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Autore: lightoftheday    16/12/2003    5 recensioni
Fan Fic su Orlando Bloom, ma non solo.
Capitolo uno.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

 

Buona lettura a tutti! ^_-

 

*  Sorprese

 

Freddie, il ragazzo che l’aveva accompagnata le aveva offerto il suo aiuto per traslocare se ne avesse avuto bisogno. Non che avesse poi tante cose, ma da sola avrebbe dovuto fare almeno tre viaggi in autobus, le sarebbe occorsa una giornata. Freddie quindi arrivò il sabato mattina per aiutarla. Quanto era bello lasciare quella topaia in quel brutto quartiere. Tra l’altro, stranamente, Freddie non le causava nessuna imbarazzo, forse perchè era poco più piccolo di lei, poi era simpatico, alla mano, l’aveva messa a suo agio.

Emily sistemò le sue cose, dopo Freddie le mostrò tutto quello di tecnico che c’era da mostrare in quella casa: il riscaldamento, l’acqua, la luce. Le insegnò infine ad usare l’allarme e le consegnò le chiavi. Andò via poco prima delle 13, per poi tornare nel pomeriggio con un gatto. – e’ di Bloom, le disse.- Lo ha tenuto qualcuno per lui fino a che non trovavamo qualcuno, ma ora che ci sei tu non abbiamo più ragione di tenerlo. Non è un problema, vero? –

- No, anzi, mi farà compagnia. Sono stupita perché nessuno me lo aveva detto. Che gli devo dare mangiare?-

- Ci devono essere delle sue scatolette in cucina. In ogni caso per fare la spesa per la casa ti hanno spiegato tutto, vero?-

- Certamente, per quello non c’è problema, non lo lascerei morire di fame in ogni caso! Come si chiama?-

- Non lo so. Ora scappo, se hai bisogno chiama. Ciao!-

Emily rispose al saluto, poi liberò il gatto dalla casetta. Un bel gattino, non doveva essere molto grande. Non aveva un collarino, Emily vide che era un maschietto. Si limitò a chiamarlo “Gatto”. Chissà se avrebbe scoperto il suo nome.

 

Un’ora di autobus la mattina e una il pomeriggio non erano certo la cosa più comoda del mondo, ma quella sistemazione era veramente fantastica. La casa era in un quartiere residenziale molto bello, pulito e silenzioso. L’unico suo onere era quello di occuparsi di Gatto, di portare la posta nell’ufficio della donna in carriera, la signorina Johansonn, far entrare il giardiniere che veniva ogni mercoledì e dare un occhiata che fosse tutto apposto ogni tanto. Inoltre quello stipendio fisso le permise finalmente di fare qualche progetto per il futuro, finalmente aveva dei soldi per soddisfare qualche piccolo capriccio e cominciò a risparmiare per comprarsi un computer suo, dato che aveva sempre dovuto usare per qualche bisogno quelli del campus.

Passò in fretta un mese. Quel pomeriggio doveva recarsi dalla Johansonn per portare la posta che era arrivata quella settimana. Per lo più erano bollette o pubblicità, raramente era qualcosa che poteva somigliare a una lettera. La Johansonn la fece accomodare nel suo ufficio con la solita cortesia.

- Questo giovedì tornerà il signor Bloom. Al suo arrivo sarò presente anch’io, così la presenterò. Quindi si preoccupi che sia tutto in ordine. Anche se le raccomandazioni credo siano superflue, mi dicono che lei è molto scrupolosa.-

- E’ il mio lavoro. Faccio del mio meglio.- rispose Emily imbarazzata del suo complimento.

- Il signor Bloom ha chiesto di comprare queste cose per lui prima che arrivi.- Le consegnò una lista. – Quasi sempre dovrà fare delle piccole cose per lui prima che arrivi. Le prossime volte le telefonerò semplicemente per avvertirla, in caso ce ne sia bisogno manderò qualcuno a portarle liste della spesa o cose simili.-

