Sette
Non era colpa sua.
Fabrizio Foschi, trent’anni, ingegnere, ancora single dopo una storia durata
sei anni finita male, attirava molto le simpatie di ragazzi omosessuali. Non era
perché frequentasse ambienti del genere, ma bensì perché quel tipo di ragazzi
gli si avvicinavano naturalmente. L’ultimo che si era fatto avanti si chiamava
Nevio.
-Potevi anche dirmelo che
c’era un altro insieme a noi- aveva detto Alberto a Fabrizio, mentre erano in
disparte ad osservare il ragazzo che guardava una vetrina.
-Ho pensato che magari ti
avrebbe fatto piacere conoscerlo… Cos’è, non ti piace?-
Alberto sospirò. –Non è
che non mi piace, è che… Fabry, cerca di capire. Mi sono scomparsi un fidanzato ed
un collega di lavoro. Come pensi che mi senta in ques…- Ma fu interrotto da
Nevio, che si mise in mezzo a loro e si ravviò il ciuffo di capelli neri.
-Ho interrotto un discorso
importante?- Chiese, guardando con sufficienza Alberto. Al contrario rivolse un
mezzo sorriso a Fabrizio, che prontamente si affrettò a rispondere –No, nulla
di importante. Alby mi stava solo parlando del suo lavoro.-
-Fabrizio mi ha detto che
lavori all’Università. Chissà quanti bei ragazzi vedi ogni giorno, non è così?-
domandò Nevio, incrociando le braccia sul petto e guardando Alberto come un
selezionatore annoiato guarderebbe un candidato per un lavoro. Sinceramente
Alberto era un po’ infastidito dal tono che quel ragazzo aveva. In verità non
si sentiva nemmeno di rispondere ad una domanda così sciocca, ma per educazione
nei confronti di Fabrizio, cercò tra le sue forze e rispose –Qualcuno, sì. Però
in genere io resto nel mio ufficio, non vado in giro a guardare i ragazzi.-
Fabrizio fece una mezza risatina, mentre Nevio restò impassibile per cinque
secondi, guardando Alberto con lo stesso sguardo gelido, poi disse –Evviva, un
ragazzo che lavora invece di sbavare dietro ai sederi. Penso che io e te
andremo d’accordo, Alberto.- in tono altrettanto gelido, cosa che irritò non poco
Alberto.
-Ragazzi- si intromise
Fabrizio -Vi ho già anticipato che non saremo in tre a cena?- Alberto guardò
Fabrizio con uno sguardo interrogativo.
*****
Rosanna era una ragazza
molto allegra e solare. Fabrizio l’aveva conosciuta su Facebook. “Buon vecchio
Fabry”, aveva pensato Alberto, in chiaro augurio di fortuna. Dopo tutto quel
tempo che l’ingegnere era single, si sarebbe meritato un po’ di attenzione…
Eppure, quand’erano ancora bambini insieme, Fabrizio era sempre quello che
conquistava più ragazze. Con quell’aria da intellettuale un po’ dandy, quella
parlantina sciolta che piaceva tanto alle bambine, e quella capacità di
costruire strutture in legno abbastanza solide da consentire ai ragazzini più
piccoli di giocare… Non ci si sarebbe mai aspettati che all’età di trent’anni
sarebbe rimasto solo. Quando Alberto aveva sei anni, Fabrizio ne aveva già
undici, e lo aiutava con i compiti ogni pomeriggio. La madre di Alberto ne era
molto felice, un po’ meno lo era la madre di Fabrizio, che lo accusava di stare
troppo poco con i ragazzi della sua età in favore di ragazzini troppo piccoli,
ma lui le rispondeva prontamente di trovarsi meglio con i ragazzini piuttosto
che con i coetanei, e poi che cinque anni di differenza non erano nulla. Gli
unici problemi si avevano con i papà delle bambine, che accusavano il buon
Fabrizio di intortare le fanciulle. In realtà Fabrizio non intortava nessuno.
