Fanfic su attori > James Franco
Segui la storia  |       
Autore: EstrellaLunar    04/10/2010    2 recensioni
Il bellissimo James Franco decide di prendersi una pausa dal successo e tornare a visitare i luoghi dove visse il suo bisnonno in Italia, fatto che gli riserverà non poche sorprese."Mi avvicinai un po' di più e frugai nella mia memoria.. ma certo era un paesaggio toscano, c'ero stato una volta per vedere le terre del mio bisnonno. Dovevo tornare là. Forse avrei trovato qualcosa, forse mi sarei sentito di nuovo me stesso. Dopotutto ogni tanto Los Angeles ti obbligava a fare una pausa."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. Nuova vita.

Il viaggio in Vespa fu uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Avevo una moto rombante a casa, che correva forte, ma qui si trattava di un'emozione nuova e completamente diversa. Correvo per le strade della città sentendomi semplicemente e solamente libero, libero dai doveri, dalle oppressioni, dalla notorietà. Respiravo a pieni polmoni l'aria fresca di Maggio e mi meravigliavo di quanto potesse essere scuro e pieno di stelle il cielo. Non ci ero abituato per niente. Dimenticai dove fossi e mi lasciai guidare da quella frenesia del vento sulla faccia.
Lorenzo seduto dietro di me mi riportò alla realtà stringendomi il fianco:-James, siamo quasi arrivati..-
Mi ripresi dal mio sogno ad occhi aperti vedendo il cartello bianco sulla destra. “Volterra”.
-Gira a destra... ora svolta a sinistra. Alla fine della strada prendi la seconda uscita... ok, parcheggia pure qua...- obbedii alle sue indicazioni e scesi dalla moto.
-è stato fantastico... davvero grazie per questo gioiellino!-
-Ma se sarai abituato a macchinoni di lusso...- rispose lui.
-Ehm... ma questa è mille volte meglio!-
Incominciammo a girare per la città. Le ragazze mi squadravano dalla testa ai piedi, ma ci ero abituato. Speravo solo che nessuna si mettesse a urlare. Lorenzo incontrò alcuni suoi amici e mi presentò.
-Ciao...- dissero tutti, imbarazzati. Io, anche se difficile da credere, ero più imbarazzato di loro, non conoscevo la loro lingua, ero in contesto completamente nuovo e inoltre ai loro occhi dovevo apparire come uno che se la tirava da morire. Eppure mi ero impegnato a confondermi con la massa. Avevo una t-shirt bianca,la giacca di pelle nera, jeans chiari strappati e le converse con la bandiera americana. In effetti apparivo come il classico ragazzino americano. Ma non ero più un ragazzino e non volevo sembrare americano.
Qualcuno per fortuna mi rivolse la parola, anche se mi parlavano come se fossi una specie di alieno proveniente da un altro paineta e mi chiedevano cose della mia vita che, lo ammetto, sono abbastanza imbarazzanti da raccontare. Le ragazze mi guardavano di nascosto e sorridevano fra loro, ma nessuna aveva avuto il coraggio di avvicinarsi. Che situazione snervante, non vedevo l'ora di tornare sulla Vespa. In gelateria le cose non migliorarono, dato che la cameriera mi riconobbe e mi ritrovai a scattare foto con tutto il personale del locale. Argh. Volevo violentemente scomparire.
Finalmente verso l'una il gruppo si disperse e con Lorenzo ci avviammo verso la moto.
-Chissà che fine ha poi fatto mia sorella...-disse lui sovrappensiero.
-Già.- annuì io, cercando di non far trapelare troppo interesse, non che ne avessi realmente.

