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Autore: Sesshoumaru86    28/10/2010    2 recensioni
Questa storia è scritta a 4 mani, da me e da un amico, Ivan Branciforte.
Questa è una breve introduzione, i capitoli saranno 4 come gli spiriti:
1 del coraggio (荒) Aramitama,
2 dell'amicizia (和) Nigimitama,
3 dell’intelligenza (奇) Kushimitama,
4 dell’amore (幸) Sakimitama.
Oltre è il seguito di questa storia conclusa anni fa e postata in altro sito, buona lettura.
La storia inizia con una piccola introduzione, abbiamo deciso di farla cominciare dal capitolo 513 del manga.
Abbiamo inserito la battaglia di Sesshoumaru contro il Magatsuhi, abbiamo cambiato dei particolari.
Sarà il capitolo seguente l'unico che prende leggermente spunto dal manga, gli altri saranno totalmente diversi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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amore (幸) Sakimitama amore (幸) Sakimitama

L’alba era arrivata, ma il cielo era oscurato da corpi neri che impedivano alla luce di penetrare, così il buio avvolgeva la fredda terra devastata da conflitti e dolori.
Tanti se ne erano andati, erano partiti per l’aldilà, rimpianto, odio e dolore, erano i sentimenti che avevano lasciato sulla terra ed alcuni erano rimasti a vagare in questa, come succede sempre, ma mai così frequentemente, diventando degli Jibakurei (自縛霊).
I loro animi macchiati vennero risucchiati insieme agli Youkai dalla shikon non tama.

“Il nero per gli uomini è solo un’impressione, è la visione del nulla ma contiene tantissimi elementi.”
“Il solo colore che ingloba ogni cosa, che da senso di smarrimento e di perdita all’uomo ignorante solo perché nessuna cosa è a lui visibile.”


La stessa Shikon no Tama, quando è inglobata non è visibile a tutti gli occhi umani.
Umani! Tranne quelli delle Miko, ma le sacerdotesse sono donne, esseri carnali.

Quelle donne sono esseri che agiscono per riportare il FUKU-NO-KAMI 福の神, per far dare equilibrio, e scacciare il MAGATSU-KAMI.

Nell’oscurità i pigmenti devono assorbire la luce ed inglobarla, senza permettergli di riflettere i colori, così il nero per Naraku doveva assorbire ed annientare il Naoni.

“Il nero comprende tutto, è la luce che lo disperde, ma è sempre presente.”
“Perché non cedere all’oscurità? Kikyo non hai ceduto e sei morta!”
Naraku sorrise sollevando la parte sinistra del labbro superiore, stava pensando, rifletteva guardando la sfera e pensava quanto assurdo e vuoto fosse il ruolo della luce e del Naoni che doveva essere eliminato.
“Questo è il vero equilibrio! L’oscurità è la vera conciliazione.”


Su una cosa però Naraku doveva riflettere, come il nero è la combinazione di più colori di pigmenti, è possibile che sia anche la mancanza di tutti i colori che formano la luce, la dicotomia è essenziale nella vita e la dicotomia è equilibrata.

Il Naoni è l’equilibrio tra gli Shikon, se uno prevale sull’altro allora il Magatsuhi si forma e degenera.

Il Naoni è come il bianco contiene tutti gli altri colori, il nero è l'assenza di questi.

La luce è bianca ed è creata dall'unione delle intensità dei colori primari: verde, come la speranza, blu, come l’universo ed il rosso, come l’amore.

Convinto continuava a compiere la sua impresa, oramai stava per vincere, gli youkai entrarono dentro la Shikon no tama e tutto fuori il monte Kaimon tornò quasi alla normalità.

Naraku si era salvato e la sfera era più nera che mai.

Lui voleva divenire il perfetto Magatsu-Kami che portava disastri e creava scenari apocalittici come quelli che si trovavano fuori dal monte, una divinità immortale.

Lui si era creato per annientare ciò che manteneva l’equilibrio, ma lui era ancora un hanyou, un essere in parte uomo e Shikon, e nell’altra Youkai.

***


Il Magatsuhi aveva posto un sigillo su Kagome prima della sua nascita, quando il suo corpo conteneva la Shikon no tama, ma una volta che il Mukadejoro ha strappato la Shikon no tama, dal fianco della ragazza il sigillo doveva essere sciolto, ma se c’era ancora, era opera della sacerdotessa morta 50 anni fa.

Il tengu aveva trovato il corpo di Kagome, caduto verso la nuda roccia che stava in un dirupo sotto il luogo dove erano caduti Miroku, Sango, i resti di Kohaku e Kirara.

Lo aveva preso con le sue zampe artigliate e portato su in cima al monte Kaimon, avvertiva il grande frammento della Shikon No Tama, ma non si sentiva pronto per prenderlo, doveva crescere un altro po’, ma la luce di Kikyou rinchiusa nel frammento della sfera che aveva inglobato, gli impediva di sviluppare.

Osservava il corpo della ragazza ed era pronto a fare un banchetto con le sue carni, la sua pelle chiara spezzava l’oscurità che avvolgeva il luogo, molti Youkai stavano passando ed entravano dentro la grotta sottostante, l’aria era umida e il cucciolo di tengu penso di voler tentare il tutto per tutto ed entrare nella caverna.

Quella grotta era invitante il fluire di grandi masse di Youkai chiamava il cucciolo, ma la sua insicurezza gli impediva di avanzare, c’era silenzio, se non fosse stato per il rumore del vento provocato dall’entrate di quegli esseri, dagli schiamazzi che producevano, e questo era anche rotto dallo stillicidio delle gocce d'acqua.

Il Tengu stava sopra l’apertura della caverna, il suo udito fino percepiva tutti i rumori, oltre a questo sentiva che lì dentro c’era qualcuno che possedeva una potente aura malvagia, e che quella della sfera si stava ingrandendo.
Se solo sapesse che quell’essere che stava lì dentro si era servito di lui, lo avrebbe eliminato.

