8. Partenze e quadri.
La
settimana seguente passò lenta. Lorenzo e Marina erano
sempre fuori
casa, a lavoro o all'università. Anna lavorava e io passavo
tutto il
mio tempo nei campi insieme a Francesco. Mi ritrovai quindi al Sabato
successivo con i muscoli doloranti e un'abbronzatura niente male.
Avevo dipinto moltissimo in quei giorni, quasi ogni sera: avevo
prodotto 3 quadri. Nel pomeriggio di Sabato stavo lavando i pennelli
nel lavabo in cortile, visto che avevo dipinto nel prato, quando
Anna, appena tornata dal lavoro, mi venne vicino.
-Ti
prego dimmi che posso comprarti quel bellissimo quadro che hai appena
dipinto! Starebbe così bene nel salotto!-
La
guardai sorpreso: -Comprarlo?-
-Bè...
mica lo posso semplicemente prendere!-
-Certo
che puoi... non scherziamo! Per me sarebbe davvero un onore. I miei
quadri di solito rimangono chiusi nello scantinato...-
-Oh
grazie James!- e rientrò in casa.
Tornai
verso il cavalletto e presi il quadro, ormai asciutto e mi avviai in
casa. Anna mi fece cenno di metterlo al posto di una stampa
impressionista.
Ero
fiero di vedere il mio lavoro apprezzato da qualcuno.
Il
mio Blackberry suonò insistente nella tasca desta dei jeans.
-Scusami...-
dissi uscendo.
Tornato
nel sole caldo, premetti il tasto verde e portai il telefono
all'orecchio.
-Pronto?-
-Franco...-
riconobbi subito la voce di Jordan.
-Jordan!
Che piacere... come stai?-
-Io
bene... tu un po' meno fra poco.-
-Cosa
è successo?-
-Bè...
il contratto che hai firmato con Gucci ti obbliga a venire a fare un
altro spot...-
-Non
esiste!-
-Hai
firmato...-
-Tu
non hai letto bene il contratto allora!-
-Ormai
è fatta... ma cosa ti lamenti? Saranno altri milioni di
dollari per
un paio di giorni di lavoro!-
-Ma
devo venire in America...-
-Ci
vediamo Lunedì a New York. Lo spot lo vogliono girare
lì. Ti ho già
prenotato il volo da Firenze, i dettagli sono in una mail.-
-Fanculo
Jordan!- ma il telefono dall'altro capo della linea era già
muto.
Porca
miseria, non avevo nessuna voglia di fare altre 18 ore di viaggio.
Soprattutto non avevo voglia di tornare in quel mondo, erano meno di
10 giorni che mi stavo godendo quel paradiso e già me lo
volevano
guastare. Incredibile!
Probabilmente
stavo inveendo contro il telefono a voce troppo alta, perché
Anna
uscì di casa preoccupata.
-Cosa
è successo? Qualcosa di grave?-
-Devo
andare a New York!-
-Problemi
familiari?-
-No...-
sbuffai:-lavoro...-
-Ah!
Ma tornerai vero?- la sua speranza in quella domanda mi invase di un
benessere incredibile: mi volevano bene davvero quelle persone.
-Non
lo so!- come non lo sapevo? Io volevo tornare! Non avrei nemmeno voluto
andarmene... perché avevo risposto così?
Anna
era visibilmente delusa:-Allora c'è da organizzare una festa
d'addio!-
-Non
è il caso...-
-è
proprio il caso, invece!- mi zitti lei rientrando in casa.
Ero
scosso, tornai nella mia camera e mi sdraiai sul letto nervoso. Non
volevo andarmene! Non volevo tornare già in America,
conoscendomi
poi mi sarei perso a New York! Mi perdo sempre a New York. Quando ci
vado rimango lì mesi, finché un amico non mi
viene a ripescare. Mi
faccio rapire dalla vita della città che non dorme mai, dai
locali,
spesso mi sono fatto rapire dalle sue ragazze. Io volevo godermi la
Toscana.
Probabilmente
mi ero addormentato perché quando riaprii gli occhi la
sveglia sul
comodino segnava le 18,30. mi alzai e mi diressi in bagno, dopo la
doccia mi diressi fuori. Arrivai in garage e guardai la
“mia”
Vespa. Volevo sentirmi di nuovo felice, così senza pensare
misi in
moto e uscii sgommando dal vialetto. La sensazione di
libertà che
avevo provato la prima volta non era così forte adesso,
purtroppo.
Capii che dovevo partire. Dopotutto era lavoro. Feci inversione e
ritornai alla cascina. Quando entrai in casa la tavola era
apparecchiata in modo più sontuoso e anche i membri della
famiglia
erano vestiti in modo più curato, mi vennero gli occhi
lucidi.
-James,
anche sei stato qui così poco, sappi che ci mancherai... e
se
volessi tornare ti accoglieremmo a braccia aperte!- Anna mi
abbracciò.
