pioggia che scrosciava. Poi si alzò da terra, prese
il telefono e chiamò la sua amichetta per chiederle se poteva andare a giocare
da lei e che la mamma gli aveva dato il permesso.
Lucas aveva 9 anni quando i suoi morirono a distanza di due giorni l'uno
dall'altro. Al funerale della donna, teneva stretta nella manina la fede d'oro.
A Lucas non piaceva Mira. Gli piaceva fisicamente, certo, non era niente male.
Non era niente male finchè non ha cominciato a parlare, finchè non ha cominciato
a toccarlo con quelle manine abbronzate e morbide e finchè non ha iniziato a
volere qualcosa da lui. Mira non l'ha detto ma Lucas l'ha capito la terza volta
che hanno fatto l'amore.
Sesso! Cazzo, era solo sesso!
Certo... sesso, come dice lui. Dicevamo... la terza volta che hanno avuto un
rapporto - va bene, messa così?- Mira gli si è addormentata fra le braccia e lui
ha passato metà del tempo a guardarla e l'altra metà a sonnecchiare sul suo
seno. E quando si era svegliato, perchè alla fine di tutta quell'attività
l'insonnia l'aveva sconfitta, non si era mai sentito meglio.
E si era spaventato.
Quella donna era una mina vagante, con i suoi occhioni azzurri e il tono dolce e
ironico che usava per infilare il suo nome fra le virgolette.
Cristo, mi faceva venire il nervoso, pensò rigirando attorno al pollice
la fede della madre.
Virginia aveva gli occhi azzurri e i capelli scuri. Un pò come Mira, ma lei non
era pallida come un fiocco di neve.
Doveva comprendere ancora lo strano fenomeno cui andava soggetta la chioma della donna.
Da dove erano saltati fuori quei ricci? Quando glieli aveva asciugati, avevano
cominciato ad arrotolarsi fra le sue dita lasciandolo stupito.
Virginia lo lasciava sempre giocare con le sue onde morbide, poi lo faceva
scendere dalle ginocchia e gli insegnava il corretto uso della spazzola e del
fon, neanche fosse stata una femmina.
Lucas sospira annoiato gettando uno sguardo alla stanza vuota. Il suo odore era
rimasto sul cuscino. Lo guardò con il viso indurito e si alzò bruscamente dalla
sponda del letto, facendo cigolare le molle.
Afferrò i bagagli ma fu costretto a posarli per rispondere al cellulare che
cominciò a ronzare discretamente nella tasca.
"Si?"
Era sorpreso di ricevere quella chiamata ma non lasciò trapelare incertezza
dalla voce. Battè le palpebre un paio di volte, abbozzando un sorriso. "E' una
specie di regalo?" ridacchiò mettendosi comodo e annuendo. "E la mia parte a
quanto ammonterebbe?"
Ascoltò la risposta e si bloccò perchè una tale offerta di denaro andava al di
la della sua immaginazione. "La faccenda è rischiosa, immagino. Certo che sono
d'accordo, ma deve lasciarmi un pò di tempo per prepararmi"
Aggrottò la fronte quando l'uomo lo avvertì che ne aveva poco ma non ebbe dubbi
sul risultato dell'operazione.
Infilò il cellulare nella tasca interna del giubbotto e uscì con un sorriso
soddisfatto. Tutto quel movimento sarebbe stato un buon diversivo alla noia che
lo coglieva subito dopo aver concluso un lavoro. Avrebbe dimenticato l'insonnia
che aveva ricominciato a perseguitarlo, il buon nome di Jack Tempesta sarebbe
schizzato in alto nella graduatoria e l'ombra di quella donna piagnucolosa
sarebbe scomparsa del tutto.
Lucas uscì all'aperto, prese la macchina e non si guardò mai indietro. Il
segnalatore cominciò a suonare, segno che una sua pulce era là vicino.
Lo guardò, lo spense e dopo qualche attimo di silenzio battè una mano sul
volante. Merda, merda, merda!
Con il prossimo si entra nell'azione... meno male, non ne potevo più di sti due! (se non avessi pubblicato già i capitoli, avrei stravolto tutto)