Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    11/11/2005    0 recensioni
Nel maggio del 2001 ho terminato di stendere la mia terza fanfiction dedicata a Shadow Lady.
"Shadow Lady e lo show dei Petiamì" è stato concepito da un lato come un racconto per approfondire il ruolo assunto da Shadow Lady presso i demoni e per introdurre nuovi personaggi, dall'altro come una riflessione semiseria sui giudizi che taluni fanno inopportunamente sui fumetti giapponesi.
È immediato riconoscere in ciascuno dei Petiamì la rivisitazione di uno dei Pokemon e le citazioni sono tante da far avvicinare molto la fanfiction ad un crossover.
Spero che i Pokefanatici di tutta Italia apprezzino.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e lo show dei Petiamì
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Fuori dal televisore

La ragazza era splendida. I suoi capelli biondi erano raccolti in un'acconciatura a punte, il suo abbigliamento appariva tanto sgargiante quanto sensuale.
Il suo vestito nero non le copriva che un paio di centimetri al di sotto dell'inguine e la parte superiore del suo seno era evidenziata da uno spacco circolare sul tessuto.
Al centro di una coppia di riflettori, fece un sorriso malizioso e dolcissimo, poi sparì nell'aria.
"Ispettore Dory" disse un uomo nell'uniforme della polizia rivolto ad un uomo alto e magro che aveva capelli grigi e corti "anche questa volta Shadow Lady ci è sfuggita." Alle spalle dell'ispettore, uno al posto di guida, l'altro sul sedile posteriore di un'auto della polizia c'erano altri due personaggi.
"Un'altra volta." ruggì l'ispettore "Ma sarà l'ultima. Quella ladruncola ha compiuto la sua ultima impresa."
Si voltò. Un cupo tuono sembrò sottilineare le parole dell'uomo.
"Non è così, Yamazaki?" disse rivolto all'uomo seduto sul sedile posteriore, un tipo dagli spessi occhiali e con un lungo naso.
Yamazaki annuì. "Proprio come dice lei, ispettore."
Sul sedile anteriore era seduto un giovane bruno, dal fisico atletico. Il suo occhio sinistro era quasi coperto da un ciuffo di capelli più lungo, che scendeva verso il basso. Le sue labbra nascondevano un sorriso.
"Lo pensi anche tu, vero Bright?" chiese.
Bright non riuscì più a celare il suo divertimento.
"Comincio a credere che non la prenderemo mai." disse.
Pesanti goccioloni cominciarono a cadere sul capo dell'Ispettore.

"Demota, sei sveglio?" chiese una giovane ragazza bussando alla porta.
Aveva i capelli biondi raccolti in una lunga treccia, ad eccezione di due ciuffi attorno alle orecchie, un fisico gradevole celato da alcuni maglioni e da un paio pantaloni pesanti e un viso dolce su cui non c'era un'ombra di trucco.
"Aimi, lasciami stare ancora un po' al caldo, ti prego." disse una voce dietro la porta.
"Se vuoi una colazione calda, vai in cucina. Io non ho il tempo di preparartela di nuovo." replicò Aimi.
Con passi decisi raggiunse il salone. La televisione era accesa. In primo piano c'era l'immagine di un essere giallo che somigliava piuttosto vagamente ad un coniglio con un naso da cane.
"Lekan" diceva la televisione "è il più noto dei personaggi animati giunti quest'anno sul piccolo schermo. I Petiamì, i personaggi di cui Lekan è il più rappresentativo, vengono trasmessi da meno di un mese, ma hanno già suscitato l'interesse generale. La scelta dell'emittente di interromperne la trasmissione da questa settimana è conseguenza di questo interesse e fonte di nuove discussioni."
Un uomo dalla testa pelata e dai lunghi baffi bianchi apparve sullo schermo. Sotto la sua immagine una didascalia lo presentava come "Professore emerito di comunicazione di massa."
"Il modello comportamentale proposto da questi soggetti, non può definirsi alieno dall'ispirare atteggiamenti in emulazione, pericolosa in quanto i soggetti non esprimono una piena consapevolezza della realtà circostante, ma la travisano significativamente. Ecco perchè alle menti ancora non pienamente consapevoli della realtà questo spettacolo non può essere proposto."
Un bambino dell'età apparente di dieci anni uscì dalla porta accanto alla quale si era fermata Aimi. Era magro ed aveva i capelli neri. Due ciuffi, più alti, ricordavano la forma di un paio di corna. Indossava un pigiama chiaro su cui erano diseganti alcuni pipistrelli.
Sbadigliò rumorosamente.
Una donna pesantemente truccata, che indossava occhiali con una spessa montatura color rosa, apparve sullo schermo assieme alla didascalia "Esperta di educazione e rieducazione dei minori."
"Io non capisco come si possa realisticamente immaginare di tenere i bambini all'oscuro della realtà della vita, immergendoli in fantasticherie prive di contenuti che non li preparano ad affrontare le avversità e le asperità di un cammino che tutti ben conosciamo. Per risolvere i mali del mondo, le nuove generazioni devono conoscerli."
"Ma che cosa ha detto?" chiese stancamente il bambino.
"è un'esperta, Demota" rispose Aimi "sa quello che dice."
"Credevo che la parole servissero a farlo sapere anche agli altri." commentò Demota con un altro sbadiglio.
Un piccolo granello di polvere che volteggiava per la stanza si accese e divenne luminoso come una lucciola. La piccola luce in pochi secondi si trasformò in una fiammella che poi girò su se stessa, descrivendo nel frattempo una figura più ampia. All'interno della luminosità descritta dalla fiamma, prese forma una creatura dalle orecchie a punta e dalla lunghissima coda. I suoi occhi erano luminosi come delle minuscole braci.
"Onore ad Aimi" salutò "colei che possiede il titolo di Shadow Lady e che parla come Messaggero del Sovrano del Fuoco."