I Tengu erano creature orgogliose, vendicative e facili all'ira, che non tollerano gli arroganti e coloro che abusano del loro potere e della loro conoscenza per interesse personale.
Quello Youkai sentiva che dentro la grotta quel qualcuno stava per compiere una brutta azione, il suo istinto gli suggeriva di vincere l’insicurezza e di spingersi oltre quella fessura di roccia per impedire che chi stava abusando di tale potere doveva perire.

Il piccolo essere allora, lasciò il corpo di Kagome sull’altura rocciosa ed entrò nella grotta.

Improvvisamente il Tengu si trovò da solo, tutti gli Youkai erano stati già risucchiati ed adesso la sfera stava richiamando anche lui. Sicuramente avrebbe fatto la fine di tutti gli altri sarebbe diventato parte anche lui del nuovo Magatsuhi.

***


“Bene il Tengu sta entrando.”


Naraku osservò l’entrata di quell’essere dentro la Shikon no Tama, adesso si sarebbe completata e la luce di Kikyou, di fronte a tutta quella potenza malvagia avrebbe perso la sua efficacia, dopo gli bastava esaudire il suo desiderio malvagio e tutto era fatto.

La luce di Kikyou non doveva disperdersi, il Naoni non poteva perdere, i progetti di Naraku erano stati molto furbi, in questo modo le anime del bene che combattevano dentro la sfera non si accorgevano che una delle loro armi migliori si stava perdendo. Kagome e Midoriko si erano sacrificate, il loro sacrificio non doveva essere inutile.

Il Tamashii, in un angolo luminoso del Nirvana, un posto fatto di pietre, di acqua, ponti e vari elementi naturali creavano il mondo dove gli spiriti che hanno trovato pace vi abitavano, il tamashii che era stato strappato con forza dal posto dove doveva stare, la parte "spirituale" di Kikyou sentiva che il suo soggiorno in quel luogo doveva essere breve, sapeva che doveva tornare nel mondo dei vivi perché Naraku stava Vincendo.

Kikyou, quando le sue ultime volontà si erano compiute, stava bruciando tra le fiamme con la sfera tra le mani giunte, aveva giurato che quando sarebbe rinata, avrebbe tolto il sigillo ad Inu Yasha.

Lei aveva capito che era rimasta vittima di un tranello, ma non sapeva chi era a muovere i fili, nel momento in cui era rinata in un corpo di terra e di ossa aveva sentito tutto l’odio e il desiderio di vendetta contro l’uomo che aveva amato e che aveva detestato per quello che gli aveva visto compiere.
Ma qualcuno aveva approfittato della sua debolezza spirituale per colpirla, sentiva che Inu Yasha non era una parte di questo.

Kagome doveva vivere come una ragazza normale, ma aveva il compito di liberare Inu Yasha ed affiancare Midoriko in battaglia.

Lei doveva tornare quando il sigillo era sciolto, doveva tornare adesso che la potenza del Magatsuhi stava vincendo, doveva liberare la sua luce rompere il sigillo e ritornare a vivere per uccidere Naraku.

Lei aveva sigillato i poteri di Kagome per liberarli quando il suo destino era compiuto, quando il suo grande spirito si era liberato raggiungendo l’interno della Shikon No Tama, adesso sciolto il sigillo il tamashii di Kikyou per sua volontà tornò nel corpo di Kagome, dopo che era uscito per opera di Urasue, animandolo.

***


Il rosso è il colore dell'amore sia romantico, che l’amore dei sensi, questa dualità doveva esistere in tutte e due le forme, l’amore come sentimento anima i sensi, completando il tutto con l’insieme delle due parti.

Kikyou si rialzò, prendendo coscienza di se e del suo nuovo stato, adesso era l’unica Miko che poteva uccidere Naraku, nell’attimo del suo primo respiro il pozzo mangia ossa scomparve, lasciando una macchia di terra marrone vicino all’erba verde selvatica che copriva i suoi contorni.

***


“Shikon no Tama, voglio diventare Magatsu-kami!”


Aveva vinto...

Naraku ricomposta la sfera espresse il suo desiderio, la Shikon no Tama oscura fluttuò nell’aria che stava intorno all’Hanyou, dandogli l’immortalità ed il potere, poi scomparve, dissolvendosi.

Fuori cominciò a scatenarsi l’apocalisse e si liberarono le forze infernali.

Le nuvole oscurarono il cielo e una pioggia disastrosa cadde da queste impetuosa sulla terra, i fiumi si ingrossarono straripando, le loro acque travolsero le abitazioni dei villaggi e i superstiti che erano sopravvissuti all’attacco degli Youkai richiamati da Naraku si dimezzarono.

Sesshoumaru sentì col suo fantastico fiuto il cambiamento climatico, mentre correva in direzione del monte Kaimon capì che Naraku era riuscito nel suo intento.

Adesso doveva ucciderlo per far tornare la normalità e vendicare con la lama della sua spada le beffe che quell’Hanyou si era fatto di lui e doveva vendicare la donna che non è riuscito a salvare.

Il monte Kaimon, era il nucleo dove si era formato anni fa il vento divino, Kamikaze (神風), un leggendario tifone che aveva salvato il Giappone dalla flotta dell’invasione Mongola nel 1281, era qui che Sesshoumaru si stava avvicinando a grande velocità ed era in questo posto divino profanato dal male dove Naraku aveva compiuto il suo volere.

Fluttuò tra la pioggia, non c’era più traccia degli Youkai che entravano dentro il monte, sentì un odore leggero, sentì il profumo di Kagome, ma non era morta.

Guardò avanti e la vide, diversa, aveva uno sguardo più deciso ed intelligente, sembrava molto più grande.

Sesshoumaru proseguì, non era il momento di pensare a cosa ci facesse lì quella Miko che non aveva pensato di salvare perché il suo sacrificio doveva servire per abbattere Naraku.

Vide che osservava una grotta, sentì l’odore degli Youkai che continuava a svolazzare sopra la loro testa nell’aria anntrando in una crepa sulle roccie soprastanti del monte.
Doveva entrare dalla caverna, eri lì dentro che stava Naraku, sentiva la sua immensa aura malvagia, nonostante la pioggia batteva così forte, il puzzo di sangue e morte era ancora presente.

