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Autore: Pinca    09/10/2010    5 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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30 aoi
 

 
30. Nuovi guai all'orizzonte
 
Se voleva saggiare un attimo di tranquillità o comunque un periodo abbastanza lungo da poter arrivare a dire “uffa, arciderbolina, che noia!”, questo sarebbe stato possibile per Kai solo se si fosse trasferito a Honolulu anni e anni prima, lontano da tutti e da tutto.
Ma questo Kai non l’aveva fatto, e solo ora stava iniziando a domandarsi come mai, per quale santa ragione, ai tempi non avesse preso due costumi, inforcato un paio di occhiali da sole, messe le infradito e preso il primo volo per il pacifico.
Anzi, stava iniziando a prendere in considerazione di spedirci qualcun altro a Honolulu. Dopo tutto lui era Kai, il grande Kai, e non se la sarebbe mai filata a gambe levate, in nessun modo e per nessun motivo! Caso mai erano gli altri a doversene scappare!
Ecco perché non era partito non appena Takao aveva iniziato a dare cenni di confidenza nei suoi confronti, o comunque a ronzare intorno alla sua esistenza in modo sempre più invasivo e penetrante tanto da doversi fare un’assicurazione sulla vita. Curioso come circa il novanta per cento degli incidenti mortali possibili ed inimmaginabili si verificassero sempre mentre c’era lui nei paraggi… Kai ogni tanto ci aveva riflettuto, ma poi aveva sempre lasciato stare. Doveva essere solo una sua impressione.
Fatto stava però che, nonostante le apparenti settimane di calma mirabile e quasi surreale, durante le quali la pace e l’armonia erano regnate tra i ragazzi russi e tra loro e il resto del mondo, e fiumi di frazioni, equazioni, somme algebriche erano sgorgate passando a riempire i loro altrimenti bianchi fogli miseramente vuoti di compiti di matematica e fisica, questo gradevole equilibrio era stato stroncato in una frazione di secondo da una persona, la stessa che aveva fatto irruzione in aula e che, prendendolo di peso, ora lo stava trascinando fuori di corsa senza spiegazioni ne rispetto, suscitando il disappunto e le risate dei compagni di classe presenti intenti a godersi l’ora del pranzo.
Che figura che gli stava facendo fare, a lui, l’impassibile Kai!
Oh, e se avrebbe voluto mandarla a Honolulu! Ce l’avrebbe spedita con un unico calcio nel sedere!
Ma no, Honolulu era troppo vicino per quella! Sarebbe stata capace di tornare fino in Giappone a nuoto! Per tenerla buona avrebbe dovuto spedirla in un gulag in Siberia!
E mentre la quanto mai cara Ariel era tornata all’attacco, trascinandolo per i corridoi della scuola,  con chissà quale problema o idea da psicolabile, nelle quali lui sarebbe stato coinvolto inevitabilmente, Kai iniziò a pensare a quali contatti nel governo russo poteva agganciare per sapere se qualche allegro gulag fosse ancora in funzione.      
Le chiese quale fosse il motivo di tanta agitazione e affanno ma lei, cortesemente, gli rispose di starsi vitto e di non fiatare.
Voltarono l’angolo e andarono a sbattere contro Yuriy e Boris.
Ironia della sorte, pensò lei. Porca puttana il naso, pensò lui.
-Che state combinando?- fu la repentina domanda di Yuriy vedendoli così affannati e, soprattutto, insieme. Per lui erano una minaccia, e ciò lo mise immediatamente in allarme.
Si scambiarono uno sguardo fugace, Kai e Ari. Yuriy e Boris se ne scambiarono uno sospettoso e perplesso.
-Niente!- fu la risposta pronta di Ari che non lo guardò neanche in faccia tanto era agitata. Provò a passare in mezzo ai due compagni continuando a tirarsi dietro Kai, ma Yuriy la bloccò con un braccio.
-Dovrei crederti mentre ti colgo sul fatto?! Dimmi che stai architettando!- le disse. –Se è un altro dei tuoi stupidi scherzi giuro che ti ammazzo!-
Ari finalmente lo guardò, e anche piuttosto male, infastidita dalla diffidenza e dal tono presuntuoso.
