Bugiarda.
Il cellulare vibra sul mio comodino, e una lucina lampeggiante si
diffonde per
la stanza immersa nel buio più totale. Mi giro, lasciando
cadere il cuscino che
stringevo nel disperato tentativo di asciugare le lacrime: ormai, avevo
abbandonato ogni speranza nell'addormentarmi. Non accendo nemmeno la
luce,
allungo il braccio e afferro il telefonino, facendo scattare lo
sportellino.
Un sms da parte di Sam, la mia migliore amica. Sospiro. Me lo aspettavo.
Ciao
Kris.
Scusa se ti rompo a quest'ora - spero di non averti svegliata - ma non
riuscivo
ad aspettare altro tempo: non riesco ad addormentarmi, sapendo come
stai, e
devo assolutamente chiarire. L'altro ieri non abbiamo finito
il discorso
che avevamo cominciato a scuola: è suonata la
campanella, e tu sei
scappata via, quasi volessi sfuggire ai miei occhi, alle mie domande,
ad
affrontare la realtà. E ora sono due giorni che manchi da
scuola, e so per
certo che non sei malata.
So io il motivo: sei triste, l'ho capito. Ti vedo, ti conosco da anni,
ormai:
non puoi nascondermi niente, che ti piaccia o no. Il motivo della tua
tristezza, da quello che ho intuito, è che in classe non
siamo
più unite come l'anno scorso e che non usciamo quasi mai
insieme. Io poi non
esco mai: con il fatto che lavoro part-time e studio non ho mai tempo;
comunque me ne sono accorta anch'io, lo vedrebbe anche un cieco.
Ma è solo questo il motivo, o mi nascondi altro? Lo sai che
a me puoi dire
tutto, puoi sfogarti con me: sei diventata come una sorella ormai e
odio
vederti triste, perché poi soffro anch'io, sul serio. Non
è da te stare così:
non vedo il tuo meraviglioso sorriso da settimane, ormai. Se non hai
voglia di
parlarne non fa niente, ma sappi che per qualsiasi cosa io ci sono e ci
sarò
sempre, ricordatelo.
Ti voglio bene,
Sam.
Sprofondo la testa nel cuscino, portandomi la mano che stringe ancora
il
cellulare sugli occhi. Sam ha capito tutto: ha ragione, come sempre.
Dopo
qualche minuto, mi asciugo anche queste lacrime: odio piangere, odio le
mie
lacrime, mi odio, ma non posso fare a meno di piangere. Dovendo portare
per
tutto il giorno una finta maschera di tristezza-malinconia, nascondendo
però il
mio vero dolore, sento il bisogno di piangere appena mi chiudo la porta
di casa
dietro le spalle, al ritorno da scuola. Mi porto una mano sulla fronte,
scivolo
lungo la superficie della porta e mi siedo per terra, raggomitolata,
stringendo
le ginocchia con le braccia, e le lacrime cominciano a scendere
silenziose e
crudeli.
Sì, sto male, non posso negarlo: eppure, non riesco a
confidarmi con nessuno,
nemmeno con lei, la mia migliore, unica amica Sam. Nemmeno lei - che sa
davvero tutto
di me, che mi conosce meglio di quanto mi conosca io stessa -
sa cosa
provo, anche se l'ha capito: c'era da immaginarselo.
Lei è l'unica che può capirmi, ascoltarmi
seriamente, e non annuendo facendo
finta di ascoltare mentre pensa ad altro; forse dovrei confidarmi con
lei,
forse starei meglio, forse.
Apro lo sportellino: nuovo sms.
Ciao
Sam.
Sì, l'unico motivo per il quale sono triste l'hai intuito da
sola: è che noi tutti in classe siamo più
distanti, non è più come prima.
Non solo mi lasciano in disparte e tu sei l'unica che mi considera un
minimo,
ormai, ma non mi chiamano nemmeno più per uscire. Ho anche
saputo che oggi sono
andati tutti insieme in gita al mare.
Hanno fatto un gruppo, sai? Ci sono tutti, sai? Anche persone fuori
dalla
classe. Tutti tranne me. Pensavo che fossimo amici. Ora vogliono anche
trovare un nome da dare al gruppo.
