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Autore: Rik Bisini    11/11/2005    0 recensioni
Nel maggio del 2001 ho terminato di stendere la mia terza fanfiction dedicata a Shadow Lady.
"Shadow Lady e lo show dei Petiamì" è stato concepito da un lato come un racconto per approfondire il ruolo assunto da Shadow Lady presso i demoni e per introdurre nuovi personaggi, dall'altro come una riflessione semiseria sui giudizi che taluni fanno inopportunamente sui fumetti giapponesi.
È immediato riconoscere in ciascuno dei Petiamì la rivisitazione di uno dei Pokemon e le citazioni sono tante da far avvicinare molto la fanfiction ad un crossover.
Spero che i Pokefanatici di tutta Italia apprezzino.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e lo show dei Petiamì
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Al Luna Park

Pochi bambini accompagnati dai genitori e pochissimi ragazzi attorno ai quattrordici anni erano tra i visitatori del Luna Park. Il cielo era plumbeo e le luci delle attrazioni erano state accese, nonostante l'orologio della torre che dominava il cancello del Luna Park segnasse pochi minuti a mezzogiorno.
Demota entrò al Luna Park, stringendo tra le mani un oggetto delle dimensioni di una sveglia dotato di uno schermo. Accanto a lui, vestita con una lunga gonna a pieghe ed un corto maglione, era una ragazza dai lunghi capelli chiari, che le cadevano dritti e soffici oltre le spalle.
"Aimi, entriamo?" chiese Demota.
"D'accordo. Ricordati però che in questo momento sono Karin Ooki e non Aimi Komori." rispose la ragazza.
"Lo so benissimo, Karin, ma perchè non ti sei cambiata?"
"Non ho il tempo di indossare i panni di Aimi, devo tornare al lavoro dopo la pausa pranzo."
"Non capirò mai la tua ostinazione nel lavorare... E poi non è certo che scopriremo qualcosa cercando tracce dell'energia della cupidigia, con il rivelatore che abbiamo usato per le pietre del diavolo."
Nel frattempo i due avevano varcato il cancello e si erano diretti verso il tabellone di legno che riportava la mappa del Luna Park.

Bright sgranò gli occhi. La ragazza di spalle aveva una certa somiglianza con Aimi ed il bambino assieme a lei aveva due ciuffi di capelli neri pettinati ad assumere l'aspetto di corna.
"Possibile?" si chiese.
I due raggiunsero il tabellone su cui era disegnata la mappa delle attrazioni, Bright allungò il passo per dirigersi verso i due. Tenne lo sguardo fisso su entrambi e si accorse troppo tardi della figura che si avvicinava a lui. Lo scontro lo face cadere a terra.
Un omaccione calvo orribilmente tatuato, con un incisivo ed un canino d'oro, lo squadrò con ira.
"Idiota, dove hai gli occhi?" ed aggiunse alcune ipotesi poco plausibili e molto volgari. Si massaggiò le nocche. "Ti darei volentieri una lezione di buone maniere. Vai a fare una passeggiata di qualche anno."
Bright si alzò lentamente, tenendo gli occhi fissi sull'omaccione, che lo sovrastava in altezza di tutta la testa. Portò una mano dietro alla schiena e aggrottò le ciglia.
"Fammi passare." disse
"Hei, sei sordo o scemo? Ti ho detto di fare una passeggiata!"
"Mi dispiace, ma ho proprio voglia di vedere la ruota del Luna Park."
"Piccolo insolente!" ruggì l'omaccione allungando un braccio verso Bright.
Il giovane fu molto più veloce, gli prese il polso e lo sbilanciò facendolo ruzzolare a terra in avanti. L'omaccione si alzò e tornò a lanciarsi su Bright. Bright lo centrò con un pugno in pieno stomaco ed uno sul mento, indietreggiò, poi schivò una sberla del suo avversario e lo sbilanciò facendolo finire sdraiato per terra con una capriola.
"Vai a smaltire la sbornia, amico!" gli ordinò.
Dalla bocca dell'uomo scendeva un rivolo di sangue misto a saliva.
Con lentezza, si spostò su un fianco e si sollevò fecendo perno su di un gomito.
"Una cosa è certa, pivello" disse "ci rivedremo." Si allontanò barcollando e sparì dietro ad un fabbricato che ospitava una casa dell'orrore.
Bright tornò a guardare verso il tabellone con la mappa del Luna Park, ma non potè ritrovare nè la ragazza nè il bambino.

