7. Il vaso di Pandora.
Anna
e Francesco si concedettero una romantica passeggiata sul lungo mare,
come due adolescenti e Lorenzo mi chiese se volevo andare con lui a
prendere una lezione di windsurf nello stabilimento di fianco.
“Questo ragazzo non sta mai fermo!” constatai, ma
poi vidi
Martina infilarsi i jeans e mettere le proprie cose in borsa.
-Tu
dove vai?-
-Io?-
chiese voltandosi. Annuii.
-Faccio
un giro in centro... i negozi...-disse alzando le mani.
-Ti
accompagno... se non ti dispiace...- dissi rivolgendomi a suo
fratello.
-No
no...vai pure! Anzi... mi regali qualche chance con l'istruttrice non
venendo. Grazie!- e si allontanò di corsa.
-Perché
non sei andato con lui? A me piace stare da sola sai.-
-Ho
notato...- mi lasciai sfuggire. Non sorrise come speravo e prese la
borsa. Mi infilai pantaloni e maglietta rincorrendola.
-Allora...-
Iniziai io a parlare, più o meno dopo dieci minuti di
silenzio.-Hai
il ragazzo?-
Sbuffò
tra se e sé:-No...-
-E
come mai?-
-Bé...
Guardami!- disse passando le mani sui suoi fianchi.
-Ma
cosa dici?-
-Dai
smettila con questa sceneggiata! So di non aver un gran fisico, ma
dopotutto io mi piaccio anche così... solo che probabilmente
ai
ragazzi non vado bene. Tutti mi trovano divertente, simpatica...
però
guai a pensarmi come qualcosa più che un'amica!-
aumentò il passo.
-Martina
tu sei una bella ragazza... secondo me non è il tuo aspetto
che li
frena...-
I
suoi occhi erano lucidi di rabbia, ma continuai.
-E
il tuo modo di porti... la tua costante esigenza di difenderti e
attaccarli, quasi una specie di aggressività. Li spaventa,
li
allontana. Tu non ti fai conoscere per la persona piena di
qualità
che sei!- le cinsi una mano attorno alle spalle cercando di farla
rallentare e per poterla abbracciare. Lei mi scostò. Ma io
ci
riprovai. La tirai per un braccio e la girai verso di me,
stringendola e come previsto scoppiò in lacrime. Era fragile
come
una farfalla, anche se i suoi modi erano acidi come un limone.
Singhiozzava e presto sentii la mia maglietta inumidirsi. Le poggiai
la guancia sulla testa e rimasi ancora lì finché
i gemiti si
spensero e lei tornò a respirare regolarmente. Si
allontanò
passando una mano sotto gli occhi, cercando di levare il nero del
trucco.
-Oddio
ti ho sporcato la maglietta...- disse in colpa.
-Non
fa niente... ne comperò un'altra...-
-Fottuto
riccone...-
disse sottovoce sorridendo.
Capii
che era uno dei suoi insulti, ma ci passai sopra.
-Se
mi prometti che non piangi più, ne compro una anche a te...-
Mi
fece la lingua, come una bambina di cinque anni.
Frugò
nella borsa alla ricerca di un fazzoletto e dopo essersi asciugata
gli occhi, si voltò e sporgendo la testa verso di me, mi
chiese se
era ancora macchiata.
Le
presi il viso fra le mani e le diedi un bacio sulla fronte. Vidi le
sue guance tingersi di un porpora acceso all'istante e si
allontanò.
-No
sei a posto...-
Ci
addentrammo nel paese e incredibilmente, come se con quel pianto
avessi aperto il vaso di Pandora, Martina uscì dal suo
bozzolo. Mi
raccontò delle sue amicizie, quelle di lunga data, quelle
che
l'avevano delusa, delle sue cotte colossali per alcuni ragazzi, mai
ricambiate, degli spasimanti che ogni tanto le rompevano le scatole,
ma con i quali lei non riusciva a essere troppo stronza, pensando a
quanto male ci stava lei dietro a ogni delusione, mi
raccontò della
sua famiglia, degli studi, dei milioni di libri che divorava... Era
una ragazza incredibile, se solo si fosse lasciata avvicinare da
tutti. Se solo non avesse avuto quell'atteggiamento così
scontroso
all'inizio.
