Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
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Autore: emmy    03/11/2005    8 recensioni
Gilbert propone ad Anne di diventare sua moglie, ma.... Traduzione by Nisi Corvonero
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marilla Cuthbert era in piedi sulla veranda del Tetto Verde e guardava preoccupata il cielo che si stava oscurando sempre di più.

Anna era uscita a piedi pochi minuti prima per andare a trovare i vicini, gli anziani signori Diehl. Ogni tanto, Anna andava a visitare la coppia per controllare che tutto andasse bene.

Marilla nutriva forti dubbi sul fatto che Anna riuscisse ad arrivare all’abitazione dei Diehl prima che iniziasse a piovere.

A giudicare dal cielo, pensò Marilla, entro pochi minuti, ci sarebbe stata una bella tempesta.

Nel corso degli anni passati con lei, Marilla aveva capito che Anna non amava i temporali. Non gliene aveva mai spiegato la ragione, in verità, ma Marilla era stata abbastanza acuta da non lasciarla mai da sola in quelle occasioni.

Marilla non era mai stata un granché nell’offrire il conforto di un abbraccio, ma sapeva che Anna si sentiva meglio se aveva qualcuno vicino durante i temporali, per cui Marilla non le aveva mai fatto mancare il suo appoggio in questo senso.

Ma quel giorno era tutto un altro paio di maniche: le condizioni meteorologiche erano peggiorate improvvisamente ed in un breve lasso di tempo.

Anna era là fuori da sola, a piedi e non era possibile raggiungerla prima che iniziasse a piovere. Marilla sapeva bene che se avesse capito che il tempo sarebbe andato peggiorando, Anna non avrebbe osato uscire; ma c’era stato un bel sole per tutta la settimana ed il mattino aveva ingannevolmente fatto presagire che non ci sarebbero state variazioni di sorta.

Marilla aggrottò le sopracciglia, preoccupata ed un groppo di ansia prese a stringerle lo stomaco.

“Buongiorno, Signorina Cuthbert.”

Marilla sussultò e si girò verso la voce, sorpresa di vedere Gilbert Blythe nello spiazzo erboso dietro alla veranda in groppa al suo cavallo; era stata talmente assorta nei suoi pensieri che non lo aveva udito avvicinarsi.

“Gilbert Blythe, che bella sorpresa,” disse Marilla, rispettando le convenienze, ma altresì pronunciando quelle parole con sincerità.

A Marilla, il giovane Gilbert era sempre stato simpatico.

Non lo aveva mai detto ad Anna, ma aveva sempre pensato che se ad Anna fosse mai venuto il desiderio di sposarsi, non avrebbe potuto fare una scelta migliore di Gilbert Blythe.

Per contro, era ormai chiaro per tutti che Gilbert fosse perdutamente innamorato di una certa signorina Anna Shirley.

Marilla non aveva la minima intenzione di interferire, per cui non aveva mai parlato ad Anna in tal senso. Era lei a dover scegliere cosa avrebbe fatto nella sua vita e Marilla l’avrebbe sostenuta, sia intendesse prendere marito, sia che decidesse di rimanere nubile. Dopo tutto, lei stessa era sopravvissuta ad una vita di zitellaggio e poteva affermare con cognizione di causa che non era triste quanto si volesse far credere. A dirla tutta, Marilla era piuttosto orgogliosa della sua indipendenza e non credeva che ci si dovesse sposare tanto per fare. Ogni uomo ed ogni donna doveva prendere la sua decisione autonomamente.

“Qual buon vento ti porta, Gilbert?” domandò Marilla con un pizzico di malizia. Tutti sapevano perfettamente cosa - o piuttosto chi - attirasse Gilbert Blythe così spesso al Tetto Verde e persino Marilla Cuthbert si divertiva a prenderlo un po’ in giro.