L'omaccione si trascinò con passi pesanti dietro alla casa dell'orrore. Da una fessura tra due assi proveniva un insolito bagliore, l'omaccione si fermò davanti ad esso. Una piccola goccia luminosa uscì dalla fessura, accrebbe rapidamente di dimensioni e si trasformò in Vaar.
L'omaccione sorrise alla creatura e tutto il suo corpo si ricoprì di piccole fiammelle rosa, che ne nascosero ogni dettaglio. Poi iniziò la trasformazione: il corpo divenne dapprima più piccolo, come quello di una ragazza e le fiammelle sparirono rivelando le caviglie, i piedi, le mani ed il volto di una creatura dall'aspetto quasi umano.
A parte un lungo paio di orecchie e la veste formata da quelle fiammelle rosa, la creatura sembrava una graziosa ragazza.
"Ben fatto, Setna." disse Vaar.
"Sai Vaar" osservò Setna "non sono certa che la Padrona sia altrettanto contenta dello scherzo che abbiamo fatto al suo umano preferito."
"Abbiamo agito secondo i suoi ordini. Ci disse che non voleva che l'umano Honda fosse a conoscenza dell'operato del Messaggero del Sovrano del Fuoco."
"Lo ricordo Vaar" replicò Setna "ma è stato circa due mesi fa... non hai pensato a consultarla per sapere se aveva altri ordini?"
Qualche innocua scintilla sfuggì dal corpo di Vaar.
"Sono certo di aver agito in modo che ella non possa rimproverarmi."
"Non fraintendermi" lo tranquillizzò Setna "per me è sufficiente che tu sia disposto ad incorrere nella sua ira per quello che mi chiedi di fare."
Fece una risatina infantile "Io mi diverto troppo con le mie trasformazioni per dirti di no!"

"Nessuna traccia, Karin" disse Demota "è la quarta volta che giriamo intorno alla ruota ed all'autoscontro. Se il talismano che cerchiamo è stato qui, c'è stato per poco tempo ed è ormai in qualche altro posto."
Karin gettò uno sguardo discreto allo schermo del rivelatore.
"Pazienza. Possiamo cercare qualche traccia per la città stanotte, oppure..." si interruppe alzando gli occhi dal visore "Bright."
"Vuoi chiedere di nuovo aiuto a Bright?" chiese Demota perplesso.
"È qui" spiegò Karin.
Davanti alla ruota, accanto alla porta di un ufficio, Demota riconobbe la figura di Bright Honda.
"Troppo intelligente per un essere umano" commentò Demota "Decisamente sorprendente... o sarà l'amore a guidarlo."
Demota ricevette un pugno in cima alla testa da un'imbarazzatissima Karin.
"Ahio!" si lamentò.
"Dobbiamo sapere perchè è qui." disse Karin.

Accovacciata accanto ad una finestra socchiusa dell'ufficio, Karin vide un ometto dalla pelle scura ed i capelli raccolti in una treccia in piedi al centro della stanza. Bright era seduto ad una sedia davanti ad una scrivania. Dietro di essa c'era un vecchio dalle folte sopracciglia bianche e dal viso coperto di rughe.
"Non è una posizione un po' scomoda?" osservò Demota alle spalle di Karin "Non staresti più comoda nelle vesti di Shadow Lady?"
"I metodi più semplici non vanno disprezzati. Non voglio che Shadow Lady compaia se non è necessario."
"A me parrebbe necessario" replicò Demota incrociando le mani dietro la testa "ma sia come vuoi tu."
"Non è che io non creda all'apparizione" disse Bright rivolto all'ometto dalla pelle scura "ma vorrei solo sapere cosa può aver azionato gli impianti, se i generatori erano fermi."
"Una corrente elettrica" spiegò l'ometto "fornita direttamente alle macchine, come da una gigantesca batteria. O da un processo di trasformazione di una certa potenza."
"Cosa si è attivato?"
"I tecnici" disse il vecchio "sono certi che una tensione di corrente diversa da quella della rete elettrica è transitata per il padiglione delle vetture a scontro. Alcuni contatti sembravano infatti danneggiati. La natura del fenomeno non è per il momento chiara."
"Solo tu eri presente al momento, vero?" disse Bright all'ometto "Hai visto qualcuno?"
L'altro scosse la testa "Stavo guardando le macchine in movimento e cercavo di fermarle, non ho fatto attenzione alle ombre e a chi potesse nascondersi. Ho visto quella specie di animaletto giallo. Poi i sorveglianti dei cancelli ed altri custodi che mi chiedevano cosa succedesse. Tutte persone che conosco da quando lavoro qui."
"Qualcuno ha visto o trovato qualche oggetto insolito?" chiese Bright.
"Oggetti insoliti?" domandò il vecchio.
"Come un medaglione particolare, una maschera dall'aspetto antico o delle pietre curiosamente incastonate..."
Il cuore di Karin le saltò nel petto.
"...oggetti da collezionisti" continuo Bright "che non avrebbero motivo di essere in un Luna Park."
"È proprio in gamba" commentò Demota "Mi dispiace dirtelo, ma credo che sia bene rimanere il più lontano possibile da lui."
Karin annuì. All'interno, dopo alcuni secondi di pausa, il vecchio riprese.
"Sa, agente, in un Luna Park, tra decine di scenografie, un oggetto come quelli cha ha descritto non sembra affatto insolito."
"È giusto." convenne Bright.