Le fanciulle cascavano ai suoi piedi dopo tre ore di gioco con lui, e non c’era
niente da fare. Con l’andare degli anni (e sotto la minaccia dei genitori delle
ragazze), Fabrizio si era un po’ allontanato dal mondo dei più piccoli per
starsene per conto suo. L’unico ragazzino che vedeva ancora era Alberto, il
quale si sentiva quasi un “eletto” per stare con un ragazzo che percepiva come
il fratello maggiore che non aveva mai avuto. Anche quando Fabrizio prese la
patente, il suo primo passeggero (tolti suo padre e sua madre) era stato
proprio Alberto. Albertino, timido tredicenne che guardava estasiato Fabrizio
guidare un’automobile, cominciando per la prima volta nella sua vita a pensare
che il tempo passava troppo in fretta. E troppo poco tempo passò da quel giorno
fino al sedicesimo compleanno di Alberto, giorno in cui l’unico regalo che
chiese a Fabrizio fu di ascoltarlo… e giorno in cui scoprì di avere non già un
amico, ma un fratello maggiore che accettava il fatto che al suo migliore amico
piacessero i ragazzi anziché le ragazze. “Sono contento che non mi farai mai
concorrenza” ricordava che Fabrizio gli aveva detto.
Da lì, fino al
fidanzamento con Viviana fino alla rottura (avvenuta circa pochi mesi prima che
Nathan scomparisse), Alberto era stato vicino a Fabrizio. E viceversa quando
Alberto aveva avuto bisogno di conforto a seguito della scomparsa dell’unico
ragazzo che avesse mai amato.
“Ti auguro tanta fortuna
con Rosanna, Fabry.” Pensò Alberto, sorseggiando un bicchiere d’acqua. Rosanna
era lì che parlava a Fabrizio, e questi annuiva sorridendo leggermente. Alberto
scoccò un’occhiata a Nevio. Il ragazzo sembrava un perfetto estraneo seduto
alla loro tavola rotonda per sbaglio. Accortosi che Alberto lo stava
osservando, pensò bene di sparare una cartuccia delle sue.
-E così tu sei quello che
ha perso il fidanzato, non è così? Cos’è, è scappato via?- Fabrizio e Rosanna
si girarono verso di Alberto, il primo che muoveva le labbra come a dire “Stai
calmo, non reagire.”
-Ehm…- si schiarì la voce
Alberto, cercando di dominare il nervoso che si era impadronito di lui -…Nathan
non… non è scappato. È soltanto… scomparso.- con le mani stava torturando il
tovagliolo.
-Ah, tipico. Succede
spesso che un ragazzo si stanchi, sapete? Specialmente nel mondo gay- Si
rivolse a Rosanna e Fabrizio –Sapeste come vi invidio, ragazzi… il mondo gay è
una noia tale… non si hanno mai certezze, e quando le si hanno…- E riportò il
suo sguardo verso Alberto -…Puf. Tutto svanisce in una nuvola di fumo. Vi pare
giusto?- concluse, con quell’aria sussiegosa da vecchio presuntuoso. Sì, ecco
cosa sembrava. Un vecchio presuntuoso scaraventato nel 2010 dal 1800, con una
boria tale che sembrava dire a tutto il mondo “Ah, che tedio. Adesso sono qui,
ma chissà dove potrei essere…” Patetico.
Fabrizio fece un
sorrisetto imbarazzato a Nevio, forse sentendosi direttamente responsabile
della sua presenza a quel tavolo. –Beh Nevio, non puoi dire che tutte le storie
gay finiscono in malo modo. Anche molte storie etero non funzionano bene come
ce ne sono altre che funzionano benissimo. Ma non è un fatto di orientamento
sessuale…-
-Tesoro, diventa gay per
una notte e poi mi dirai- Disse quella frase portandosi la mano destra sul
cuore, come a rivelare una verità divina, e rise per la prima volta in tutta la
serata. Anche la sua risata era sciocca e frivola, ma sembrò avere un notevole
effetto su Rosanna, che gli disse –Ahahah! Certo che sei proprio divertente,
tu. Ma dove le prendi certe battute?- Fabrizio e Alberto erano totalmente
frastornati.
Poco dopo arrivarono le
pizze (l’unica bianca era di Nevio e quella più condita era di Fabrizio). Poco
dopo che avevano incominciato a mangiare, in un momento alquanto particolare ad
Alberto sembrò che Nevio si fosse tolto una scarpa e gli stesse facendo piedino
sotto il tavolo. Ebbe conferma quando guardò Nevio e questi gli fece un
impercettibile occhiolino. Dopo pochi secondi, Alberto mise giù le posate e si
alzò. –Dove vai?- Domandò Fabrizio. –In bagno- Rispose Alberto, secco. E si
allontanò.
*****
“Che serata di merda… Ma
come cazzo è venuto in mente a Fabrizio di presentarmi una persona così???”
pensò Alberto, seduto sul copri water del bagno, la testa tra le mani. Più di
ogni altra cosa avrebbe desiderato che quella serata si fosse conclusa lì, o
quantomeno che ci fosse stato un miracolo a tirarlo fuori da lì. E poi perché
Nevio gli aveva dimostrato interesse? Cercando conforto, ripensò a … Nathan…?