Aimi aveva seguito l'essere dall'aspetto di un uomo dal fisico massiccio, dalla pelle chiara e dai capelli bianchi, lievemente ondulati. Attorno al corpo della cretura non aveva mai cessato di brillare una lieve ma distinguibile luminosità.
Era entrata infine in una piccola stanza di pietra grigia, assieme ad una creaturina dalle ali di pipistello e due aguzze corna.
L'essere luminoso si era accomodato su un sedile di pietra in fondo alla stanza e ne aveva indicati altri due a quelli che lo seguivano.
"Shadow Lady" aveva detto l'essere luminoso rivolto ad Aimi "noi demoni non siamo abituati a comportamenti come la pietà o la riconoscenza, non comprendiamo il senso dell'amore e conosciamo appena la cupidigia."
La sua voce si era levata calda e seducente.
"Tuttavia le nostre famiglie e gli stessi singoli basano le loro relazioni su un concetto ben noto agli umani, quello dell'onore. Sull'onore del mio titolo di Sovrano del Fuoco, io mi impegno a parlarti senza menzogna e senza tralasciare parti della verità. Ti impegni a fare lo stesso, Shadow Lady?"
Aimi aveva annuito.
"Io sono il Sovrano del Fuoco. Io guido e domino una delle più potenti famiglie di demoni, il mio Messaggero è onorato da tutti i demoni di questo mondo. Questo onore non è mai stato accordato ad una creatura umana. Ma tu sei colei che è stata determinante per impedire la venuta del Diavolo della Distruzione. I demoni che ti rimproverano di aver violato l'antica legge, ritengono allo stesso tempo che il tuo potere può essere usato in nostro favore."
Il Sovrano del Fuoco aveva fatto una pausa.
"L'antica legge proibisce a noi demoni di entrare in contatto con gli umani, ma nei tuoi confronti non c'è questo divieto. Il Consiglio dei Quattro sospetta che altri oggetti magici siano in possesso di esseri umani e la polizia demoniaca è spesso troppo lenta ad agire, fedele ai dettami dell'antica legge. Come mio Messaggero, e con i poteri di Shadow Lady, tu potresti recuperarli. Sono oggetti che possono essere usati per fini malvagi nei confronti di altri umani, prima che per arrecare danni al nostro mondo."
Aimi aveva aggrottato le sopracciglia.
"Dovrei occuparmi di essi come per le pietre? Minaccerete di nuovo di morte me e Demo?" aveva chiesto.
"Sarebbe sconveniente privarti dei tuoi poteri o della tua vita" aveva risposto il Sovrano "Se un umano entrasse in possesso di un oggetto magico, prima o poi ti sfiderà in una lotta all'ultimo sangue. Se tu perdessi, noi avremmo risparmiato tempo e fatica. No. Nessuno minaccerà te o il tuo amico Demo" aveva indicato la creaturina con le ali da pipistrello "a meno che non violiate di nuovo la nostra legge."
Demo era intervenuto "Ci lascerete vivere come prima della faccenda delle pietre del diavolo?"
"Sì" aveva replicato il Sovrano "sta a voi scegliere se accettare il nostro aiuto. Credo però che esso sia necessario. Devo però ricordarvi che il contratto deve essere ancora soddisfatto. La vita di Demo sarà salva solo quando il mio Messaggero avrà ottenuto l'aiuto del potente Makuberu."
"Questa mi sembra di nuovo una minaccia." aveva osservato Aimi.
Il Sovrano aveva scosso la testa.
"Questa è solo la realta dei fatti."
Aveva lanciato ad Aimi uno sguardo severo e solenne.
"Se potessi scegliere un demone della mia famiglia come Messaggero per Makuberu, lo farei entro pochi giorni. Ma il potente Makuberu non ammette alla sua presenza demoni della mia famiglia. Per questo il mio Messaggero non può appartenervi. D'altra parte non è onorevole conferire il titolo a demoni di altre famiglie. Spesso tra di esse vi sono chiare rivalità e onorare così grandemente un rivale sarebbe doloroso per tutta la mia famiglia."
"Più che onorare un umana?" aveva insinuato Aimi.
"Gli umani, Shadow Lady, sono creature che custodiscono un enorme potere, la forza della loro caparbietà e cupidigia, ma non sono in grado di usarlo. Questo li rende inferiori a noi. Per questo non nutriamo sentimenti di rivalità."
"Mi volete usare come uno strumento, è così?"
"Se sbagliamo, se gli umani hanno veramente talenti degni del nostro rispetto, umana che ti fregi del titolo di Shadow Lady, tu sola puoi mostrarcelo."
"E le creature imprigionate in questa torre, che ruolo hanno?" aveva domandato Aimi.
"è onorevole" era stata la risposta del Sovrano del Fuoco "che il mio Messaggero abbia al suo servizio alcuni demoni, a testimonianza dell'onore che il suo titolo conferisce. Tuttavia per i demoni è poco onorevole servire un umano. Per questo ho scelto di onorarti con il servizio di potenti demoni condannati alla prigionia eterna, che hanno già perso il loro onore."
"Cosa hanno fatto per avere questo castigo?"
Il volto del Sovrano era divenuto triste. "Essi erano i custodi delle pietre del diavolo. Il loro potere e la loro nobiltà tra i più rilevanti della mia famiglia. Tutto fu loro tolto assieme alle pietre."
I suoi occhi si erano illuminati fissando Aimi.
"Ti serviranno bene." aveva esclamato il Sovrano "Ed anche Vaar sarà un degno servitore. Egli non apparteneva alla famiglia dei demoni del fuoco, ha conquistato questo titolo con i suoi servigi, conosce bene quale sia la vita di un demone privo di onore ed, onorando te, darà onore a se stesso."
"Credo che possiamo accettare." Demo aveva sussurrato ad Aimi.
Aimi aveva guardato il demone perplessa.
"Conosco la nostra legge" aveva continuato Demo "e credo che il Sovrano del Fuoco voglia semplicemente il tuo aiuto. Anche io ho sentito dire che Makuberu non ha mai ricevuto i demoni del fuoco, mentre so che ha ricevuto alcuni membri della mia famiglia, nel passato."
Aimi si era decisa ed aveva sollevato la testa verso il Sovrano.
"Sarò il suo Messaggero." aveva dichiarato.
"Accetti dunque il consiglio di questo demone?" aveva chiesto il Sovrano del Fuoco.
Aimi aveva sorriso all'indirizzo di Demo "Anche io ho una famiglia. Una persona cui sono legata come ad ogni altra. La mia famiglia siamo Demo ed io."

