5. Nuova vita.
Il
viaggio in Vespa fu uno dei momenti più emozionanti della
mia vita.
Avevo una moto rombante a casa, che correva forte, ma qui si trattava
di un'emozione nuova e completamente diversa. Correvo per le strade
della città sentendomi semplicemente e solamente libero,
libero dai
doveri, dalle oppressioni, dalla notorietà. Respiravo a
pieni
polmoni l'aria fresca di Maggio e mi meravigliavo di quanto potesse
essere scuro e pieno di stelle il cielo. Non ci ero abituato per
niente. Dimenticai dove fossi e mi lasciai guidare da quella frenesia
del vento sulla faccia.
Lorenzo
seduto dietro di me mi riportò alla realtà
stringendomi il
fianco:-James, siamo quasi arrivati..-
Mi
ripresi dal mio sogno ad occhi aperti vedendo il cartello bianco
sulla destra. “Volterra”.
-Gira
a destra... ora svolta a sinistra. Alla fine della strada prendi la
seconda uscita... ok, parcheggia pure qua...- obbedii alle sue
indicazioni e scesi dalla moto.
-è
stato fantastico... davvero grazie per questo gioiellino!-
-Ma
se sarai abituato a macchinoni di lusso...- rispose lui.
-Ehm...
ma questa è mille volte meglio!-
Incominciammo
a girare per la città. Le ragazze mi squadravano dalla testa
ai
piedi, ma ci ero abituato. Speravo solo che nessuna si mettesse a
urlare. Lorenzo incontrò alcuni suoi amici e mi
presentò.
-Ciao...-
dissero tutti, imbarazzati. Io, anche se difficile da credere, ero
più imbarazzato di loro, non conoscevo la loro lingua, ero
in
contesto completamente nuovo e inoltre ai loro occhi dovevo apparire
come uno che se la tirava da morire. Eppure mi ero impegnato a
confondermi con la massa. Avevo una t-shirt bianca,la giacca di pelle
nera, jeans chiari strappati e le converse con la bandiera americana.
In effetti apparivo come il classico ragazzino americano. Ma non ero
più un ragazzino e non volevo sembrare americano.
Qualcuno
per fortuna mi rivolse la parola, anche se mi parlavano come se fossi
una specie di alieno proveniente da un altro paineta e mi chiedevano
cose della mia vita che, lo ammetto, sono abbastanza imbarazzanti da
raccontare. Le ragazze mi guardavano di nascosto e sorridevano fra
loro, ma nessuna aveva avuto il coraggio di avvicinarsi. Che
situazione snervante, non vedevo l'ora di tornare sulla Vespa. In
gelateria le cose non migliorarono, dato che la cameriera mi
riconobbe e mi ritrovai a scattare foto con tutto il personale del
locale. Argh. Volevo violentemente scomparire.
Finalmente
verso l'una il gruppo si disperse e con Lorenzo ci avviammo verso la
moto.
-Chissà
che fine ha poi fatto mia sorella...-disse lui sovrappensiero.
-Già.-
annuì io, cercando di non far trapelare troppo interesse,
non che ne
avessi realmente.
Il
mattino dopo dormii di più: il gallo non disturbò
il mio sonno
nemmeno un po'. Avevo bisogno di dipingere. In casa non trovai
nessuno. C'era solo un biglietto con scritto: “SIAMO ANDATI
IN
PAESE, TORNEREMO A PRANZO.”
Più
sotto c'era un'altra frase che però era stata cancellata da
righe
pesanti di penna, mi sforzai di leggerla, ma tutto quello che
compresi fu: “...BISOGNO... MARTINA DI SOPRA”. In
effetti avevo
bisogno, avevo bisogno disperatamente di una tela e dovevo andare a
comprarla. Salii piano le scale e sentii la musica arrivare da una
stanza in fondo alla camera. I Muse rimbombavano da dietro la porta.
Bussai. Nessuna risposta. Bussai più forte, provando a
chiamarla:
-Martina?!-
Non
resistetti e aprii la porta. La camera era vuota, ma dalla porta
sulla destra proveniva lo scrosciare dell'acqua. Probabilmente era
sotto la doccia.
Non
mi sarei mai immaginato così la sua camera: era una specie
di
rifugio, estremamente accogliente e incredibilmente disordinata. Il
letto era bianco, con soffici coperte sopra, sfatto e invitante. I
muri dipinti di un tenue verdino, i mobili antichi di un bianco
perlato. C'era una grande portafinestra che dava su un terrazzino, su
cui notai due grandi vasi di girasoli. La cosa più singolare
era la
scala a pioli in mezzo alla stanza, decorata da cose di ogni sorta,
libri, vestiti, disegni, pezzi di stoffa. La quantità di
libri era
sorprendente. Mi avvicinai alla scrivania per vedere gli schizzi, ma
malauguratamente sentii la porta dietro di me scricchiolare.
-Che
cazzo ci fai qui..?- urlò lei.
Mi
girai lento, imbarazzato. Aveva i capelli umidi e un asciugamano blu
l'avvolgeva fino alle ginocchia.
