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Autore: Meiko    15/12/2003    4 recensioni
L'ispirazione mi è venuta ascoltando "At the beginning", un pezzo molto bello, che è stato usato per il cartone di "Anastasia". Quando l'oscurità è attorno a te, hai solo due possibilità: conviverci, o impazzire. Lei ha scelto la prima, e da quel momento la sua vita ha preso quella piega. Poi...qualcosa risvegliò in lei la curiosità perduta. Un viso che non sarebbe mai riuscita a vedere...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Consiglio a tutti di ascoltare la stupenda canzone di Eros Ramazzotti e Cher “Più che puoi”, mentre leggete questo ultimo capitolo!
Grazie a tutti i fedelissimi che non mi hanno abbandonato!)

Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, la brezza fresca che proveniva dalla vetrata aperta del pannello che dava al giardino la risvegliava dai suoi pensieri, inutilmente aveva tentato di concentrarsi nella lettura, le parole le scappavano via dalla mente, passando attraverso le orecchie e il respiro.
Ormai era Giugno da almeno qualche giorno, e gia il caldo si era fatto sentire, in quel momento era sdraiata sulla poltrona, con jeans corti e maglietta, i capelli legati in una coda messi da un lato.
Fissò per qualche minuto la vetrata, stringendo a fessura gli occhi, avvertendo un forte bruciore, la luce la colpiva in faccia.
Rimase in quella posizione per qualche istante, prima di scostare lo sguardo dalla vetrata, avvertiva gli occhi pizzicarle terribilmente, strofinandone uno con la mano, prima di sbuffare, appoggiando all’indietro il capo sullo schienale mordilo della poltrona.
Era quasi una settimana che se n’era andato, domani sarebbe tornato…
Eppure…eppure gli mancava da morire…
Avvertiva ogni centimetro di pelle contenere disperatamente la sua anima, aveva una voglia matta di raggiungerlo in Bulgaria, di tifare per lui e poi di abbracciarlo a fine partita, vincitore.
Perché lui era il grande SGGK.
E sapeva che sarebbe tornato da lei campione, una medaglia d’oro che brillava in petto.
Il ricordo del sorriso del ragazzo diede a Yuko una forte scossa, brividi le percorsero la schiena, mentre stringeva convulsamente la copertina del libro chiuso.
Il suo sguardo ricadde sulla decorazione di foglie rosse del suo libro, il suo quaderno con la copertina in cuoio che profumava di buono, foglie secche di un colore rosso fuoco.
E al suo interno…pagine bianche…
Così era sempre stata la sua vita, solo delle pagine bianche, prive di immagini, di parole che descrivessero lei…
Solo…scrittura in Braille, che però nessuno sarebbe riuscito a capire…
Erano segreti…
Segreti…che lentamente lei stava dimenticando…
Stava perdendo un’intera vita, vissuta nel buio, dentro ad una gabbia dalle sbarre di buio, nessun contatto con il mondo esterno…
Solo la certezza di non essere mai ferita.
Ma così non è vivere…
Vivere…

“Vivere è sapere che dovunque tu andrai…avrai la certezza di avere un posto dove tornare…e qualcuno che ti aspetterà…”

