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Autore: mamogirl    13/10/2010    4 recensioni
"This Power is greater than the forces of nature."
Brian e Nick. Frick e Frack.
Una forte amicizia che, con il trascorrere del tempo, si é trasformata in un sentimento molto differente e molto più profondo.
Ma il loro rapporto potrà durare nonostante un ritorno di un passato doloroso e gli ostacoli che si presenteranno lungo la strada?
NOTA: Non ho abbandonato questa storia. Alcuni capitoli sono in fase di revisione e di riscrittura e saranno presto online. Ringrazio tutti coloro che stanno ancora aspettando. =)
NOTA: ONLINE IL CAPITOLO 24.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Decimo Capitolo

  

“Buongiorno Nick.” disse Brian, slacciandosi dall’abbraccio di Nick. Incominciò a stiracchiarsi, allungandosi come felino; era da giorni che non dormiva così profondamente come aveva fatto quella notte, un sonno condito da dolci sogni e non da acri incubi.

E Brian sapeva anche il motivo di ciò, una ragione che aveva le sembianze e le fattezze di Nick Carter, sdraiato accanto a lui.

La sera precedente era stato un punto di svolta: per la prima volta aveva parlato apertamente delle sue paure e si era affidato completamente ad un altro.

Mentre Brian osservava Nick borbottare un “buongiorno” prima di alzarsi e di dirigersi verso il bagno, la sua mente ritornò al sogno di quella notte.

Era stato così reale, così vivido che quasi poteva sentire ancora le labbra di Nick sulle sue.

Brian sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Non sarebbe mai successo quindi era inutile perdersi in sogni impossibili, anche se così appaganti.

Doveva mettersi il cuore in pace ed apprezzare quel poco che poteva prendere da Nick.

Un’amicizia, nient’altro che quello.

Anche se il comportamento di Nick in quei giorni gli aveva lanciato messaggi abbastanza contrastanti o forse era lui che leggeva troppo nel modo in cui voleva sempre stare al suo fianco?

Andiamo Brian, vuole solo aiutarti!

Già, era quella l’unica soluzione possibile. Non era nemmeno lontanamente possibile che Nick provasse qualcosa per lui.

Nick, rinchiuso in bagno, stava combattendo contro se stesso e contro la voglia ed il desiderio di uscire in quella stanza e chiedere a Brian se quello che aveva detto fosse vero.

Se quelle due parole fossero vere.

A differenza dell’amico che, a giudicare dal viso rilassato e, per la prima volta in due giorni, senza occhiaie né borse, aveva goduto di una bella dormita, lui non era riuscito a chiudere occhio. Nelle orecchie continuavano a rimbombare le parole di Brian.

Brian lo amava.

No, non era possibile.

Per prima cosa, Brian non era gay.

E’ vero, da quando si era lasciato con Leighanne non era uscito più con nessuna donna, nemmeno per una botta e via. Ma era vero che la storia con la ragazza era stata una cosa seria, se non si fossero lasciati Nick era sicuro che sarebbero convolati a nozze.

E prima di lei c’era stata Samantha, anche quella una storia durata anni.

Non è che uno si sveglia la mattina e si dice: “Oh, oggi sono gay.”

A meno che non glielo avesse tenuto segreto.

No, Brian non lo avrebbe mai fatto. Non si era mai tenuto per sé segreti di quel genere, aveva condiviso con lui qualsiasi cosa.

Però... se quello che aveva detto fosse stato vero, aveva una motivazione più che giustificabile nel voler tenere all’oscuro tutti, soprattutto lui.

E poi... che cosa ci vedeva in lui?

Era ancora un ragazzino.

Nick si sciacquò velocemente il volto con l’acqua fredda, sperando di cancellare tutti quei pensieri.

In un modo o nell’altro, doveva affrontarlo, stare rinchiuso in bagno non era la soluzione ai suoi problemi.

Uscì quindi dal bagno e si ritrovò Brian a nemmeno cinque centimetri dal viso, rischiando lo scontro frontale se non si fossero bloccati entrambi.

“Scusa!” esclamarono contemporaneamente, un filo di rossore ad illuminare il volto per l’imbarazzo.

“Dovrei... ecco... usare il bagno.” balbettò Brian, cercando di non rimanere totalmente ipnotizzato dagli occhi di Nick.

“Oh, scusa!” esclamò Nick, spostandosi di lato per farlo passare. “Hai bisogno di qualcosa?” gli domandò a bruciapelo.

Brian, che aveva già un piede sul pavimento del bagno, si voltò di scatto. “In...in che senso?” chiese incespicando Brian.

“Nel senso... sto uscendo... sai, dovrei andare a cambiarmi e pensavo, cioè, che visto che sto già uscendo... potevo recuperarti qualcosa... avrei dovuto spiegarmi meglio...” Nick terminò con uno sbuffo, stava combinando un disastro dietro l’altro.

Brian si maledisse per aver sottointeso ben altro in quella domanda quando Nick stava solamente cercando di essere gentile. “Niente. Voglio solo farmi una bella doccia.”

Fredda. Decisamente fredda doveva essere l’acqua.

“Okay.”

Nick incominciò a dirigersi verso la porta quando Brian lo richiamò. “Nick?”

“Sì?”

“Grazie.” Mormorò semplicemente. “So di essere testardo ed ostinato e di voler fare tutto contando sulle mie forze... quindi grazie per non esserti arreso e per avermi fatto capire che appoggiarsi agli amici ed ammettere di avere bisogno di conforto non significa essere deboli.”

“Non c’è di che, Brian.” rispose Nick, sorpreso da quella confessione. “Certo che se anche tu te ne accorgevi prima non saremmo arrivati a questo punto, non credi?” aggiunse con un sorrisino.

Anche Brian sorrise. “Mi conosci, ci devo sbattere la testa prima di accorgermene.”

“Ora si spiegano tante cose.”

Nick aprì la porta ma le successive parole di Brian lo bloccarono.

“Non so che cosa farei se non avessi te, Nick.” disse Brian. Sapeva che Nick non avrebbe inteso la reale profondità di quella frase che, sì, poteva davvero sembrare melensa ed appena uscita da un Harmony ma, nonostante tutto, era quello che provava. Certe mattine era solamente il pensiero di poter stare al suo fianco che lo faceva alzare dal letto ed andare avanti come se nulla fosse.

“Non ti abbandonerò, Bri. Siamo Frick e Frack, ricordi?” disse Nick, lottando contro la voglia di diminuire la distanza fra loro due ed abbracciarlo.

“Già.”

E sarebbero rimasti solo quello, due amici. 

 

*********

 If you only knew

 

Nick si era ormai convinto che Brian non si ricordasse niente della sera precedente.

Al risveglio, non aveva detto niente riguardo al bacio o all’avergli detto “ti amo”; nemmeno durante la giornata aveva accennato a quei due episodi.

Anzi, sembrava quasi che tutto quello che fosse successo in quegli ultimi giorni si fosse cancellato completamente dalla memoria di Brian.

E ciò lo rendeva un eroe agli occhi di tutti.

Kevin si era complimentato con lui, chiedendo quale miracolo avesse compiuto per aver riportato il vecchio Brian.

Oh, la voglia di dirgli che era stato tutto merito di un bacio era stata tanta ma poi si sarebbe dovuto nascondere in qualche zona remota dell’Australia per scappare dall’ira di Kevin.

Però era la verità.

Brian sembrava davvero essere lo stesso ragazzo di qualche settimana fa, prima dell’aggressione.

Il sorriso sornione sul viso non lo aveva abbandonato nemmeno per un secondo, aveva continuato a far battute con chiunque gli capitasse a tiro ed ora era sul palco che intratteneva i tecnici con uno dei suoi soliti spettacoli.