-Scusami,
scusami... ho bisogno di un favore...-
-Esci!-
obbedii e andai nel corridoio. Sentii dietro di me la porta sbattere
e le imprecazioni in italiano che la musica non riuscì a
coprire.
Mi
sedetti per terra, aspettando che lei uscisse.
Uscì
una ventina di minuti dopo e restò ancora più
sorpresa a vedermi lì
implorante.
-Mi
dispiace...-
-Sì,
ok! Che cosa vuoi?- chiese sorpassandomi e scendendo le scale. La
seguii.
-Voglio
comprare delle cose, mi serve un passaggio.-
-Mio
fratello non ti ha dato una vespa?- chiese con la testa dentro al
frigorifero.
-Le
cose che devo comprare sono ingombranti.-
Si
girò e mi guardò. Era strano ritrovarsi a poterla
fissare negli
occhi, di solito era così sfuggente.
-Che
genere di cose sono?-
-Tele,
colori... cose per dipingere.-
-Ah...-non
poté nascondere la luce che le spuntò negli
occhi. L'avevo
colpita.-Va bene-continuò-posso darti un passaggio... tanto
qui c'è
da fare la spesa.-
-Grazie...
e per le lezioni... ci hai pensato? Sei sempre d'accordo?-
-Sì
ci ho pensato! Ho pensato che visto che sei ricco sfondato per meno
di 18€ all'ora non ti insegno nemmeno a fare il
caffè...- Come
faceva a sapere che non ero in grado di prepararmi il caffè?
-Ok...
mi sembra un ottimo prezzo. Facciamo cifra tonda però... 20!-
-Ricco
del cazzo...-
-Cosa?-
immaginavo fosse un insulto.
-Niente...
andiamo!- disse afferrando le chiavi della macchina.
Salii
sulla Fiat 500 bianca.
-Bella
macchina...-
-Già...
sto sudando sette camicie per pagarmela!-
-Che
lavoro fai?-
-Lavoro?
Lavori!... do ripetizioni, ogni tanto lavoro come cameriera in un
locale a Volterra e faccio la commessa 3 giorni a settimana in un
negozietto a Casole, poi bé d'estate... faccio la
receptionist in un
albergo a Cecina, sto là praticamente 3 mesi...-
-Quindi
tra poco parti?-
-No...fine
Giugno, dopo gli esami...-
-Capisco...
complimenti!-
-Grazie...-
sorrise sincera senza staccare gli occhi dalla strada.
Arrivammo
prestissimo in paese, parcheggiò davanti a un colorificio e
scendemmo. Mi chiese cosa volessi e chiese lei stessa quelle cose al
negoziante.
-Grazie...-
-Se
dovessimo aspettar che questi parlino inglese...-
-Grazie
comunque.- le sorrisi, ma lei distolse subito lo sguardo. Dopo aver
sistemato le tele nei piccoli sedili posteriori e i colori nel baule
ripartimmo.
-Ora
devo passare al centro commerciale...-
-Ok,
non c'è problema!- dissi.
-Perché
mi odi così tanto?- non riuscii a trattenere questa domanda.
Rise
fra sé. -Io non ti odio,non ti conosco. è solo
che voi ricconi mi
state sulle scatole... vi comportate come se il mondo fosse ai vostri
piedi, in realtà so che è così! Ma
è snervante vederlo...-
-Non
sono nato in una famiglia ricca, quello che ho me lo sono
guadagnato...-
-Credi
che se non fossi stato così bello avresti ottenuto comunque
tutto
questo successo?- tra le righe c'era un complimento, anche se lei non
l'avrebbe mai ammesso, io non potei fare a meno di sorridere.
Si
girò e mi guardò adirata: -perché
sorridi adesso?-
-Hai
detto che sono bello...-
-Oddio!!!-
sbraitò alzando gli occhi al cielo:-come se non lo
sapessi...-
Arrivammo
al centro commerciale e mi stupii della differenza con quelli
americani, qui tutto sembrava più accogliente, anche un
posto freddo
come questo era certo più caldo di quelli americano, meno
confusionario e c'erano molte meno schifezze da comprare.
Spingevo
il carrello mentre lei saltellava da una parte all'altra delle corsie
riempiendolo.
-Fatto!-
disse indicandomi le casse.
Arrivati
al momento di pagare, fui veloce come una saetta e tirai fuori dal
portafoglio i soldi dandoli alla cassiera.
-Che
cosa fai?- disse lei.
-Niente...-
dissi prendendo il resto.
-Dai
James non scherzare...mia madre ti ucciderebbe.-
-Sta
tranquilla... non glielo diremo...- la tranquillizzai facendole l'occhiolino.
Ringraziamenti:
Per Barbydowney:
eheheheheh sì...mi sto ispirando a me stessa... soprattutto
per la scorbuticità di Martina(ahahahha non so come si
dice...)
cmq non niente vampiri, è solo che Volterra è la
città grande più vicina a Casole.. =)
Grazie a tutte quelle che leggono!!!