-No Yuriy, non sei al centro dei miei pensieri!- gli rispose con tono acido scostandolo bruscamente. –Ora, se permetti, io e Kai stavamo giusto per imboscarci nello stanzino delle scope …- 
-Cosa?- Kai impuntò i piedi. Che assurdità era quella?!
Boris strabuzzò gli occhi incredulo. Che novità era quella!?
Yuriy incrociò le braccia più scettico di prima. Qualcosa stavano combinando quei due,  sentiva puzza di guai, anzi no, li vedeva i guai, e il guaio era lei che cercava lui! Doveva trattarsi per forza di qualcosa di grosso.
-Non fare il timido adesso e cammina!- disse Ari tirandolo con forza per un braccio e riuscendo, con somma sorpresa di Kai a spostarlo da lì doveva aveva deciso di inchiodarsi.
-Ma… ma…- riuscì solo a balbettare mentre veniva aperta la porta lì vicino e veniva sbattuto di malagrazia dentro.
-Siete pregati di non disturbare, è già abbastanza turbato….- fece minacciosa Ari a Yuriy e Boris, ancora fermi lì a guardarla, per poi chiudere la porta.
Da dentro lo sgabuzzino si sentirono degli strani rumori, poi le concitate proteste di Kai e una discussione, un combattimento quasi, molto animati. Qualcosa colpì la porta, qualcos’altro cadde, e intanto loro due, Boris e Yuriy, restavano là, il primo con la fronte aggrottata e la bocca spalancata, il secondo, malfidente fino all’ultimo, con le labbra strette e gli occhi azzurri ridotti a due fessure.
Si guardarono a vicenda, finché Yuriy non decise di fare un’azione che non avrebbe dovuto fare, quanto meno per amore nei confronti del suo migliore amico: afferrata la maniglia, spalancò la porta e….
Erano avvinghiati, o meglio, Kai era incollato allo scaffale con Ari avvinghiata a lui, le mani di lei che vagavano sul petto lasciato scoperto dalla camicia sbottonata e quelle di lui, strette, prima sui fianchi e poi sulle braccia, e un bacio infuocato, appassionato, che si interrupe bruscamente.
Con uno spintone immediato, Kai allontanò Ari che sbatté contro la parete alle sue spalle.
-Sto iniziando a perdere la pazienza!- oh e se si stava incazzando, lo era già! Stava sibilando come una teiera sul fuoco, gli occhi scintillavano dietro il cipiglio corrucciato, e con scatti rabbiosi infilava i bottoni bianchi nelle asole della camicia che era stata sbottonata con foga.
Uscì da quello sgabuzzino senza curarsi di darsi un’ulteriore sistemata ne di nascondere il pessimo umore e la furia che gli stava facendo salire il sangue in testa pulsante e prepotente. Stava per esplodere, gli usciva il fumo dalle orecchie.
Yuriy e Boris si scostarono al suo passaggio, e Ari lo lasciò andare senza provare neanche a fermarlo. Si limitò, una volta scomparso da quel corridoio, a lanciare una veloce occhiata seccata a Yuriy uscendo anche lei da quella piccola stanzetta dove erano stipate le scope.
-Grazie mille Yuriy, come al solito!-
-Smettila, tanto non ti credo!- la ammonì lui aspro.
Lei si voltò a guardarlo esasperata per l’insistenza. Era sua intenzione andarsene, come stava facendo in effetti, sistemandosi il colletto bianco della camicia, ma a quello non poteva non rispondere.
-Yuriy, basta!- disse con un gesto secco della mano. –Ti avevo chiesto solo di non disturbare, lo sai quanto è riservato, e tu te ne sei deliberatamente fottuto!-
Era sembrata abbastanza seccata, arrabbiata, abbastanza seria e amareggiata? A quanto pareva sì, perché Yuriy si zittì e il suo scetticismo sembrò smorzarsi in un’espressione confusa, accompagnata da un rossore sulle guance, forse a causa dell’imbarazzo per essere stato così invadente. E Boris, beh, non che ci volesse tanto per prendere per il culo Boris!
Girò sui tacchi e si allontanò da quei due con aria scocciata di chi adesso aveva un guaio in più, che si poteva evitare, a causa di un impiccione.