Nick doveva esserne contento.

E doveva essere compiaciuto di se stesso per essere riuscito in quell’impresa.

Ma sentiva che stava tradendo il suo amico tenendogli nascosto quello che era successo.

Che cosa doveva fare?

Continuare a mentirgli? Oppure dirgli la verità e rischiare così di riportarlo indietro nell’angolo in cui si era nascosto in quei giorni?

Doveva chiedere a consiglio a qualcuno.

Cosa semplice ma la domanda ora era: a chi?

Brian, il suo consigliere, era escluso per ovvi motivi. Kevin... non solo perché era suo cugino ma sarebbe stato strano chiedergli consigli amorosi.

Rimanevano Aj e Howie.

Scrutò il palco e notò solamente il primo, Howie come al solito si era nascosto da qualche parte a telefonare a sua sorella. O sua madre. O chiunque.

Beh, tanto valeva provarci con Aj, al massimo non avrebbe attuato il suo consiglio.

Così si avvicinò a lui, battendogli una pacca sulla spalla per richiamare la sua attenzione.

“Jay, posso parlarti?”

Aj alzò gli occhi incredulo. “Con me? Non è Brian il tuo confidente?”

Nick sembrò a disagio a rispondere. “Si tratta di Brian.”

“Oh.” Mormorò Aj. “Non è meglio allora se ne parli con Howie o con Kevin?”

“No, decisamente no!” rispose fermamente Nick. “Specialmente con Kevin. Mi ucciderebbe!”

“Che cosa hai combinato?” chiese Aj, gli occhi rivolti al cielo. “Il cervello non è un accessorio, serve per essere usato!”

Nick gli mostrò la lingua prima di ritornare serio. “E’... è successa una cosa l’altra sera.”

“Qualsiasi cosa sia successa, sei riuscito a riportare indietro il vecchio Brian.” rispose Aj mentre il suo sguardo andava a cercare l’amico: era sul palco insieme alla band e rideva e scherzava come se niente fosse successo. Sembrava davvero essere ritornato quello di sempre.

Invece di sembrare orgoglioso di quel traguardo raggiunto, Nick sembrava essere a disagio. “Io... io l’ho baciato.”

Aj si voltò di scatto, gli occhiali quasi caddero sul pavimento. “COSA?”

Nick lo prese per un braccio e lo trascinò fino alla prima stanza libera; lo buttò dentro, chiuse la porta a chiave e poi vi si appoggiò contro con la schiena.

“Non ci starai provando anche con me, vero?” domandò titubante Aj, anche se il suo era solamente un modo per portare leggerezza.

“Molto divertente!”

“Scusa, devo fare il serio dopo che tu lanci una bomba del genere?”

“Ho... ho bisogno di un consiglio.”

“Hai bisogno di uno psicologo!”

“Grazie mille!” esclamò Nick, alzando in cielo le braccia frustato.

“Scusa... racconta tutto e vediamo di capirci qualcosa.” Aj provò pena per l’amico, erano poche le volte in cui vedeva Nick senza il suo sorriso da “io non devo dare spiegazioni a nessuno.”

Nick sospirò. “Quando siete usciti, l’altra sera, sono andato da lui. Abbiamo iniziato a guardare un film ma lui... sembrava essere con la mente in un altro posto, continuava ad avere quello sguardo totalmente vuoto come se niente potesse più risvegliare il suo interesse. Mi sono spaventato... abbiamo parlato e... è successo qualcosa in lui, non so spiegarlo ma... si è lasciato aiutare.”

“Ed il tuo aiuto consisteva nel baciarlo?” domandò Aj.

“No!” rispose Nick urlando. “E’ stata una coincidenza... no, nemmeno quella. Non so che cosa sia stato... so solo che un minuto avevo le labbra sulla sua guancia ed il secondo dopo, ci stavamo baciando.” Spiegò Nick, voltando la schiena per non vedere l’espressione dell’amico.

“Vorrei chiederti che cosa ci facevano le tue labbra sulla sua guancia ma non voglio entrare nel vostro strano rapporto intimo d’amicizia.” Fu il commento sottile di Aj.

Nick non notò quella frecciatina, aveva smesso di dare importanza a quelle battute quando riguardavano il suo rapporto con Brian. “Brian stava dormendo. Era letteralmente esausto. Non si è accorto di quello che stava succedendo...”

“Ti sei approfittato di lui?” domando esterrefatto Aj. Diavolo, Brian aveva per caso un cartello sulla schiena che diceva “prendetemi” con effetto glitter?

“NO!” urlò Nick, voltandosi di scatto rabbioso. Come poteva pensare una cosa del genere? Non lo avrebbe mai fatto e soprattutto non da quando Brian era stato quasi violentato. “Lui era più che consenziente. Ma credo che lui pensasse che fosse un sogno.”

“Un sogno...” ripeté Aj.

“Quando ci siamo staccati, aveva questo sorriso beato sul volto. Sembrava finalmente in pace, sicuro.”

“E tu hai paura di quello che possa significare.”

“Mi ha detto che mi ama.”

Questa volta, gli occhiali caddero realmente, rimbalzando qualche volta prima di finire appoggiati contro la poltrona su cui era seduto Aj.

“Stamane non si ricordava nulla.”

“Oh.”

“Non sono riuscito a dirlo.”

“Oh.”

“Mi ha anche ringraziato.”

“Wow.”

“Riuscirai a dire qualcosa che non sia un’esclamazione?”

“Quando i miei neuroni si riprenderanno dallo shock.”

Nick sbatté la fronte contro il muro. “Che cosa faccio?”

Aj si alzò ed andò verso il suo amico, preventivandolo nel continuare a tirare testate contro la parete. Già aveva a disposizione pochi neuroni, se uccideva anche questi ultimi rimasti...

“Per prima cosa, devi parlarne con Brian.”

“No, no, no...” fu la risposta di Nick, scuotendo veemente la testa.

“Nick, ascolta, non puoi far finta che non sia successo. E non puoi continuare a far credere a Brian che sia stato solamente un sogno!”

“Perché no? E’ felice! Perché devo distruggere questo piccolo equilibrio che è riuscito a crearsi?”

“Perché è un illusione!”

Nick sospirò. Sapeva che Aj aveva ragione. “E se... e se fosse vero? Intendo... quello che mi ha detto. Se fosse vero? Se fosse veramente quello che prova?”

“Dove sarebbe il problema? Insomma, non ci vuole un genio per vedere quanto tu sia importante per lui. E la differenza tra il voler bene e l’amore per una persona è talmente sottile che, a volte, è difficile rendersi conto di quale sia la vera natura dei propri sentimenti.”

“Non lo amo, se è questo che stai cercando di dirmi.”

Aj si accigliò. “Mentire a me ed a te stesso non sarà di grande utilità.”

“Non lo amo. Non posso!”

“Non puoi o non vuoi?

Nick rimase in silenzio, nemmeno lui sapeva la risposta.

“Perché?” incalzò Aj. “Perché no?”

“Perché è Brian! Perché è il mio migliore amico!”

“Queste, invece, mi sembrano ottime motivazione per amarlo.”

“Non mi confondere.”

“Quello lo stai facendo già da solo.”

Nick voleva urlare, qualsiasi cosa pur di non dover pensare a quell’intrigo di sentimenti.

“Nick, ti abbiamo visto in questi giorni... cercavi sempre un contatto fisico con lui.”

“L’ho sempre fatto.” Si difese Nick, nonostante fosse una difesa debole.

“Ma sai anche tu che queste volte erano differenti.”