Dette l’ultimo sguardo alla donna, che era rimasta a fissarlo, con uno sguardo fisso ed altero, Sesshoumaru sentì ancora di più che quella donna era diversa da Kagome, anche se il suo odore era simile ed il corpo era il suo.

Entrò dentro la grotta carsica, la donna restò ad osservare il paesaggio, le valli selvagge e le altissime pareti rocciose come se aspettasse qualcuno o qualcosa.
Forse sperava di rivedere Inu Yasha.

“Sesshoumaru! Quella spada che porti con te, uccide gli immortali, è da questa proviene una grande forza.”


Era appena entrato dentro l’anfratto, che si apriva a circa settecento metri di altitudine, in quel luogo le pareti ricoperte da stalattiti, mostravano disegni inquietanti, il colore era chiaro ma la forza demoniaca sprigionata avrebbe fatto scappare qualsiasi umano da quel luogo ma Sesshoumaru era un Daiyoukai, non faceva caso alla forza infernale che quel luogo emanava, era entrato in luoghi peggiori.

Si girò verso la donna che stava ancora fuori ma guardava all’interno della caverna, poi si rigirò senza risponderle e proseguì.

Adesso la sua battaglia non era contro un miserabile Hanyou, sentiva che la forza di Naraku era aumentata, quel villain era diventato un Kami oscuro.

Sesshoumaru si stava avvicinando verso il luogo dove stava Naraku, quel tratto iniziale era un lembo di terra bagnata dove a circa venti centimetri dai piedi di Sesshoumaru sorgeva un grande lago, la grande cavità era adornata da imponenti gruppi si stalattiti e da straordinarie morfologie che ricoprivano completamente il suolo.

“Kukukuku”


Il suo timpano velocissimo sobbalzò, Sesshoumaru, lo aveva sentito, aveva sentito la macabra risata di Naraku, ma non era lì.

Adesso Naraku poteva animare ogni cosa gli capitasse tra le mani a suo piacimento, dal lago fuoriuscì un’alga lunga e verde che si lego alla caviglia destra del Daiyoukai Sesshoumaru avvertì un fruscio mentre quel vegetale veloce si attorcigliò a luì, lo tagliò con un solo corpo di artigli si liberò ma ne uscirono altre numerose che veloci cercavano di legarlo.

Lui continuava a tagliare usando i suoi artigli con movimenti veloci ed eleganti.

Naraku da lontano osservava nella sua mente la scena divertito, voleva giocare un po’ prima di uccidere quello stolto cagnolino e ridacchiava.

“Non capisce che nessuno più può fermarmi neanche lui!”


Lui adesso era un Kami, ma lo era diventato non per merito, ma per mezzo della Shikon no Tama, un Kami oscuro.

Una parte di se avvertiva la presenza spirituale della Miko, sapeva che un giorno dopo la sua seconda morte sarebbe accaduto qualcosa, e forse l’avrebbe rivista.

Una parte nascosta e profonda di lui lo sperava, lei era stato il suo primo desiderio, lei era quella donna dalla pelle candida e chiara che aveva bramato di possedere e di macchiare nell’animo e nel corpo, perché una Miko non deve possedere macchie di quel genere ed in lui questo ravvivava la sua voglia di profanare quella purezza ma quella donna era tosta, era sempre stata un avversario degno della sua intelligenza.

“Sento che sei tornata, Kikyou, e questa volta ti rassegnerai, non troverai pace, io non morirò e tu vagherai all’infinito.”


Osservava dalla sua mente il passo della donna, che adesso si stava avvicinando.

***


A circa pochi metri dal luogo, Inu Yasha stava combattendo contro degli Youkai di pietra che si erano animati e che adesso lo intrattenevano.
Possedevano una forza e resistenza spettacolare, non erano i soliti Youkai con cui si era molte volte scontrato.

Tutti gli esseri maligni erano diventati più potenti, erano comandati da una forza oscura appena formata che stava per distruggere ogni buona forma di vita.

Inu Yasha doveva essere eliminato, neppure la lama rossa della sua Tessaiga riusciva a ferire quegli esseri minacciosi.

“Proverò a distruggerli con il Kongosoha!” Pensò.

Deciso puntò Tessaiga conto uno Youkai di pietra, stava per scagliare il suo potente colpo quando un altro da dietro fece un grande balzo verso di lui ed atterrò sopra il suo bacino e le sue gambe, Inu Yasha era stato pesantemente atterrato e non riusciva a muoversi era condannato a morire.
Sicuramente si era fratturato qualcosa, ma doveva liberarsi da quel peso enorme.

Susanoo il Dio delle tempeste e degli uragani si accorse del cambiamento che era avvenuto in quel luogo, lui difensore dell'umanità, non tollerava ciò che stava accadendo, aveva visto le forze della natura scatenarsi contro il suo volere, aveva visto morire un sacco di uomini ed adesso anche se aveva promesso di non intromettere più sui fatti dell’uomo, il suo carattere coraggioso e determinato lo convinse a muovere un dito per impedire a quel nuovo personaggio di dominare le forze della natura per provocare il male.

Alzò il pollice della mano destra in alto e formò un vortice nelle nuvole, credeva nelle forze benefiche dopo il suo aiuto qualcosa sarebbe cambiato.

Si generò un potente uragano che spazzò via gli Youkai roccia, che finirono frantumati a valle.

Inu Yasha era un Hanyou con una grande potenza demoniaca, lo aveva fatto per il ricordo dell’amore che aveva provato in passato, per una donna umana.

Un Hanyou era il compimento del sentimento nato tra due forme di vita, che sono andate oltre il confine che esiste tra Youkai e Umani, un ibrido.

L’amore puro, l’amore vero è un sentimento unico che accomuna tutti gli esseri e li mette tutti allo stesso piano…

Anche tra un Dio e un mortale è così? Tra uno Youkai ed un umano?

L’amore va oltre le razze, le barriere, ma esso ha due facce, entrambe sono i volti di una stessa medaglia.

***


“Naraku e così hai ottenuto ciò che volevi, ma io sono ancora viva.”


Kikyou aveva raggiunto l’antro dove si trovava Naraku, adesso osservava la sua figura alta ed imponente.

