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Autore: MusaTalia    19/10/2010    4 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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007 Crime and Punishment

007 Crime and Punishment

Crimine e Punizione/ Delitto e Castigo

“Il crimine è una cosa comune. La logica è rara. Tuttavia è sulla logica che dovresti insistere.” Sir Arthur Conan Doyle

 

Quella mattina il Colonnello Roy Mustang era arrivato provvidenzialmente presto in ufficio, prima dei suoi sottoposti, addirittura prima del Tenente Hawkeye. Un evento del genere non accadeva da circa tre anni, ma quella mattina una vocina gli aveva sussurrato all’alba di alzarsi e prepararsi in fretta.

Così era praticamente rotolato giù dal letto, ritrovandosi avvolto tra le lenzuola in stile mummia, ed imprecando, mentre cercava di districarsi in quel groviglio, si era diretto in bagno.

Non aveva nemmeno preso il caffè tanto era impaziente di arrivare al Quartier Generale.

Lungo il tragitto si era domandato se per caso un demone avesse preso possesso del suo corpo durante la notte, ma no, non era possibile.

La stessa vocina che con così poco riguardo l’aveva svegliato gli consigliò di andare a ritirare la posta, prima che uno dei ragazzi lo facesse al posto suo.

Prese il plico di lettere e cominciò a curiosare i nomi di mittenti e destinatari delle buste mentre saliva le scale per arrivare in ufficio.

Una lettera in particolare attirò la sua attenzione. Era destinata al Tenente Riza Hawkeye, da parte del Sottotenente Andrea S.

Chi era questo tizio? Cosa voleva dal suo Tenente? Ma soprattutto, perché Riza se la filava con un insulso Sottotenente? Lei poteva avere di meglio. Un Colonnello, tanto per fare un esempio.

Entrò nell’ufficio fissando la busta con uno sguardo talmente intenso che poteva sembrare che riuscisse a leggere il foglio contenuto all’interno.

Si sedette sulla sua poltrona, sempre con gli occhi puntati su quel misero pezzo di carta, passando in rassegna tutti i nomi di Sottotenente che conosceva, ma non ricordava nessuno di nome Andrea S. Magari quello lì e Riza si erano conosciuti all’Accademia. Ma allora, in quel caso era da molto che si frequentavano e lui non ne sapeva nulla. Oltraggioso!

Era talmente concentrato nelle sue elucubrazioni che non si accorse minimamente dell’arrivo dei membri della sua squadra, in primis il Tenente Hawkeye.

«Buongiorno Colonnello» lo salutò la donna. «È già andato lei a ritirare la posta questa mattina?» domandò leggermente sorpresa.

Roy ritornò alla realtà. «In effetti. Ti è anche arrivata questa lettera, Tenente» disse porgendole la busta. Ma quando lei cercò di prenderla lui la trattenne per qualche secondo prima di mollarla, sotto lo sguardo contrariato della donna, che non appena lesse il mittente si allargò in un sorriso radioso. Anche fin troppo radioso.

Già era raro vederla sorridere, figurarsi poi quando anche gli occhi, gli zigomi e non solo le labbra si piegavano in quell’espressione di gioia. Quel giorno sarebbe piovuto, poco, ma sicuro.

Il Tenente si andò a sedere al suo posto e con il tagliacarte aprì con cura la busta, tirando fuori due fogli scritti fitti ed un cartoncino più piccolo. Lesse rapidamente quelle due pagine e il Colonnello notò che più andava avanti con la lettura più sembrava di buon’umore.

Maledetto Sottotenente S., qual era il suo segreto per rendere così felice una donna della pasta di Riza Hawkeye? Quali trucchi aveva usato per ammaliarla, per corteggiarla e farla cadere nella sua trappola?

La curiosità era troppa, uscì di fretta, senza dare spiegazioni, dalla stanza, dirigendosi al centralino della base. La signorina che lavorava lì conosceva tutti i militari che lavoravano in quel luogo, sicuramente l’avrebbe aiutato a risolvere il mistero riguardo l’identità del corteggiatore misterioso.

