EPILOGO
Alzò appena gli occhi dal libro che stava studiando per
fissarli sulla ragazza davanti a lui che, imperterrita, lo stava bacchettando
con uno sguardo e un'intonazione degna della miglior professoressa del mondo.
Boris alzò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente. Da
quanto tempo era costretto a questa vita? Quasi tre anni, ed adesso che si
stavano avvicinando gli esami di stato che ad Alice facevano tanto paura, la
ragazza lo stava tenendo ancora più a bacchetta di quanto non facesse di
solito. Si, da quando il Falco se n'era andato, rinchiuso in quella pietra, era
passato tanto tempo, anche se a volte gli sembrava ancora come se fosse solo
ieri, l'ultima volta che aveva potuto parlarci. Aveva dovuto imparare, se così
si poteva dire, a studiare, a vivere
ed i risultati non erano stati poi tanto male.
Certo, aveva anche imparato ad accettare senza problemi
che Folborg gli mancava davvero tanto, e non solo,
anzi quasi per niente, per il problema scuola -quello l'aveva arginato più o
meno facilmente grazie ad Alice. No, era la sua presenza, incorporea eppure
tangibile, che gli mancava. La sua voce e la sua ironia. Gli mancava Folborg, insomma.
Ma Alice aveva imparato a distrarlo. Si, il Falco gli mancava, ma adesso aveva
Alice che, nonostante ci fosse sempre stata, era ora diventata indispensabile
nella sua vita. La sua insegnante, la sua amante, la sua confidente...Alice era
tutta la sua vita ed era grato a Falborg per questo.
Era anche merito suo, in un certo senso, se erano arrivati a questo, lo
sentiva.
-"Emh, Al, ti va se
facciamo una pausa?"-
Alice lo fissò quasi sconcertata -"Pausa? Io potrei fare una pausa, non
tu! Io che ho finito la tesina, non tu"-
Boris sbuffò -"Oh, andiamo, abbi pietà di me. Ho fortemente bisogno di una pausa"-
-"Bo, abituati hai ritmi di vita delle persone comuni"- lo sgridò
bonariamente lei.
-"Abituarsi ai ritmi ferrati di una macchina dello studio, vorrai
dire"- rispose con sarcasmo -"Io sono più che abituato ai ritmi di persone comuni. Tu non ti stai
comportando affatto da persona
comune"-
Alice lo guardò accigliata, ma alla fine sospirò e gliela
diede buona. Dopotutto erano tre ore che studiavano incessantemente.
-"Solo una piccola, minuscola pausa però.
Okay?"- lo accontentò.
Boris non se lo fece ripetere due volte, approfittandone
immediatamente. Girò intorno al tavolo e la raggiunse, baciandola
passionalmente sulle labbra.
Folborg gli mancava, ma la sua vita in quel momento
era assolutamente perfetta.
--
Yuri
corse verso la panchina dove Kai e Renee, il primo compostamente seduto, la seconda
praticamente sdraiata su di lui, lo stavano aspettando. Arrivò ansimando
scoccando un bacio veloce alla ragazza e stringendo la mano all'amico, che però
gli rivolse un'occhiataccia.
-"Si, lo so che sono in ritardo. Ho staccato più
tardi di quando avessi progettato"- si scusò con un'alzata di spalle,
prima di incamminarsi seguendo Kai, che doveva
passare a casa di Takao per prendere Hilary.
Finita la scuola, lui e Kai si
erano trovati un lavoretto che potesse permettergli di non gravare su nessuno. Yuri aveva intenzione di diventare presto indipendente,
anche se secondo le leggi giapponesi non era ancora diventato ufficialmente
maggiorenne, per quanto mancasse poco. Ed era sua intenzione non gravare più
sulle spalle di Sophia, che per tutti quegli anni era
stata una madre impeccabile e che l'aveva aiutato anche troppo.
Kai, dal canto suo,
aveva passato non pochi problemi con l'arresto di suo nonno. Non essendo ancora
maggiorenne, non gli era stato permesso vivere da solo senza un adulto a
prendersi cura di lui, ma Daitenji era poi facilmente
riuscito a convincere chi di dovere che Kai non
sarebbe stato lasciato a se stesso e che era comunque in grado di badare a sé
da solo.
Da quando il Lupo e la Fenice se ne erano andati, per loro due era stato
stranamente difficile riuscire a vivere normalmente. Non era mai stato il loro
forte l'adattamento. Ma grazie alle ragazze, che non li avevano mai lasciati da
soli, c'erano riusciti.