Verso
il tramonto tornammo verso la spiaggia, l'aria si era rinfrescata, il
clima della Toscana era fantastico. Il giro di shopping ci aveva
lasciato con una maglietta nuova per me e un vestito per lei. Poi le
avevo regalato un braccialetto etnico, in realtà ne avevo
comprato
uno uguale anche per me. Probabilmente fu un gesto alquanto infantile
e affrettato, ma quando avevo visto quei braccialetti colorati non
avevo resistito.
-Dovunque
sarò fra anni so che non dimenticherò mai questo
posto e nemmeno
te... non fraintendere le mie parole... è solo che qui sto
così
bene!- le dissi porgendoglielo.
-No,
tranquillo... ho capito quello che vuoi dire... Grazie... è
veramente bellissimo!- mi toccò il braccio in segno
d'affetto.
I
suoi si stavano rivestendo e Lorenzo arrivò in fretta.
-Cari
miei, stasera non torno con voi!-
-Perché?-
chiese sua madre preoccupata.
-Bè..
ho conosciuto un po' di ragazzi dello stabilimento, mi hanno invitato
a cena e poi a ballare e mi riportano a casa!-
-Va
bene... stai attento!-
non avevo capito molto del discorso, poi però Lorenzo si
rivolse a
me e Martina.
-Venite?-
Lo
guardai interrogativo.
-Scusa
James... Allora ho conosciuto dei ragazzi e mi hanno invitato a cena
con loro e poi si va a una festa in spiaggia .. un modo per tornare a
casa lo troviamo!- sorrise.
-Certo
nessun problema per me...-
Martina
sorrise fra sé.
-Fortuna
che mi sono comprata un vestito...-
I
ragazzi dello stabilimento sembravano simpatici, anche se non capivo
molto di quello che dicevano, ma ridevano spesso, complice anche
l'alcool che scorreva a fiumi. Eravamo sulla spiaggia, attorno ad un
falò, qualcuno suonava la chitarra e alcune ragazze
ballavano, più
di una mi aveva esortato a seguirla, ma io avevo declinato l'offerta.
“Niente donne”. Ripetevo a me stesso, come se fosse
una specie di
mantra. Mi misi a osservare le persone in silenzio, cosa che mi
piaceva sempre tantissimo fare. Cercai Martina. I miei occhi la
trovarono poco dopo, seduta sulla sabbia bianca che rideva con un
gruppetto di persone. Avrei voluta raggiungerla, ma non mi alzai. Una
decina di minuti dopo fu lei ad alzarsi e a dirigersi verso il cesto
dove galleggiavano le birre. La raggiunsi.
-Bella
serata!-
dissi alzando la mia birra al cielo.
Rise
e annuì.
-Molto
bella..-
-Fai
una passeggiata con me?-
La
vidi tentennare. Non sapevo nemmeno io perché diavolo
volessi stare
da solo con lei, ma così era. Non controllavo le parole che
mi
uscivano dalla bocca in sua presenza, ero impulsivo come un ragazzino
alle prime armi.
Alzò
le spalle e aggiunse sottovoce:- Ok...- prese una birra e si
allontanò verso il bagnasciuga.
-Ragazzi
simpatici...- come sempre toccava a me iniziare a dire qualcosa.
-Già...
è vero!- ritornò ai suoi pensieri, si tolse i
sandali e mise i
piedi nell'acqua.
-Bellissima
questa spiaggia, questo posto!- non rispose, ma anche nel buio potei
vedere i suoi denti comparire in un sorriso.
Era
così diversa dal pomeriggio! Aveva parlato, riso, corso,
saltato...
cosa le era successo? Dopo qualche altro passo e sorsata di birra,
decisi di chiederglielo.
-James...
Io...-rispose,alzando gli occhi verso le stelle.-Ecco io...-
Una
voce interruppe le sue difficoltà, era Lorenzo.
-Ragazzi
si torna a casa, c'è l'ultimo pullman!-
Martina
lo raggiunse e capii che nemmeno quella sera non avrei capito che
cosa le frullava in testa.
Fede's
corner:
scusate il ritardo, ma è reinziata l'università
quindi poco tempo e soprattutto poca ispirazione... questo capitolo
è un po' strano, spero di recuperare nel prossimo!
GRAZIE a
tutti quelli che seguono e leggono questa storia pazza...
un ringraziamento particolare come sempre per Pepesale e le sue
divertentissime recensioni e a barbydowney
che ormai vedo tutti i giorni!