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Autore: Waanzin    17/10/2010    4 recensioni
Post-RE5. Dopo gli eventi di Kijuju, Jill Valentine ha abbandonato, disillusa, la lotta al bioterrorismo dilagante, separandosi definitivamente dall'amico Chris Redfield. Ma una misteriosa minaccia incombe, una minaccia che la porterà a riaprire capitoli della sua memoria con cui pensava di aver finalmente chiuso: gli anni oscuri passati alla corte del terrificante Albert Wesker.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed eccoci giunti all'epilogo. Jill Valentine ha attraversato un Paese delle Meraviglie di terrore in questa fiction, e spero che chiunque abbia avuto la voglia di leggerla si sia divertito tanto quanto mi sono divertito io nello scriverla. La mia prima fanfiction si conclude qui.
 
E' stata un'esperienza che ho apprezzato molto, e che probabilmente non mancherò di ripetere. Per ora, voglio scrivere a lettere cubitali un sonoro "GRAZIE!" per tutti quelli che hanno letto e per quelle anime pie che hanno avuto la pazienza di recensire ogni capitolo, aiutandomi in questo viaggio! Grazie a tutti, lettori e recensori! 
 
Prima di far partire lo spettacolo, ecco le consuete risposte alle recensioni del Capitolo precedente:
 
@ Giulia_bella: Ehi, vacci piano coi complimenti! Scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuto, e il fatto che quel capitolo ti abbia fatto aspettare con ansia quest'epilogo per me è un grande successo! Grazie di avermi seguito fin qui, e goditi il finale!
 
@ fiammah_grace: E' molto importante per me, sapere di non essere l'unico a sentirsi un pò stranito dalla conclusione di questa fanfiction! Dalle tue recensioni ho potuto leggere un genuino interessamento e te ne sono grata, perché mi è servito molto. Inoltre, lasciami dire che hai saputo cogliere benissimo il modo in cui ho dipinto la "scena finale" di Sherry... è proprio quella solitudine di Wesker che sembra essersi trasmessa alla sua "figlia adottiva", come un virus contagioso. Felice che ti sia piaciuto! 
PS: si, sapevo delle voci riguardo al passato da ladra di Jill, e ci ho sempre fantasticato molto sopra! Forse un giorno ci scriverò una fic, non so...
 
@ Shadow Eyes: IC, oh, IC... queste due lettere mi perseguiteranno fino alla tomba! Beh, che dire? Quando ho deciso di aggiungere il passato di Jill, che nei giochi è mostrato veramente poco, e d'inserire quella scena con Wesker, ho temuto che potesse rompere l'atmosfera IC che avevo tentato di mantenere. Ma la tua recensione mi conferma che non è successo, e ne sono strafelice! Così come sono felice che ti sia piaciuto il ruolo di Barry: è un personaggio che secondo me è stato sfruttato molto meno di quanto poteva essere usato, ho sempre adorato gli "orsi buoni" e il rapporto paterno con Jill... Per quanto riguarda Wesker, anche a me la sua caduta nella follia ha lasciato perplesso, ma non del tutto in maniera negativa. Sarà che la pazzia ha un suo fascino oscuro, specie in un personaggio così complesso come il caro Albert... il mio capitolo preferito resterà sempre e comunque il Code: Veronica, su questo non c'è dubbio.
PS: Adoro ricevere recensioni lunghe, sono le più belle ed utili, quindi non devi scusarti, anzi!
 
Vorrei infine aggiungere che mi prenderò la briga di rispondere via mail a tutte le recensioni che verrano fatte a questo Epilogo, visto che non potrò farlo come di consuetudine nel prossimo capitolo. Bene, si aprano le danze per l'ultima volta... buon divertimento! 



Epilogo.

Oggi. Appartamento di Jill Valentine.


Jill Valentine non si sarebbe mai più sentita sola.

La cerimonia era stata organizzata in fretta, ma questo non aveva influito minimamente sulla sua maestosità: non appena Chris Redfield aveva saputo cos’era successo, e che Jill aveva intenzione di tornare a lottare per la BSAA, aveva immediatamente fatto in modo di riunire tutte le alte sfere del settore Nord Americano  nel posto più congeniale alla ragazza.

