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Autore: Mapiamica    17/10/2010    1 recensioni
Ho sempre pensato cosa sarebbe successo se al posto di Susanna ci sarebbe stato Terence a subire l'incidente. Candy l'avrebbe amato lo stesso? O Susanna avrebbe continuato a stargli vicina? Premetto che è la prima volta che scrivo una storia su un sito, che mi piace scrivere(scrivo recensioni di libri su un giornalr online, e che sono una fans sfegatata di Terence e Candy anche se Albert non mi dispiace. Perdonatemi se farò errori o mi permetterò qualche licenza poetica. Spero vi piaccia la storia. Scrivetemi le vostre impressioni e critiche. Bye bye, alla prossima:
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V VECCHI RANCORI E AFFETTI SPEZZATI Eleanor bussò timorosa alla stanza del figlio. Era spaventata al pensiero della reazione di Terence alla vista del padre ma non poteva impedire quell’incontro. Terence era ancora minorenne e Richard aveva tutti i diritti legali per vederlo. Inoltre sperava che tra padre e figlio si potessero chiarire tutti i malintesi e ricominciasse un nuovo rapporto di stima e fiducia, proprio come era successo tra lei e Terence e, in ultimo, sperava ardentemente che l’ex marito potesse davvero aiutare il figlio a guarire. Perciò, dopo un lungo, profondo sospiro, entrò nella stanza, facendo cenno al duca di aspettare fuori. - Ti disturbo, caro? – chiese titubante. - No mamma – rispose il ragazzo con calma. Erano trascorsi alcuni giorni dalla visita di Albert e Terence aveva ripensato alle sue parole, le aveva rimuginate, analizzate, interiorizzate. Non che l’avesse perdonato per la storia con Candy ma aveva capito che forse non diceva il falso riguardo al suo atteggiamento scorbutico e quasi autolesionista. Aveva dunque deciso di sforzarsi a cambiare o quanto meno vedere le cose con più ottimismo, perciò aveva ripreso a leggere, a vedere qualche amico, aspettando che Albert ritornasse per portarlo da qualche medico specialista, come gli aveva promesso. Vedendo la madre turbata e inquieta le chiese: - Che c’è, mamma? Perché sei così nervosa? - - Beh… ecco… fuori c’è una visita per te… ma promettimi che non ti arrabbierai… - - Perché dovrei? – chiese stupito. - Ehm… c’è… c’è tuo padre… - gli annunciò, tutto d’un fiato. - Mio padre? E perché è qui? Cosa vuole? – chiese esterefatto Terence. - Ha saputo dai giornali del tuo incidente e… vuole aiutarti. – - Aiutarmi? E come pensa di farlo? Aiutarmi… non l’ha mai fatto! – quasi urlò, e i suoi occhi blu s’incupirono, come il mare in tempesta. - Terence, non credi che un uomo possa cambiare nella vita? – gli chiese suo padre entrando in quel momento. Calò un lungo silenzio carico di tensione. Terence guardava il duca con un misto di rancore e rabbia. Non poteva dimenticare i lunghi anni di solitudine, di disperazione, di umiliazioni per elemosinare un po’ di affetto e calore umano da un padre sempre assente o comunque poco interessato a lui, a quello che voleva veramente, indifferente e distante. Il duca iniziò a parlare con voce ferma ma dopo un po’ si sentiva tutta l’emozione trattenuta a stento. - Lo so che mi disprezzi per come mi sono comportato con te. Sono stato scostante, severo, rigido, insomma un cattivo padre. Non mi perdoni l‘averti portato via da tua madre. A quel tempo mi sembrava la soluzione migliore ma ho sbagliato, e gli sbagli si pagano e anche cari… - e si fermo un attimo, pensieroso. Vedendo lo sguardo interrogativo di Terence e sua madre, continuò dopo un lungo sospiro. - Vedete, voi non potete immaginare quello che sta succedendo in Europa. E’ un immenso campo di battaglia, ogni giorno piovono migliaia di bombe sulle città, muoiono non solo migliaia di soldati, ma anche civili, donne e bambini. – a quel punto si fermò, mordendosi un labbro per non soccombere alle lagrime, che stavano per sgorgare. Non voleva mostrarsi debole e vulnerabile. Eleanor si sentì stringere il cuore. Ebbe la strana sensazione che qualcosa di terribile fosse accaduto all’ex marito ma non osò pensare a cosa. Anche Terence ebbe le stesse emozioni e si sentì rabbrividire. Aspettavano entrambi trepidanti che il duca parlasse. - Era un pomeriggio di fine marzo e io ero al castello in Scozia. – iniziò a raccontare l’uomo, quasi in trance – Christine era voluta andare a trovare sua sorella nel nord della Francia, portando i bambini con sé. Tutto è accaduto in un attimo… il rombo degli aerei… le bombe che cadevano… Mi hanno telefonato quella sera dall’ambasciata inglese in Francia, dicendomi che mia moglie, i miei figli e mia cognata con la famiglia erano rimasti gravemente feriti e l’avevano trasportati a Parigi, in ospedale… sono corso appena ho potuto… - il duca s’accasciò su una sedia, travolto dall’emozione. - Papà – osò chiedere Terence, nel silenzio interrotto solo dai singhiozzi sommessi di Eleanor - vuoi dire che… sono morti? – Richard Gramchester esitò un attimo. Raramente il figlio lo aveva chiamato papà. Poi: - Hanno lottato per mesi, i medici hanno fatto il possibile ma… non ce l’hanno fatta. – Il ragazzo chinò il capo, travolto da un mare di sentimenti contrastanti. Pur ricordando tutto il male ricevuto da quell’uomo, non poteva fare a meno di provare pena e tristezza ma si chiedeva anche se era solo il fatto di essere rimasto solo ad averlo spinto a cercarlo. La voce del padre lo distolse dai suoi pensieri. - Terry, io volevo venire prima a cercarti ma ero impossibilitato da quanto accaduto. Forse non ci crederai ma io ti ho sempre voluto bene, magari non dimostrandotelo apertamente. Ora però ho l‘occasione per dimostrarti che dico il vero. Prima di partire ho preso accordi con un professore che cura i casi come il tuo. E’ uno psicologo, uno studioso di una nuova branca medica… - - Lo so benissimo cosa studia! – lo interruppe il figlio, accigliato – Studia i matti… vuoi dire che lo sono? - chiese fremente. - No. Tu hai solo un blocco mentale, me l’ha spiegato il dottore, lui cercherà di rimuovertelo. Domani abbiamo appuntamento nella sua clinica. - E se non funzionasse? – chiese Eleanor, che era rimasta in silenzio fino allora per riprendersi dalle emozioni di quella mattina. - Proveremo con altri medici, gireremo il mondo se possibile, ma non lascerò che nostro figlio rimanga su una sedia a rotelle! -
  
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