Aveva adesso un aspetto umano, spalle larghe, capelli corvini lunghissimi e mossi, e due occhi che bruciavano incessantemente, soprattutto l’anima di chi lo stava guardando, ma Kikyou no, lei non si inceneriva, lei era l’unica che non si tirava mai indietro neanche di fronte al nuovo Magatsu-kami.

“Avevi un corpo di terra e di ossa, adesso sei nel corpo di Kagome.” Allungò con un sorriso beffardo la parte sinistra del labbro. “Tutto oramai è inutile, sei tornata per soccombere un’altra volta, mia… cara.” disse.

“Questo lo dici tu, tutto è scritto, il male non sta in piedi Naraku, vacilla, tu hai creato uno squilibrio ma presto il tutto si riequilibrerà, anche se morirò di nuovo sono contenta di aver predetto la tua morte.”

“Tsk! Sarà quell’abbigliamento che non ti si addice che ti fa farneticare, Kikyou.” “Una Miko, una vergine che se ne va in giro vestita peggio di una Geisha, ma non mi dispiace vederti vestita in quel modo.”

Naraku voleva far sentire Kikyou inadeguata, voleva godere della sua attuale inferiorità, ma la donna non cedeva alle sue parole.

“Non sono tornata per discutere del mio aspetto attuale Naraku ma per eliminarti!”

Kikyou aveva con se l’arco che aveva recuperato Kagome sul monte Asuki e puntò una freccia contro Naraku.

“KUKUKUKU, sciocca, le tue frecce oramai non possono farmi niente, nemmeno se danzassi, riusciresti a richiamare il FUKU-NO-KAMI per scacciarmi via.”

Kikyou schioccò la freccia, riuscì a colpire Naraku che avanzava minaccioso verso di lei, ma lui estrasse la freccia dal suo corpo e la gettò per terra, “Sciocca!” disse, poi sorrise malignamente.

La terra si animava comandata dalla volontà del Magatsu-kami, Naraku immobilizzò Kikyou per i piedi e per le mani, la terra li inglobò, le sue braccia furono immobilizzate da due stalattiti, la donna non poteva più muoversi.

“Adesso morirai e questa volta come voglio che accada io.”
dischiuse i suoi occhi rosso fuoco che fissavano la Miko “Inu Yasha ha entrambe le gambe rotte ed è a terra immobile, cosa vuoi che faccia? Non potrà salvarti neanche questa volta!”

***


Sesshoumaru continuava la sua lotta, imperterrito colpiva quelle alghe che fuoriuscivano dall’acqua, un solo colpo di artigli le faceva cadere tutte al suolo, non poteva continuare all’infinito, doveva avanzare, doveva trovare Naraku.

Poggiò i piedi sul terreno roccioso e balzò verso avanti, con la sua enorme velocità riusciva a staccare le alghe che cercavano di afferrarlo e forse trascinarlo vero il fondo.

“Ti troverò Naraku!”


Lo sguardo fisso di Sesshoumaru tagliava in due qualsiasi cosa gli stava di fonte, era deciso e fermo, doveva trovare Naraku, per farlo a pezzi, guai a chi o cosa glielo impedisse.

Scrutava fisso in avanti su un punto fermo, tutto quello che superava diventava uniforme ai suoi occhi per via della grande velocità con la quale proseguiva, qualcosa però di fronte a lui sembrava che si stesse avvicinando.

Mise a fuoco con le sue pupille fessurate, e vide un blocco di pietra avanzare a grande velocità verso di lui.
Le sue orecchie avevano avvertito il rumore del vento tagliato da quell’enorme masso ma non aveva fatto in tempo a scansarsi, quella roccia lo travolse e lo scaraventò dentro le acque del lago, quell’enorme sasso adesso lo stava schiacciando e spingendo verso il fondale.

“E’ stato lui, maledetto!”


Con tutta la forza che aveva in corpo cominciò a spingere e sentì che qualcosa si stava muovendo, mancava poco ed era libero.

Sesshoumaru uscì da quelle acque verdastre più arrabbiato che mai, pensava che Naraku volesse rallentargli la corsa per fare qualcosa, lui doveva fermalo quell’insopportabile Hanyou doveva soccombere.

Annusò l’aria per trovare la direzione, ma subito capì che era cambiato qualcosa, non sentiva più il puzzo nauseante di quell’essere maledetto, non capiva il motivo, forse era stato il forte odore di quelle alghe del lago?

Si guardò intorno, era tutto buio ma sentiva il rumore che producevano le gocce liberate dalle stalattiti, e quello che provocava la roccia che aveva appena sollevato che si stava riassestando con la parete, quel masso lo aveva trattenuto verso il fondo, Naraku si era messo in testa che il potente Daiyoukai poteva essere fermato da un giochetto simile, “Sciocco!” penso e disse voce alta, guardando la parete che gli stava di fronte.
Al buio i suoi occhi osservavano il versante destro che si presentava grigio ed illuminato dalla sua capacità di vedere anche nella più nera oscurità.

“Recupererò la strada anche senza sentire il suo odore, ti troverò lo stesso, Naraku!”


Avvertiva ancora la sua aura maligna, era più intensa di prima, doveva essere vicino, ma qual’era adesso la via da seguire?

Sesshoumaru era lì fermo, la sua forma luminosa, nobile e dignitosa spezzava col suo chiarore l’oscurità, con un’espressione fredda e imperturbabile scrutava il luogo dove stava, un alito di vento soffiò verso una direzione, i suoi lunghi capelli argentei furono mossi dal lieve soffio, gli occhi d'ambra intravidero una figura esile e sinuosa, il vento divenne come il fumo bianco e si riunì formando un’immagine chiara che lo osservava ferma, poi si mosse facendo un segno, come se voleva essere seguita.

I suoi gelidi occhi si spalancarono per la sorpresa, il Daiyoukai decise di seguire quell’immagine, quel fumo bianco svolazzava e gli segnava il percorso da fare, sembrava una nuvola, ma meno densa, aveva la forma di uno spirito.

***


Il cielo era scuro, dei minacciosi nuvoloni neri lo ricoprirono veloci, l’aria annunciava la tempesta che stava per manifestarsi nel luogo dove i corpi feriti di Sango e Miroku si stavano avvicinando, lottando contro il dolore delle loro ferite per cercare un po’ di calore e di forza.