No, questa volta pensò a
Thomas.
Sapeva che il ragazzo
aveva interrogato uno dei custodi di quel grande parcheggio adiacente al
cinema, e ne aveva ricavato che una figura con giacca e cappuccio nera si era
avvicinata alla Clio bianca che poi era stata portata via dalla polizia
scientifica… L’uomo aveva anche aggiunto che l’orario era tra le ventitré e
quaranta e la mezzanotte, dettaglio che corrispondeva, ma non avrebbe saputo
dirgli se quella figura era un uomo o una donna in quanto non l’aveva visto per
più di un minuto. Infatti, pochi minuti dopo era scomparso chissà dove, e
nessuna macchina era uscita dal parcheggio fino al cambio di turno. Questo
rendeva le cose un po’ più complicate, in quanto il secondo custode la mattina
dopo sarebbe stato in riposo, per cui Thomas e Alberto avrebbero dovuto
aspettare un giorno per poter parlare con lui e cercare di capire qualcosa di
più.
Ma era proprio sicuro di
stare pensando all’aspetto investigativo della faccenda? Oppure c’era
qualcos’altro? Qualcosa di più intrinseco, invisibile, magari nascosto
nell’espressione di Thomas, di quei suoi occhi chiari e quei capelli rosso
fuoco, che spostavano i pensieri di Alberto in tutt’altra direzione? Alberto si
massaggiò le tempie con le dita, chiudendo gli occhi. Tutto quel troppo pensare
stava iniziando a logorarlo… Si alzò, tirò lo sciacquone ed uscì nella
toilette.
Qui, ad aspettarlo, c’era
Nevio. Il ragazzo era appoggiato al pianale di marmo dei lavandini, e lo stava
guardando attentamente. Alberto gli lanciò un’occhiata, quindi andò a lavarsi
le mani, evitando di guardare nello specchio.
-Sei il primo ragazzo che
non esce fuori dai gangheri quando parlo, lo sai?- Disse poi Nevio, sorridendo.
Le sue labbra sottili ed il suo volto pallido nello specchio diedero ad Alberto
l’impressione che il ragazzo fosse una specie di vampiro.
Strofinando leggermente le
mani, Alberto disse –Ah sì? E Fabrizio non fa testo, quindi?-
Nevio ridacchiò e si
strinse nelle spalle –Lui è etero. Di solito tutti i gay con cui parlo si
incazzano e se ne vanno.-
-Anch’io me ne sono
andato, se non te ne sei accorto.- e continuò a strofinarsi le mani sotto il
flusso dell’acqua.
-Va bene, giochiamo pure a
carte scoperte. Mi piaci, Alberto. Vorrei venire a letto con te.- Disse infine
Nevio. Alberto alzò gli occhi verso la sua immagine riflessa nello specchio,
poi guardò quella di Nevio, che teneva le braccia conserte e guardava la sua.
Con molta calma, e
prendendo delle salviette per asciugarsi le mani, Alberto rispose –Ascoltami
bene e con attenzione, perché non ripeterò quello che sto per dirti una seconda
volta. Io non sono stato, non sono e non sarò il giocattolo di nessuno-
accuratamente si asciugò le mani e buttò via le salviette, successivamente alzò
l’indice e lo puntò in alto davanti al naso di Nevio –per cui se vuoi provare
qualcosa di forte, rivolgiti a qualcun altro. Chiaro?- concluse Alberto. Nevio
restò impassibile, anzi le sue labbra si erano piegate in un mezzo sorriso.
-Adesso sì che mi piaci
ancora di più. Non vedo l’ora di gustarti sotto le coperte.- E si leccò le
labbra. Alberto restò zitto per un attimo, poi molto repentinamente prese la
porta e lo lasciò solo nel bagno. Questi si guardò nello specchio, con l’aria
di un giocatore che sa quali carte usare.
*****
A fine serata, Fabrizio e
Rosanna se n’erano andati a casa con l’auto di lui (o meglio, della Regione
Piemonte), mentre Nevio era rimasto con Alberto. Per tutto il viaggio erano
rimasti zitti, Alberto in preda ad una strana tensione, un’inquietudine che
quel ragazzo gli dava… Il suo aspetto così strano e atipico, non riconducibile
ad una moda dark ma nemmeno allo stile Emo, lo facevano maledettamente
somigliare ad un vampiro. Avrebbe voluto comunicare a Fabrizio i suoi timori,
ma purtroppo se n’era rimasto zitto per paura di fare brutta figura con
l’amico. Guidava in silenzio, e l’unico suono che si poteva sentire era il
ronfare del motore diesel della Fabia di Alberto e ogni tanto il ticchettio
delle frecce quando Alberto le inseriva. Per il resto, era tutto immerso in un
raccoglimento piuttosto raro.
