6. Campagne e spiagge.
Durante
il viaggio di ritorno riuscii a farla sorridere più del
solito. Era
bella quando rideva, cambiava completamente e la sua risata era
buffa, sfrontata, assordante.
Arrivati
a casa mi aiutò a portare le tele nel sottotetto sopra la
mia
camera.
-Sai
qui ci venivo sempre a scrivere e disegnare...-
-Disegni?-
non ero riuscito a vedere i suoi schizzi in camera.
-Sì...
dipingo poco, più che altro schizzi a carboncino, o con la
china,
non so mi piace il bianco e nero. Le luci e le ombre, invece non mi
piace colorare.-
-Io
invece riesco a dipingere solo pensando ai colori...-
-De
gusti bus...-
-Bé
comunque è casa tua, lo sai che puoi venire quando vuoi...-
-Grazie!-
Si
girò ed uscì. Io la seguii.
-Posso
aiutarti con il pranzo?-
-Va
bene...-
A
mezzogiorno e mezza arrivarono anche Anna e Francesco e pranzammo
tutti insieme, mi sentivo in famiglia. Anche se ero lì da
pochi
giorni, ero talmente a mio agio che a fine pasto, inopportunamente...
mi scappò un rutto! Anna mi guardò sorpresa,
mentre Martina scoppiò
a ridere. Io mi imbarazzai tantissimo: le guance mi bruciavano come
se ci avessi appiccato un fuoco.
-Oddio,
scusatemi! Mi dispiace...- tenevo gli occhi bassi,
ma poi li
sentii tutti unirsi alla risata contagiosa della ragazza e alla fine
mi lasciai andare anche io. Francesco disse:-In alcune culture farlo
a fine pasto è considerato un complimento per il cuoco...
quindi
brava Martina!-
Dopo
aver aiutato a pulire e spreparare mi congedai per andare a
dipingere. La mansarda era perfetta, con grandi finestre, da cui si
scorgeva una vista da mozzare il fiato, fatta di prati e colline.
Stesi dei teli bianchi che avevo comprato e mi misi a dipingere
quello che i miei occhi, ancora increduli, riuscivano a vedere da
fuori la finestra. Ben presto mi resi conto che il caldo, che
filtrava dal tetto sotto il sole di Maggio era insopportabile,
così
mi tolsi la camicia e restai con i miei jeans corti, a piedi nudi.
Non mi resi conto di quanto tempo fosse passato, anche
perché dopo
il paesaggio mi misi a dipingere la soffitta e la finestra dando
particolare evidenza a una farfalla blu che si era appoggiata su di
essa. All'improvviso sentii scricchiolare dietro di me, mi girai di
scatto e vidi solo Martina che stava... sembrava stesse scappando. La
rincorsi giù per le scale.
-Martina...
aspetta!-
Si
girò dopo aver fatto un respiro profondo, che sentii
distintamente,
anche se non riuscì a nascondere quel rossore in viso o a
controllare i suoi occhi che cadevano sui miei addominali
insistentemente. Sembrò ricordarsi all'improvviso di avere
qualcosa
in mano: in effetti aveva un vassoio con una tazzina e una
zuccheriera.
-Scusa...
non volevo disturbarti! Sei lassù da ore... pensavo volessi
un
caffè... io sto andando a lavorare.-
-Grazie...
sei molto gentile!- mi avvicinai a lei e presi il vassoio dalle sue
mani, posto nel quale, se fosse rimasto ancora per un po', sarebbe
finito in frantumi da quanto le tremavano. Abbassò lo
sguardo.
-Va
bè... ci si vede!- disse sparendo di corsa.
“Alla
ragazzina non sto indifferente”, pensai soddisfatto e dopo
aver
finito il caffè tornai a finire il secondo quadro, anche
perché non
volevo pensare alle donne. Me lo ero promesso.
Anche quella sera Lorenzo mi chiese se volevo uscire. Era sabato. Ma non so perché mi sentivo stanco, così declinai l'invito preferendo passare la serata in compagnia di Francesco, che davanti a una partita di calcio e un bicchiere di vino rosso mi raccontò un po' di storie interessanti sulla sua terra, su come suo padre aveva conosciuto il mio bisnonno da ragazzo e lo avesse assunto a lavorare in questi vigneti e frantoi. Mi raccontò anche della guerra che aveva fatto suo padre e di come avesse sofferto la fame prima che il mio bisnonno lo raccogliesse letteralmente dalla strada e gli offrisse un lavoro e del pane per sfamarsi. Erano storie affascinanti e anche se spesso Francesco non trovava le parole e si aiutava con gesti o nervoso e seccato si alzava per prendere il dizionario e leggermi la parola corretta, passai una serata piena di calore. Un calore umano, puro, sincero, senza secondi fini, che da molto tempo non provavo. Mi si riempii il cuore a pensare a quante cose stupide io pensavo e di cui mi preoccupavo, quando c'era gente che aveva vissuto la guerra, dopotutto c'era gente che viveva ancora la guerra e per quanta beneficenza io potessi fare, mi sentivo sempre estremamente insignificante e ingrato per tutto quello che mi era stato dato.