Lei non seppe mai se lui lo stesse facendo per la gioia di riaverla accanto, o per scusarsi della sua distanza negli ultimi giorni... ma non era sicura di volerlo sapere. Assaporò quei momenti di vittoria come l’ufficializzazione della sua ‘rinascita’ e non gl’importava di null’altro, non vedeva l’ora di tornare a impugnare la sua Beretta al fianco dell’amico di sempre.

Si commosse quando, mentre le veniva conferita una medaglia al valore per la prontezza mostrata nell’agire tempestivamente a Wonderland, vide Barry,  in compagnia di tutta la sua famiglia e per la prima volta in smoking da quando l’aveva conosciuto, con gli occhi lucidi tra la folla.

Tutto era stato così festoso, imponente e... surreale. Ora la festa era finita, la folla si era dissolta nel pomeriggio e Jill era tornata a casa, per prepararsi a partire la mattina del giorno dopo verso il Quartier Generale. La routine sarebbe ricominciata... e per quanto Jill Valentine fosse una donna nuova, aveva un assoluto bisogno di ricaricare le batterie.

Guardò un’ultima volta l’appartamento deserto, e fu felice di notare come lo specchio le rimandasse l’immagine della Jill di sempre, castana e grintosa, gli occhi azzurri che brillavano nella luce purpurea del tramonto.  Poi... qualcosa scattò dentro di lei. Tutti gli eventi che aveva vissuto le passarono davanti, ma non in maniera caotica... come un’ordinata, lenta presentazione della sua vita che la preparasse al secondo tempo.

Era come se una voce le dicesse nella testa:  “ecco cos’hai fatto, ecco quello che stai per fare: sei pronta?”

Jill era pronta. Lo era più che mai... ma c’era qualcosa nel suo cuore che andava sistemato. Ora o mai più. Corse alla scrivania, si sedette sulla sedia e tirò fuori dal cassetto una foto... una foto che aveva tenuto nascosta per tutti quegli anni, agli occhi di tutti. Sul retro, la data sbiadita e una piccola scritta risalente ad anni prima recitavano: “il mio primo giorno!”. Qualche mese prima, una Jill sconvolta ed impaurita aveva aggiunto con calligrafia incerta le parole “Sindrome di Stoccolma”.

Una giustificazione, una rassicurazione... non ne aveva più bisogno. Si concesse una lacrima... una sola lacrima, che cadde sulla superficie lucida della foto. L’accarezzò, fermando il tempo per un istante... poi, con naturalezza, la gettò nel cestino e si alzò per andare a fare una doccia.

La foto si appoggiò sul fondo del secchiello metallico: con estrema lentezza, la lacrima scivolò via, bagnando un poco il volto di un Albert Wesker di tempi andati, con la propria divisa della STARS e il solito portamento impeccabile. Ai suoi piedi, una giovane Jill era inginocchiata in una posa dinamica, con la fidata Samurai Edge in mano, e guardava verso il fotografo con un sorriso smagliante...

Tempi, e sentimenti, che finalmente Jill Valentine aveva avuto il coraggio di accettare... e di lasciare andare.

Qualche giorno prima. Un punto imprecisato in Europa.

La stanza era buia, tenebrosa. L’unica luce proveniva dal muro di schermi che proiettavano delle immagini... il duello tra Jill Valentine e Sherry Birkin a Wonderland, visto da una prospettiva aerea... la telecamera di una satellite.

Davanti agli schermi, una grossa poltrona dall’aria tecnologica troneggiava, asettica e bianca, nelle tenebre. Il silenzio veniva interrotto soltanto dai suoni, soffocati, dei dialoghi tra Sherry e Jill che provenivano dagli schermi.

La figura seduta ad esaminare il video sorrise... un ghigno che attraversò i lineamenti rigidi e decisi. Ancora nascosta dalle tenebre, parlò, e il tono gelido spezzò il silenzio.

«A quanto pare, Sherry non è adatta al ruolo... bisognerà trovare una nuova regina di cuori. Pazienza... il tempo è dalla mia parte. E quanto alla piccola Alice... è pronta ormai... ma non sa che il Paese delle Meraviglie non è un luogo. E’ un mondo. Il suo...»

E una risata spezzò le tenebre, una risata gelida e folle, mentre gli schermi si spegnevano, e da qualche parte in America una ignara Jill telefonava a Chris per informarlo, con le lacrime agli occhi, di ciò ch’era successo.

Jill Valentine
W O N D E R L A N D
Fine. 
  
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