Buonasera!
Eccomi qui, con una shot dal punto di vista di Dom.
E’ triste, vi avviso.
Beh, adesso vi lascio alla lettura.
Wrong.
Sbagliato.
Si, sbagliato è la parola giusta.
La penna d’inchiostro nero scorre veloce su quella pagina
bianca di diario.
Un diario vecchio e rovinato, che puzza anche un po’, se devo
dire la verità.
L’ho trovato in un cassetto del comò in camera dei
miei genitori. Penso sia di
mia madre, la calligrafia delle prime pagine sembra la sua. Ci sono
scritti
degli orari e alcuni nomi, probabilmente sono appuntamenti. Un nome
è cerchiato
e ha di fianco un cuore. Quando l’ho visto prima mi
è venuto quasi da svenire.
La vista si è annebbiata e il cuore ha smesso di battere per
qualche secondo,
ne sono sicuro.
Dio, mia madre innamorata? Innamorata di qualcuno che non era mio
padre? Non
riesco neanche a concepire un cosa del genere. Mia madre è
sua, è sua e di
nessun altro. Anche adesso che… Insomma lo sarà
per sempre e basta.
So che questo è uno stupido diario di quarant’anni
fa, di quando lei era
un’adolescente, ma potrebbe riaccadere no? Non vedo
perché non potrebbe provare
ad amare di nuovo. E infatti, infatti…Cristo, mi viene da
piangere. Non voglio,
non voglio farlo. Non posso farmi vedere così da loro.
Mamma, Emma, non ve lo
meritavate questo. Non me lo meritavo neanche io, veramente.
Perché? Perché hai lasciato che tutto questo
accadesse? Papà non se lo
meritava, no!
Morirei io al posto suo, se solo potessi tornare indietro. Lui era
lì per me,
era felice, perché l’hai ucciso? Perché
me l’hai portato via così?
Sbagliato.
Ancora
sbagliato. E potrei andare
avanti a scriverlo, a ripeterlo all’infinito.
Sbagliato! Sbagliato! E’ sbagliata la mia vita.
Quella penna ormai sembra aver preso vita, non è
più la mia mano a guidarla.
Scrive e riscrive quella parola senza fermarsi, calcando sempre di
più, quasi
perforando la pagina spessa di quel diario.
Mi manchi, mi
manchi papà.
Le parole
cambiano.
Le lacrime ritornano, gli occhi bruciano, mi pungono come se avessi
degli
spilli dentro.
Ti rivorrei, qui.
Qui con me, dove dovresti essere.
Perché mi manchi, mi manchi da morire.
E vorrei che questo strazio finisse.
Vorrei poter spegnere il cervello per un momento, un momento soltanto.
Vorrei poter non sentire più, vorrei diventare sordo per non
sentire più quel
devastante pianto. Quei singhiozzi che mi fanno impazzire. Si, mamma,
mi fanno impazzire.
Vorrei che qualcuno mi salvasse da tutto questo, ma credo
durerà ancora a lungo
questo turbinio di tristezza, paure e rabbia.
Si, la rabbia mi invade.
Vorrei spaccare tutto a volte, vorrei prendermi a calci da solo, se
potessi.
Ogni tanto mi ritrovo anche a strapparmi i capelli.
Dio mio, ma quanto tempo è che vado avanti così?
Una settimana? Due? Un mese?
Non me lo ricordo neanche più. So solo che le giornate sono
diventate monotone.
So solo che ogni giorno provo le stesse sensazioni come se qualcuno
avesse
fermato il tempo, come se qualcuno con un incantesimo mi facesse
rivivere
sempre quel dannato giorno. Giuro che se scoprissi che è
davvero così, che
davvero qualcuno mi ha maledetto, mi suiciderei, senza neanche pensarci
un
attimo. Non potrei continuare a vivere in questo modo, torturandomi.
Forse avrei bisogno di parlare con qualcuno.
…Già, parlare. Saranno due settimane che non apro
bocca.
Ce l’avrò ancora la voce? O se ne sarà
andata con lui? Beh, se fosse
così saprei che sta bene, la mia voce. Sarebbe con te,
papà.