Sorrise, chiudendo gli occhi.
Aveva ricominciato a fare quello strano giochino.
Apri, e chiudi
Luce, e buio…
Presente e passato…
Futuro…
Un futuro…
Aveva avuto il dono di avere un futuro…
Qualcuno lassù le voleva davvero bene…
Forse suo padre l’aveva aiutata…
Suo padre…
“Grazie papà”
sorrise, il suo sorriso assomigliava in quell’istante a quello della Monnalisa.
Un sorriso misterioso, come se nascondesse qualche segreto…
Un segreto importante da non rivelare a nessuno, solo alla persona di cui si ha piena fiducia…
Si dice spesso un’ipotesi, che la Monnalisa fosse incinta, quando la dipinsero, e che il suo sorriso nascondesse il segreto della sua gravidanza…
Beh, lei non era incinta…
Ma aveva anche lei un segreto, che aveva confidato al mondo, e solamente ad una persona…
A Genzo…
Gli aveva detto che lo amava, l’aveva detto urlando, disperata, quando lui si stava allontanando da lei…
Ora non era certa che l’avesse sentita…
Ma se non l’aveva sentita, glielo avrebbe detto quando sarebbe tornato…
Si, sarebbe tornato, e lei abbracciando gli avrebbe detto che lo amava.
Senza vergogna, senza pudore…
Urlandolo, felice, al mondo, due o mille volte, non gli interessava…
Lui l’avrebbe saputo…
Yuko si alzò dal divano, i piedi nudi percorsero il parquet freddo, con una mano lentamente la ragazza chiuse il pannello di vetro, spostando lievemente le tende, lasciando solo uno spiraglio che mostrava un taglio sottile del giardino.
Stava per andare su in camera, quando avvertì un rumore a lei sconosciuto, ma al tempo stesso familiare.
Chiuse istintivamente gli occhi, voltandosi verso il pannello, cominciando a ripercorrere i suoi passi, senza incertezze.
Era così naturale per lei, camminare nel vuoto, mentre quel suono riecheggiava nella sua mente.
Un suono basso, silenzioso, frusciante, ritmato, anche se un po’ incerto.
Era un suono di passi…un camminare intimidito ed incerto…
E solo ad una persona appartenevano quei passi di silenzio…
Silenzio…come il mare la mattina, quando è calmo, nemmeno il vento osa muoverlo, e le onde s’infrangono come carezze delicate sul bagnasciuga di una spiaggia bianca.
-Genzo…-
parlò con un sussurro, ma il ragazzo la sentì ugualmente, irrigidendosi.
Ma come…?
La ragazza aprì gli occhi, vedeva solo una figura dai contorni leggermente sfuocati dalla tenda a velo, il suo viso tinto in stupore, gli occhi neri guardavano attraverso il pannello della finestra, vedeva chiaramente la magra figura di Yuko, che però non aprì il pannello, avvicinandosi.
-Il tuo silenzio è a me rumoroso…-
il ragazzo sorrise, sorrise felice, riconoscendo in quegl’occhi verdi quella dolcezza e sicurezza che da un po’ di tempo non aveva più trovato.
Yuko era li, davanti a lui, sorridente come sempre.
La sua dolce Yuko.
-Sei tornato presto…-
-Sono tornato prima per vederti…-
-Mi sei mancato…-
la ragazza appoggiò una mano al vetro, e il ragazzo copiò il gesto sorridendo.
-Anche a me sei mancata…-
Yuko sorrise, felice, per poi non riuscire a resistere il pianto, mentre continuava a parlare sussurrando.
-Ti amo…-
-Lo so…ti amo anch’io, Yuko. Ti amo da morire…-
-Genzo…-
la ragazza aprì di scatto la tenda e il pannello, tuffandosi nelle braccia di Genzo, che la strinse a se, intrecciando le sue dita tra i capelli morbidi e profumati di Yuko, che affondò il viso nel petto del ragazzo, sorridendo e piangendo felice.
Finalmente…
Dopo una vita fatta di buio, e un’istante in cui la sua vita aveva incontrato una striscia di zona grigia…
Finalmente la luce…
La calda, dolce luce di un sorriso che amava, il viso che amava, i ragazzo, l’uomo che amava…
Ora il tempo le sembrava così lontano, ora c’erano solo lei e lui, ad abbracciarsi, affondando l’uno negl’occhi dell’altra, sorridendo, Yuko si lasciò asciugare con dolcezza le lacrime, mentre Genzo appoggiò la sua fronte su quella della ragazza.
-Non è un sogno…-
-No, non lo è…ti amo davvero, Yuko…-
-Ti amo anch’io, Genzo…-
il ragazzo non la fece più parlare, perché delicatamente gli sfiorò le labbra, prima di approfondire quel bacio, la ragazza si lasciò avvolgere da quella sensazione di pienezza, quel desiderio di calore e di amore che aveva bisogno.
Si staccarono dopo qualche minuto, Genzo baciò con dolcezza una ciocca di capelli della ragazza, che con delicatezza lo portò dentro casa.
-Com’è andata?-
-Ho vinto-
-Lo sapevo…sei sempre il migliore, SGGK-
nessuna presa in giro…
nessuna ironia…
solo tanto amore in quella frase…
Genzo l’abbracciò ancora, e ancora, gli era mancata da morire!
Aveva passato la settimana peggiore della sua vita, anche se in campo la sua concentrazione era al massimo, fuori si sentiva incredibilmente a pezzi e vuoto…
Gli mancava lei, il suo sorriso…
Yuko lo prese per mano, portandolo al piano di sopra, facendolo sdraiare sul letto, mentre lei chiudeva le tende sulle finestre aperte, una timida luce usciva dalle serrande semichiuse.
Un buio avvolse i due, come una gentile presa di mano, mentre Genzo restava ad ammirare la figura di Yuko, coperta da un’ombra delicata.