Una volta arrivato si appoggiò con fare seducente al bancone e cominciò a fissare insistentemente la povera signorina, che non poté resistere a lungo allo sguardo magnetico di Roy Mustang, il noto Alchimista di Fuoco.

«Posso fare qualcosa per aiutarla, Colonnello?» domandò timida.

«Spero proprio di sì…».

Lei lo guardò invitandolo a proseguire.

«Tu per caso conosci un certo Sottotenente, amico del tenente Hawkeye, il cui cognome inizia per S?».

«Temo proprio di no».

«E il nome Andrea ti dice qualcosa?».

«No, signore. Perché?»

Cavoli. Un buco nell’acqua.

«Niente, niente. So solo che questa persona deve vedersi con il Tenente per discutere alcune cose. Se magari riuscivo a trovarlo adesso il Tenente sarebbe uscita prima dall’ufficio…» buttò lì, sicuro che quella scusa, banale a campata in aria avrebbe retto.

«Colonnello, a volte penso che dovrebbe prendere più seriamente il suo lavoro» lo riprese bonariamente.

«Suvvia! Solo una piccola pausa. In fondo lavoro molto».

E dopo un sorriso ammiccante pieno di sottintesi se ne andò, lasciando lì la signorina con lo sguardo sognante.

Ritornò mogio nell’ufficio, poiché non era riuscito a scoprire niente, e per tutta la mattina firmò svogliato pratiche e rapporti. Non che ci fosse molta differenza rispetto al solito, però, questa volta, la sua scarsa voglia di compiere il suo dovere era data da qualcosa di diverso dall’usuale pigrizia.

Quando arrivò il momento della pausa pranzo, tutti i suoi sottoposti, compresa Riza, scesero in mensa per mangiare. Il Colonnello affermò che li avrebbe raggiunti poco dopo, prima doveva fare una telefonata.

Non appena la porta si chiuse, dietro a Fury, Roy mise in atto il piano che aveva cominciato a macchinare nel momento in cui si era riseduto sulla sua poltrona: cercare quella lettera e scoprire qualcosa di più su quell’odioso Andrea S.

Peccato che, quando aveva deciso di scendere al centralino per informarsi, Riza stesse ancora leggendo la lettera, ed una volta ritornato, invece lei era in piedi, vicino alla sua scrivania, intenta a sistemare delle noiose cartacce da firmare.

Tese l’orecchio per sentire i suoni provenienti dal corridoio. Niente. Evidentemente tutti erano a pranzo.

Dunque si alzò e si avvicinò con circospezione al tavolo di lavoro della sua sottoposta. Sul piano c’erano parecchi fogli, impilati ordinatamente. Li sfogliò uno ad uno, ma nulla.

Decise dunque di passare ai cassetti. Nel primo c’erano solo pratiche e documenti, che risistemò alla rinfusa. Il secondo, invece, conteneva le pistole; lo richiuse subito. Spazientito rovesciò il contenuto del terzo sul pavimento ed, una volta sedutosi, cominciò a cercare disperatamente tra tutte quelle carte il corpo del reato.

Finalmente lo trovò e iniziò a leggere.

 

Mia cara Riza,

 

Bleah! Che smielato sto tizio! Come se a Riza facesse piacere una cosa del genere…

 

È moltissimo tempo che non ci sentiamo, ma nonostante tutto ti penso spesso.

 

Di male in peggio.

Quelle poche parole significavano un sacco di cose: primo, loro due si conoscevano da parecchio tempo; secondo, anche se non erano propriamente in contatto, il loro legame doveva essere forte; terzo, ma non meno importante, dovevano esser stati, e quasi sicuramente continuavano ad essere, molto intimi.

Un gentile colpetto di tosse alle sue spalle lo distrasse dai suoi pensieri.

Acc…

«Le serve una mano, Colonnello?»