Miroku aveva una profonda ferita nella fronte, aveva sbattuto contro una roccia, ma il suo corpo era forte, era riuscito a sopravvivere sempre solo il suo vortice poteva ucciderlo.

Tirò verso di se e strinse il corpo di Sango la guardò e le sorrise dolcemente, poi le accarezzò il viso, pensò per un attimo che aveva poco tempo da vivere, ma cacciò subito dalla testa questi brutti pensieri e fece come aveva sempre fatto, reagire contro il suo fato.

“Sango tutto bene?” disse agitato il monaco, vedendo che la sua compagna era a terra e stringeva i denti per le fitte che sentiva alle gambe.

“Non posso… muovermi.” rispose lei con voce strozzata dal dolore.
Miroku, l’abbracciò, poi guardò il cielo non preannunciava nulla di buono.

“Ti porterò in salvo.” Disse il monaco, rialzandosi nonostante il fortissimo dolore che sentiva alla gamba destra.

“Houshi-sama! Kagome… non c’è.” Disse poi lei preoccupata.

Miroku scrutò tutto intorno, vide un dirupo sottostante ricoperto di erba.

“Sarà caduta lì sotto.” Pensò, poi si avvicinò a Sango e facendo attenzione la prese in braccio e la adagiò vicino Kirara che era accucciata sotto una nicchia naturale di pietra, le nuvole erano minacciose e si stava alzando un forte vento, il Nekomata era anche lui ferito.

Si avvicinò al dirupo aiutandosi col suo Shakujo, guardò sotto, ma non vide il corpo di Kagome si girò a guardare verso la direzione dove stava Sango e pensò di accompagnarla al villaggio della vecchia Kaede, il villaggio Musashi, la sterminatrice non poteva affrontare Naraku in quelle condizioni.

“Secondo me la scomparsa del corpo di Kagome è collegata in qualche modo a ciò che Naraku sta facendo, se il corpo non è qui sarà con l’ultimo frammento della sfera, lì dove adesso lui si trova.” Pensò Miroku.

“Quel Tengu, appartiene ad una casta di Youkai molto particolari!” continuò a pensare Houshi-sama.
Lui non riusciva a capire come mai uno Youkai che odiava coloro che abusano del loro potere e della loro conoscenza per tornaconto personale, e coloro che arrecano danno alle foreste potesse essere al servizio di Naraku. Continuò a riflettere “Avrà rubato un uovo dal monte Kaimon ed adesso Naraku e il Tengu si trovano lì, ed a quanto pare forse, anche il corpo di.”

“I Tengu hanno come istinto quello di rapire gli esseri umani l’avrà presa lui Kagome.”


***


“E questa volta Kikyou, so io cosa dovrò fare con te, ti ucciderò, ma prima sarai mia.”

“Maledetto Onigumo!” Disse Kikyou, fissando Naraku con aria di contrarietà, poi lo guardò disgustata.

Non era Onigumo che voleva possedere Kikyou, Naraku voleva macchiare l’anima della Miko, voleva annerire il bianco del suo spirito, calpestando la sua purezza, lei che in passato voleva essere una donna normale adesso lo sarebbe diventata, ma detestandosi subito dopo il compiacimento del male.

Lui Naraku voleva annerirla e calpestarla, e voleva sentirsi un essere potente al di sopra di lei, il suo nemico numero uno e per una parte sigillata del suo Shikon la sua antica passione.

Si avvicinò alla donna e mise la sua mano sulla sua esile e perfetta schiena, l’altra sulla sua coscia destra, e la tirò verso di se e la baciò sulle labbra.

Ogni contatto, ogni carezza di quell’essere fu peggio di quel colpo di artigli che aveva ricevuto in passato, prima di adesso pensava che quel graffio fosse strato il più doloroso che avesse mai provato, adesso era in un corpo e sentiva tutte le sensazioni, questa era la più terribile.

“Tu volevi annientare il potere della sfera per diventare una donna, Kikyou, lo diventerai tra le mie braccia e te ne andrai e sprofonderai nella sofferenza per sempre!” disse poi continuò con voce calda e pacata “ti farò sentire cosa significa diventare una donna.”

Questo era il male più grande che potesse farle, Naraku lo sapeva e gioiva.

“Avrai questo corpo ma non me. Naraku!” Disse lei, con incredibile rabbia.

“Ci sei tu dentro, voglio esaudire un tuo desiderio, dovresti ringraziarmi, tu che volevi diventare una donna, ti mostrerò io cosa significa, sarai dominata da me e mi dovrai sottostare anche se per pochi attimi. Morirai nel disprezzo e nella vergogna.”

“Non ti basta essere ciò che sei adesso?”

“E’ questo il bello, essere ciò che sono, adesso.”

Kikyou al suono di quelle sue parole aumentò la forza della sua rabbia ed il disprezzo la fece reagire, sapeva che non poteva fare nulla, sperava nell’arrivo di Inu Yasha, in qualcosa che distraesse e potesse togliergli quell'essere mostruoso di dosso, ma non lo sentiva arrivare.

Provò con tutta la forza del suo potere spirituale ad allontanare il corpo di Naraku, ma lui adesso era un essere divino, il suo potere non serviva sarebbe morta così… come lui voleva, posseduta dall’essere che più odiava.

***


Inu Yasha stava ancora a terra, provava un immenso dolore, ma si doveva rialzare, strisciava infilando la punta di Tessaiga sull’arida terra.
Dopo averla appuntata per bene si strascicava con la forza delle braccia, mai avrebbe ceduto neanche adesso che non poteva più muovere le sue gambe.

Una brezza, sotto la pioggia battente portò a lui l’odore di Kagome, ma non era il fetore di un cadavere, ma il profumo di un corpo vivo.

“Ka…Kagome, è viva!” disse, sembrava che non sentisse più dolore, schizzò da terra e si rialzò in piedi, sentiva che le sue gambe erano fratturate in più parti ma ancora si reggeva.
Doveva trovarla e proteggerla fino all’ultimo, fino all’ultimo suo respiro.