“Anna mi ha detto che voleva controllare le condizioni dell’aula scolastica prima che inizino le lezioni, per cui ho pensato che avremmo potuto andare oggi, se ne aveva voglia” rispose Gilbert, apparentemente inconsapevole della malizia contenuta nelle parole di Marilla. Gilbert alzò il capo per guardare il cielo. “Ma a quanto pare, dobbiamo aspettarci un bel temporale.” osservò, nella speranza che Marilla lo invitasse ad entrare. Non tanto per ripararsi dalla pioggia, quanto per avere l’occasione di vedere Anna.

“Si, lo credo anch’io.” ripeté Marilla rabbuiandosi al pensiero di Anna da sola nel temporale.

“Qualcosa non va, Signorina Cuthbert?” Gilbert si era accorto dell’espressione preoccupata di Marilla.

“Sono un po’ preoccupata per Anna” disse piano Marilla, mentre Gilbert sussultava, preoccupato a sua volta.

Marilla preoccupata? Per Anna?

“E’ uscita una mezz’ora fa per andare a trovare i Diehl e non credo riesca ad arrivare a casa loro prima che cominci a tempestare.” spiegò Marilla. Poi, mettendo da parte le sue ansie, si rivolse a Gilbert:”Che maleducata, sono! Gilbert, non vuoi entrare in casa per ripararti dalla pioggia? Non ha senso che qualcun altro si infradici, oggi.” osservò pratica Marilla.

Ma Gilbert aveva a malapena ascoltato la sua proposta.”Anna è là fuori da sola?” Gli occhi di Gilbert incontrarono quelli di Marilla in una muta domanda, la mente concentrata su quell’unico particolare, mentre il cielo diventava ancora più minaccioso ed un tuono cominciava a rimbombare in lontananza.

“Ad Anna i temporali non piacciono.” disse Gilbert a voce alta, richiamando alla mente quel giorno alla festa di Ruby Gillis e la paura che lei aveva provato, così come il racconto di quando, da bambina, era rimasta sola sotto la pioggia battente.

Marilla lo guardò, sorpresa: allora, lo sapeva anche lui. Si disse che non avrebbe dovuto essere così stupita: dopo tutto, entrambi tenevano ad Anna e Gilbert aveva scoperto qualcosa che lei stessa era stata in grado di cogliere, molto tempo prima. Così Marilla sostenne lo sguardo di Gilbert ed annuì.

“E vero, ad Anna non piacciono i temporali” Marilla fece eco a Gilbert, mentre i due si guardavano, consapevoli della loro intesa.

“Signorina Cuthbert, vedo se riesco a raggiungerla” decise Gilbert all’improvviso.”Forse non riuscirò a tenerla al riparo dalla pioggia, ma… ma almeno non sarà da sola.” spiegò Gilbert.

Ah, così Gilbert aveva capito anche quello, si disse Marilla, per cui annuì con gratitudine.”Grazie, Gilbert.” disse. Ma lui aveva già girato il cavallo, puntando i talloni al fianco.

Marilla ristette nel guardarlo allontanarsi con espressione tra il preoccupato ed il pensoso.

* * *

Mentre stava percorrendo la strada per andare dai Diehl, Anna si rese conto improvvisamente che il tempo stava rapidamente peggiorando, per cui il suo umore leggero fu sostituito dalla preoccupazione e dal disagio. Quell’uscita aveva solo lo scopo di fare visita ai vicini, ma quel repentino cambio delle condizioni atmosferiche aveva portato nuovi e sgradevoli sviluppi. In un primo tempo, Anna semplicemente aumentò l’andatura, sperando di farcela a raggiungere la casa dei Diehl prima che cominciasse a piovere. Ma quando udì il rombo del tuono, Anna non riuscì più a mantenere la calma e ritornò sui suoi passi, verso il Tetto Verde, che si trovava a distanza maggiore dell’abitazione dei vicini. Ma Anna aveva agito per mero istinto, ed il suo istinto le aveva suggerito di andare nel posto più sicuro che conoscesse e cioè casa sua.

Quando la pioggia cominciò a cadere più forte, sollevò le sottane e cominciò a correre, il cuore che le batteva dalla paura. Oh, come odiava i temporali. Li aveva sempre odiati. Da quella volta in cui… no, meglio no pensarci: ripensare a quel momento così triste della sua infanzia non l’avrebbe certo aiutata a togliersi d’impiccio.