-Non sei uno che parla
molto, non è vero?- Chiese ad un certo punto Nevio.
Alberto non rispose.
-Chi tace acconsente-
disse infine Nevio. –Fermati, siamo quasi arrivati, io abito qui vicino. E indicò
un palazzone. Alberto si fermò e inserì le quattro frecce.
-Beh… eccoci arrivati.-
-Grazie. Non vuoi salire
con me?-
-Nevio…-
-Magari per un caffè.
Oppure un tè. O un me.- Ridacchiò. Alberto trovò la battuta particolarmente
penosa.
-E’ tardi. Domani devo
fare delle commissioni abbastanza importanti.-
-Importanti come te,
Alberto. Mi piaci tanto, perché mi sembri un ragazzo importante. Perché non ti
vuoi concedere a me…?- E così dicendo, passò una mano sulla coscia di Alberto,
molto vicino al suo inguine. Questi cercò di dominarsi, prese la mano del
ragazzo nella sua e pensò a Nathan, quasi implorandolo di tornare in quel
momento… oppure a Thomas che piombasse all’improvviso e riempisse di botte
quella specie di farfallone. Intanto Nevio, deciso a non perdere neanche un
secondo prezioso, si avvinghiò ad Alberto, cingendogli il collo con le braccia…
Alberto cercò di divincolarsi, ma non essendosi tolto la cintura di sicurezza,
gli riuscì piuttosto difficile. Sentì le labbra di Nevio lambirgli il collo e
poi baciarglielo… e poi morderglielo (“Allora è veramente un vampiro?!?” pensò
Alberto sempre più agitato)… Poi passò a baciargli le guance e le labbra,
leccandogliele… Alberto cercò di guadagnare l’apertura delle portiere, ma non
ci riuscì in quanto il ragazzo gli bloccò la mano.
-Lo facciamo in macchina,
che ne dici?- Ed un sorriso furbetto gli si dipinse sulle labbra. I suoi occhi
chiari fecero trasalire Alberto. Possibile che all’inizio della serata si fosse
rivelato una persona più che boriosa e adesso si comportava in maniera
diametralmente opposta? Tremò al pensiero che Fabrizio avesse pensato di
presentarglielo in previsione di un futuro accoppiamento. Ma chi poteva volere
un personaggio come Nevio? Giusto un mezzo maniaco sessuale come lui.
-Nevio… io …è… è tardi,
non posso…-
Ma Nevio non gli diede
retta. Anzi, con la mano destra stava già armeggiando per reclinare il sedile,
mentre le sue labbra massaggiavano quelle di Alberto senza sosta. Ora era a
cavalcioni del ragazzo, minimamente curante del fatto che fossero su una strada
(seppur poco) trafficata e che erano passibili di atti osceni in luogo
pubblico.
Poi, improvvisamente, il
cellulare di Alberto squillò. Nevio si calmò un attimo, forse meditando se
avrebbe dovuto acchiappare il cellulare e buttarlo fuori dal finestrino.
Alberto fu più lesto di lui e rispose, mentre Nevio ridacchiava nel vedere che
il cellulare di Alberto era un vecchissimo Ericsson T10 blu, un modello
d’antiquariato.
-Pronto.-
-Alberto, sono Thomas.-
Disse la voce all’altro capo.
“Che figura di merda!!!” pensò
Alberto, mentre con calma rispondeva -Thomas. Che c’è?-
-Stavi dormendo?-
-No, stavamo per scopare allegramente-
disse Nevio ridendo. Con rabbia, Alberto lo spinse via, e questi scese
dall’auto andandosene a casa. Fuori dal portone, seduta su un muretto vicino ad
una siepe, c’era una figura nera.
-…ah.- fu la sola risposta
di Thomas.
-Ehm… No… Thomas, non è
come pensi. Ti posso spiegare…-
-…A me non devi spiegare
proprio nulla- ribatté Thomas dal cellulare. –comunque avevo chiamato per
sentire come stavi. Ma vedo che stai bene, quindi ti lascio al tuo
divertimento.-
-No, non mi sto divertendo
affatto!-
Ma stava parlando con soltanto
il suo cellulare. Thomas aveva riattaccato.