(Attenzione! V.M. 18)

Lentamente, Yuko si fece avanti, piegando una gamba sul letto, avvicinandosi lentamente a Genzo, chiudendo gli occhi, e baciandolo con dolcezza sulle labbra.
Genzo le prese gentilmente le spalle, facendola girare sotto di se…
Aveva bisogno di lei, disperatamente.
Sapeva che non si sarebbe fermato, e che quello era il momento decisivo.
Guardò per un istante lo scintillare degl’occhi semiaperti di Yuko, che con un sorriso si avvicinò con le mani il viso di Genzo, baciandolo, baciandolo con dolcezza, sicura…
Lentamente, il bacio si fece più appassionato, le lingue si toccavano con delicatezza, diventando pian piano ardenti come fiamme di fuoco.
Con gentilezza e sapienza, Yuko sbottonò la camicia di Genzo, mentre questo alzava la maglietta di Yuko, ammirando il seno tondo e perfetto di lei, che sorrise, tornando a baciarlo.
Pian piano, anche i pantaloni di entrambi scivolarono via dal letto, seguiti poi dalla biancheria.
Genzo era estasiato: il corpo di Yuko era magro, ma carnoso, la pelle era serafica, leggermente pallida, e liscia come seta.
I capelli formavano aureola dorate introno al viso sorridente della ragazza, mentre Genzo adorava quel corpo con baci gentili e carezze dolci.
Non voleva solo fare sesso…
Voleva amare quel corpo, voleva amare Yuko…
Voleva fondere il suo spirito con quello della ragazza, e raggiungere con lei l’apice del piacere.
Con gentilezza, Genzo allargò le gambe della ragazza, che all’ultimo istante gli sussurrò all’orecchio.
-Ti prego…-
-Non temere…-
lei non aveva paura…
Sapeva che lui non le avrebbe fatto del male…
Lentamente, Genzo penetrò in lei, un dolore per qualche istante bloccò Yuko, che lentamente si calmò, mentre il suo corpo aderiva a quello di Genzo…
Erano una cosa sola…
Lui e lei…
Te ed io…
si baciavano con foga, con passione, ma sempre con dolcezza, con un gesto amoroso Genzo tolse la lacrima di dolore di Yuko, che aveva solcato la guancia quando lentamente era entrato in lei.
Ora c’era solo piacere…
Ora c’era solo amore…
Insieme, mano nella mano, avvolti da una luce dorata, a sorridere, ad amarsi…
Amarsi…
Com’è bella questa parola…
Amare…
Amare è una cosa così bella…
Spesso la gente non si accorge di quanto sia bello amare qualcuno…
Può anche darsi che l’amore faccia soffrire…
Ma a mio parere…se uno soffre per amore…e perché ama in modo sbagliato…
Amare è sempre bello…
Genzo e Yuko caddero sul letto stanchi e ansimanti, la ragazza venne abbracciata da Genzo, che affondò il suo viso nell’incavo della spalla di lei, che sorrise felice, le sembrava di raggiungere il cielo con un dito…
Anche la prima volta che si erano baciati, nella villa in Giappone, la ragazza aveva provato la stessa cosa, Yuko aveva provato qualcosa di simile…
-Dillo ancora…-
-Ti amo, Yuko…-
-Ti amo anch’io-
Genzo baciò sulla fronte Yuko, che sorrise, per poi lentamente addormentarsi con il ragazzo, avvolti nella dolce frescura di una giornata di Giugno…

*

(Cambio di scena! Qui, dopo vari ripensamenti, ho pensato a “The voice within”, di Christina Aguilera, spero che vada bene anche per voi!)