Emily appena uscita andò subito a fare quelle commissioni. Tornata all’appartamento si mise a studiare, doveva finire un capitolo per la lezione del giorno seguente. In serata controllò che tutto funzionasse: luci esterne, gas e riscaldamento. Programmò il timer del riscaldamento in modo che Bloom trovasse sufficiente acqua calda per una doccia al suo arrivo e cambiò le lenzuola al letto, come le era stato chiesto. La prima volta che era entrata in quella stanza non si era molto guardata intorno. Non si era messa  a riassettare un granchè, l’avrebbero avvertita del suo arrivo, quindi non si era preoccupata inizialmente. Dette una spolverata ai mobili, pulì i vetri delle finestre e lo specchio, dove notò per la prima volta delle foto. Supponeva fossero foto di Bloom con altre persone, per lo più delle polaroid nemmeno tanto chiare. Non riuscì a capire che età poteva avere, inoltre non sapeva quando erano state scattate quelle foto. Una attrasse la sua attenzione: era strana, poteva essere lui o no. Un uomo con lunghi capelli biondi e strane orecchie a punta, vestito in modo bizzarro, aveva un arco in mano. Era un attore, sarà stato un ruolo che aveva interpretato. Era buffa come foto, in ogni modo!

Alla televisione avrebbero trasmesso un film che voleva vedere quella sera, così, appena finito di riassettare tutto, finì in fretta le due pagine rimaste a completare il capitolo e si preparò qualcosa da mangiare. Finito il film era stanca, si addormentò quasi subito.

La mattina seguente si svegliò presto per prendere l’autobus e appena finite le lezioni corse via per essere a casa un po’ prima. La Johansonn sarebbe venuta verso le tre del pomeriggio, Bloom dopo un’altra mezz’ora circa. Finì le faccende che aveva cominciato e spostò la cuccia del gatto rimettendola al posto dove l’aveva trovata appena in tempo per l’arrivo della Johansonn. Faceva dormire il gatto nella sua stanza, anche se sapeva che non è molto igienico dormire nella stessa stanza con un animaletto. Non sapeva perché, ma la faceva sentire più protetta.

 

La Johansonn era una donna cortese, ma certo non si poteva dire che fosse molto gentile. Era estremamente autoritaria, dava le disposizioni delle cose da fare come se stesse dando ordini militari. Freddie e altri la chiamavano “Il Generale, e le calzava a pennello. Era molto bella, forse un po’ troppo magra, ma doveva essere così per sua costituzione. Aveva la pelle molto chiara, i capelli biondi sempre fermi in un sobrio chignon e vestiva sempre elegantissima. Anche se non aveva un gran seno lo metteva sempre in bella evidenza, portava delle camicette sempre un po’ aperte. Quelle tette saranno state un magico effetto di uno wonder-bra, pensava Emily. – Io sarei ridicola così vestita – disse un giorno a Freddie che era stato da lei per portarle delle cose.

- Ma non credo proprio! – rispose Freddie, - staresti molto bene, ma non ti ci vedo per niente vestita da stronza!-

Emily rise. Evidentemente la Johansonn non doveva essere molto tenera con Freddie e gli altri.

 

Anche quel giorno arrivò con i capelli legati nel solito modo, altissime scarpe con il tacco e in uno dei suoi soliti tailleur firmati. Abbandonò il soprabito su una poltrona del soggiorno, Emily fece per riporlo ma la Johansonn la fermò dicendole che le sarebbe servito di nuovo tra poco.

Fece un giro per la casa, forse per controllare che fosse tutto apposto, il gatto alzò la testa un momento per guardare chi fosse, poi si rigirò e continuò a dormire come se nulla fosse.

- Non è un animale molto socievole, vero?- chiese a Emily

- In effetti no. Ogni tanto viene a cercare qualche coccola, ma non sembra averne molto bisogno. Forse lo fa con me, perché mi conosce poco. Lei sa come si chiami?-

- Al signor Bloom l’ho sentito chiamare solo “micio”. Non so se sia il suo nome. In effetti non ci sono stata mai molto attenta, non mi piacciono gli animali che lasciano il loro pelo in giro e che sporcano dove passano. Il signor Bloom ha lasciato semplicemente detto qualche tempo fa di occuparsi anche del gatto, e così ho dato disposizioni.-

Dopo poco un taxi si fermò al cancello. La Johansonn aprì il cancello automatico con un telecomando mise il soprabito e andò fuori mentre il taxi entrava.