"Buongiorno Vaar." disse Aimi "Hai un messaggio per me immagino."
La creatura annuì e indicò la televisione.
"Alcune telefonate giunte ieri notte alla polizia di Gray City" diceva in quel momento una voce piatta "sostenevano che una creatura del tutto simile al personaggio chiamato Lekan si trovava nel maggior Luna Park cittadino poco prima del temporale. La polizia è orientata ad indagare a proposito di uno scherzo o di un messaggio pubblicitario..."
"è opera di un oggetto proveniente dal mondo dei demoni." sentenziò Vaar.
"Sicuro?" chiese Demota.
"è certa la natura demoniaca del fenomeno." disse Vaar sprizzando qualche scintilla "La polizia demoniaca ritiene che i poteri di Shadow Lady debbano essere impiegati per sottrarre l'oggetto agli umani."
"D'accordo" disse Aimi "vorrei che qualche volta tu venissi senza dovermi annunciare un lavoro."
"È questo realmente un desiderio della mia Padrona?" chiese Vaar.
Aimi sbattè le palpebre guardando Vaar.
"Il suo servitore vorrebbe essere più vicino ad ella per meglio comprendere i suoi desideri." piccole scintille cadevano numerose dal corpo di Vaar verso terra. Erano indice di una certa agitazione della creatura.
"Sono certa che tu obbedisci con fedeltà ed impegno a tutti i miei comandi." disse Aimi sorridendo "Credo anche che il tuo servizio superi già le mie aspettative, ma puoi venire a trovarmi ogni volta che ti sembra opportuno, se ne hai desiderio."
"Aimi è piena di bontà verso il suo servitore." disse Vaar.