Wollborg e Dranzer era
stati importanti per loro ed i pochi che avevano potuto conoscere direttamente
i loro sentimenti. Avevano praticamente vissuto in loro, leggendoli dentro, e
questo non sarebbe stato facile da dimenticare. Non che volessero dimenticare.
Il loro ricordo era prezioso e se lo sarebbero tenuto ben stretti.
-"Buongiorno Kai, Yuri, Ree!"- li accolse Takao,
quando finalmente arrivarono al dojo Kinomiya. Hilary li raggiunse subito di corsa, saltando al
collo di Kai che per poco non perse l'equilibrio.
-"'Giorno"- mormorarono in risposta i Russi. Kai baciò Hilary sulle labbra -"Non ci fai
entrare?"- chiese ironicamente Renee, alzando un
sopracciglio.
Takao rise, facendosi da parte -"Non mi
permetterei mai. Prego"-
I ragazzi entrarono e, come spesso succedeva quando Yuri e Kai acconsentivano, si
misero seduti sul porticato di casa a guardare il cielo e chiacchierare del più
e del meno. Una vita normale, in cui trascorrere un normale pomeriggio con i
loro amici.
D'un tratto, il telefono squillò e pochi secondi dopo
nonno J apparve sul porticato con la cornetta in mano.
-"Per te, Takao"- disse semplicemente, porgendogli la cornetta e
sparendo, non senza aver prima lanciato al nipote uno sguardo carico
d'orgoglio. Nonno J era incredibilmente fiero di Takao,
dopo quello che gli era stato raccontato, e aveva ripetuto spesso che lui non
avrebbe mai saputo far di meglio.
-"E' REI"- proclamò Takao.
Rei era tornato in Cina con Mao e i due avevano vissuto e stavano vivendo una
vita finalmente tranquilla. Forse si sarebbero presto sposati, ma questo era
ancora da decidere. Per il momento, l'unica cosa che Takao
si sentiva da ricordargli ogni volta era di non sparire come spesso succedeva
quanto ripartiva.
--
Max si buttò lo zainetto in spalla, sorridendo alla madre
ed uscendo di casa, diretto al luogo dell'appuntamento con Emily e gli altri,
uno strano sorriso gli si dipinse sul volto. Di solito evitava di pensare, ma
quel giorno aveva avuto modo di farlo e forse gli aveva fatto bene. Era passato tanto tempo, eppure aveva avuto
modo di vedere Mariam solo due volte, ed entrambe le
volte fra loro non era successo nulla. Si comportavano come se fossero
semplicemente amici, ma l'atmosfera fredda fra loro tradiva quest'intento. E
lui, di solito, preferiva evitare di pensare solo perché quando lo faceva si
ritrovava la sua immagine nella mente.
Quando chiamava Renee e ne
parlava con lei si sentirsi un po' meglio, ma la verità era che la voglia di
vedere Lei era davvero troppo grande.
-"Io non so ancora Max. Pensa a cosa potremmo fare
noi. Io non posso lasciare il mio villaggio e sarebbe assolutamente ingiusto da
parte mia costringere te a fare qualcosa di simile. Veniamo da due mondi
davvero troppo diversi, non possiamo stare insieme"- gli aveva detto
l'ultima volta che si erano visti. E queste parole avevano continuato a
vorticargli nella mente per tutto quel tempo, senza dargli tregua.
Eppure lui continuava ad essere totalmente e
completamente convinto che non fosse vero né giusto. Lui la amava e sembrava
davvero che lei ricambiasse quel sentimento, quindi perché continuare a
nasconderlo anche a se stessi? Lui non credeva a quelle parole, ma non si
sarebbe arreso, perché aveva capito che
neanche Mariam ne era totalmente convinta.
Quando si presentò all'appuntamento con Emily, per poi
raggiungere Michael e gli altri che li aspettavano al cinema, Max non aveva
l'aria particolarmente felice, ma sorrideva ugualmente, ed Emily non si accorse
di nulla. Se l'avesse guardato attentamente negli occhi, probabilmente avrebbe
notato quella luce malinconica, ma la rossa non ci fece affatto caso.
Quando arrivarono davanti al cinema, Max passò a Michael
i soldi per il suo biglietto, rimanendo all'esterno dell'edificio con Steve
che, aspettando l'inizio del film, aveva ben pensato di fumarsi una sigaretta.
Max seguì con lo sguardo la scia di fumo trasportata dal
vento, nuovamente perso nei suoi pensieri. Forse non sarebbe stato facile
convincere Mariam che insieme potevano farcela,
perché era quello che volevano entrambi e perché era...giusto, in un certo
senso, era giusto che stessero insieme. Max lo considerava giusto.