Adesso doveva trovare Kai, quell’altra checca acida! Possibile che dovesse avere delle reazioni così spropositate per niente? Collaborazione, non chiedeva molto, solo un attimo di collaborazione in quello stramaledetto sgabuzzino, cosa poteva costargli? Certe volte le faceva veramente venire il dubbio che fosse gay! Ts, quel coglionazzo!
Spalancò la porta della stanza di Yuriy e la sbatté alle sue spalle, fermandosi solo una volta arrivava davanti ai piedi del letto di Kai.
Lui alzò gli occhi violetti su di lei. Come brillavano orgogliosi e furiosi. Le chiedevano che cosa volesse da lui, perché diamine quella mattina si fosse svegliata con l’intento di farlo incazzare.
E faceva pure il sostenuto, lui, lui che per poco non li aveva fatti sgamare!
-Gran figlio di puttana!- salì sul letto gattonando, facendosi spazio dandogli un pugno sulle gambe per farlo spostare, visto che non aveva accennato a muoversi di sua spontanea volontà. -Se ti dico di infilarmi la lingua in bocca c’è sempre un buon motivo! E certo non è perché mi fa piacere!-
-Un buon motivo! Ts… vorrei saperlo prima di venire trascinato per tutta la scuola ed essere chiuso in un armadio delle scope, qual è il motivo!-
-Puoi anche aspettare tranquillamente dieci minuti prima di schizzare via come una zitella isterica!- sbottò mollandogli una gomitata nelle costole per potersi coricare accanto a lui che, imperterrito, si smosse poco e niente, imbronciato come era e a braccia conserte.
Eh no, non gli era andata proprio giù quella stupida incursione nello sgabuzzino!
Rimasero in silenzio a crogiolarsi, ognuno per i fratti propri, l’uno arrabbiato con l’altra, finché la rabbia di Kai sbollì quel tanto che bastava per fargli presente una cosa: cosa voleva Ari da lui? Cosa aveva combinato questa volta che era venuta a cercarlo combinando tutto quel casino?
-Allora, che è successo?- chiese con fare sostenuto e antipatico, tipo “sentiamo quale scemenza ti esce questa volta dalla bocca!”.  
Ari non rispose subito. Il petto si abbassava e si alzava indomito sotto le braccia incrociate, e teneva gli occhi scuri e tempestosi rivolti dalla parte opposta.
Kai tornò a guardare il soffitto bianco. Gli toccava stare stretto anche nel suo letto a causa sua! Cose da matti!
-Ho perso Wolborg!-
Dire che fu una doccia fredda era poco. Rimase con gli occhi sgranati e fissi, l’espressione congelata sul volto.
Voltò leggermente il capo verso di lei, quanto bastava per poterla guardare.
-Stai scherzando!-
-No!- rispose con voce leggermente più acuta del solito. Non aveva manco il coraggio di girarsi e confermarlo guardandolo dritto negli occhi.
Si tirò su a sedere e la guardò incredulo. Lei rimase lì, coricata, a braccia incrociate e col viso rivolto dalla parte opposta. E come era convinta, l’espressione ferma e il muso duro e deciso di chi accetta la semplice realtà dei fatti: Wolborg era andato perso, punto!
Kai aggrottò la fronte e si guardò attorno perplesso. La camera era in ordine, come al solito. Il letto di Yuriy era così tirato da sembrare stirato.
-Scusa, ma come è possibile? Spiegati!-
-Che c’è da spiegare? L’ho perso, il fatto è semplice e lineare.- la risposta fu molto tirata e infastidita.
-Sì, ma non puoi toccare una cosa e questa puff… si volatilizza in una nuvoletta!- fece seccato.
Ari sospirò seccata. –Ti devo spiegare come è successo? Non l’ho trovato; ho preso i beyblade dei ragazzi per dargli un’occhiatina, una sistemata, e quando è venuto il turno di wolborg questo è come sparito! Tutto qua…-
-Dove eri?-
-In aula informatica. Te l’ho detto, stavo sistemando i bey, era dentro la borsa con seaborg. Ho finito di lavorare su falborg e, quando ho cercato wolborg, questo non c’era più! l’ho cercato ma niente, sembra essersi volatilizzato.- sciolse le braccia e si passò le mani sul viso. -Sono finita, mi ammazza!-
-Dai, non esagerare adesso!-
-Ah, no, non devo esagerare! Sono proprio curiosa di sapere come reagiresti tu se io perdessi dranzer! Non mi ammazzeresti?-
Kai rimase in silenzio, preso alla sprovvista da quella domanda e soprattutto dalla risposta che, immediata, si era affacciata nella sua mente: sì, l’avrebbe ammazzata!