"Agente Bright Honda, la tua ironia è decisamente fuori luogo." esclamò l'ispettore Dory. Era in piedi davanti alla sua scrivania, con le mani appoggiate al piano e fissava il suo interlocutore con disprezzo.
"Sissignore." disse Bright con tutta la serietà che potè simulare. I due erano in una stanza piuttosto ampia con una scrivania, una comoda sedia in pelle e numerosi classificatori, evidentemente l'ufficio di Dory.
"Al ritorno di Shadow Lady" proseguì l'ispettore Dory "hai cominciato ad occuparti del caso con ricerche in archivio e senza tentare di impegnarti nelle operazioni di prevenzione, come facevi al principio. Due mesi fa sei andato in vacanza a Greentown. Pochi giorni dopo il tuo ritorno sei tornato a seguire gli appostamenti e talora a prendervi parte. Ieri notte hai espresso dubbi sulle nostre capacità... vuoi che quella ladra minacci la città per sempre?"
"Shadow Lady" pensò Bright trattenendo un sorriso "usa i suoi poteri in apparenza senza avere un obiettivo, ma i danni che fa sono più lievi di quelli di una banda di teppisti. è l'Ispettore, che viene messo costantemente in ridicolo, il solo ad essere minacciato..." il suo mezzo sorriso si spense "...ed io sono divenuto una sua vittima solo quando mi sono innamorato di lei."
"Mi sono espresso male ieri notte Ispettore." rispose Bright "Intendevo dire che ho ricordato pochi giorni fa di aver trascurato una traccia che potrebbe darci le indicazioni che cerchiamo per catturare Shadow Lady, prima che uno degli appostamenti possa avere successo."
"Che traccia?" chiese Dory sospettoso.
"Aya Yamaoka." rispose Bright.
Dory sedette e cercò qualcosa sotto alcuni fogli di carta.
"L'imitatrice di Shadow Lady che rubava gioielli? è stata interrogata ed ha più volte rifiutato di fornire informazioni sulla sua rivale. Le è stato anche offerto un patteggiamento della pena, in relazione ad una collaborazione. Mi sono convinto che non può esserci d'aiuto."
"Vorrei provare lo stesso, se permette." insistè Bright.
"Hai la mia autorizzazione" concluse Dory "ma non perdere troppo tempo."
"Grazie signore." disse Bright.
Girò le spalle e uscì dall'ufficio dell'Ispettore.

"Vedo che non è facile farti arrendere" aveva detto la donna "beh, ora che ho aperto la cassaforte posso fare tutto il rumore che voglio, non trovi? Quindi poichè il tuo collega mi ha fornito un'arma..."
Aveva sollevato una pistola puntandola su Bright.
Il giovane, raccolto su se stesso pronto a schivare un colpo diretto verso di lui, aveva misurato con gli occhi la lunghezza della catena che univa il suo polso al braccio disarmato della donna.
Lo sguardo di Bright si era poi soffermato sul costume attillato che la donna indossava, quindi sulla maschera scura che le copriva il volto dalla fronte al naso.
"Certamente non è Aimi" aveva pensato Bright "ma non vedo niente che potrebbe aiutarmi a riconoscerla, una volta fuggita."
La coda dell'occhio gli era caduta sul medaglione che portava al collo, un medaglione di metallo su cui era inciso un disegno che Bright non riusciva a distinguere.
Lo sparo era partito. Non era diretto su Bright, ma verso la catena che imprigionava la ladra. Uno degli anelli si era spezzato.

"Un costume che non aveva nulla di appariscente" pensò Bright "ed un medaglione piuttosto particolare. Il medaglione della ladra di gioielli, la maschera dell'Untore, la pietra del Duomo di Gray City. Una donna dotata di una velocità eccezionale, un uomo in grado di provocare ustioni, un mostro spaventoso. Sono questi gli indizi più significativi riguardo alla natura di Shadow Lady."
Spostò le spalle all'indietro e alzò la testa verso l'alto. Era seduto alla sedia di una scrivania in un chiassoso ufficio, ma sembrava sordo a tutto quello che accadeva attorno a lui.
"Aimi Komori" pensò "perchè ti trasformi in Shadow Lady? C'è davvero un pericolo da cui devi proteggerci? Perchè non puoi rispondere alle mie domande? Sono questi segreti che ti impediscono di amare un uomo? Vuoi solo servirti di me o speri davvero di poter contraccambiare quello che provo per te?"
Si chinò di nuovo sulla scrivania.
"Che senso hanno le tue continue apparizioni? Sono davvero un modo per chiedermi di continuare ad amarti? Di invitarmi a seguirti finchè non potrai farti raggiungere?" cominciò a sfogliare stancamente un giornale. "Forse tu sei innamorata di me. Forse per convircemene dovresti mettermi a parte di segreti che devono restare tali e per questo taci. Ma non riesco a sentirmi certo dei miei sentimenti in mezzo a questi forse."
Un titolo attirò la sua attenzione. Battè con decisione la mano accanto al giornale. Un paio di colleghi si voltarono verso di lui curiosi.

   
 
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