Anzi, sarebbe stato ancora più giusto andare da Mariam, al suo villaggio. Max sapeva di avere l'appoggio di
Ozuma, non quanto Dunga e Jessie, che lo vedevano quasi come una minaccia. Quando Ozuma era venuto lì a New York per parlargli, glielo aveva
detto chiaramente. Dunga e Jessie
non lo sopportavano e a lui era completamente indifferente, ma se la sua
presenza avrebbe potuto rendere felice Mariam, che
per loro era come una sorella, allora si poteva accettare anche la presenza di
quel biondino americano.
E Max aveva tutte le intenzione di farlo capire anche a Mariam. La distanza era un problema superabile finché uno
dei due non si sarebbe potuto spostare definitivamente dall'altro.
--
Affacciato alla balconata di casa guardava le stelle. La
notte era arrivata da poco ma le prima stelle facevano capolino nel cielo scuro
più brillanti che mai.
Si era dimostrata meno dura di quel che avevano
immaginato la loro vita senza gli spiriti. Certo, a volte sentiva ancora quel
senso di vuoto all'altezza dello stomaco che non lo abbandonava, ma sapeva
anche che era giusto così. Loro adesso stavano facendo ciò che era giusto per
tutti e ciò per cui erano stati imprigionati lì per milioni di anni.
Doveva essere stancante ritrovarsi rinchiuso in una
pietra di medie fattezze per tutto quel tempo, pensò ghignando. Sicuramente si
erano divertiti molto più in loro presenza. Almeno avevano dato alla loro vita
un pizzico di sale, il tanto sufficiente per uscire dalla monotonia.
Lo stesso che avevano fatto loro dopotutto.
Gli avevano regalato delle sensazioni fantastiche ed
indimenticabili che li avrebbero accompagnati per tutto il resto della loro
vita. Il loro ricordo sarebbe rimasto per sempre prezioso, da tener stretto.
Soprattutto ora che non c'erano più, che se n'erano andati.
Ma anche se non potevano più vederli o sentire la loro
voce, tutti e cinque sapeva che in un modo o nell'altro sarebbero comunque
rimasti al loro fianco a vegliare sulla loro vita.
E quindi sarebbero andati avanti col sorriso e a testa
alta, come avevano sempre fatto, come avevano promesso.
Perché tanto non erano da soli nemmeno adesso, anche se
poteva sembrar diversamente. Perché ormai erano la loro vita, la loro vita
vera. Non più semplici sogni.
I sogni e gli incubi erano finiti, quella era la vita e
andava bene così com'era.
THE END
L'angolo
dell'Autrice:
E
così è finita. Chi se lo sarebbe aspettato quando l'ho iniziata di tenerla lì,
aperta per più di un anno. Ma in questa storia, come detto da Iria, credo di essere anche maturata come scrittrice e non
solo.
Mi mancherà, ma era giusto darle una fine.
Tutto ha una fine.
Non ho fatto altro che mostrare le loro vita adesso, a tre anni di distanza.
L'ultimo è il pezzo che mi piace di più e quello che mi ha fatto penare di più.
Vedetelo al punto di vista di Kai, come volete.
L'ho fatto anonimo proprio perché volevo che fosse uguale per tutti e cinque i
russi che stanno vivendo la stessa difficile situazione.
Si, mi piace, e anche se mi mancherà sono contenta che sia finita.
Ringrazio di cuore chi mi ha messo nei preferiti:
1 - dollyvally
2 - Eris hgD
3 - LesyHiwanov
4 - Midnight tears
5 - PichShrooms_BOOM
6 - Pilatigirls
7 - _marghe 96 xD_
Ringrazio
di cuore i seguiti:
1 - Flamara
2 - ilary_chan
3 - Iria
4 - miharu81
5 - Pilatigirls
E i ricordati: 1 - miharu81
Inoltre ringrazio di
tutto cuore quelle splendide persone che mi hanno seguito, che hanno commentato
e che mi sono state accanto aiutandomi con i loro commenti ad andare avanti.
Iria
Avly
Pich
Pilatigirls
Faith Yoite
BenHuznestova
Che mi hanno sempre commentato e che comunque so mi hanno sempre
seguito.
Grazie davvero a tutte ragazze.
Spero di poter aver la vostra anche in quest'ultimo capitolo. E invito
Preferiti, Seguiti e lettori Fantasma a farmi sapere la loro, mi farebbe sempre
un immenso piacere.
Grazie.
Asuka