Oh certo che era differente. Pensò Nick mentre ripensava alla sensazione di avere Brian fra le braccia, il sentire la pelle sotto le sue mani, accarezzarlo... ma una cosa era il piacere, l’eccitazione. Un’altra erano i sentimenti veri.

Quelli che Brian sembrava provare per lui.

E quelli che lui stava iniziando a provare per l’amico.

Nick rimase in silenzio per qualche minuto. “Proverò a parlarci... magari era solo un sogno e stava sognando di lui e Leighanne.”

Aj lo guardò in malo modo. “Si sono lasciati l’anno scorso e, a parte un piccolo periodo di depressione, credo che quella donna ormai sia fuori dalla sua vita.”

Nick sperava, da una parte, che non fosse così ma un’altra, quella più vicina al suo cuore, pregava che non fosse così, che il soggetto di quella dichiarazione fosse veramente lui.

“Però, Nick... devi fare prima un po’ di chiarezza dentro la tua testa, altrimenti rischi di rovinare qualcosa che può trasformarsi in una cosa meravigliosa per te.” Lo avvisò Aj prima di uscire dalla stanza.

 

*********

 Why not me?

 

Nick aspettò una giornata prima di andare a parlare con Brian.

Per mille e più motivi, il più importante era che aveva paura; non sapeva che cosa dirgli essenzialmente e non voleva rovinare quella che il giorno precedente sembrava essere stata una giornata sì.

Stargli lontano, poi, era stata una tortura ma non voleva combinare altri disastri.

Era mattina, tra poco avrebbero dovuto lasciare l’hotel per andare a fare un’intervista radiofonica. Non era di certo il momento migliore per parlargli ma era l’unico disponibile, la loro agenda per quel giorno era piena fino all’ultima mezz’ora e non poteva aspettare ancora altre ventiquattro ore.

Doveva sapere.

Anche se non aveva idea di come avrebbe reagito.

Bussò e quando la porta si aprì fu sorpreso nel vedere Kevin.

“Ho sbagliato stanza?” domandò dubbioso.

“Dipende da chi stavi cercando.”

“Brian.”

“Non hai sbagliato, allora.” Il maggiore aprì la porta facendogli segno di entrare. “Entra. Brian sta facendo una doccia ma dovrebbe uscire tra poco.”

“Okay...” acconsentì Nick, dubbioso. Il fatto che Kevin fosse lì sottintendeva molte cose, tra cui l’eventualità che Brian avesse avuto un problema e, piuttosto che venire da lui, si fosse rivolto al cugino. Ma Nick non poteva nemmeno dar libero sfogo alla sua delusione, molto probabilmente Brian era rimasto male del fatto che per tutto il giorno precedente non aveva fatto altro che scappare da lui, evitare anche la minima conversazione.

“Nick, giusto per avvisarti, oggi non è una buona giornata.” Lo avvisò Kevin mentre recuperava qualcosa dal comodino. Non era stata nemmeno una buona notte, visto che Brian lo aveva svegliato nel bel mezzo della notte a causa di un incubo. O, come Brian lo aveva rinominato immediatamente, la seconda puntata di “rivivi il passato”. Il fatto che ci riuscisse, comunque, a scherzarci sopra, era un sollievo per il ragazzo ed ancora una dimostrazione di quanta forza suo cugino nascondesse dentro di sé.

“Oh.” Commentò Nick, desiderando improvvisamente di non essere andato dall’amico; era davvero un genio nel beccare il momento sbagliato per una conversazione difficile.

“Qualunque cosa tu abbia fatto l’altro giorno...” iniziò a dire Kevin, guardandosi dietro le spalle per vedere se Brian rientrava dal bagno. “... riprovaci. Non possiamo permetterci che oggi crolli, è veramente brutto da dirsi, ma non ne abbiamo il tempo.”

Nick annuì.

“Vado a recuperare del caffè. E qualcosa da mangiare, anche se probabilmente me lo tirerà dietro.” Ridacchiò Kevin, ormai abituato ai continui cambiamenti di umore del cugino.

“Opta per le brioches, allora. Sono morbide, almeno.”

“Grazie del consiglio.” Disse Kevin mentre si dirigeva verso la porta.

Dopo che Kevin scomparve dietro la porta, Nick si sedette sul bordo del letto e si mise la testa fra le mani. Non poteva parlargli adesso. E quindi doveva inventarsi qualche scusa per essere piombato di prima mattina.

“Nick? Che cosa ci fai?”

Nick si voltò e sentì il suo cuore bloccarsi un istante per poi ricominciare a battere sempre più velocemente: Brian stava dall’altra parte del letto, indosso un semplice paio di jeans ed una maglietta nera, i capelli ancora bagnati gli incorniciavano il viso, mettendo in risalto la mascella pronunciata.

Nick scrollò le spalle, non fidandosi della sua voce per rispondere.

“Dimmi che Kevin non ti ha chiamato apposta per rimanere qua con me... non ho bisogno di una costante sorveglianza!” scherzò Brian, aggirando il letto ed avvicinandosi a Nick. “Giuro, ho come la sensazione che pensi sul serio che, se vengo lasciato solo per più di un minuto, potrei suicidarmi!”

“No, tranquillo.”

“Dimmi che è andato a farsi un giro.” Chiese speranzoso Brian. “E che tornerà fra quindici mesi!”

“Un giro al bar.”

Brian si lasciò scappare un urlo strozzato. “Gli avevo detto che non avevo fame.”

“E pensi che ti abbia ascoltato?”

“La speranza è sempre l’ultima a morire.”

“Morirà prima lei che la preoccupazione in Kevin.”

“Hai ragione.” Brian sorrise, contento della presenza di Nick. “Allora, volevi qualcosa?” gli chiese, sedendosi accanto a lui.

“Può anche aspettare...”

Brian alzò gli occhi al cielo. “TI ha detto che non è una buona giornata, vero?”

Nick annuì.

“Nicky, per te non esiste giornata buona o brutta. Avrò sempre tempo per ascoltarti, lo sai?”

Maledizione a Brian ed alla sua disponibilità.

“Dobbiamo parlare.” Esordì Nick con tono serio.

“E’ anche una cosa seria.”

“Già.”

“E riguarda il fatto che ieri mi hai completamente ignorato?”

Dannazione, se n’era accorto?

“Sì.”

“Che cosa ho fatto?” domandò Brian, un lieve tremolio nella voce tradiva l’ansia.

“Non hai fatto proprio niente!” esclamò Nick, in parte mentendo. “Che cosa ti ricordi dell’altra sera?”

Una brutta sensazione incominciò a farsi strada partendo dallo stomaco mentre Brian ripensava a quello che era successo. Ma... lui stava sognando...

“Vuoi dire che non era un sogno?” rispose Brian con una domanda. Si era addormentato, quello se lo ricordava visto che era stato il sonno che non aveva mai avuto dalla sera dell’aggressione. Ed il trovarsi fra le braccia di Nick non aveva fatto altro che mandargli sogni riguardanti l’oggetto dei suoi sentimenti.  

I sogni non sono altro che rappresentazioni di ciò che vuole il tuo inconscio, una serie di immagini che ti rivelano come potrebbe essere la tua vita se avessi preso quell’altra decisione oppure se ti fossi comportato in un determinato modo.

Come sempre, i suoi sogni, quando non si trasformavano in incubi o rivisitazioni del passato, ruotavano attorno un’unica persona. In quel particolare, Nick lo consolava baciando via le sue lacrime.

E finiva con... un loro bacio.

Che ora Nick gli stava dicendo che non aveva sognato.

E quindi nemmeno... oh santa, aveva davvero detto quelle due parole ad alta voce?