Aveva incominciato a piovere ancora più forte e la pioggia fitta le impediva la visuale. Anna era ormai bagnata fino alle ossa ed il vento sibilante le sferzava gli abiti.

Improvvisamente, un lampo attraversò il cielo e pochi secondi dopo, udì un forte tuono.

Anna alzò un braccio a proteggersi il viso dalla pioggia e dai lampi mentre continuava la sua corsa e tagliava per un campo, sperando di abbreviare il tragitto.

Improvvisamente, si trovò davanti qualcosa che si muoveva e per lo spavento lasciò ricadere il braccio ed urlò. Davanti a lei un enorme animale. Era spaventata, non solo dall’animale, ma anche da tutta quella pioggia, dal vento e dai tuoni.

Nel trovarsi davanti Anna all’improvviso ed udendo il suo grido, Gilbert Blythe tirò le redini e smontò velocemente da cavallo. In una manciata di passi, raggiunse Anna e la prese per il braccio, mentre con l’altra mano reggeva le redini del cavallo.

“Anna, sono io! Sono Gilbert!” urlò in modo da sovrastare il rumore della tempesta. Ma Anna cominciò a divincolarsi dalla sua stretta e a lottare per liberarsi con una forza pari alla sua.

Gilbert la tirò più vicina a sé, serrando la stretta:”Anna, sono io!”ripetè ancora una volta, la faccia a pochi centimetri da quella di lei.

Improvvisamente, Anna si calmò, la voce di lui ebbe la meglio sulla sua paura ed Anna alzò lo sguardo per incontrare quello di Gilbert, quasi piangendo per il sollievo nel vederlo davanti a sé.

“Dai, vieni con me. Conosco un posto dove possiamo ripararci dalla pioggia,” disse Gilbert aspettando l’assenso di Anna prima di prenderla per mano e di condurla via, le redini strette nell’altra mano.

Non ci voleva molto ad arrivare alla stalla dei Turner. In verità, non si trattava propriamente di una stalla, quanto di una struttura di fortuna, a voler essere generosi.

Si trovava in fondo al campo, lontana dalle altre costruzioni e serviva più che altro per conservarci un poco di fieno e gli attrezzi. Gilbert lasciò andare la mano di Anna per aprire la porta, mentre un altro tuono rimbombò forte nel cielo.

Anna si corse dentro mentre Gilbert faceva entrare anche il cavallo e chiudeva la porta dietro di sé.

La stalla era piccola e c’erano solamente due finestre che facevano entrare un po’ di luce, l’una dalla parte opposta rispetto all’altra.

Fiutando il profumo del fieno fresco, il cavallo trotterellò in un angolo per brucare soddisfatto quel cibo inaspettato. Anna stava in piedi a fissare il muro di fortuna della stalla, le braccia strette attorno al corpo e tremava dal freddo e dalla paura.

Gilbert era dietro di lui e non sapeva cosa fare per farla stare meglio.

“Marilla sarà f-furiosa,”osservò Anna, fingendo un’allegria che era ben lungi da provare. La sua mano stremante rimosse lo spillone che fissava il cappello che indossava. Era tutto bagnato e completamente rovinato. Così se lo tolse mentre batteva di denti dal freddo. “Questo è il terzo che ho rovinato q-quest’e-estate.” ammise, alludendo alla sua sfortuna con i cappelli.”Ne ho perso uno al f-falò di Moody qualche settimana fa. Ero sicura di averlo appoggiato alla panchina accanto al portico, ma quando sono andata a riprenderlo non c’era più. E quell’altro che avevo appeso al recinto quando sono andata a mungere. D-Dolly se lo era mangiato tutto.” raccontò Anna desolata. “Ed ora questo. S-sono sicura che è talmente fradicio che non è più possibile sistemarlo.” balbettò Anna, mentre appendeva il cappello ad un gancio.

Tremava, come faceva sempre quando era nervosa o in ansia.