Si scrivono che si vogliono bene, si fanno foto abbracciati... Sono
davvero
uniti, davvero un bel gruppetto affiatato.
Per
carità, è una
bella cosa, mi fa piacere: ma vorrei esserci anch'io in quelle foto...
Ma tu non c'entri proprio nulla, guarda, non ti preoccupare:
è solo che ci rimango
male nello scoprire cose del genere. Perché sai, - forse
l'avrai capito, hai
imparato a conoscermi - io ci metto tanto ad affezionarmi a qualcuno,
non mi
affeziono dopo un paio di mesi come ci riesci tu, ma
quando lego lo faccio
sul serio e dopo un anno mi ero affezionata davvero alle mie compagne.
Non mi aspettavo per nulla di scoprire certe cose che mi rendono
davvero molto
triste. Davvero, sono rimasta molto delusa, non credo che capiscano che
ho dei
sentimenti anch'io. Anche se a volte sono un po' odiosa, forse
è una sorta di
autodifesa la mia: mi chiudo a riccio, mi faccio scudo, cerco di non
affezionarmi troppo per paura di ferirmi dopo, come appunto
è successo... Ma le
persone che mi conoscono davvero come te sanno come sono fatta.
Comunque non capisco il motivo di tutto ciò: io non credo di
essere cambiata o
di aver fatto qualcosa di male per essere esclusa così.
Eppure, quelle che sono
cambiate sono loro, non io: non è tanto colpa di Lei,
perché Lei è
rimasta sempre la solita oca odiosa, ma sono le altre che sono cambiate
e hanno
cominciato ad andarle dietro; non me lo sarei mai immaginato. Credo che
sia
successo tutto quest'estate: in meno di tre mesi, sono sparita dalla
loro vita
e hanno cambiato del tutto idea.
Eh già, perché fino a giugno loro odiavano Lei.
Lei stava antipatica a tutte;
ora improvvisamente sono tutte super amichette del cuore. Davvero non
capisco:
se ci hanno fatto amicizia bene, sono contenta per loro che ci sono
riuscite, -
io non ce la faccio davvero - non c'è niente di
male… Ma perché escludere me?
Parlano male di me alle mie spalle, lo sai? Ho sentito che mi chiamano
anche
con un soprannome che nemmeno ti sto a dire, ma che saprai; bella roba.
Ma perché poi? Perché
tutto questo?
Se proprio devo essere sincera, però, ora la dico tutta:
anche tu le poche
volte che esci stai con loro e non mi chiami, fai parte del loro
gruppo, passi
molto tempo con loro, ti considerano e ti vogliono bene... Forse stai
con loro
perché non vuoi essere esclusa pure tu, giustamente,
perché sai che stando con
me ti manderebbero via dal loro "gruppetto"; ma non vuoi nemmeno
perdere me. Ti stai allontanando anche tu, Sam? Mi manca il fiato solo
a
pensarci, perché tu lo sai quanto sei importante per me.
Non so quando ritornerò a scuola, non riesco a dirtelo con
precisione: appena
trovo il coraggio, ritorno e ti spiegherò tutto per bene. E
poi ho intenzione
di parlarne a quattr'occhi con le dirette interessate - anche se non ho
la
minima idea da dove cominciare - perché
voglio chiarire, voglio almeno
provarci: io non voglio perdere quelle che credevo delle amiche
sincere, anche
se a quanto pare mi sbagliavo. Sono disposta anche a chiedere scusa per
qualsiasi cosa di male abbia fatto, e anche a perdonare le cose butte
che hanno
detto su di me.
Spero che tutto possa tornare come prima, ma sai una cosa? Ad esserne
sincera,
non credo proprio che succederà mai. Ormai sono cambiate.
Non so, se mi
accettassero di nuovo fra loro potrei anche provare a cambiare me
stessa, a
sopprimere la mia personalità, pur di stare con loro, con
voi; a questo punto,
non ho nulla da perdere, e di sicuro non potrebbe essere peggio di
così.