“Brian, devo chiedertelo... è vero?”

Brian non sapeva che cosa fare. Aveva aspettato quel momento, beh, da una vita ma nei suoi sogni era stato sempre diverso. Nick non aveva quell’espressione tra lo stupore e l’incredulità. No, il suo viso rispecchiava sempre il suo, ovvero l’immagine della felicità per essere riusciti a confessarsi reciprocamente ciò che provavano.

Infastidito dal fatto che Brian non gli rispondeva, Nick lo prese per le spalle. “Allora?”

Brian deglutì, non gli piaceva quando Nick si arrabbiava perché tendeva ad essere violento. A volte troppo violento. “Sì.” Ammise, abbassando lo sguardo. Mentire non serviva a niente.

“Sì, sei innamorato di me?” insistette Nick, stringendo la presa sulle spalle. Tutte le sue buone intenzioni di comportarsi da persona matura erano volate direttamente fuori dalla finestra.

La confessione di Brian, spontanea e semplice, lo aveva preso alla sprovvista; per tutto il tempo, aveva sperato con tutto il cuore che gli dicesse che stava sognando e quelle due parole non erano riferite a lui. Invece... e non aveva la più pallida idea di che cosa dirgli, non sapeva nemmeno che cosa provava!

“Sì.”

“Da quanto?”

“Ha importanza?”

“Diavolo sì!”

Brian cercò di sfuggire dalla presa di Nick, gli stava incominciando a far male e stava iniziando ad avere paura. No, non era così che si era immaginato il momento in cui si sarebbe confessato a Nick.

“Nick... ne possiamo parlare con calma?” chiese impaurito.

“Con calma? E di che cosa vuoi che parliamo? Di come mi hai mentito ed ingannato in tutti questi anni?”

“Ingannato? Io non ti ho mai mentito!” si difese Brian. Aveva semplicemente omesso qualcosa ma non gli aveva mai detto cose che non erano vere.

“Sì, mi hai nascosto che...” incominciò a dire Nick, la rabbia che continuava a bollirgli nelle vene. Se c’era una cosa che non sopportava era quando gli si teneva nascosto qualcosa e non poteva accettare questo comportamento da Brian.

“Che ti amo! Se vuoi posso anche ripetertelo all’infinito. Ti amo, maledizione!”

“Perché non me lo hai mai detto?”

Brian sospirò sollevato sentendo le mani di Nick lasciare il suo corpo. Non appena fu sicuro della distanza di queste, si alzò di scatto e si allontanò, posizionandosi dall’altra parte del letto. “Avevo paura.”

“Paura di me?”

“Della tua reazione. E poi... fino ad ora, fino a quel bacio, non ho mai dubitato nemmeno per un attimo delle tue preferenze sessuali. Che buono ne sarebbe uscito se ti avessi detto: ah, Nick, sai che ti amo?” Brian scosse la testa. “Non sarebbe servito a niente, mi avresti solamente allontanato, ti avrei disgustato... mi avresti odiato.” Abbassò il volto, non riuscendo a sostenere lo sguardo su Nick. “Non potevo perdere la tua amicizia e mi sono detto che, anche se non avessi potuto averti come fidanzato, almeno ti avrei potuto avere come amico.”

“Ci sarei rimasto, è vero. Ma odiarti? Davvero hai seriamente preso in considerazione che sarei arrivato fino a quel punto?”

Nick non sapeva che cosa dire, sapeva solo di essere ferito. Come poteva Brian amarlo e, nonostante ciò, pensare così negativamente della sua reazione?

“Mi reputi davvero così chiuso di mente?”

“Ti reputo una persona meravigliosa. Il fatto che ti amo da cinque anni...”

“Cinque anni?”

Brian capì di essersi tradito. E quell’ultima informazione avrebbe solamente peggiorato la situazione.

“Sì.”

Nick incominciò a camminare avanti ed indietro, scatti nervosi  mentre i pensieri si arrovellavano fra di loro impedendogli di fare chiarezza.

“Me lo hai tenuto nascosto per cinque anni.”

“Non... non avresti mai dovuto saperlo.”

“COSA?”

“Sì, Nick! non dovevi saperlo! Non dovevi sapere niente! Avresti dovuto continuare a considerarmi come un amico, trovarti una ragazza con la quale sposarti e che ti possa rendere felice!” le lacrime gli scorrevano liberamente sul viso. “Tu meriti molto di più di quello che io ti possa offrire.”

“Quindi tu hai deciso per me?” esclamò Nick, non badando a quell’ultima frase.

“No, ho deciso per me stesso.” Rispose Brian.

“Ma è una decisione che involve anche me.”

“Perché devi sempre metterti al centro di ogni discorso?”

“E tu perché devi sempre pensare che io non sia capace di prendere una decisione?”

“Beh, questa reazione sta dimostrando quanto tu sia ancora infantile!” sbottò Brian. “E non so come farti capire che tu qui non centravi proprio nulla! Riguarda la mia vita!” Brian si mosse impercettibilmente verso Nick. “Dimmi sinceramente... se non ci fosse stato quel bacio, se non ti avessi detto che ti amo... ti saresti mai accorto dei miei sentimenti?”

Nick non rispose. In meno di un secondo, aveva cancellato la distanza che volutamente Brian aveva messo fra di loro e prima che la sua mente potesse fermare le sue braccia, queste avevano preso la figura del suo amico e lo avevano sbattuto contro il muro.

Non pensava, reagiva di istinto e spinto dalla rabbia, dall’essere stato ferito dalla persona più importante della sua vita. Nemmeno si rendeva conto di come si stava comportando o di quello che stava facendo, l’unica cosa che sapeva era che voleva far provare a Brian lo stesso tipo di dolore che stava provando.

“Nick... per favore...” lo pregò Brian, chiudendo gli occhi e cercando di divincolarsi. Ma Nick era più forte di lui. Era incredulo, allibito, attonito, non avrebbe mai pensato che Nick potesse... no, no, no.. non stava succedendo...

“Che cosa... non dirmi che non ti piace...” incominciò a mormorargli in un orecchio mentre gli teneva le braccia bloccate sopra la testa, impendendogli di liberarsi.

“Nick...”

“Chissà quante volte avrai mormorato il mio nome nei tuoi sogni. Chissà quante volte avrai sognato di stringermi fra le tue braccia ed avere i miei baci, no?”

“Nick... non fare così...”

“Così come? Ti sto dando quello che hai sempre sognato di avere.”

Brian sperò con tutto se stesso che quella parte facesse ancora parte del suo sogno. E che si stava tramutando in un incubo. “Nick...”

“Vedo che ti piace pronunciare il mio nome.”

“Smettila!” incominciò ad urlare Brian, gli occhi chiusi e, nonostante quello, le lacrime scendevano liberamente.

“E perché dovrei fermarmi? Ti piace.” Ed era vero, purtroppo. Nonostante il modo con cui Nick lo stava toccando, il suo corpo stava reagendo alla sua roca voce.

“Non mi piace, Nick. Non così!” urlò Brian, al colmo della disperazione. Gli occhi di Nick finalmente si liberarono da quella nebbia rabbiosa e vide, per la prima volta, l’espressione di terrore sul volto di Brian. Quello stesso terrore che gli aveva visto quando lo avevano recuperato in quel vicolo solamente qualche giorno prima.

E lui si stava comportando nello stesso modo.

Che razza di persona era diventata?

Nick sembrò risvegliarsi ed accorgersi finalmente che cosa stava facendo. Liberò le mani di Brian e rimase inerte ad osservarlo mentre questi scivolava per terra, senza forze che lo sorreggessero. Nick si accovacciò di fronte a lui ma non fece niente per avvicinarsi o per toccarlo. Aveva già combinato troppi danni per quella mattina.