Gilbert vide una coperta appesa ad un gancio accanto a quello al quale Anna aveva appeso il proprio cappello. La coperta era vecchia e sdrucita, ma sembrava abbastanza pulita. Per cui la prese, la dispiegò e la tenne aperta per Anna.

“Anna, tu hai freddo.” disse lanciandole un chiaro invito. Anna annuì: era vero che aveva freddo, per cui permise a Gilbert di avvolgerle la coperta attorno alle spalle.

Anna stava disperatamente tentando di apparire calma e tranquilla e l’ultima cosa che voleva era di mostrare tutta la sua paura, specialmente davanti a Gilbert. Pensò che per il momento se la stesse cavando bene. Almeno, lo sperava! Per cui, fu assolutamente una sorpresa per lei, dopo un tuono particolarmente rumoroso, di ritrovarsi improvvisamente tra le braccia di Gilbert.

Forse era stato a causa del suo grido spaventato, inconsapevolmente articolato per la paura del temporale, che Gilbert l’aveva presa tra le braccia, oppure era stata lei che gli si era avvicinata senza volerlo.

Era accaduto così in fretta che non avrebbe mai saputo dire come fossero accaduto.

L’unica cosa certa era che lei in quel momento era lì, stretta contro il corpo di Gilbert, il corpo di lei tutto in quell’abbraccio. Le forti braccia di Glbert le circondavano la schiena, tenendola vicina a lui ed il viso di Anna era appoggiato al petto di Gilbert.

“Su, dai, Anna. Finirà in fretta,” disse Gilbert, come se stesse consolando un bambino. In un certo senso, era proprio così, elaborò ricordando le storie che Anna gli aveva raccontato e che risalivano alla sua infanzia.

Anna non avrebbe voluto che succedesse una cosa del genere e permettere a Gilbert di consolarla così. Ma ora che si trovava tra le braccia di lui, le sembrava così bello, così giusto che non riusciva proprio a staccarsi da lui.

Il pensiero che, forse, più tardi avrebbe finito vergognarsene terribilmente non le importava. Ora Anna prendeva golosamente quello che le veniva offerto.

“Ma perché deve piovere così?” con una vocina spaventata, Anna formulò quella domanda, che era stata posta milioni di volte da altre persone prima di lei.

“Beh, qualcuno dice che quando piove è perché Dio sta piangendo,” rispose Gilbert, dando una risposta adatta ad un bambino, una risposta che potesse scacciare via le sue paura.

“Ma perché Dio piange?” Ancora quella vocina spaventata. Questa volta un po’ soffocata perché Anna aveva ancora il viso nascosto nel suo petto.

“Non saprei.” Gilbert fece una pausa. “Forse hai combinato qualcosa?” chiese accusatorio, lo scherno nelle sue parole. La sua domanda fu accolta da un breve silenzio e Gilbert trattenne il fiato per un momento.

Improvvisamente uno sbuffo poco adatto ad una signora ed un piccolo pugno lo colpì al petto.”Gilbert Blythe, ritira subito quello che hai detto.” lo rimbeccò una Anna oltreggiata.

“Beh, io sono sicuro che Dio non stia piangendo per qualcosa che ho fatto IO!” rispose Gilbert con aria fintamente innocente.

Gilbert Blythe era incorreggibile! Anna scoppiò a ridere forte, sorpresa lei per prima che potesse mettersi a ridere in un simile frangente. Non aveva mai riso durante un temporale. Aveva sempre avuto paura e le sembrava strano che potesse ridere durante una tempesta in atto.

Gilbert era felice di aver fatto ridere Anna.

La tensione che aveva sentito nel suo corpo fino a pochi istanti prima era sparita ed ora Anna era morbida e cedevole nella sue braccia. Aveva anche smesso di tremare.

Ma nessuno dei due fece un tentativo per separarsi dall’altro. Si limitarono a stare abbracciati. La guancia di Anna era sul petto di lui e le braccia di Gilbert incrociate sulla schiena di Anna per serrarla forte contro di sé.