Grazie di tutto, Sam: sono felice che tu mi capisca. Ti prego, ti
scongiuro:
non farti trascinare anche tu, non cambiare mai, perché sei
perfetta così.
Ti voglio davvero tanto bene,
Kris.
Scorro le numerose pagine del messaggio e rileggo per l'ennesima volta
questo
lunghissimo poema che spiega tutto, che sviscera tutti i miei
sentimenti. La
verità è questa.
Sospiro. Poi chiudo di scatto lo sportellino del cellulare.
No. Non invierò mai questo sms. Non ne ho il coraggio.
Vigliacca. Non servirebbe
a nulla, non avrebbe alcun senso: non farei altro che piangermi addosso
e fare
la vittima.
Riapro il cellulare. Nuovo sms.
Ciao
Sam!!
Che bello sentirti! Ma no, che dici: non è affatto
così! Sono rimasta a casa
questi due giorni perché ho avuto un po' di raffreddore,
tosse e mal di gola,
ma nulla di grave: sono già guarita! Infatti, oggi sto
già meglio e domani
verrò di sicuro a scuola. Non so come tu abbia potuto
pensare certe cose! Io
non sono affatto triste, ma ti pare? Non è da me!
Grazie comunque dell'interessamento, e non farti venire più
strane idee in
testa, chiaro? :)
Un bacio,
Kris.
Non rileggo nemmeno due volte questo messaggio pieno solo di bugie,
enormi,
colossali bugie. Mi faccio schifo, sì. Mi faccio schifo da
sola.
Invio.
Chiudo il cellulare e lo riposo sul comodino; poi mi giro prona sul
materasso,
sprofondando la testa nel cuscino e coprendomela con l'altro.
Che pena... Mi faccio pena. Ma non trovo proprio il coraggio di aprire
il mio
cuore, nemmeno alla persona a cui tengo di più.
Altre lacrime scendono dai miei occhi gonfi e bagnano
il cuscino, ma ormai
non ci bado più.
Forse un giorno riuscirò a inviare quell'sms che
è rimasto nelle bozze. Forse.
Fino ad allora, continuerò ad indossare la mia solita
maschera, ma questa volta
starò più attenta a sembrare
più felice, ad essere più convincente.
Tanto,
non interessa a nessuno se fingo o no, non interessa a nessuno se sto
bene davvero.
Chissà se riuscirò a ingannare perfino Sam.
Dovrei fare l'attrice! Mamma mia,
quanto sono finta. Sono una persona così orribile: non
credevo di essere così
fragile, io che mi sentivo sempre forte e allegra...
Un'altra vibrazione dal comodino: la risposta di Sam.
Mmmh...
E va bene, allora
sono contenta che non sia successo nulla, meglio così.
Scusa, forse mi sono
lasciata un po' troppo trasportare dall'immaginazione!
Mi dispiace che tu sia stata malata, ma per fortuna ora stai bene! Ci
vediamo
domani a scuola allora!
Baci,
Sam
Un altro sospiro. Bugiarda: sono solo una schifosa bugiarda. Mento
anche a me
stessa.
Per ora, è andata, mi ha creduta. Ma sarà
più difficile mentirle davanti ai
suoi occhi indagatori, domani. Domani...
Sì, farò così: sopprimerò
la mia personalità e mi comporterò come loro.
Forse
un giorno entrerò a far parte anch'io del loro gruppo e mi
riconquisterò la
loro amicizia.
Più ci penso, e più mi sembra una cosa
orribile e ingiusta, ma non ho
altra scelta: non ha più senso fare la "diversa", essere me
stessa,
ed essere di conseguenza esclusa. Sono me stessa, ma non sono felice
perché non
sono accettata. Invece se farò come loro non sarò
me stessa ma sarò accettata e
farò finta di essere felice; forse, prima o poi, la mia
personalità scomparirà
del tutto e potrò davvero essere felice comportandomi come
loro...
Mi rigiro nel letto: non voglio più rimuginare su queste
cose, sto male solo a
pensarci; è già abbastanza doloroso doverlo
accettare. Chiudo gli occhi, nella
speranza di addormentarmi prima del suono della sveglia.
Illusa.
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Grazie a tutti di cuore per la lettura.