“Brian, mi dispiace.” Mormorò, sapendo bene però che nessuna scusa avrebbe potuto cancellare quello che aveva appena fatto.

“Perché?” era stato solo un sussurro ma il dolore era lì, più vivido che mai.

“Non lo so... mi ha dato rabbia pensare che tu non ti sia fidato di me nel confessarmi quello che provavi. E quando lo hai fatto... Mi sono sentito usato.”

La testa di Brian scattò in avanti, shockato. “U...usato?”

“Questi giorni... non lo so, non so cosa pensare.”

Brian lasciò che sue parole arrivassero al cervello e che questi traducesse i suoni in un significato concreto. “Usato? Sai qual è il motivo per cui ti ho allontanato in questi giorni? Lo sai?” urlò Brian, trasformando la paura di quei secondi in rabbia.

“Non volevi che ti aiutassi.” Affermò con semplicità Nick.

“No, Nick. E’ totalmente l’opposto. Non sai quanto avrei voluto nascondermi dentro i tuoi abbracci, cullarmi delle tue promesse che tutto sarebbe andato per il meglio.” Brian scoppiò a ridere, nonostante fosse una risata acida, colma di risentimento. “Ma non potevo. Perché sapevo che quello sarebbe stato usarti, avrei usato il tuo semplice desiderio di aiutarmi per appagare, almeno per una volta, il mio bisogno di te. Non potevo tradire così la tua fiducia.”

Nick si sentì il più grande idiota di tutto l’universo.

Aveva frainteso tutto.

Ed ora aveva rovinato tutto.

“Ho cercato di resistere, te lo giuro, ma... tu eri così dannatamente disponibile e volenteroso ad aiutarmi... forse hai ragione, forse ti ho usato. Ma le uniche due volte in cui mi sono sentito tranquillo, protetto ed ho potuto dormire senza incubi... sono state quando ero tra le tue braccia.”

“Brian, io...”

“Devo sapere... quel bacio, che cosa significava?”

Nick chiuse gli occhi, rivivendo quei momenti. Era stato il momento migliore ma era servito solamente a confonderlo ancora di più. E fin quando non faceva chiarezza nella sua mente, non poteva illudere il ragazzo. Non dopo averlo ferito in quel modo. “Io non sono gay, Brian.”

“Perché mi hai baciato, allora?” era una domanda più che legittima ma Nick non sapeva ancora perché lo aveva baciato.

“Non lo so. Non ci ho pensato, ho solamente agito.”

Brian si lasciò scappare un singhiozzo. “Sono stato uno stupido... quando mi sono reso conto che il bacio era successo davvero, ho pensato che tu... tu potessi davvero ricambiare i miei sentimenti.” Nascose il viso fra le ginocchia, voleva nascondersi da tutto e da tutti. Aveva messo a nudo la sua anima e Nick gliela aveva trafitta senza mezzi pensieri.

“Ascoltami, Brian...” Nick voleva rimediare, sapeva di aver commesso un errore ed ora voleva rimettere a posto le cose. Anche se non sapeva come.

“Vattene.” Mitigata ed affossata dal tessuto premuto contro, la voce di Brian risuonò comunque fortemente nella stanza. Atona, senza espressione o sentimento. Niente di più che un semplice imperativo ma Nick non voleva, non poteva lasciarlo lì, senza almeno avergli chiesto scusa.

“No, devi ascoltarmi...”

“Vattene, Nick. Lasciami solo. Non voglio ascoltare, non peggiorare tutto.” Suppliche, preghiere... Nick poteva etichettarle come meglio voleva ma ognuna di quelle frasi era una stilettata che aumentava il suo senso di colpa.

Nick sentì le sue stesse lacrime cercare di scendere ma le ricacciò indietro. Se Brian si ostinava a non voler ascoltare i suoi dubbi, lui non poteva fare altro che adempiere al suo desiderio. Glielo doveva, almeno quello. “L’ho già fatto.” Mormorò alzandosi in piedi, imponendo al suo corpo di allontanarsi invece che assecondare il desiderio della sua anima, prendere Brian fra le braccia e supplicare il suo perdono. “Ho già rovinato tutto.”

Un’ultima occhiata dietro di sé, pregando che Brian lo richiamasse, ma l’unica cosa che vide fu una scena che rimase con lui per tutta la giornata. “Sono solo un bastardo.”

 

*********

 Escaping nights without you with shadows on the wall

My mind is running wild trying hard not to fall

Da quel giorno, né Brian né Nick fecero alcun tentativo per parlarsi o per chiarirsi.

Entrambi era rinchiusi nel loro dolore e nel loro senso di colpa, il che non faceva altro che aumentare la distanza che si era creata fra di loro.

E, per quanto si sforzassero di sorridere quando erano in gruppo, gli altri tre avevano notato questo cambiamento e ne erano preoccupati. Soprattutto perché non avevano la più pallida idea di che cosa fosse successo fra i due amici.

O meglio... Aj ne aveva una mezza idea ma voleva esserne sicuro.

Ed era per questo che si trovava davanti alla porta di Brian.

Nick era fuori questione per differenti motivi, il primo fra tutti il fatto che in quel momento si trovasse in un bar, già mezzo ubriaco, ed alle prese con una o più ragazza da portarsi poi a letto. Il copione era sempre lo stesso, sera dopo sera, città dopo città.

Il che lo portava a pensare che il discorso chiarificatore con Brian non doveva essere andato a buon fine ma quello che Aj si chiedeva era che cosa poteva aver spinto Nick a cadere in quel circolo vizioso ed autodistruttivo.

C’era passato anche lui e ne sapeva riconoscere i sintomi.

Brian, invece, s’era rifugiato in se stesso esattamente come aveva fatto i primi giorni dopo l’aggressione, anche se non era propriamente esatta quella descrizione; no, Brian stava portando all’estremo il suo lato giocoso, sperando così di poter ingannare chiunque. Ma non poteva farlo quando si richiudeva in camera senza parlare con nessuno oppure quando si metteva in un angolo ad osservare Nick senza farsi notare, lo sguardo carico di una sofferenza che faceva stare male al solo osservarla.

Non sapeva per quale motivo ma Aj si sentiva come se dovesse proteggerlo, il che era anche abbastanza ironico visto e considerato che Brian era più grande di lui e sapeva come proteggersi. Ma in quel momento non vedeva il Brian che aveva sempre conosciuto ed imparato a rispettare ma solamente un ragazzo fragile, ferito dal mondo esteriore e da quello che considerava il suo migliore amico.

E la persona che amava.

Una persona può essere forte e sopportare qualsiasi cosa ma, prima o poi, arriva il punto di rottura ed Aj aveva paura che Brian fosse pericolosamente vicino al crollare.

Così eccolo lì a bussare impaziente. La prima volta non aveva ricevuto risposta ma si era detto che forse aveva battuto alla porta troppo debolmente e magari Brian non l’aveva sentito.

Aj bussò una seconda volta, più forte rispetto a prima, ed aspettò che qualcuno gli aprisse. Sapeva che Brian era da solo, dopo aver assistito alla sua magnifica perfomance da premio Oscar quando aveva convinto suo cugino ad uscire insieme a Howie assicurando che stava bene, che avrebbe mangiato e che non avrebbe tentato di uccidersi, se quella era la sua unica preoccupazione.

Sì, Aj era fermamente convinto che Kevin esagerasse con le paranoie e che prendesse troppo sul serio il fattore età – sono il maggiore, mi devo prendere cura di voi – ed il fattore famiglia – è mio cugino, ho promesso a sua mamma che me ne sarei occupato io.