Oh sì, certo che l’avrebbe ammazzata per una cosa del genere! Però gli veniva anche altrettanto difficile pensare che il suo dranzer potesse andare perso così, senza lasciare straccia, finire nel nulla.
Fece una smorfia strana al pensiero del suo dranzer smarrito chissà dove.
-Ma non è possibile!-
-Ammazzarmi? Ti assicuro che lo è!-
-No, non questo! Ma wolborg… non è possibile che tu l’abbia perso!-
-Non ce l’ho più…- disse Ari innervosita. Quante cavolo di volte doveva dirglielo per farglielo capire?!
-Ma non l’hai perso! Hai detto che stavi lavorando in aula informatica e che quando hai finito con falborg ti sei accorta di non avere più wolborg, giusto?-
Ari annuì.
-E sei altrettanto sicura di averlo preso come hai preso gli altri per sistemarlo.-
Ari continuò a guardarlo nell’attesa che arrivasse al punto di quella tragica situazione.
Kai si passò una mano tra i capelli riflettendo su quello strano caso: come poteva sparire un beyblade nel nulla? Forse le era caduto mentre andava in aula informatica… no, poco probabile, se ne sarebbe accorta. Ma allora come, come?!
-Posso solo dileguarmi questa volta!-
-Non dire scemenze! Per caso hai lasciato le cose incustodite, sei uscita dall’aula, c’era qualcuno con te?-
-No, non è possibile. Sono uscita un attimo per prendere dei pezzi di ricambio ma avevo le chiavi, ho chiuso la porta uscendo.-
-Non è possibile che sia scomparso nel nulla!-
-A quanto pare però lo è!- ribatté acidamente.
-Senti, mi hai chiamato per aiutarti a ritrovarlo, quindi smettila…-
-Non ti ho chiamato per questo!-
-Allora perché mi hai trascinato fuori in quel modo?!-
-E che ne so, ero nel panico!-
Kai ripensò a tutta la faccenda silenziosamente. No, c’era assolutamente qualcosa che non andava!
-Ma è assurdo, tu non perdi le cose così!-
-Lo so, ma oramai la situazione è questa! C’è wolborg? Tu lo vedi? No! Allora sono semplicemente finita.- concluse esasperata. Chi cavolo le aveva fatto fare di coinvolgere anche lui che non faceva che ripetere sempre la stessa cosa!? Assurdo! Si tolse il cuscino da sotto la testa e se lo schiaccio sul viso soffocando un urlo disperato.
-Voglio scappare a Honolulu!- esclamò infine.
Kai sbuffò con fare sconsolato e appoggiò il viso sul pugno chiuso della mano. –A chi lo dici!-
La guardò di sbieco. C’erto che un attimo di pace lei non sapeva manco cosa fosse. Quanto era durata quella tregua? Un mese, un mese e mezzo? E adesso era di nuovo nei guai, e certo Yuriy non era da sottovalutare. Non riusciva neanche a immaginare come avrebbe potuto reagire una volta venuto a conoscenza della comparsa del suo wolborg.
Peccato, proprio adesso che i professori si erano abituati all’idea di vederla in classe ogni giorno! E pensare che aveva migliorato i voti di tutti in matematica e in fisica! Proprio un vero peccato doverla perdere adesso.
Afferrò il cuscino e glielo tirò via dalla faccia.
-Potresti provare a rifugiarti in un gulag in Siberia!- propose tornado a coricarsi. Tanto valeva provarci, no?!
-Non dire stronzate,- disse lei tirando dalla sua parte il cuscino che Kai, altruista come al solito, aveva pensato bene di appallottolare sotto la sua testa. -è il primo posto dove verrebbe a cercarmi!-
-Ma bene, noto che ti conosce come le sue tasche!-
-Già….-
-Che stai facendo?- le chiese, notando a un certo punto che sembrava indaffarata a trafficare con i bottoni della camicia.