Mi schiarisco la gola, scandisco una parola.
C’è.
C’è ancora la mia voce.
Bene, posso parlare. Devo parlare. Voglio, forse.
Ma con chi?
Con mamma, non ci penso neanche. Sarebbe solamente una cosa straziante,
lei
scoppierebbe a piangere e io dovrei rintanarmi qui, nella mia vecchia
camera,
di nuovo.
Con Emma, no. Non so perché. Non mi va e basta.
Oddio, Chris e Matt.
Quanto tempo sarà che non li vedo o non li sento? Dal
funerale, probabilmente.
Mi hanno chiamato, sono venuti qui, è ovvio. Non sono dei
cattivi amici, anzi
al contrario sono perfetti. Sono io che sono sbagliato. Non li ho
voluti
vedere, ma come non ho voluto vedere né sentire qualsiasi
altra persona.
Chris, non penso di chiamarlo. Sicuramente è con i suoi
bambini e non vorrei
rovinargli la giornata. Meglio di no.
Matt, forse potrei chiamare lui.
Matthew è una di quelle persone che si possono incontrare
raramente, che per
riuscire a conoscerle devi aver un pò di fortuna. Ecco, quel
giorno al parco,
devo avere avuto una fortuna enorme, e poi pensare che è
stato lui a venire da
me. Matt è una persona speciale,
è quella persona che puoi definire
migliore amico, quella persona che porterai nel cuore per sempre
qualsiasi cosa
accadrà.
Alla fine chiamo lui, ho voglia di sentire la sua voce.
Prendo il cellulare, rimasto spento da…da quando
è morto.
Lo accendo e aspetto qualche minuto.
Una miriade di messaggi compaiono sullo schermo.
La maggior parte di Matt. Tutti simili.
“Come stai?” “Voglio
vederti.” “Ti prego fatti sentire.”
Circa una ventina di messaggi così.
Eccomi, Matt. Adesso mi faccio sentire.
Compongo il suo numero, che so a memoria per mia fortuna o sfortuna.
Il telefono squilla.
“Pronto!” Urli affannato dall’altra parte
del telefono.
“Matt…” Dico con un filo di voce. Alla
fine devo anche riabituarmi ad usarla.
“Dom, Dom! Come stai?” Chiedi premuroso.
“Diciamo che sto.”
Sospiri profondamente. “Mi è mancata la tua
voce.” Dici.
“La tua molto di più.” Rispondo.
“Scusami se non ti ho voluto vedere, ma…”
“Zitto, Dom. Non c’è bisogno che mi
spieghi niente.” Replichi comprensivo.
Rimaniamo in silenzio per un po’, solo i nostri respiri
coordinati.
“Matt, io sono stanco.” Esordisco.
“Lo so…”
“Io voglio che tutto questo finisca, adesso.”
Sussurro trattenendo un singhiozzo.
“L’unico che può farlo finire sei
tu.” Dici sicuro.
“Come, Matt? Come?”
“Potresti, come prima cosa, provare a uscire da quella casa.
Fai due passi,
Dom. Respira…”
“Ho bisogno di te.” Riesco a
risponderti, soffocando un altro
singhiozzo.
“Sono qui, lo sai. Lo sai che non ti lascerò mai,
vero?” Mormori. “E’ così
stupido parlare al telefono...”
“Usciamo.” Propongo senza neanche pensarci.
Voglio vederti, voglio un tuo abbraccio, una tua carezza.
“Usciamo.” Rispondi. “Fra un quarto
d’ora sono lì. Se potessi sarei già da
te,
adesso, Dom.”
“Grazie.”
“Mi sei mancato.” Sussurri con un filo di voce.
“Tu mi manchi ancora.” Rispondo prima che la
conversazione si chiuda.
Neanche un minuto e sento il telefono vibrare.
Un messaggio.
Un messaggio di Matt.
“Hopelessly I’ll give you everything
But I won’t give you up
I won’t let you down
And I won’t leave you falling
If the moment ever comes”
Si, Matt, non mi lascerai mai.
Sei la mia persona speciale.
Tu mi salverai, lo so.