Taro restò ancora per qualche minuto di fronte alla porta bianca dell’appartamento parigino.
Allora…cosa era successo?
Era da più di tre mesi che avevano…che avevano fatto l’amore, la mattina dopo, quando lui era andato a cercarla, erano gia partiti.
Quel biglietto non aveva più abbandonato il comodino della stanza di Taro.
Quelle parole nate dal cuore.
“Ti amo, e ti amerò per sempre”
l’amava…
E lui…
Lui l’amava…
Lo aveva scoperto quando, quella mattina, quando l’aveva cercata, scoprendo che era gia partita, si era sentito avvolto da un gelone.
Qualcosa di freddo che scacciò il dolce calore di quella notte di passione.
Non aveva ancora capito se era stato solo sesso o meno…
No, solo sesso no…
C’era anche qualcos’altro…
Ma non riusciva a capirlo…
“Solamente tua”
no, lui era suo…
Entrambi erano di ciascuno…
Anche se ci avevano messo anni a capirlo, alla fine avevano capito che insieme erano tutto, e divisi erano niente…
Si, aveva deciso…
Suonò con timidezza il campanello, sentiva del vociare provenire dall’appartamento, voci francesi dicevano “Bravo piccolo!” oppure “Bravo François!”
Taro sorrise, aveva un ricordo sfuocato del bimbo, ma non si era dimenticato i capelli chiari che coprivano in parte la testa rotonda del bimbo.
Un “arrivo” lo risvegliò dal suo ricordo, e sorrise quando, ad aprigli la porta, si trovò di fronte una Lucille sorpresa e…incredibilmente felice, tanto da abbracciarlo con foga.
-TARO!-
-Ehilà, che accoglienza!-
-Che bello, sei riuscito a venire! Casa mia è difficile da trovare, vero? Avanti, entra!-
non gli lasciava mai il tempo di rispondere, ma a lui non dava tanto fastidio, entrando timidamente nell’appartamento che sapeva…sapeva di biscotti, di casa, di calore.
-Lucille, chi è?-
da un angolo sbucò una ragazzina di quindici anni, in braccio un bambino di sette mesi, i capelli di un biondo scuro, occhi violacei grandi e luminosi come fari fissavano stupiti Taro.
La ragazzina fissò sbalordita il ragazzo, i capelli neri scomposti in ricci ribelli, ed occhi neri come il carbone fissavano scioccati il giocatore della nazionale giapponese!!!
-Lucille…-
-Marie, questo è Taro Misaki, un mio amico. Taro, questa è mia cugina Marie-
i ragazzo sorrise alla ragazza, che dopo un attimo di timidezza sorrise imbarazzata.
-Per è un onore conoscere Misaki della mitica Golden Combi!-
-Vedo che ti piace il calcio-
-Altroché! Io e François siamo tuoi grandi ammiratori Vero piccolino?-
Taro si avvicinò timidamente al bimbo, che dopo un attimo di esitazione sbracciò in direzione del ragazzo, che si ritrovò qualche minuto dopo il bimbo in braccio, Lucille lo guardava divertita, Misaki appariva impacciato nel reggere una creatura così delicata, che però rideva contento.
-Gli piaci!-
-Sa gia gattonare?-
-Si, dovresti vedere, non riusciamo a tenerlo un secondo fermo!-
-Beh, a preso dalla mamma!-
la ragazza rise, mentre Taro si divertiva a giocare con il bimbo, che rideva allegro, sbracciando e accarezzando il viso del ragazzo.
-Allora? Casa mia dicono sempre che è difficile da trovare-
-Non più di tanto. Mi sono perso solo due volte-