Il loro corpi si fondevano benissimo l’uno nell’altro. La struttura sottile di Anna si adattava perfettamente a quella di Gilbert.

Ora che non aveva più paura, Anna si stupì di sentirsi così sicura, probabilmente l’ultima cosa che avrebbe pensato di provare durante un temporale. Forse perché ora, per la prima volta, stava ascoltando il rumori del temporale. Mai le era capitato nella sua vita perchè la sua paura aveva eretto un muro tra lei e qualsiasi cosa d’altro.

Ma ora aveva iniziato ad ascoltare per davvero. La pioggia ticchettava sul tetto di alluminio in maniera quasi armonica.

Da dove stava, poteva vedere quello che c’era oltre la finestra: un olmo ondeggiava graziosamente al vento, i suoi rami impegnati in una vivace danza ultraterrena.

Il rimbombare dei tuoni era come le percussioni di un’orchestra. Ed i tuoni che di tanto in tanto squarciavano il cielo, erano uno spettacolo di luci, che illuminavano la danza dell’olmo.

Persino gli odori erano cambiati: il caldo odore di terra della stalla, il fieno, le assi di cedro e persino…persino Gilbert.

I suoi abiti, proprio come i suoi, erano zuppi di pioggia ed essendo così stretta contro di lui, riusciva a percepire la sua essenza, forte e mascolina.

Sentiva il suo cuore battere contro il suo orecchio ed era una bella sensazione.

Il cavallo era a pochi passi da loro, il suo corpo pesante le dava una sensazione di calma.

Il suo respiro pesante unito ai rumori del temporale, il suo brucare il fieno, uno zoccolo strascinato sul pavimento sporco. Tutto l’insieme, la pioggia, i tuoni, i lampi, la stalla… era tutto così selvaggio…e primitivo, e…

“E’ bellissimo!” Anna mormorò meravigliata, inconsapevole di aver parlato ad alta voce.

“Cosa?” chiese Gilbert, stupito dal commento.

Ma Anna non rispose: non voleva che Gilbert la considerasse una stupida.

Ma questa era la prima volta, la prima volta che riusciva a cogliere tutta la bellezza del temporale, in tutta la sua magnificenza e la sua gloria. E ne fu completamente conquistata.

Rimasero così, abbracciati, ancora per lunghi istanti, immersi in un silenzio profondo e confortevole, fino a che il temporale cominciò ad allontanarsi, i lampi finirono del tutto e la pioggia si ridusse e poche rare goccioline.

Il cielo si rischiarò e qualche raggio di sole cominciò ad avere la meglio sulle nubi ed illuminò la terra.

Anna rimase colpita da quello spettacolo. Un altro po’ di bellezza da assaporare.

Avrebbero dovuto tornare a casa, disse Gilbert a sé stesso, ma era riluttante a porre fine a tutto questo. Era riluttante a lasciarla andare.

Lentamente, allentò la stretta e si scostò leggermente.

“Dobbiamo andare.” disse.

Anna lo sentì, ma non si mosse.

Era strano, pensò che avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, ed invece…

Avrebbe dovuto, vero? Si trovava in una stalla, abbracciata ad un uomo.

Per quanto ci provasse, non si sentì né in colpa, né a disagio.

Gilbert le aveva fatto un enorme favore e le aveva anche fatto un gran regalo. Era venuto a cercarla durante un temporale, aveva portato via la sua paura e le aveva mostrato una bellezza che non aveva mai pensato esistesse.

Anna alzò il viso verso quello di lui, trovando a stento le parole giuste, come le capitava tutte le volte che voleva dire qualcosa che per lei era molto importante.

Era facile chiacchierare, parlare e cicalare su cose banali e frivole, ma trovare le parole adatte ora era complicato.

“Gilbert, grazie,” disse alla fine; le parole poco più di un sospiro dalle sue labbra, che dicevano meno di quanto volesse dire e più di quanto sperasse.