***


Sesshoumaru seguì la figura sfuocata, il percorso che stava per compiere era costituito da una scalinata naturale, scavata nella roccia dalle erosioni dell’acqua, discese e continuò a seguire fluttuando in certi tratti.

Improvvisamente vide due blocchi enormi di pietra prendere vita e venirgli in contro minacciosi, li affrontò con le sue immense abilità bellicose, ma quei massi si rialzavano continuamente.

Sentì così di dover utilizzare Bakusaiga, estrasse la spada e puntandola sulla testa emise una grande luce che rese inanimati i sassi e forse anche ogni forma di vita stregata in tutta la montagna.

“Tsk! Non mi faccio fermare da simili bazzecole.”


Lo spettro lo stava aspettando, appena finì di combattere e Sesshoumaru riprese a guardarlo lui si mosse.
Sesshoumaru sentiva che quella figura gli era vicina e che era a lui familiare, così la guardò e riprese a seguirla.

La grotta nella parte che stava percorrendo Sesshoumaru non possedeva le concrezioni spettacolari che aveva all’inizio, la sua bellezza più discreta stava solo nel fatto che si riusciva a vedere molto bene l'opera dell'acqua sulle rocce, era come se a contatto col male, il paesaggio circostante perdesse la sua spettacolarità, Sesshoumaru si stava avvicinando Naraku era vicino.

***


In Inu Yasha si risvegliò il suo sangue demonico, questo fu causato dall'enorme aura maligna presente nella caverna, teneva nelle mani Tessaiga e riusciva a sentire la sua mente, corse in preda alla disperazione, doveva trovare Naraku prima che lui incontrasse Kagome.

La sua corsa fu veloce, non sentiva neppure il tocco dei suoi piedi sulla roccia una volta erosa anch’essa dall’azione dell’acqua, ascoltava solo il suo cuore che era in preda alla rabbia e alla voglia di vendetta, mente, cuore e gambe lavoravano in sinergia.

Naraku stava lì più vicino a Kikyou di come era mai stato, non aveva staccato le mani dal corpo giovane della sacerdotessa, stava lì a guardarla come si osserva un trofeo di guerra.

Lei lo guardava negli occhi, con quegli occhi scuri che volevano creare un buco nero e farlo sprofondare dentro di questo per sempre.

Naraku inaspettatamente avvertì qualcosa, qualcuno aveva sciolto il suo incantesimo, qualcuno che aveva una forza tale da essere paragonata a quella di una divinità, qualcuno dai capelli argentei e dagli occhi color ambra.

Si girò e si guardò attorno tenendo ancora Kikyou tra le braccia scrutò il soffitto percorso per tutta la sua interezza da una spaccatura da cui si intravedeva il cielo, da quella crepa prima entravano gli Youkai.

“Sesshoumaru!” Poi disse con stizza.

“Naraku sei morto!”


Una voce spezzò il silenzio che ci fu un istante prima, era una voce giovane, decisa e squillante.

Inu Yasha era arrivato, stava per preparare il suo Meidou Zangetsuha, "Colpo della Luna del Mattino che porta all'Aldilà", la lama di Tessaiga era nera, come la sua ira, ma quando fu pronto per scagliarlo Naraku si spostò mostrandogli il corpo immobilizzato di Kagome.

Con uno sguardo sbalordito disse “Kagome! E’ viva!”

Il Magatsu-kami approfittò dell’occasione per turbare l’animo di Inu Yasha, allungò la mano e tirò a se la ragazza baciandola.

“Cosa vuoi fare? Dannato!” Ringhiò guardandolo con aria di sfida.

Inu Yasha rabbrividì, si fermò subito e provò una grande rabbia ridisse “Cosa vuoi fare? Bastardo!” con ira, Naraku che doveva essere eliminato.

“Lasciala immediatamente!” Ringhiò.

Naraku non mollò la presa.

“Mi fai schifo maledetto!” Disse lei, poi gli sputò in faccia ma il suo sputo si disperse subito prima di toccare il volto di Naraku, “Stupida!” Lui disse.

“Come ti senti Kikyou ad essere chiamata Kagome dall’uomo che hai amato?” Domandò Naraku alla Miko, suscitando sorpresa alle orecchie di Inu Yasha.

“Taci! Hai già parlato troppo!” Kikyou lo guardò inferocita.

“Naraku! Hai detto… Kikyou?”


“Si Inu Yasha, il corpo di Kagome e l’anima di Kikyou poco fa, ha assaporato il tocco delle mie labbra Inu Yasha.” Disse, voleva provocare L'Hanyou, voleva vederlo andare contro la morte in preda all’ira, Naraku si divertiva e fece un sorrisino beffardo.

Inu Yasha non ci credeva, Naraku stava giocando col suo animo, decise di non dargli ascolto, doveva prima ucciderlo, poi avrebbe capito se ci fosse qualcosa da comprendere, però non poteva utilizzare il Meidou Zangetsuha, se lo avesse fatto anche il corpo di Kagome sarebbe finito negli inferi.

“Cosa c’è Inu Yasha ti sei intontito.” Naraku sorrise sarcasticamente.

“Non posso colpire, è troppo vicino, rischio di prendere anche a Kagome.” Pensò era preoccupato e con le spalle al muro, “Dannato!” poi disse.

“Sai adesso posso eliminarti anche muovendo un solo dito, quindi ti conviene arrenderti Inu Yasha.”

Inu Yasha non indietreggiò, scattò in avanti con Tessaiga verso il suo acerrimo nemico, “Io non mi arrendo!” disse con impeto.

“Illuso!”


Naraku alzò le scure e lineari sopracciglia, lo aveva voluto lui. “Muori Inu Yasha!” disse.

Dalle mani di Naraku spuntò una strana arma, dalla forma di un’ascia con una punta a falce rossa come se fosse di rubino, "ratnaraj”, il re delle gemme e nell'altra estramità una opposta nera.

Il rosso dei Rubini caldo e passionale, possedeva due elementi magici associati al simbolismo del colore, fuoco e sangue, quello adesso era il suo scettro, che poteva mutare in nero quando voleva distruggere e portare male a chi volesse, così la falce mutava in Onice, l’Onux.