Dannazione! Era stato preso con le mani nel sacco. Colto in flagrante reato. Non gli rimaneva che rivolgere le sue ultime preghiere, perché questa volta Riza l’avrebbe impallinato a dovere.

Si girò, molto lentamente, con l’arma del delitto ancora in mano e un sorrisino imbarazzato.

«Veramente no, Tenente. Grazie».

«Molto bene. Perché lei, adesso, risistemerà tutto e prima che la pausa pranzo finisca, senza il mio aiuto. Dopodiché si siederà alla sua scrivania e passerà tutto il pomeriggio a firmare i suoi documenti, senza alcuna lamentela. E già che c’è, sta sera farà un paio d’ore di straordinario. Da solo». Aveva detto tutto con voce tranquilla, ma lo sguardo era fiammeggiante, in parte anche divertito, di fronte alla reazione del suo superiore.

«Certo!». Roy deglutì rumorosamente e si mise subito all’opera, mentre Riza recuperava la sua lettera e se la infilava nella tasca dei pantaloni.

«Un’altra cosa, Colonnello. La prossima volta, se vuole sapere qualcosa, chieda. Non lo sa che domandare è lecito e rispondere è cortesia?».

Il pomeriggio passò liscio come non capitava da anni. Il Colonnello non fiatò e non osò alzare lo sguardo sul suo Tenente per tutto il tempo.

Alle sei, finalmente, il turno terminò e tutti se ne tornarono a casa. L’ultima ad uscire fu il Tenente Hawkeye.

«Signore. Per la cronaca, il Sottotenente Andrea S. è una mia cara amica. Ha partorito pochi giorni fa e mi ha scritto chiedendomi di andarla a trovare. Mi ha anche mandato una foto del suo bambino». Detto questo, senza aspettare risposta, uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciando il Colonnello sulla sua sedia a maledirsi.

Dannata vocina! La prossima volta che provi anche solo a sussurrarmi qualcosa sta certa che non ti ascolterò! E si è anche messo a piovere…


Note finali:

Ed eccoci al settimo theme. Dopo Death, e dopo avervi propinato non proprio cose allegre fino a questo momento, ho deciso di sperimentare il comico. In realtà la situazione è un po' banale, ma io l'ho trovata comunque divertente. Anche questo giro spero che il colonnello non se la prenda troppo se lo sto leggermente ridicolizzando. Spero di non aver reso Riza troppo OOC, però ho pensato a quelle volte che riprende Roy, soprattutto in merito al suo lavoro, quindi... Penso che il theme parli da solo, per il resto. Ho pronti i prossimi due, per questo riesco ad essere al momento così regolare con gli aggiornamenti, ma terminati quelli, non prometto niente.
Un grazie a chi recensisce.
Castiel: Ho riletto la tua recensione almeno cinque volte, perché hai centrato esattamente quello che volevo trasmettere ed avevo cercato, molto malamente, di spiegare. Quindi questo mi ha fatto molto, molto piacere. Poi sono contenta che tu abbia apprezzato la mia scelta riguardo al contesto. Quindi, anche se sono ripetitiva, spero mi perdonerai, Grazie! Grazie! Grazie!
Avis: Sono molto contenta che tu abbia apprezzato Death. Non era facile da capire per la sottoscritta che l'aveva scritto, fugurarsi per voi poveri lettori che dovete sorbirvi i miei scleri letterari, se così possiamo definirli... Sono soprattutto contenta che l'idea di alternare la narrazione al Tango ti sia piaciuta. Era un esperimento il mio, la prima songfiction che provavo a scrivere, e sembra venuta fuori decente. Riguardo alla questione delle recensioni la penso esattemente come te, anche se dovrei fare  più spesso i compiti a casa, e quindi recensire un po' più di storie. Solo che sono molto pignola, e quindi una storia deve colpirmi, sotto tutti i punti di vista, perché poi io la commenti. Vabbè, ti ho tediato anche fin troppo a lungo. Ancora: Thank you very much!



   
 
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