Il che era anche lodevole, considerato che erano lontani dalla famiglia trecentoventi giorni all’anno e che trascorrevano ventiquattrore su ventiquattro insieme; ma, a volte, Kevin prendeva con troppa diligenza quel compito che si era prefissato e mandava tutti fuori di testa.

Nessuno rispondeva ancora alla porta.

Ora poteva iniziare a preoccuparsi.

“Rok? Sono solo le nove di sera, non dirmi che stai già dormendo!” urlò Aj, bussando una terza volta, ancora più fortemente. Di quel passo, anche quelli al primo piano lo avrebbero sentito.

“Alex, per l’amor del cielo, che cos’è questo baccano?” esclamò Brian quando finalmente aprì la porta. Se non stava dormendo, ne aveva comunque tutto l’aspetto.

A parte le profonde occhiaie.

“Sai che il look da panda non ti si addice proprio per niente?” ironizzò Aj.

“Se mi lasciassi dormire, forse non lo avrei.”

“Volevo solamente farti compagnia.”

“Lasciarmi solo non è mai una possibilità?”

“Può essere un’utopia, se proprio devi dargli un nome.”

Brian sbuffò insoddisfatto. “Ma non hai nient’altro da fare che voler passare il tempo con me?”

“Potrebbe stupirti ma sì, non ho niente di più interessante.” Commentò Aj. “Ultimamente la tua vita assomiglia a quella di una soap-opera. Beautiful a te fa un baffo!”

“Oh, sono onorato che almeno qualcuno sembri apprezzare il caos che è diventato la mia vita.” Brian stava per far cenno al ragazzo di entrare in camera quando qualcosa lo bloccò sui suoi piedi. Dietro ad Aj, era apparso Nick, il braccio stretto attorno ad una biondona, i cui vestiti avevano dovuto avere qualche problema in lavatrice vista la dimensione, anzi, la minima lunghezza. Dalla grossa risata, si poteva capire che avevano bevuto molto prima di ritornare in albergo.

Brian deglutì, chiedendosi se aveva la forza necessaria per sopportare le immagini che da lì a poco avrebbero invaso la sua mente, tenendo conto che, come se volesse crudelmente sbatterglielo sotto gli occhi, Nick aveva la camera adiacente alla sua.

Nick quando era furioso possedeva una crudeltà incredibile e quella era la terza volta che si faceva beccare da lui in compagnia di qualche “donna da facili costumi”.

Al diavolo l’educazione, quella era una puttana fatta e finita.

E con quella avrebbe fatto sei ragazze in sei notti.

Esattamente dal giorno in cui Nick lo aveva baciato e lui gli aveva detto di amarlo.

“Alex, possiamo andare da te, per favore?” pregò l’amico, sperando che Nick non sentisse la sua richiesta.

 Aj annuì, resistendo alla voglia di prendere a cazzotti Nick. A volte, la differenza tra lui ed un bambino viziato era solamente l’età scritta sulla carta d’identità.

“Oh, ma chi abbiamo qui? Il mio caro amico Bri!” esclamò un po’ alticcio Nick. “Immagino che ti piacerebbe essere nei suoi panni, vero?”

“Carter...” lo avvisò Aj, sperando così di troncare sul nascere la serie di battute che di sicuro Nick aveva in serbo.

“Oh oh oh, abbiamo già trovato qualcuno che possa colmare la mia assenza, a quanto pare!”

Brian sentì qualcosa esplodere dentro di lui, era stanco di subire quelle frecciatine da Nick. Certo, continuava ad amarlo ma un conto era amare una persona ed un conto era continuare a lasciare che gli passasse sopra come se fosse uno zerbino.

“Sai una cosa, Nick? Sono stanco di queste battute! Sono stanco di provare dolore a causa tua, solamente perché tu non hai la più pallida idea di quello che vuoi o non vuoi!” urlò Brian, shockando tutti i presenti. “Scappare da qualcosa solamente perché non ti piace come sta andando è un comportamento infantile.” Nick continuava a rimanere in silenzio. “Perché è questo che fai, non è vero? Hai paura di buttarti in qualche cosa che potrebbe essere serio e meraviglioso e cosa fai? Tiri fuori le unghia ed aggredisci chiunque perché hai paura. Hai paura di qualcosa di diverso, di qualcosa in cui ti devi per forza spogliare da quella armatura che ti sei creato intorno.” Brian si era ormai avvicinato a Nick ma era rimasto di fianco a lui. “Ed io a volte mi chiedo per quale motivo mi sia innamorato di una persona che non fa altro che aggiungere dolore e lacrime.” Mormorò con un filo di voce in modo che solo lui potesse sentirlo.

 

my heart is broken up into pieces

 

Nel corridoio rimase solamente il silenzio mentre Brian si allontanava da Nick; doveva andarsene prima che le lacrime tradissero quanto ogni parola da lui pronunciata aveva richiesto uno sforzo enorme. E dopo quella sfuriata, non gli era rimasto più niente, né odio, né amore; solo un vuoto che rischiava di inghiottirlo con le sue fredde tenaglie.

Non si accorgeva di niente, nemmeno del fatto che Nick era rimasto immobile come un’ebete senza battere ciglio, ignaro delle mani della ragazza che volevano spingerlo dentro la camera; non si accorgeva nemmeno delle stesse mani che si erano posate sulle sue spalle.

Aj avrebbe voluto unirsi alle urla di Brian ma era un ruolo che non spettava a lui, lui che era solamente un mediatore anche se in quel momento di sentiva in parte colpevole di quel casino. Se non avesse consigliato a Nick di parlare con Brian, forse non si sarebbe arrivati a questo punto di rottura.

“Scusami.” Bisbigliò Brian una volta che si ritrovarono da soli in camera. “Non avrei dovuto arrabbiarmi in quel modo.” Si infilò le mani in tasca e continuò ad osservare la punta dei piedi: con tutto il trambusto era uscito dalla camera senza nemmeno un paio di scarpe, pantofole o calze. Probabilmente s’era anche dimenticato la chiave ma a quello poteva sempre rimediare la mattina seguente.

“Ehi, ero pronto ad ucciderlo per te!” cercò di scherzare Aj.

“Apprezzo il pensiero.”

“La proposta è valida eternamente, giusto che tu lo sappia.”

Brian abbozzò un sorriso. “Ho paura che le nostre fans abbiano qualcosa da ridire sull’uccisione di Nick.”

“Se ne faranno una ragione. Sono giovani, ne troveranno un altro.”

“Alex, hai bevuto qualcosa?” chiese Brian accigliandosi.

“No ma mi hai dato un’ottima idea.” Rispose Aj, dirigendosi verso il minibar e tirando fuori da questo due piccole bottigliette. Ne lanciò una a Brian. “Whiskey?” domandò questi scettico

“Non è forte abbastanza?” domandò curioso Aj ma anche altrettanto serio. “Se vuoi c’è della vodka, dello scotch di non so quale anno ma dubito che possa essere di buona annata. Sambuca...”

“Il whiskey andrà più che bene. – lo fermò Brian, appoggiando la bottiglietta sul tavolino – Anche se ricordo che una certa persona mi disse che non dovevo affogare i miei problemi nell’alcool perché tanto poi dopo sarebbero stati lì ad aspettarmi.”

“Quella persona era saggia ma... – Aj alzò l’indice – ogni tanto si può fare un’eccezione.”

“Non credo che l’alcool possa aiutarmi.”

“Hai avuto una settimana da incubo, ti sarà di molto aiuto, credimi.”