Il mattino dopo dormii di più: il gallo non disturbò il mio sonno nemmeno un po'. Avevo bisogno di dipingere. In casa non trovai nessuno. C'era solo un biglietto con scritto: “SIAMO ANDATI IN PAESE, TORNEREMO A PRANZO.”
Più sotto c'era un'altra frase che però era stata cancellata da righe pesanti di penna, mi sforzai di leggerla, ma tutto quello che compresi fu: “...BISOGNO... MARTINA DI SOPRA”. In effetti avevo bisogno, avevo bisogno disperatamente di una tela e dovevo andare a comprarla. Salii piano le scale e sentii la musica arrivare da una stanza in fondo alla camera. I Muse rimbombavano da dietro la porta. Bussai. Nessuna risposta. Bussai più forte, provando a chiamarla: -Martina?!-
Non resistetti e aprii la porta. La camera era vuota, ma dalla porta sulla destra proveniva lo scrosciare dell'acqua. Probabilmente era sotto la doccia.
Non mi sarei mai immaginato così la sua camera: era una specie di rifugio, estremamente accogliente e incredibilmente disordinata. Il letto era bianco, con soffici coperte sopra, sfatto e invitante. I muri dipinti di un tenue verdino, i mobili antichi di un bianco perlato. C'era una grande portafinestra che dava su un terrazzino, su cui notai due grandi vasi di girasoli. La cosa più singolare era la scala a pioli in mezzo alla stanza, decorata da cose di ogni sorta, libri, vestiti, disegni, pezzi di stoffa. La quantità di libri era sorprendente. Mi avvicinai alla scrivania per vedere gli schizzi, ma malauguratamente sentii la porta dietro di me scricchiolare.
-Che cazzo ci fai qui..?- urlò lei.
Mi girai lento, imbarazzato. Aveva i capelli umidi e un asciugamano blu l'avvolgeva fino alle ginocchia.
-Scusami, scusami... ho bisogno di un favore...-
-Esci!- obbedii e andai nel corridoio. Sentii dietro di me la porta sbattere e le imprecazioni in italiano che la musica non riuscì a coprire.
Mi sedetti per terra, aspettando che lei uscisse.
Uscì una ventina di minuti dopo e restò ancora più sorpresa a vedermi lì implorante.
-Mi dispiace...-
-Sì, ok! Che cosa vuoi?- chiese sorpassandomi e scendendo le scale. La seguii.
-Voglio comprare delle cose, mi serve un passaggio.-
-Mio fratello non ti ha dato una vespa?- chiese con la testa dentro al frigorifero.
-Le cose che devo comprare sono ingombranti.-
Si girò e mi guardò. Era strano ritrovarsi a poterla fissare negli occhi, di solito era così sfuggente.
-Che genere di cose sono?-
-Tele, colori... cose per dipingere.-
-Ah...-non poté nascondere la luce che le spuntò negli occhi. L'avevo colpita.-Va bene-continuò-posso darti un passaggio... tanto qui c'è da fare la spesa.-
-Grazie... e per le lezioni... ci hai pensato? Sei sempre d'accordo?-
-Sì ci ho pensato! Ho pensato che visto che sei ricco sfondato per meno di 18€ all'ora non ti insegno nemmeno a fare il caffè...- Come faceva a sapere che non ero in grado di prepararmi il caffè?
-Ok... mi sembra un ottimo prezzo. Facciamo cifra tonda però... 20!-
-
Ricco del cazzo...-
-
Cosa?- immaginavo fosse un insulto.
-Niente... andiamo!- disse afferrando le chiavi della macchina.
Salii sulla Fiat 500 bianca.
-Bella macchina...-
-Già... sto sudando sette camicie per pagarmela!-
-Che lavoro fai?-
-Lavoro? Lavori!... do ripetizioni, ogni tanto lavoro come cameriera in un locale a Volterra e faccio la commessa 3 giorni a settimana in un negozietto a Casole, poi bé d'estate... faccio la receptionist in un albergo a Cecina, sto là praticamente 3 mesi...-
-Quindi tra poco parti?-
-No...fine Giugno, dopo gli esami...-
-Capisco... complimenti!-
-Grazie...- sorrise sincera senza staccare gli occhi dalla strada.
Arrivammo prestissimo in paese, parcheggiò davanti a un colorificio e scendemmo. Mi chiese cosa volessi e chiese lei stessa quelle cose al negoziante.
-Grazie...-
-Se dovessimo aspettar che questi parlino inglese...-
-Grazie comunque.- le sorrisi, ma lei distolse subito lo sguardo. Dopo aver sistemato le tele nei piccoli sedili posteriori e i colori nel baule ripartimmo.
-Ora devo passare al centro commerciale...-
-Ok, non c'è problema!- dissi.
-Perché mi odi così tanto?- non riuscii a trattenere questa domanda.
Rise fra sé. -Io non ti odio,non ti conosco. è solo che voi ricconi mi state sulle scatole... vi comportate come se il mondo fosse ai vostri piedi, in realtà so che è così! Ma è snervante vederlo...-
-Non sono nato in una famiglia ricca, quello che ho me lo sono guadagnato...-
-Credi che se non fossi stato così bello avresti ottenuto comunque tutto questo successo?- tra le righe c'era un complimento, anche se lei non l'avrebbe mai ammesso, io non potei fare a meno di sorridere.
Si girò e mi guardò adirata: -perché sorridi adesso?-
-Hai detto che sono bello...-
-Oddio!!!- sbraitò alzando gli occhi al cielo:-come se non lo sapessi...-

Arrivammo al centro commerciale e mi stupii della differenza con quelli americani, qui tutto sembrava più accogliente, anche un posto freddo come questo era certo più caldo di quelli americano, meno confusionario e c'erano molte meno schifezze da comprare.
Spingevo il carrello mentre lei saltellava da una parte all'altra delle corsie riempiendolo.
-Fatto!- disse indicandomi le casse.
Arrivati al momento di pagare, fui veloce come una saetta e tirai fuori dal portafoglio i soldi dandoli alla cassiera.
-Che cosa fai?- disse lei.
-Niente...- dissi prendendo il resto.
-Dai James non scherzare...mia madre ti ucciderebbe.-
-Sta tranquilla... non glielo diremo...- la tranquillizzai facendole l'occhiolino.

Ringraziamenti:

Per Barbydowney:
eheheheheh sì...mi sto ispirando a me stessa... soprattutto per la scorbuticità di Martina(ahahahha non so come si dice...)
cmq non niente vampiri, è solo che Volterra è la città grande più vicina a Casole.. =)

Grazie a tutte quelle che leggono!!!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > James Franco / Vai alla pagina dell'autore: EstrellaLunar