-Yuriy tornerà a momenti per cambiarsi, abbiamo ginnastica tra poco…- disse soltanto sbottonandosi gli ultimi bottoni.
Kai aggrottò la fronte. –E quindi? Hai la tua stanza per cambiarti!-
Ari si sedette e si sfilò la camicia gettandola a terra, restando solo col reggiseno. –Non mi sto cambiando, dobbiamo solo fargli credere che non stiamo combinando niente…-
-Beh, fidati, così facendo penserà proprio il contrario!- 
-Smettila Kai!- lo ammonì seccata mettendosi in ginocchio accanto a lui. –E togliti qualcosa, sbragati un po’ di più… datti una spettinata!-
Kai socchiuse gli occhi e incrociò le braccia sotto la testa. –Scordatelo, non parteciperò a un’altra delle tue penose scenette!-
-Non mi costringere a fare cose di cui potrei pentirmi…- lo sfido.
Per diversi istanti i loro sguardi combatterono l’uno contro l’altro, in un testa a testa a chi riusciva a risultare più minaccioso, finché Kai, arrivato quasi a ringhiare, non si alzò a sedere troppo seccato da quelle sciocchezze.
-Non faccio quello che mi dici!- le disse adirato. –E vestiti!-
-Oh no mio caro, invece io mi spoglio! Se devo fare anche la tua parte la faccio, pazienza!- si portò le mani dietro la schiena e con un semplice clic, che mise in allarme Kai, il reggiseno si slaccio.
-Non oserai!- esclamò incredulo lui mentre lei si faceva scivolare prima l’una e poi l’altra bretella dalle spalle.
-Invece si!- lo sfidò lei.
Tolse la mano che teneva su il reggiseno ma le mani di Kai partirono repentine per tenerglielo su.  
-Non ti permetto di girare per la mia stanza con quelle cose al vento! Non in mia presenza!-
-Come?! Mi spieghi che cosa ci trovi di tanto scandaloso!? Sono solo tette!- gli fece presente lei.
-Non mi interessa! E poi non capisco, prima fai tante storie per una maglietta troppo scollata e poi ti spogli come se niente fosse!-
-Questo non c’entra niente, sono due cose diverse! E poi il problema qui è il tuo! Di un po’, anche a Yuriy è vietato girare nudo o con lui non inizi ad urlare come una verginella?-
-Io non urlo come una verginella!-
-Io non urlo come una verginella…- gli fece il verso.
-Smettila! Mi da fastidio, non si può…-
-Capisco che hai una repulsione per le femmine perché sei gay, ma non dobbiamo scopare, dobbiamo solo farlo credere!-
-Solo perché non sono un assatanato come tutti quelli con qui te la fai, non vuole dire che io sia gay! Forse sei tu che dovresti rivedere le tue compagnie, magari sembreresti anche meno sciacquetta!-
Ari rimase per qualche secondo a bocca aperta, incredula. Le aveva dato della sciacquetta!?
-Finocchio del cazzo, sciacquetta sarà tua madre, non io!-
La porta si aprì proprio in quel mentre, ma Yuriy non ebbe il tempo nemmeno di mettere un piede dentro che fu cacciato dalle urla dei due che lo invitarono a uscire immediatamente.
-Giusto, non è da sciacquetta fare sesso col migliore amico del ragazzo che ti ama mentre stai con lui! La parola esatta è tra stronza e troia!-
-Ma che cazzo centra questo!?-
-Fidati, c’entra!-
-Non ha senso, quella è tutta un’altra storia!-
-Invece no! Te ne sei fottuta dei sentimenti di Boris, li hai calpestati senza mai preoccuparti di lui! Gli hai mai chiesto scusa? Ci hai mai pensato o sei così insensibile da non arrivarci che magari per lui è stato un colpo terribile?-
Ari rimase in silenzio, senza riuscire a formulare neanche un pensiero. Era assurdo, rivangare quella storia era senza senso. Non era così, non era come diceva lui, assolutamente, quelle erano solo un mucchio di fandonie!