Brian osservò l’amico scolarsi in un sol sorso la sua mini bottiglia. “Da quanto lo sapevi?” domandò a bruciapelo.

“Che lo ami o che lui è un coglione? Credo da sempre. Entrambe le cose.”

“Sono serio.”

“Anch’io.” Rispose Aj. “E non puoi darmi torto, visto come si sta comportando.”

Brian si lasciò cadere sulla poltrona. “E’... l’ho messo in una brutta posizione.” Ammise, passandosi una mano sugli occhi.

“No, qui non ci siamo. Okay che sei molto vicino ad ottenere la santità ma giustificare il suo comportamento non è da santi. E’ da masochisti.”

“Forse lo sono.”

“No, Bri. Tu sei tutto fuorché masochista.”

“Già. Sono un idiota. Amo una persona che non sa nemmeno che cosa vuole e che piuttosto che rifletterci sopra, ferisce e distrugge tutto ciò che gli sta attorno.”

“Lui è l’idiota. Tu sei solo innamorato. E quindi cieco.” Aj si sedette sull’altra poltrona. “Non ti chiedo che cosa è successo perché... beh...”

“Te l’ha detto Nick.” terminò Brian per lui.

“E’ così evidente?”

“Beh, io non ne ho parlato e, fin quando Nick non è venuto a dirmelo, continuavo a pensare che fosse stato un meraviglioso sonno. E forse era così che doveva andare.”

Aj voleva intervenire ma capì che Brian si era interrotto solamente per mettere insieme i suoi pensieri.

“Non me l’ha detto esplicitamente ma per lui è stato solo un errore. Non sa nemmeno perché lo ha fatto... e poi... poi si è arrabbiato perché gli tengo nascosta questa cosa da cinque anni.”

Aj incominciò a giocare nervosamente con un filo della sua maglietta. “Ecco... credo che sia mia la colpa...”

Brian non disse niente ma il suo sguardo si fece più attento.

“Nick è venuto da me per un consiglio. Non sapeva che cosa fare ed io gli ho consigliato di dirti che il bacio non era un sogno.”

Brian rimase in silenzio.

“Non pensavo che fosse...”

Brian si alzò di scatto. “E’ qui il punto, Aj. Non pensavi.” Disse, richiudendo ed aprendo gli occhi. “Mio Dio, ma esiste qualcuno che non si intrometta nella mia vita? Perché lo hai fatto? Non ti sembra che ultimamente avessi già troppe cose a cui dover pensare senza che ci fosse anche questa? Io ho bisogno di avere Nick al mio fianco non contro di me!” continuò, andando avanti ed indietro per il perimetro della stanza.

“Bri, io...”

Brian si era fermato di fronte alla finestra, gli occhi chiusi mentre riviveva tutto quello che era successo solamente sei giorni prima. “Sai... quando Nick mi ha detto del bacio, per un momento ho pensato che davvero il mio sogno si stesse realizzando. Ho davvero pensato che il motivo per cui mi dovesse parlare fosse perché anche lui provava qualcosa per me, qualcosa che mi aveva già dimostrato nei giorni precedenti senza bisogno di parole. E poi, in un solo istante, quel castello è crollato. Ed io... io non ho più forze per ricostruirlo. Non ho le forze per ricostruire la mia vita, non ho più controllo su niente e... tutti sembrano decidere che cosa sia meglio o peggio per me. Nick era il mio punto fermo, con lui sapevo che cosa aspettarmi, sapevo che cosa mi avrebbe offerto e... ora non ho più niente, Alex. Non ho nemmeno la speranza che un giorno possa ricambiare quello che provo. Non so nemmeno se, dopo tutto questo, io possa davvero volerlo ancora.” Brian si voltò, gli occhi arrossati, ormai ci era abituato. “Non è colpa tua, Alex. Prima o poi sarebbe successo. Non me lo aspettavo ora. Fosse stata un’altra circostanza, avrei reagito con più forza ma ora... è stato solo una disastrosa coincidenza.” Il tono era quello di qualcuno che aveva ormai preso coscienza della sua sconfitta.

Aj notò qualcosa negli occhi di Brian, qualcosa che aveva visto solo un’altra volta. Si avvicinò così all’amico, con gentilezza appoggiò le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi: quel velo era lì, offuscava l’azzurro solitamente sempre acceso.

“Voglio che tu sia onesto.” Esordì Aj cautamente. “Ti ha fatto del male?”

Brian abbassò il volto, non voleva che si sapesse.

“Brian, lo ha fatto?” pressò Aj.

“Non voleva.” Brian rispose a bassa voce, una solitaria lacrima a testimonianza di quello che aveva appena detto. “Non è quello che pensi, Alex.” Man mano che continuava, il tono di voce si faceva più forte. “Si è fermato prima di commettere qualcosa di irreparabile. Non voleva farmi del male.” Brian poteva vedere chiaramente la rabbia nel volto dell’amico, se fosse stato un cartone animato sarebbe stato circondato da fiamme rosse ed arancioni alte quanto quella stanza. “L’ho già perdonato.”

“Tu sei incredibile.” Commentò Aj, spostando le braccia per poter abbracciare l’amico. “E stupidamente innamorato.”

“Che ci posso fare? Sono dello vecchio stampo!” chiarì Brian sorridendo.

“E ti arrendi?” chiese Aj, staccandosi da Brian.

“Cosa?” ribatté perplesso il ragazzo, non capendo di che cosa stesse parlando Aj.

“E’ un idiota, su questo non si transige. Ma tu lo ami nonostante questo, nonostante la sua infantilità perché sai bene che oltre quella scorza da finto duro c’è molto di più. E tu sei l’unico ad aver visto la sua vera essenza.” Spiegò il ragazzo. “Anche se ti ha fatto del male, dimostragli che quello che provi è più forte di qualsiasi altra cosa.”

“Si vede lontano un miglio?” domandò Brian, alzando il sopracciglio.

“Una volta avuta la dritta, basta fare più attenzione. Non solo a come tu ti comporti con lui ma anche viceversa. E, okay, non sarò il maggior esperto in relazioni amorose ma so riconoscere quando c’è qualcosa di profondo e vero. E Nick, anche se è troppo spaventato nell’ammetterlo, ti ama.”

“Non darmi illusioni, Alex. In questo momento crederei a tutto.” Lo pregò Brian, mettendosi la testa fra le mani.

“Non voglio fare questo. Voglio solo aiutarti a stare meglio.”

“E lo fai illudendomi?”

“No. Il Brian che conosco e stimo non si arrenderebbe così, alla prima difficoltà. Combatterebbe fino a quando non porta a casa il risultato.”

“E se fossi stanco di lottare?”

“Ti prenderei e ti porterei in ospedale. Perché Brian Littrell che smette di lottare non è umanamente possibile da concepire.”

“Tu hai troppa fiducia in me.”

“No. Ti ammiro, questo sì.”

“Non lo dici sul serio. Non ho proprio niente per cui farmi ammirare.”

“Siamo un po’ sul depresso andante o sbaglio?”

“Dammi un mese senza sfortune, aggressioni e migliori amici che si trasformano in nemici e poi potrei non essere depresso.”

“Senti, hai due possibilità: o lo dimentichi oppure ci provi.”

“Dimenticarlo? Non so nemmeno come iniziare a farlo! L’unico modo possibile sarebbe lasciare il gruppo, lasciare la Terra e stabilirmi su Marte o qualche altro pianeta lontano in modo che non mi arrivi nessuna notizia su di lui. E forse nemmeno quello sarebbe una soluzione...”

“Quindi datti da fare.”

“E come? Se non te ne sei accorto non mi parla, se lo fa mi lancia battutine e, se non bastasse, mi sbatte sotto il naso il fatto che si stia scopando metà cittadinanza americana femminile.”

