GIORNI 12,13,14 : Edge era nel mio presente
Durante gli ultimi tre giorni
di vacanza non successe nulla di molto interessante. Erano tutti molto agitati
per le carenze che dovevano recuperare, e nessuno era
certo fino in fondo di aver capito ogni cosa. Passammo il venerdì in gruppetti
da due o da tre a fare ripasso delle materie difficili, e ogni tanto, quando
Deb o Simmo ci lasciavano riposare un po’ ce ne stavamo in acqua a rilassarci.
Io ed
Edge passammo la mattina fra equazioni e frazioni, radici quadrate e potenze, e
cercai di non distrarmi e di non distarlo col mio comportamento.
Probabilmente quella
settimana in cui erano successe tutte quelle cose era
trascorsa troppo veloce, ugualmente la settimana prima.
Il pomeriggio, dopo una breve
riunione con Deb e Simmo, che ci informarono di aver
detratto responsabilità durante la nostra giornata, a partire dal lunedì
successivo, data l’intensività dell’allenamento che ci aspettava, e Jilly ci
disse che avrebbe pensato lei alle faccende principali, decidemmo di fare una
passeggiata tutti insieme per discutere dell’organizzazione dell’ultimo mese di
scuola, e delle ultime settimane della nostra convivenza insieme.
L’argomento mi spaventò, e
forse fu la prima volta che presi coscienza che tutto
questo stava per finire. Mentre passeggiavamo mano nella mano, io e Edge ci guardammo, probabilmente pensando entrambi al momento
successivo alla vittoria di due, e alla sconfitta di tutti gli altri.
Abbassai lo sguardo e
continuai a camminare, pensando che dopotutto la vita và
avanti e che non poteva essere per sempre così bello.
Durante la notte non riuscì a
pensare ad altro, se non al fatto che ormai mancava così poco alla finale, e
che dopo sarebbe cambiato tutto, sarebbe stato tutto
diverso.
Mi girai e rigirai nel letto,
ascoltavo il respiro lento della mia migliore amica, che dormiva, e alla fine scesi in giardino, a prendere un po’ d’aria.
Incontrai Anna,
intenta a trafficare in cucina con un bicchiere di succo d’arancia.
“Ehi, non ti ha mai detto
nessuno che il succo d’arancia fa male dopo cena, non è facile da digerire!”
dissi, entrando.
“Ehi, Bec… già hai ragione,
ma avevo sete… anche tu non riesci a dormire?” .
“Già, stavo ripensando al
lungo discorso di oggi pomeriggio… mi sembra così
surreale tutto ciò. Forse in un certo senso una parte di me aveva cominciato a
sperare che tutto questo non finisse mai più, e invece a
quanto pare anche le cose più belle non sono infinite. E tu?” le domandai, incuriosita dalla sua insonnia.
“Umh. Una cosa del genere, sto
pensando a come sarà tornare in Germania, tornare dalla mia famiglia, chissà
quante cose sono cambiate, e chissà quante cose mi mancheranno qui, che non
potrò più vedere…” sorrise, tristemente. Era veramente triste, con uno sguardo
velato quasi dalle lacrime. Non avevo mai visto Anna piangere, e forse non la rivedrò
mai più piangere, ma quella sera scoppiò a piangere.
“Parli di mio fratello?”
dissi, cominciando a capirla, dopotutto non era così diversa da me, e come ogni
altra persona innamorata si preoccupava del futuro.
“Si, ma non solo di quello Bec….” Si appoggiò alla mia spalla, continuando a
piangere. Era veramente triste, e sicuramente si vergognava di farsi vedere
così abbattuta, ma certe volte non ci si può fare
nulla.
“Sai, tutti voi, siete la mia nuova famiglia. Mi mancherete. E mi mancherà l’Australia, il clima, la cordialità della
gente, le belle spiagge, tutto, proprio tutto. Ma so
già pensando al peggio, anche se manca ancora un mese. Che
stupida che sono…” disse, fra un singhiozzo e l’altro.
Quella notte mi sembrò lunga,
molto lunga. Rimasi con lei, e parlammo a lungo. Le chiesi cosa prevedeva per
il futuro, come pensava di fare dopo gli esami, e se non fosse entrata nel
circuito, dove pensava di andare nel caso in Germania non volesse
più tornare, e soprattutto parlammo di Joe.
Sapevo che Anna amava davvero
mio fratello, ma quella sera me lo confermò, più di qualsiasi altra cosa. Disse
che non voleva lasciarlo, che la lontananza gli avrebbe fatto troppo male, e
che non riusciva nemmeno a pensare all’idea di perderlo.