-Non è vero!-
-Si che è vero, e tu non capisci perché non ce l’hai un cuore, non immagini nemmeno quello che possono provare gli altri. Sei insensibile e ti limiti a passare da un letto all’altro, e questo non è semplicemente comportarsi da puttana, ma è essere puttana!-
Un silenzio tombale scese nella stanza.
Lei, una puttana?! Il respiro le si smorzò e le sembrò che una valanga di parole, situazioni e sguardi le crollasse addosso travolgendola. Ma alla fine era una valanga vuota, senza niente di tutto ciò se non una parola. Solo una parola c’era che risuonava in quel frastuono silente: puttana!
Sporca, piena di disprezzo…. Un sonante schiaffo invisibile che tornava a bruciare sempre sulla stessa guancia.
-Bene, allora se ti da tanto fastidio avere a che fare con una puttana, levami le mani di dosso e vattene a fare in culo!-
Kai parve stupito. Le mani di dosso? Abbassò lo sguardo e finalmente si rese conto che tra le mani stringeva il seno straordinariamente procace della ragazza contro cui aveva urlato fino a cinque secondi prima. C’era il reggiseno di mezzo ma, per quanto potesse valere quel po’ di stoffa, sentiva solo la morbida pienezza di quelle due forme nelle mani. E cosa pensò? Non erano così l’ultima volta!
E chi l’avrebbe detto che quel mese e mezzo di buona condotta  era bastato a far riempire le forme della compagna?! E chi l’avrebbe mai detto che se ne sarebbe accorto così!
Ok, spingila sul letto e fallo! Questo è il tuo momento, cogli l’attimo, non puoi perdere questa grande occasione, non ora! Spingila e stringile! Lo incitò persuasiva una voce depravata dentro la sua testa.
Sgranò gli occhi sgomento e la scena divenne chiara, fin troppo. Le sue mani stringevano i seni gonfi, troppo, troppo per lui, che si sollevavano a ogni respiro profondo di lei.
E lei? Lei lo guardava con rancore, con odio e disprezzo.
Ritrasse le mani immediatamente facendo un balzo indietro e, ironia della sorte, la situazione peggiorò perché così facendo il reggiseno finalmente cadde lasciando alla vista quel seno bianco e caldo che fino a un secondo prima lui stringeva tra le mani.
Lei si alzò e si rivestì senza dire una parola, e uscì dalla camera sbattendo la porta.
Fuori Yuriy, seduto sul davanzale della finestra di fronte la porta a braccia conserte, alzò il sopracciglio destro e l’apostrofò col suo solito tono trascinato.
-Allora, è finita tutta questa scene…-
-Shut up! Shut up, verdammt!- urlò fuori di se, senza fermarsi neanche un attimo, divorando il corridoio con delle falcate spietate e minacciose. Era infuriata, era umiliata!
Non era una puttana, non era una sgualdrina, non era una qualsiasi ragazzina! Lei era un soldato, come tutti gli altri, e non aveva importanza quello che pensava quel bastardo, non aveva importanza quello che insinuava! Non si era mai comportata da puttana, non lei, non l’aveva mai fatto!
Era come tutti gli altri, era come i suoi compagni, valeva quanto loro... come gli altri, come tutti gli altri!
  
 
 
 
 
 
 
Salveeeeee!!!!! Finisce nell’aria? Non importa, sono le 3 e 44 e tra un’ora mia madre verrà a svegliarmi perché devo partire, ma prima volevo pubblicare. Spero che non ci siano frasi sconclusionate e lasciate a metà ne orrori. Spero che questo capitolo faccia divertire e… bo, non so sinceramente. L’ultima parte mi è venuta così sul momento e devo dire che è stato un lampo di genio perché mi ha risolto varie cose.
Un grazie speciale a tutti coloro che leggono, che hanno messo la ff nelle preferite e a cherry (grazie millissime. Faccio sempre battute sui cinesi ogni volta che posso wahahaha! Claire e yuriy… ho preparato già qualcosa, sarà una coppia che scoppia in maniera fragorosa ma strana) e giuly (una sfida a beyblade per loro è un piacere, niente di più, niente di meno ; ) )
Un bacio a tutti e buona notte!!!!
Al prossimo capitolo!!!!!
   
 
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