“Nel modo migliore. Con la musica.”

Brian sembrava titubante.

“Che cosa hai da perdere? Niente. Ma hai tutto da guadagnarci.”

“Tu credi che possa funzionare?” chiese speranzoso Brian.

“Rok, qui lo dico e qui lo nego, tu riusciresti a vendere condizionatori ai pinguini cantando.”

Per la prima volta, da molto tempo, Brian si sentì rincuorato. Aj aveva ragione, non aveva niente da perdere.

Ci avrebbe provato e, se anche quel suo tentativo fosse andato male, almeno non avrebbe avuto rimpianti né rimorsi.

“Alex ho bisogno però del tuo aiuto.” Esordì Brian, la sua mente già febbrilmente al lavoro per scegliere la canzone perfetta da cantare ed il momento migliore per farlo.

 

I wanna love you

 

Nick era sveglio.

Un fatto insolito, considerata la quantità di alcool che navigava nelle sue vene ed il fatto di aver appena finito di fare sesso.

Ma per quanto cercasse di allontanarlo dalla sua mente, con metodi sempre meno ortodossi, Brian era sempre lì, che lo torturava con quel sorriso beato, quello speciale che gli riservava solamente a lui.

Lo aveva sempre fatto sentire speciale.

Non meritava tutte quelle attenzioni, no.

Non meritava essere l’oggetto di desideri e di quell’amore che Brian sembrava provare verso di lui.

Non dopo quello che gli aveva fatto.

Che differenza c’era fra lui e colui che lo aveva aggredito?

Nessuna. E se prima fra i due c’erano solamente una somiglianza fisica, ora anche quella comportamentale era stata colmata.

Era per questo che Brian doveva odiarlo. Non amarlo.

No, lui non meritava quel tipo di sentimento.

Sapeva che Brian lo avrebbe perdonato, era il suo punto debole e nello stesso tempo la sua forza maggiore.

Ma lui, Nick, non poteva perdonare se stesso.

Nick si voltò sul fianco e per un secondo rimase sorpreso nel vedere qualcuno nel suo letto. Non si ricordava nemmeno come si chiamava la ragazza che dormiva accanto a lui né quanti anni avesse.

Di certo, era più grande di lui ed anche molto più esperta.

In quella settimana si era buttato su chiunque gli desse un appiglio per dimenticare, scordare l’immagine di lui che bloccava Brian in un angolo e lo forzava. Cosa lo aveva spinto a comportarsi così?

Quando era uscito dalla stanza era rimasto lì, sulla soglia della porta, una mano e la fronte appoggiata sulla superficie legnosa mentre ascoltava distintamente le urla di dolore che provenivano dall’interno.

Sofferenza che lui aveva causato, con ogni singolo gesto e singola parola che era uscita dalla sua bocca. Quanto avrebbe voluto rientrare e chiedergli perdono, pregarlo affinché dimenticasse la sua crudeltà ma non lo aveva fatto.

Gli era mancato il coraggio, così era rimasto lì, inerme mentre sprofondava sempre di più nel suo senso di colpa.

Nick si alzò dal letto, recuperò i suoi pantaloni e si allontanò, uscendo fuori sulla terrazza; si sedette sulla sedia e cercò di annullare i suoi pensieri osservando le mille luci sfavillanti della città.

La crudele ironia in tutta quella situazione era che, proprio dopo quello scontro, Nick si era accorto di amare Brian.

Voleva Brian.

Voleva lui nel suo letto.

Voleva che lo abbracciasse e gli dicesse che tutto sarebbe andato per il meglio.

Voleva sentire il battito lento e regolare del suo cuore contro il petto, era un suono così calmante e rassicurante. Si ricordava com’era prima dell’operazione: un battito, pausa, pausa, un battito; a volte, fra la pausa ed il secondo battito trascorreva troppo tempo per i suoi gusti e si diceva fra sé e sé: ecco, ora non batterà più. Si ricordava ancora la prima volta che aveva ascoltato il suo battito: era stato quando Brian gli aveva raccontato del suo problema, lui ovviamente non voleva nemmeno crederci, pensava che fosse un brutto scherzo. Così gli aveva detto: fammelo sentire, non può essere differente dal mio. Invece lo era e la cosa lo aveva spaventato così tanto che per settimane, di notte, si svegliava ed andava a controllarlo. Brian dormiva sempre profondamente che non si accorgeva mai della sua testa che si appoggiava al petto e rimaneva lì, a sentire quel battito irregolare.

Nick voleva tutte quelle cose ma non poteva averle.

Lui aveva spezzato quel cuore che un dottore aveva curato e rimesso in sesto.

Ma Brian sarebbe stato meglio senza di lui.

Doveva continuare con la sua recita fin quando non fosse sicuro che Brian non lo amasse più.

E, forse, solamente a quel punto, avrebbe potuto incominciare a chiedergli scusa per come si stava comportando.

E mentre Nick dava finalmente libero sfogo alle lacrime, in cuor suo si accorse che il vero errore che aveva commesso era stato quando gli aveva detto che non aveva voluto baciarlo.

E Nick avrebbe dato qualsiasi cosa per far ritornare indietro le lancette, questa volta si sarebbe comportato in maniera differente; sì, avrebbe ammesso che lo aveva baciato perché voleva farlo, che la sua dichiarazione era stata la cosa migliore che qualcuno gli avesse mai detto e che voleva ricambiare con altrettanto amore.

Ma ormai era troppo tardi.

 

You won’t ever know

 

 

 *********

 

Lo so, so che cosa state pensando: dove si prende il numerino per uccidere Nick?

E’ stato questo il problema del mio blocco, il personaggio di Nick; abituata all’altro, a quello spavaldo di Unsuspecting, non riuscivo a far trapelare la confusione che regnava nella sua testa (credetemi, era molta!): in poco tempo deve ritrovarsi a fare i conti con: il fatto che si sente attratto verso gli uomini, il fatto che sente qualcosa per il suo migliore amico, il quale gli confessa di amarlo da cinque anni.

E questo Nick poteva reagire solamente in un modo, con la rabbia e l’istinto.

Spero di esserci riuscita a far capire ciò!

E Brian sa tutto ciò, comprende quello che passa Nick ma nello stesso tempo deve fare i conti con il suo di cuore spezzato proprio da chi amava di più.

E lasciatemi dire quanto so amando questo Aj, cucciolo amoroso!

Questo capitolo è stato letteralmente un parto ma è quello in cui ci ho passato più tempo a rifinirlo, ad aggiungere dettagli o modificare qualcosa.

Il prossimo capitolo è quasi pronto ma, finalmente, posso promettervi che i due amanti si uniranno! ^__^

E non siamo nemmeno a metà storia...

Le frasi in inglese presenti sono dei versi tratti dalla canzone “Why not me?” di Enrique Iglesias (Euphoria, 2010).

@Kia85: Kevin non ha avuto ruolo in quello che è successo a Brian, diciamo che è stata solamente una brutta coincidenza astrale.

Tu che mi conosci bene hai subito intuito che non sarebbe durata a lungo la felicità di Brian, nemmeno un giorno. Povero amorino trottoloso... ma ho una bella sorpresa per lui prossimamente!

@Laphy: il mio Brian fa tenerezza perché ha un’autrice sadica che si diverte a torturarlo (no, non mi diverto. Ma devo farlo!). però dimostra la sua tenacia a non lasciarsi abbattere da niente e nessuno, questo è uno dei suoi punti di forza.

Nick... ha fatto un ruzzolone indietro, ora vediamo come cercherà di riparare i danni!

   
 
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