"Sono preoccupata, Demota." disse Aimi.
Era seduta su una poltrona in salone, vestita nuovamente con un paio di comodi calzoni ed alcuni maglioni. Dalla sua treccia sfuggivano piccoli ciuffi ribelli.
"Per Bright?" chiese il bambino "Nessuno intende fargli del male."
"Neanche se scoprisse l'esistenza del mondo dei demoni?"
"Sai che la nostra legge ordina tassativamente di non interferire in alcun modo con la vita degli umani. Anche nel tuo caso, la polizia infernale ha solo cercato di spaventarti..."
"Ma hanno minacciato di cancellare la mia memoria." ricordò Aimi.
Demota si accigliò "è vero, ma..."
Aimi aveva gli occhi velati di lacrime "Io non voglio correre il rischio che Bright si dimentichi di me."
Demota le porse un fazzoletto.
"Andrà tutto bene, Aimi, io e te insieme faremo in modo che lui non venga mai a sapere nulla."
Aimi si portò il fazzoletto agli occhi.
"Grazie Demo" disse con un sottile sorriso.
Annunciato come sempre dall'apparizione di una fiammella, Vaar giunse nella stanza.
"Che questo umile servo possa sempre eseguire la volontà del Messaggero del mio Sovrano." salutò.
"Ciao Vaar." disse Aimi.
"Questo servitore ha pensato che la mia Padrona avrebbe avuto interesse a conoscere quanto sta per essere detto al notiziario del pomeriggio."
Aimi annuì "Demota, per favore, accendi la televisione."
La creatura con l'apparenza di un bambino obbedì.

"Torniamo ora a parlare" disse la voce piatta di un commentatore "della singolare apparizione di questa notte. Il noto psicosociopedagogo Isamu Koyama ha rilasciato in esclusiva una dichiarazione."
Il volto di un uomo dalla fronte bassa e stretta, gli occhi sottili ed i capelli neri apparve in primo piano assieme a quello imbellettato di una intervistatrice.
"Signor Koyama" disse la donna "lei è stato il primo ad ammonire l'opinione pubblica sulla pericolosità dello spettacolo dei Petiamì. è soddisfatto di apprendere che la trasmissione è stata da poco sospesa?"
"È una decisione che attendevo" rispose l'uomo "e da molti condivisa. Una decisione del tutto inevitabile, come avevo già avuto modo di illustrare."
"Lei è soddisfatto quindi."
"Non ancora. è stato fatto un passo importante. Ora si deve avere il coraggio di insistere in questo senso. Occorre una legislazione che proibisca spettacoli del genere."
"Si riferisce, immagino, all'eccesso di effetti speciali in alcune sequenze." continuò la donna assumendo un espressione attenta.
"Quelle sequenze sono un problema" spiegò l'uomo "ma è sempre possibile eliminarle, al più riducendo la lunghezza di un episodio. Ma non sono l'unico elemento deleterio. I protagonisti non dovrebbero affrontare i loro avversari con emulabili azioni violente, non si può continuare a proporre l'ingenua rappresentazione di una lotta tra buoni e cattivi dove i buoni hanno sempre la meglio. Chi non comprende la natura metaforica della lotta diviene appunto un emulatore di violenza, mentre chi la comprende pretende di porsi sempre dalla parte dei buoni. Ma noi dobbiamo ricordare che accogliere un parere opposto è un principio di tolleranza."
"Quindi rischiamo di avere dei violenti intolleranti." osservò la giornalista.
"Non solo" riprese Koyama "la cosa peggiore è la distorsione che viene provocata alla realtà: i Petiamì, infine, sono dei mostri. Ed un mostro è un'aberrazione che va eliminata, non una simpatica creatura da accudire e coccolare. Questo è un attentato alla normalità a cui tutti dobbiamo aspirare per uniformarci al mondo in cui viviamo... ed alcune menti sono già state fuorviate dagli episodi trasmessi, ne è prova il fatto che più persone dichiarino di aver visto un Petiamì nel mondo reale. Si comincia con il deformare la realtà ed alla fine qualcuno può arrivare a credere di poter cambiare con il suo operato le norme del vivere comune."
"Grazie signor Koyama" recitò la donna "dunque che destino per i Petiamì?"
"Dimenticateli. Fate come se non fossero mai esistiti." concluse l'uomo.

"Che ne pensi, Demota?" chiese Aimi.
"A quel tipo il programma non deve essere piaciuto" disse Demota sollevando le sopracciglia. Aggiunse un sorriso. "Dici che bisogna tenerlo d'occhio?"
Aimi annuì. "Se qualcuno guida quelle creature che somigliano ai Petiamì, è probabile che non lo prenda in simpatia."
"Magari" ipotizzò Demota "invece è lui a guidare questi Petiamì, per far interrompere la trasmissione."
"Non credo, sai" osservò Aimi "che motivo avrebbe?"
"Dimostrare a tutti che la sua competenza in materia è altissima per esempio" suggerì Demota "oppure è amico di un concorrente del produttore."
Aimi incrociò le mani dietro la nuca.
"Vaar" chiese "pensi di potertene occupare tu?"
Il piccolo demone annuì.
"Quello che Aimi ordina, sarà il primo dei miei pensieri."

   
 
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