Lucille rise ancora, invitando il ragazzo in salotto, sul tappeto erano sparsi peluche e giochi per il piccolo, che tornò tra le braccia di Marie, che iniziò a giocare con lui, mentre Lucille dava un succo di frutta al ragazzo.
-Casa tua è davvero molto accogliente-
-Anche se i vicini si lamentano alcune volte per il baccano si, devo ammettere che vivere qui è piacevole-
-Inoltre sei vicina alla Tour Eiffel-
-A proposito, vogliamo andarci?-
-E il bimbo?-
Marie si fece avanti, senza però smettere di giocare con il bimbo.
-Se volete, io mi posso occupare del piccolo, tanto oggi posso tornare a casa più tardi-
Lucille ringraziò con l’occhiolino Marie, che rispose allo stesso modo, salutandoli e augurandogli buona passeggiata, con François in braccio.
Lentamente, i due presero la strada che li portava alla Tour Eiffel, chiacchierando del più e del meno, evitando accuratamente però di parlare di quella famosa serata, entrambi intimiditi.
Pian piano, la grande struttura in acciaio che simboleggiava la Francia e soprattutto Parigi si faceva sempre più vicina, le prima luce della sera si accesero sotto lo sguardo malinconico di entrambi i ragazzi.
Li si erano conosciuti, li si erano baciati per la prima volta, li si erano lasciati.
I qualche modo, la Tour Eiffel era legata al loro destino.
Dopo chissà quanto tempo erano di nuovo li, di fronte all’altissima torre, Lucille cercò di guardarla fino alla punta, ma si trovò sbilanciata, afferrata appena in tempo da Taro, che rise.
-Anche quella volta ci avevi provato…-
-…e tu arrivasti in tempo a prendermi-
i due risero, mentre Taro rimetteva in piedi Lucille, senza però lasciarle la mano, la ragazza sorridendo la strinse, copiata dal ragazzo, che le propose di salire fino all’ultimo piano.
L’ascensore costava un’occhio della loro testa, e per l’ultimo tratto che li avrebbe portati verso il tetto, decisero di usare le scale, anche se erano leggermente piene di turisti, quella era la stagione migliore per ammirare il panorama serale di Parigi.
Lucille si aggrappò con le mani sulla grata che le impediva di fare un volo giù dalla torre, li sopra soffiava un bel vento fresco, che muoveva i capelli biondi, i suoi occhi d’ametista percorrevano ogni singola strada e “centimetro” di Parigi, portandola anche oltre, verso il sole che ormai era quasi del tutto sceso.
-E’ stupendo…-
-Mai quanto te…-
Lucille arrossì, quando avvertì Taro abbracciarla da dietro, con un sorriso di gioia Lucille si accoccolò nell’abbraccio di Taro, sorridendo.
-Taro…-
-Lucille, ascoltami…quando te ne sei andata, quella mattina, mi sono sentito malissimo, non avrei mai voluto lasciarti andare…-
-Anch’io non avrei voluto, Taro…-
-E per questo ho deciso di non permetterti più di lasciarti svanire così-
Lucille si voltò sorpresa verso il ragazzo, che con u sorriso e un bacio a malapena sfiorato sulle labbra della ragazza, infilò al dito di questo un anello sottile dorato, decorato con argento.
Lucille guardò sbalordita l’anello.
-Lucille…vogliamo riprovarci?-
la ragazza guardò i ragazzo, abbracciandolo poi con foga.
-Si, si Taro!-
il ragazzo sorrise dolcemente, baciando ancora Lucille, per poi ammirare con lei il paesaggio di Parigi, la loro amata città…