Sangue, fuoco e magia nera, erano gli elementi che costituivano lo Scettro di Naraku, il “metsubou”, distruzione.

Naraku puntò quell’oggetto oscuro contro Inu Yasha, scegliendo l'estremità nera.

Come un fiume in piena che sbatte in un flusso turbolento, rimbomba alle sue orecchie e lacera la sua testa il circolo di Inu Yasha era stato conquistato dal suo sangue demoniaco, il nero dell’Onux si faceva sempre più scuro e la sua anima era stata divorata, così perse il suo spirito e si trasformò in quell’essere che lui stesso aveva conosciuto e che gli aveva fatto sempre paura, il suo ultimo sguardo fu rivolto a Kagome, non dimenticherà mai quel viso pieno di angoscia, questa fu l’ultima cosa che vide con i suoi occhi color oro che si colorono in fretta di un rosso acceso dove al centro spiccava una pupilla fessurata blu.

Lottava, il suo spirito si difendeva ma quel sangue lo stava divorando, Naraku stava lì, teneva quello scettro inclinato orizzontalmente al terreno, puntato verso l’Hanyou, “Ancora si difende! Tsk! Sciocco!” disse.

Naraku aumentò l’intensità del suo potere oscuro che fluiva dall’Onux, come fulmini neri avvolgevano Inu Yasha e per lui dopo soli pochi attimi fu la fine.

***


Miroku stava in groppa a Kirara stava volando sopra le immense vallate devastate dai violenti fenomeni atmosferici, per raggiungere il posto dove stava il suo nemico, quello che in passato aveva marchiato la sua famiglia con una terribile maledizione.

Doveva lottare contro la pioggia, contro il vento e contro il dolore che provava per le ferite che aveva subito durante la caduta, nella battaglia contro il Tengu.

Aveva lasciato Sango nel villaggio Musashi, si prendeva cura adesso di lei Kaede, Kirara anche lei non era in perfetta forma fisica, ma dovevano proseguire ed uccidere quel dannato essere, in nome del nonno, del padre di Miroku e di tutti gli abitanti del villaggio degli sterminatori.

***


Sesshoumaru dopo aver attraversato con attenzione numerose stalattiti, colate policrome, drappeggi d’alabastro, laghetti incrostati di cristalli, corsi d’acqua carsici e le strane forme create dall'erosione, giunse nella parte centrale del monte Kaimon, lo spirito si fermò alla fine della galleria che portava al luogo dove stava Naraku, che era dentro un’ampia sala il luogo di contatto tra scisti e calcari della grotta, queste univano tra loro piccoli torrenti sotterranei, e gli fece un cenno, il fumo bianco avvolse il Daiyoukai subito dopo, come se volesse fargli una leggera e triste carezza.

“Kagura!” Pensò Sesshoumaru, “Adesso ti vendicherò!”

Entrò subito dopo, l’ambiente era umido, Sesshoumaru notò la fessura nella pietra dove prima aveva visto passare gli Youkai da fuori, davanti a lui Inu Yasha lo fissava con aria minacciosa.

Sesshoumaru capì che Inu Yasha si era fatto vincere dal suo sangue demoniaco, si fece avanti e decise di affrontarlo come lui voleva, poi avrebbe pensato a Naraku che stava alla sua destra in piedi con le braccia incrociate che lo guardava con aria soddisfatta.

I capelli grigi di Inu Yasha accompagnavano svolazzando il movimento del corpo dell’Hanyou, che respirava affannosamente ed emetteva un forte ringhio, le sue mani mostravano i lunghi ed affilati artigli che erano pronti per combattere, dalla sua bocca fuoriuscivano le zanne anche loro più grosse ed aguzze, se non fosse stato per le sue orecchie canine, il suo aspetto era proprio quello di un feroce Inu-youkai completo, i suoi occhi erano spenti.

Sesshoumaru schizzò verso il fratello e lo colpì con un pugno che per la forza del corpo scivolò via circa quattro metri indietro dal posto dove stava il fratellastro, così dopo averlo scaraventato a terra, l’attenzione del Daiyoukai fu rivolta a Naraku.

Corse verso di lui come un fulmine diretto a colpire il tronco di un albero e spaccarlo a metà, così il velocissimo Sesshoumaru estrasse Bakusaiga e col suo “Kaze no Hina” aprì un buco da dentro la grotta fino a fuori, spazzando tutta la roccia via, ma tra il materiale che era schizzato fuori non c’era traccia di Naraku, il monte Kaimon sembrò visto da fuori un vulcano in eruzione.

“Maledetto dove sei finito?” disse con tono alto e imponente. “Esci fuori bastardo!”

“Che impeto! Sesshoumaru.” Disse Naraku dopo essere scomparso e riapparso subito dopo per scansare il colpo, poi impugnò il suo metsubou e lo puntò questa volta verso Sesshoumaru, scagliando con il ratnaraj delle sfere rosse che come aghi trapassarono la spalla e la moko-moko di Sesshoumaru facendolo sanguinare molto, il Daiyoukai non mollava.

Il suo hitatare si sporcò subito, Sesshoumaru non si impressionò alla vista di quello scettro con due estremità diverse a forma di bastone, a lui interessava solo colpire Naraku e mandarlo all’altro mondo.

“Alle tue spalle Sesshoumaru!”


Inu Yasha nel frattempo si era rialzato ed ara balzato addosso al fratellastro rompendogli con i suoi artigli la sua protezione, il suo
do-bu.

“Misero Hanyou rimpiangerai di averlo fatto!” Disse, scorse girandosi una figura che si dimenava, Kikyou cercava di liberarsi era le che aveva avvisato Sesshoumaru di guardarsi le spalle, ma non si distrasse i suoi sensi seguivano i movimenti di Naraku e Inu Yasha anche quando stava guardando per un attimo in un'altra direzione.

Inu Yasha atterrò sulla parete rocciosa e si diede un’enorme spinta per travolgere Sesshoumaru, questo si scansò e gli diede un colpo veloce alla nuca, l’Hanyou cadde con la faccia rivolta a terra.