Il
loro calore umano mi stupiva sempre, non riuscivo ad abituarmici. Mi
fecero sedere e iniziammo a mangiare. Avevano cucinato di tutto e di
più: stentavo a credere che sarei riuscito ad alzarmi dalla
sedia
prima di qualche giorno. Durante la cena Martina non mi
guardò mai
negli occhi e non partecipò quasi alla conversazione. Verso
le 11,
dopo vari bicchierini di Vin Santo e Cantucci mi alzai e dissi che
sarei andato a dormire, il giorno dopo sarei dovuto partire alle 9.
Francesco si propose per accompagnarmi, ma Lorenzo insistette per
farlo lui. Li salutai e uscì sotto il cielo stellato, dopo
aver
fatto le valigie mi sedetti sulle sdraio nel giardino a fissare le
stelle. Sentii dei passi dietro di me. Nel buio della notte ero
invisibile nel prato. Era Martina, con qualcosa in mano. La vidi
arrivare fino davanti alla portafinestra di casa, far per bussare,
scuotere la testa e re incamminarsi verso casa sua.
-Aspetta...-urlai.
La vidi sobbalzare. Corsi verso di lei. Si era spaventata.
-Oddio...
che spavento!- rise nervosa e agitata.
-Cosa
volevi?-
-Niente...-
-Non
è vero!- mi avvicinai a lei un po' di più.
-Niente!-
abbassò lo sguardo su quello che stringeva fra le mani.
Guardai
anche io. Erano dei disegni, anche se nel buio non capivo cosa
ritraessero.
-Li
guarderai poi...-
-Grazie...-
continuava a rimanere con lo sguardo verso il basso. Istintivamente
cercai di alzarle il viso con la mano. I suoi occhi erano lucidi
sotto le stelle, sembravano piccole lucciole.
Non
resistetti un momento in più. Contro ogni logica e
previsione
premetti le mie labbra sulle sue. Lei era una statua di sale.
Immobile, con le labbra serrate, lasciò cadere il disegno
per terra
e appoggiò le sue mani sul mio petto.
Mi
staccai e la guardai fisso.
-Scusami...-
dissi, ma poi rimasi incredulo dalla sua reazione. Mi strinse il viso
fra le mani e cercò di nuovo la mia bocca e questa volta non
ebbi la
sensazione d baciare una statua di sale, anzi tutt'altro. Le sue mani
giocavano fra i miei capelli e io non potei fare a meno di stringere
i suoi fianchi. Dopo un tempo che mi parve anche troppo breve, si
staccò e mi sussurrò all'orecchio:-Scusami...-
corse via.
Ero
incredulo, non capivo cosa fosse appena successo. Raccolsi da terra i
suoi disegni. Erano paesaggi di mare, di campagna: era la Toscana.
L'ultimo era un mio ritratto, la testa appoggiata su un braccio.
Rientrai in casa e come successo nel pomeriggio ricaddi in un sonno
profondo. La sveglia suonò alle 6. feci una colazione veloce
e
portai tutte le mie valigie fuori nel cortile. Erano tutti pronti per
la mia partenza. Mancava solo Martina. Abbracciai forte Francesco e
Anna, rassicurandoli sul fatto che sarei tornato presto e mentre lo
dicevo, cercavo più che altro di convincere me stesso. Poi
montai
sulla macchina di Lorenzo e partimmo. Proposi al ragazzo di venire in
America, lui rise e disse:
-Magari...ma
non posso proprio lasciare il lavoro adesso!-
-Capisco...
comunque questo è il mio numero e la mia mail: vedi di farti
sentire
spesso!- dissi appoggiando un biglietto sul cruscotto.
-Contaci!-
rispose lui.
Arrivai
all'aeroporto, lo abbracciai e mi diressi verso il check-in. Non
capivo perché in cuor mio speravo ancora che lei spuntasse
da un
momento all'altro. Avevo vissuto troppo dentro i film per capire che
nella vita vera di solito queste cose non succedono. Nella vita vera
non è mai tutto chiaro come il sole, le cose sono confuse,
le
persone non sono chiare, il lieto fine non esiste e se c'è
lascia
sempre qualche vittima lungo il percorso.
Mi
sedetti sul mio sedile e ripresi i disegni di Martina, erano belli,
il suo tocco era profondo, calcato, quasi come se volesse far capire
che ci credeva davvero in quello che disegnava. Quella ragazza mi
sarebbe mancata.
Un
pensiero mi balenò nella testa: facendomi cadere nello
sconforto:
“Non avevo nemmeno il suo numero!”.
Fede's corner:
Ho aggiornato prestissimo perchè ieri mi
è scattata l'ispiration!! =)
GRAZIE a
tutte le lettrici silenziose, spero che la mia storia vi piaccia...
GRAZIE
a barbydowney!
spero che il capitolo sia di suo gradimento visto che c'è un
piccolo colpo di scena... =)
GRAZIE a Pepesale!
molto carina l'immagine dello spupazzamento di James...
ahahahhaah!! anche a me piacerebbe molto! *_*
BACI PULZELLE!