*

(Altro cambio scena!)

-Eccoci di nuovo a casa principessa!-
-Finalmente! Ancora un po’ in ospedale e diventavo più rammollita di un budino!-
Kojiro rise a quell’affermazione, scioccando una bacio sulla guancia di Neko, ormai era Agosto, da più di tre mesi Neko era stata costretta a vivere in ospedale, in attesa di un cuore.
Era stata molto fortunata.
Adesso faceva ancora un po’ di fatica, ma per il resto stava più che bene!
Kojiro le aveva sempre fatto visita ogni volta che aveva potuto, premuroso e gentile, anche se spesso litigava con gl’infermieri, alcune volte scatenando le risate di Neko.
La ragazza in quel momento si stiracchiò la schiena, felice più che mai di poter riassaporare di nuovo il calore della casa di Hyuga, gli era mancato tutto, Kojiro compreso.
Alcuni giornali scandalistici con foto e conferme di Maki avevano fatto sospettare una relazione con la tigre e la pantera, ma Neko sapeva bene che quella schifosa l’avevano fatto solo per ripicca, e più di tanto non ci badava.
In più Kojiro aveva sporto denuncia per querela, e Maki aveva dovuto sborsare una bella cifra, oltre che scusarsi con Kojiro in persona di fronte ai fotografi.
Un bel colpo per il suo orgoglio.
Non ci avrebbe più riprovato, di questo Neko era sicura.
Com’era sicura che da quel momento in poi tutto sarebbe andato bene!
Era così felice, aveva telefonato a Yuko, dicendole la bella notizia, e ricevendo conferma che tra la sorellona e Genzo si era tutto sistemato.
Che sollievo! Si era davvero preoccupata!
Passandosi stancamente i corti capelli, Neko finì di rimettere a posto le ultime cose dall’ospedale, prima di tornare in salotto, osservando stupita un disegno che aveva fatto, ritraendo un bambino sull’altalena, il padre lo spingeva, mentre la madre lo osservava felice.
Lo fissò attenta, era stato fatto con il carboncino, ritraendo il parco, il bimbo era imbacuccato per il freddo che aveva fatto, Neko si ricordava che il disegno l’aveva fatto i primi di Marzo, era naturale che facesse ancora freschetto.
Sorrise, ammirando la felicità e la serenità che traspariva da quel quadro, in un angolo in basso un piccola zampina di gatto disegnata e la sua forma.
Neko
La ragazza ammirò ancora il quadro, mentre lasciava che Kojiro da dietro l’abbracciasse, dandole un bacio sulla testa ramata.
-Hai visto?-
-Quando lo hai appeso?-
-…Verso Luglio. Mi mancavi, così per farmi compagnia ho cercato nel tuo album qualcosa da appendere, e mi sono ricordato di questo quadro. In fondo, e da li che è cominciato tutto il casino-
-Gia, è vero!-
Neko ridacchiò con il ragazzo, lasciandosi coccolare tra quelle braccia muscolose e forti, le grandi mani accarezzavano gentili e forse un po’ impacciate il viso di lei, che sorridendo fece le fusa, scatenando una risatina del ragazzo.
-Hai saputo del matrimonio di Tsubasa e Sanae?-
-Gia, tutto alle nostre spalle-
-Eh dai, per farsi perdonare ci hanno invitato a vedere il loro bimbo quando sarà nato!-
-Beh, con un bebè in pancia quella scatenata di Sanae si darà una calmata!-
Neko rise, la testa era leggera, e si sentiva protetta abbracciata a Kojiro, che sorrideva tranquillo, guardandola amorevolmente.
-Un soldo per i tuoi pensieri, Kojiro-
il ragazzo ammirò le gemme verdine della ragazza, che sorrideva tranquilla, incurante o forse ignorante dei sentimenti che smuoveva nel ragazzo.
Era un fiore…una creatura tanto bella quanto fragile…
Le fate sono fragili…
I gatti, da piccoli, sono fragili…
E lei era così delicata.
Se avesse potuto l’avrebbe rinchiusa in una campana di vetro, tenendola lontana da tutto il male e le spine di quell’orribile mondo, un mondo che pian piano si stava degradando.
Ma sapeva che lei si sarebbe ribellata, non puoi negare ad un uccellino di volare, e anche se gli taglierai le ali, trovare il modo di salire di nuovo in cielo.
E lui lo sapeva…
Neko inarcò il sopraccigli, iniziando a preoccuparsi, il ragazzo non le rispondeva, fissandola solamente.
-Kojiro?…-
-…scusami, mi sono incantato. Dicevi?-
Neko scosse il capo, sorridendo.
-Ti chiedevo a cosa tu stessi pensando…-
il ragazzo tornò a guardare il quadro, abbracciando la ragazza.
-Pensavo…a noi due….a quanto è bello il quadro, e a il tuo talento…pensavo a Tsubasa, devo ricordarmi di dirgliene quattro-
-Kojiro!-
-…e pensavo che dovrò invitarlo al nostro matrimonio-
Neko si voltò sbalordita al ragazzo.
-Cosa?-
-Neko, con tutto il coraggio che mi sta abbandonando, ti chiedo se vuoi sposarmi…-
la ragazza lo guardò sbalordita.
-…c-caspita! Ma non credi che sia un po’ presto?-
Kojiro sorrise.
-Non ti ho mica detto di rispondermi subito. Prenditi tutto il tempo che vuoi. In fondo hai ragione, per te forse è un po’ presto…ho fame!!-
il ragazzo lentamente si slacciò dall’abbraccio di Neko, che lo guardò ancora stupita, e spaventata.

-Kojiro, io…IO LO VOGLIO!-
il ragazzo si fermò, voltandosi sbalordito, Neko con un sorriso emozionato e le lacrime che scorrevano dalle guancia, lo guardava imbarazzata.
-Io voglio sposarti…-
il ragazzo corse da Neko, abbracciandola felicissimo, il cuore sembrava per scoppiargli, mentre Neko rideva contenta, lasciandosi sollevare da terra, il ragazzo la fece girare, ridendo con lei felicissimo.

(E anche l’ultimo capitolo è fatto!!
A presto con l’epilogo!
Meiko)

  
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