Guardando il viso di Anna rivolto verso il suo mentre stringeva il suo corpo morbido tra le sue braccia, Gilbert seppe in quel momento di essere solo un semplice uomo, fatto di carne e sangue, tentato da tutti i desideri, le voglie e le debolezze di generazioni di uomini prima di lui.

Dopo aver incontrato lo sguardo di Anna, i suoi occhi si posarono sulla bocca di lei, così vicina alla sua, così fortuitamente facile da catturare.

Doveva solo annullare un’infinitesima distanza per assaporare tutta la sua dolcezza e si sentì preda di sentimenti contrastanti.

Vinse il gentiluomo che stava dentro di lui: lasciò cadere le braccia e fece un passo all’indietro.

“Faremmo meglio ad andare, Anna.” disse e si girò verso il cavallo.

* * *

Lo so già: sarete arrabbiatissime sia con me (che non c’entro niente!), che con Emmy che ha stroncato Gilbert che stava per dare il sospirato bacio ad Anna.

Comunque, grazie a tutti per avere letto e per le vostre recensioni che, dopo Gilbert versione ignuda, sono aumentate vistosamente.

Passo a ringraziarvi, una per una

Luana80: Penso anche io che Gilbert sia stato un gran bel vedere. Peccato non essere là.

Scandros: Ciao Alex, tutto bene e spero lo stesso per te. Non importa che tu non abbia recensito. Come ho avuto modo di dire anche alla nostra comune amica, mi importa molto di più che leggiate questa storia e che questa continui ad appassionarvi. Tutte le volte che rileggo gli scritti di Emmy anche io mi emoziono sempre. Un abbraccio.

Kwannon: se i tuoi ormoni sono partiti così a razzo, immaginati un po’ quelli di Anna…

Ale Kanou: Evviva! Una new entry! Ciao! Allora sei vecia? anche io, ho 35 anni suonati ed Anna e Lady Oscar sono tra gli anime che mi hanno toccato il cuore. Ringrazio io te, per le parole gentili, anche da parte di Emmy.

Valentina: Un’altra new entry! ti ringrazio per la recensione e ti saluto.

Luna Viola: Che bella sorpresa trovare una tua recensione. Ma grazie, Liv. passerò i tuoi complimenti anche ad Emmy… dopo tutto, se questa storia è così bella, è solo merito suo. Sayonara.

Alex-kami: Ciao cara. Ho scoperto, rileggendo il manga di Anne, che cosa significa il –kami del tuo nick. Carino. Passo a rispondere alla recensione. Diciamo che ricevere simili recensioni ripaga della fatica e dell’impegno speso e ti spinge ad accendere il PC dopo una giornata di lavoro durante la quale ti hanno fatto arrabbiare e ti hanno esasperato. Sto cercando di tradurre lo scritto di Emmy nella maniera più fedele possibile, in quanto sono totalmente d’accordo nel riconoscerle il grande merito di non aver stravolto i personaggi nella loro essenza. E questo non è poco. Chi mi conosce un pochino, sa che non amo per niente le storie OOC, per cui apprezzo questa storia anche per la fedeltà con la quale ripropone i personaggi della Montgomery. Sono sempre molto triste quando leggo i tuoi appunti sul generale peggioramento delle fic. Purtroppo scrivere fanfics è diventato di moda e la qualità non è sempre tenuta in gran conto. E’ vero, ne ho lette anche io di storie scritte male, ma scrivere per te, per me, per altri amici di EFP è un bisogno e questo bisogno ci spinge a fare del nostro meglio, perché attraverso la scrittura, forse parliamo un po’ di noi e di quello che riteniamo sia importante.

Riguardo alla sensualità di questa storia. Avendone l’età, ho letto storie anche ad alto contenuto erotico. Ma nessuna mi ha mai emozionato come la scoperta dell’attrazione, anche fisica – molto fisica, direi, che lega Anna e Gilbert.

Sempre molto misurata e delicata, Emmy ci fa capire che il rapporto tra Anna e Gilbert è un rapporto completo e maturo. Grazie di tutto, Alex. Sono davvero onorata di avere la tua ammirazione.

baci a tutti, a presto! Nisi Corvonero

  
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