Il
giorno successivo mi svegliò un bussare frenetico
proveniente dal
piano di sotto. Guardai la sveglia, che segnava le 7 e mezzo.
“Ma
qui la Domenica non si usa dormire?” Pensai seccato. Scesi le
scale
sbadigliando e vidi Anna tutta sorridente con una tazza in mano. Le
aprii.
-Buongiorno...
Oggi abbiamo pensato di portarti al mare! Ti va l'idea?-
La
fissai per un po' a bocca aperta. L'idea però, anche se il
mio
cervello la carburava lentamente, non mi dispiaceva per niente.
-Ok...
mi piace!-
-Molto
bene, vestiti e vieni a fare colazione!- era raggiante.
In
sala da pranzo c'era Francesco che preparava alcuni teli da mare,
racchettoni e altre cose.
-Andremo
a San Vincenzo, meno di due ore di macchina, ma mare stupendo e poi
c'è un ristorante niente male, dove lavora un mio caro
amico, che
era anche amico di tuo nonno.- ero entusiasta: mio nonno mi
raccontava sempre di quando veniva qui a passare le vacanze, poi gli
anni e mia nonna avevano cominciato a farsi sentire e non si era
più
mosso dalla Florida.
Lorenzo
arrivò con i pantaloncini del costume e le infradito, ero
contento
di averle messe anche io. Si diressero tutti fuori e io li seguii.
Caricammo gli oggetti nel bagagliaio e Lorenzo mi fece cenno di
sedermi dietro. Obbedii e mi sedetti sul sedile posteriore di una
macchina strana, mai vista prima, a sei posti, bombata sul davanti.
Poi finalmente senti la sua risata mentre spingeva il fratello e si
lanciava in macchina.
-Ciao!-
mi disse col fiatone. La limpidezza dei suoi occhi verdi e il suo
sorriso non poterono che farmi sorridere a mia volta. Indossava una
camicia bianca larga, probabilmente di suo fratello e un paio di
pantaloncini di jeans appena sopra al ginocchio, ai piedi aveva un
paio di sandali alla schiava. Dal collo scoperto, perché
portava
un'alta coda di cavallo, spuntava il laccetto del costume nero.
Salirono anche gli altri e partimmo. Il viaggio durò poco
meno di
due ore, durante le quali ci ritrovammo tutti insieme a cantare le
canzoni che passavano alla radio o a fare giochi stupidi per farmi
imparare qualche parola di italiano. Invidiavo quella famiglia,
sembravano felici davvero, senza finzione.
Arrivammo
in spiaggia verso le 10 e mezza e piazzammo l'ombrellone. Lorenzo
prese i racchettoni e me ne lanciò uno.
-Molto
bene...- dissi con il mio ridicolo accento.
Quando
mi voltai per raccogliere la pallina vidi Martina in costume,un
costume intero che mi ricordava molto quelli che vedevo nei film in
bianco e nero. Si vedeva che non si sentiva a suo agio, infatti aveva
ancora la camicia aperta sopra. Si sedette su una sdraio e
incominciò
a leggere un libro.
Quando
il caldo divenne insopportabile decisi di fare un bagno e la chiamai.
-Mare
molto bello...-
Lei
sorrise incoraggiante, ma poi disse:-No... acqua troppo fredda!-
Alzai
le spalle e mi tuffai, sentendomi il suo sguardo addosso; che infatti
sorpresi a sbirciarmi da sopra le pagine del libro, quando riemersi
dall'acqua.
A
pranzo andammo in quel ristorante di cui aveva parlato Francesco e il
proprietario, un certo Alessandro mi abbracciò come se non
mi
vedesse da secoli e mi chiese di mio nonno. Gli dissi che erano ormai
5 anni che era mancato, il proprietario versò qualche
lacrima e
iniziò il racconto della sua vita, che ascoltai rapito, come
la sera
precedente. Nel pomeriggio tornammo in spiaggia.
Note:
Mi sto rendendo conto che sto idealizzando molto James! ma dopotutto
è una fanfiction! ^_^
Ringraziamenti:
GRAZIE
INFINATAMNTE come sempre a tutte le ragazze che continuano
a leggere questi sconquassati capitoli, se un giorno vorrete lasciare
la vostra opinione, anche dicendo "mi fa schifo perché..."
mi riempireste di gioia, ma bando alle ciance:
Per Pepesale:
grazie grazie grazie per le tue lunghissime e bellissime recensioni! mi
diapiace che tu sia stata male... spero che ora stiate tutti meglio!
Per la scuola ti capisco... tra poco io inizio di nuovo
l'università e non so quanto ci metterò poi a
postare... -.- mi fa molto piacere che i capitoli ti siano piaciuti!
(p.s. mi sto impegnando con i puntini... ma è difficile
disintossicarmi! ihhhhhh)
Per barbydowney:
anche a me piacciono tantissimo i Muse in this period... <3 come
noterai in questo capitolo e soprattutto nel prossimo sto mettendo
forse un po' troppo di me in questa Martina... ma dopotutto
è una fanfiction e posso fare un po' come mi pare e sognare
a occhi aperti che anche a me un giorno capiti un bel James...
ahahahahah!! *_* baciiiiii