Alla fine, dopo qualche ora a
parlare decidemmo di tornare a letto. Anna mi ringraziò per averla ascoltata e
mi pregò di non dire nulla a Joe ne agli altri.
Accettai di non farne parola con nessuno e la accompagnai in camera. Tornai a
letto anche io e mi addormentai.
Il sabato non vidi Edge per
tutta la giornata. La mattina ero di turno alla spiaggia come bagnina, con Matt, e il pomeriggio si svolsero le prove di
matematica, storia e altre materie per vedere se le lacune erano state
recuperate. Pensai tutto il pomeriggio a lui, ma sapevo che sarebbe andato
tutto bene, avevamo studiato moltissimo, e Edge è uno
che ce la mette sempre tutta in quello che fa.
La sera parlammo un po’ e mi
raccontò che era stato un test facile, che era sicuro che fosse andato bene e
che anche gli altri erano tranquilli.
Lo abbracciai e gli dissi che
ero fiera di lui, e che non dubitavo assolutamente sui risultati del test. Rimassimo un po’ a coccolarci sugli scogli della spiaggia,
poi quando il sole era del tutto sparito, per lasciare il posto a dolci raggi
di luna bianchi, che attraversavano il mare, tornammo alla Solar. Anche quella sera era tutto tranquillo, anche il penultimo
giorno delle vacanze era passato.
Mi chiesi spesso come mai il
tempo certe volte sembra non passare mai, e invece certe altre sembra correre via da te, veloce, sempre più veloce, fugge,
e tu lo insegui, gli corri dietro, e chiedi altro tempo, ma lui se ne và, e tu
non lo raggiungi mai.
Era stata più o meno così
quella settimana, e lo stesso per quella prima: una corsa col tempo, cercando di
non sprecare un minuto.
Il bacio in palestra, la
dichiarazione, l’isola, la tenda, il torneo, la vittoria, la nostra notte
d’amore, il ritorno alla Solar, la piccola Lady, gli esami, il continuo fuggire
dagli occhi indiscreti degli allenatori, le ripetizioni, i baci rubati qua e
là, tutto mi ritornava alla mente come un fiume di ricordi in piena, e sembrava
tutto un lungo sogno, una fantasia irreale e distorta, lontana.
Mi scosse un brivido,
respirai, mi convinsi: era tutto vero, era stato tutto reale, e ogni cosa era
stata bella per quello che era stata, non volevo che qualcosa fosse stato
diverso, per una volta non volevo cambiare nulla ne di
me ne dei fatti che mi erano accaduti.
La mattina dopo, la domenica,
passò l’ansia degli esami, e con la consapevolezza che quello era davvero
l’ultimo giorno di vacanza della nostra vita alla Solar, ognuno di noi cercò di
sorridere, ma in fondo eravamo tutti tesi e tristi. Andammo a fare surf per
tutta la mattinata, e lontano da Simmo e Deb, che per una volta ci avevano lasciati liberi, ci lasciammo andare alle nostre
emozioni. Decidemmo che la sera saremmo andati a mangiare tutti
insieme in una pizzeria molto carina.
Passammo il pomeriggio a preparaci, per essere davvero carine, e ognuno di noi fece
del suo meglio, sia per i ragazzi che per noi stesse… ognuna di noi voleva
chiudere quelle due settimane in bellezza, dopotutto!
La serata
trascorse tranquilla e ognuno si
rilassò. Ridemmo e scherzammo cercando di buttarci alle spalle gli altri
pensieri che impertinenti, ogni tanto tornavano da noi
e ci balzavano dietro alle spalle a tradimento, e fra una risata e un sospiro
ognuno di noi si rincuorò un pochino.
Durante il tragitto per il
ritorno di dividemmo, Fly e Heath andarono veloci a
casa con Matt e Perry, dato che volevano dormire il più possibile per il giorno
dopo, Anna e Joe presero una strada diversa dato che Anna voleva accompagnare
Joe a casa, così io ed Edge rimanemmo soli, e optammo per passare sulla
spiaggia, dato che di notte era tranquilla, e poi perché volevamo passeggiare
un po’ insieme.
“Allora, ti sei divertita
tesoro?” mi disse, mentre mi stringeva la mano tra le sue.
“Già, è impossibile non
divertirsi quando siamo tutti insieme” dissi allegra.
“Umh, è vero… peccato che
queste serate siano così poco frequenti nelle agende di Deb e Simmo!” disse,
sorridendo.
“Ce ne saranno altre vero? Anche dopo la Solar Blue, dopo la vittoria di qualcuno di
noi, ce ne saranno molte altre, no?” dissi, stringendolo. Ecco, il dolore mi
tornava su, crudo e freddo come una pietra nello stomaco.