Emily rimase in casa, vide la scena dalla finestra.  Bloom non era affatto come lo aveva immaginato. Innanzi tutto era piuttosto giovane, non doveva essere molto più grande di lei; era carino, non bellissimo, comunque non esattamente il suo tipo. La Johansonn lo salutò con calore e dandogli del tu, evidentemente si conoscevano abbastanza bene. Emily avrebbe descritto la scena in modo comico, la Johansonn si era sciolta come un ghiacciolo; quel gridolino mentre diceva –Orlando!- molto civettuolo, di chi flirtava di proposito l’avrebbe divertita, se non avesse provato subito la sensazione di avere lo stomaco sottosopra. Quel ragazzo poteva essere un suo compagno di corso, insomma, uno di quelli per cui provava quell’innata vergogna e repulsione. L’avrebbe spaventata persino stringerli la mano.

Internamente si imponeva di rimanere calma, anche se era stata stupida. Che ci sarebbe voluto a chiedere a qualcuno quanti anni avesse quell’Orlando Bloom? Questo le avrebbe risparmiato quella sgradita sorpresa. Ormai c’era, quindi meglio rimanere calmi. Il taxista portò le valigie in casa, fu pagato e andò via, i due entrarono in casa chiacchierando di stupidaggini sul viaggio. Bloom stava facendo dell’ironia sul cibo che servivano le compagnie aeree, la Johansonn rideva ad ogni sua battuta. Il gatto si precipitò subito alla porta e cominciò a miagolare e a fare le fusa strofinandosi con forza contro le gambe di Bloom che rispose chiamandolo bel micio e accarezzandolo.

Emily stava là senza sapere che fare, quando la Johansonn li presento:- questa è la signorina di cui ti ho parlato Orlando, Emily Paxton.- Bloom la guardò incuriosito, le tese la mano salutandola, lei rispose alla stretta di mano con timidezza. Decisamente spaventata, non riusciva a sostenere il suo sguardo, alzava e abbassava gli occhi con lievi scatti della testa, imbarazzata, come le succedeva spesso in certe situazioni. La Johansonn si accorse del suo atteggiamento e ricominciò subito a civettare con Bloom per porre fine all’imbarazzante situazione. Insomma, l’aveva vista timida, ma credeva che almeno un sorriso avrebbe potuto farlo. Diedero i soprabiti a Emily che li ripose nell’armadio all’entrata, poi si sedettero in soggiorno a parlare. Emily disse che tornava nella sua stanza, che l’avessero chiamata se occorreva e si defilò velocemente. Chiusa la porta, tiro un sospiro di sollievo.

Non era stata molto carina, lo sapeva. Doveva imparare ad essere più sciolta con lui, avrebbe dovuto impegnarsi. Si mise a studiare, ma con le orecchie sempre in allerta a sentire quello che succedeva non molto lontano da lei.

Sentì chiaramente quando la Johansonn uscì da quella casa, seguì con le orecchie tutti i rumori, trascurando per un attimo il suo libro di testo. La porta che univa il suo appartamentino dal resto della casa era situata nel corridoio che congiungeva il soggiorno alle due camere da letto e ai due bagni. Emily sentì dei passi accanto alla sua porta che andavano verso le stanze infondo al corridoio, poi dopo pochi minuti li sentì fare la strada opposta. Sentì bussare alla sua porta e trasalì. Aspettò qualche secondo, poi si alzò dalla seggiola e aprì un pezzetto di porta, come se avesse potuto essere chiunque.

- Ciao.- gli disse Bloom sorridendole.

- Buonasera.- Rispose lei guardando per terra e aprendo un po’ di più la porta. Poi aggiunse:- Posso fare qualcosa per lei?-

- In effetti si, un paio di cose ci sarebbero. Intanto potremmo darci del tu, dato che abbiamo quasi la stessa età.- Emily annuì.

- E poi mi chiedevo se potessi stare per un po’ attenta al telefono, aspetto una telefonata importante ma ho bisogno di fare una doccia. Giusto per un quarto d’ora.-

- Certo signor Bloom.-  Lui sorrise e porgendole il cordless la corresse. – Certo, Orlando…-

- Emh, si, mi scusi. Cioè, scusa…Orlando…-

- Torno fra un po’, ciao.- Detto ciò si allontanò sempre sorridendole.

Emily pensò che non sarebbe stato così difficile abituarsi a lui. Sembrava gentile.

   
 
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