“Penso di si
Bec, lo spero con tutto il cuore. Noi ce la metteremo tutta
no?” disse, cercando di consolarmi, stringendomi.
“Si” dissi, con voce flebile,
respirando forte quell’odore marino misto al profumo
della pelle del mio Edge.
“Andrà tutto bene, anche dopo
la Solar, qualsiasi cosa succeda!” dissi, convincendomi.
Edge sciolse l’abbraccio e mi
prese per mano, portandomi sulla casetta di legno sull’acqua dove si era
dichiarato, due settimane prima.
“Bec, ascoltami, voglio che
tu mi faccia una promessa. Facciamo una Yubikiri, una
promessa inviolabile in giapponese.
Promettiamoci che qualunque cosa succederà, che vinca tu oppure io, che se la
vita ci dividerà, se non tutto andrà bene e se gli
eventi non ci aiuteranno, un giorno, un giorno qualsiasi, ci ritroveremo ancora
qui e ci ameremo ancora. Qualsiasi cosa succeda, se
anche fosse fra molti anni, un giorno ci ritroveremo qui, ci guarderemo e ci
ameremo ancora…” disse, accarezzandomi.
“Te lo prometto Edge…” dissi,
guardandolo fisso, sforzandomi di sorridere. Dopotutto sapevamo entrambi che sarebbero cambiate molte cose, anzi tutte le cose della
nostra vita, dopo la finale, e Edge stava cercando di darci delle sicurezze lo
stesso.
Lo vidi infilare le mani in
tasca alla sua felpa e tirarne fuori qualcosa. Guardai verso la luce della luna
che illuminava quel poco che si vedeva, e riconobbi i contorni di un piccolo
pacchettino.
“Apri la scatola Bec, questo
è per te” mi disse, porgendomi la scatolina.
Presi il piccolo pacchettino
dalle sue mani, e lo guardai. “Cos’è?” domandai.
“Apri, e vedrai…” disse,
convincente.
Scartai piano piano il pacchettino, aprì lentamente il coperchio e tirai
fuori il contenuto con cura.
Era una collana con un
ciondolo a forma di cuore, lo guardai bene e sorrisi.
“È bellissima Edge, davvero,
è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai
regalato. Ti ringrazio, mi piace tantissimo!” dissi,
sorridendo.
“Aprilo, apri
il ciondolo” disse, soddisfatto.
Curiosa mi resi
conto guardando meglio che effettivamente poteva aprirsi. Allora feci scattare
la piccola estremità ad un lato, e aprì il cuore che rivelò di
essere vuoto dentro. Guardai la prima e la seconda facciata, c’èrano
delle piccole scritte, cercai di leggere. “Rebecca”
e “Dean”, la prima a destra, la
seconda a sinistra.
“Oddio, è bellissimo. Ci hai
fatto scrivere i nostri nomi dentro… grazie, Edge, lo metterò subito, e lo
porterò sempre con me. Ti adoro!” dissi.
Edge mi mise al collo il
ciondolo, e mi guardò. “Almeno porterai con te sempre anche un pezzettino di
me. E quando ti sentirai sola, aprilo, e ti ricorderai che non sei mai sola, amore mio. Ricordati che ti amo, e nessuno cambierà
mai tutto ciò. Rebecca Sanderson ti amo, ti amo
tantissimo” mi disse, baciandomi la fronte.
“Per me è lo stesso. Ti prego, non dimenticarlo mai” dissi.
Si concluse
così anche l’ultimo giorno delle vacanze più belle della mia vita, di giorni
che non dimenticherò mai e che porterò per sempre dentro di me.
Guardai riflessa la luna
all’orizzonte, strinsi più forte a me Edge, e sorrisi, dopotutto la finale era
ancora nel mio futuro, ma Edge era nel mio presente.
“Ci saranno ancora moltissimi
giorni di noi, quindi dobbiamo essere felici” dissi.
Quella notte il cielo era
pieno di stelle, e mi sembrava che brillassero tutte per noi, e il riflesso
della luna sull’acqua era ancora più bello di sempre.
Dopo un mese di pausa e anche di più,
sono tornata. Bhè, non sono morta, insomma!! ^^
Purtroppo è solo ricominciata la scuola,
e l’estate è lentamente scivolata via trascinandosi l’autunno, è iniziato
Ottobre. Spero che continuerete tutte a seguire l’epilogo
della storia. Ormai siamo vicini alla fine, e spero che non vi deluderà.
Un abbraccio, e a presto, spero… Ciao!