Dall’altro Miroku stava per arrivare, vide da lontano la falsa eruzione di luce, capì che si stava combattendo all’interno del monte ed adesso anche fuori.

Naraku adesso stava fuori dalla voragine che aveva aperto Sesshoumaru, fluttuava fermo in un punto il forte vento prodotto dal movimento dei due Fratellastri gli scompigliava i lunghi capelli neri, Kikyou era di fronte a lui, osservava la ragazza che cercava di tirare i suoi polsi via e il sangue che le scivolava sulle braccia, che proveniva dalle ferite che si stava procurando.

“Morirà lì dissanguata!” Pensò, era questa la sua intenzione.

Houshi-sama era dietro di lui su Kirara, pensava di voler aprire il foro del vento per risucchiare Naraku, “Sarai tu a morire colpito dalla tua stessa maledizione!” Pensò, ma Naraku girandosi col suo scettro puntandogli contro l’estremità del metsubou oscuro, l’Onux, allargò ulteriormente la sua Kazana, per Miroku fu la fine.

Sesshoumaru approfittò della distrazione di Naraku per colpirlo, puntò Bakusaiga, prese la mira e gli staccò la testa con un colpo velocissimo ed aggraziato.

Naraku ebbe solo il tempo di sentire il rumore del taglio del vento, poi vide il suo corpo cadere giù verso i piedi del monte.

“Come hai potuto!” disse, non riusciva a ricomporsi ma poteva ancora vincere con la forza della sua mente, lui era un Kami.

Inu Yasha saltò versò Sesshoumaru che si stava posando delicatamente sulla roccia da dove si apriva l’enorme buco che aveva appena creato, e lo colpì alle spalle con gli artigli al cuore, Sesshoumaru si piegò sulle ginocchia, ma si voltò velocemente verso l’Hanyou, e lo trafisse al petto, uccidendolo, con un colpo solo, Inu Yasha fece due passi indietro, poi il suo corpo divenne un guscio senza Haku e Shinidama, così cadde a terra completamente morto.

Sesshoumaru aveva ucciso il suo fratellastro, doveva farlo, doveva proteggere l’Hanyou da una morte disegnata e soprattutto doveva sopravvivere.

Si toccò il cuore, la sua mano si impegnò subito del suo sangue che scorreva a fiotti, con la forza di volontà si curò prima che fosse per lui troppo tardi.

Naraku lo guardò non tanto compiaciuto dall’alto, e Miroku aveva pregato Kirara di abbandonarlo, di lasciare che si gettasse verso Naraku ed aprisse il vortice per morire portandoselo dietro.

Saltò dalla schiena del Nekomata e si buttò verso di lui, pensò che appena fosse abbastanza vicino a Naraku apriva il foro del vento da una distanza che non potesse risucchiare Sesshoumaru.

Aveva assistito alla morte del suo compagno, ma aveva visto che per lui non ci fosse altro destino, come lo era anche per lui.

“Sciocco Ningen!” pensò Sesshoumaru urtato per il fatto che qualcun altro gli volesse portare via la sua preda peggio ancora se questo fosse un essere umano.

Come una saetta di pieno autunno saltò verso Miroku lo acciuffò e lo colpì alla nuca, facendogli perdere i sensi, poi lo adagiò a terra e rientrasse Bakusaiga. Questo era il colpo giusto, la fine di Naraku.

Naraku richiamò il suo metsubou. “Mi hai salvato Sesshoumaru!” disse burlandosi del Daiyoukai.

Sesshoumaru atterò vicino al corpo immobilizzato della Miko e posò a terra Miroku.

“Sesshoumaru so come uccidere Naraku, ti chiedo di liberarmi le braccia e le gambe prima che sia troppo tardi.”


Sesshoumaru sentì una voce leggera e veloce sussurrare dietro le sue muscolose e perfette spalle, non ci pensò due volte, liberò subito la ragazza, “Donna ti metto alla prova!” Sentiva che lei pensava qualcosa che poteva essere la giusta tattica per poter eliminare quell’essere oramai Immortale.

“Io scaglio la mia ultima freccia verso avanti, tu deviala col tocco della tua spada quando si trova con la rotta parallela a Naraku, in modo che sia sigillato contro la parete rocciosa, per sempre!” Disse poi velocemente continuò, “La tua spada è quella di un essere divino Sesshoumaru, solo il tuo potere può imprimergli un sigillo.”

Kikyou preparò la sua ultima freccia, Sesshoumaru si posizionò velocemente contro Naraku il quale era rimasto a guardarli con sfida, aveva capito che stavano confabulando, lui era immortale e sicuro, era impossibile batterlo, anche se adesso stava come gli era successo tante volte in passato, una testa senza corpo, “Illusi! La spada di un cane non può eliminare un Dio!” pensò.

Kikyou Scagliò la freccia e Sesshoumaru con le sue abilità percettive notò che Naraku si stava muovendo.

“No!” Esclamò Kikyou.

“Taci donna!” Disse Sesshoumaru e colpì la freccia nella direzione giusta, questa sarebbe penetrata nella testa di Naraku inchiodandolo alla parete, così accadde, Naraku non poté sfuggire.
La sua testa così fu sigillata nella roccia del monte Kaimon, richiamando a se il metsubou che tramutò la sua testa ed il suo corpo in ematite, colorando la parete e la parte in cui giaceva la metà del corpo di Naraku, una roccia vicina le rive del lago Ikeda, di color rosso fegato molto intenso, così si addormentò per sempre.
Sesshoumaru, colui che aveva sigillato il male, diventò il guardiano dell’aima (in greco sangue), l’ematite, l’ocra rossa di Naraku, aveva il compito di vigilare sul posto intriso di potere oscuro.

***


Dopo circa sei anni dal giorno della battaglia, il Kami ogni tanto sorvolava le verdi vallate e dava un occhiata al luogo, chiunque si avvicinava al monte Kaimon provava una strana sensazione.

Discese verso la zona dove era stato sigillato il corpo e la testa di Naraku, sull’ematite avevano fatto le radici delle piante profumate, le 'Sakuku Fuji', che fiorivano solo in quei posti divisi.

Fiori di colore rosso scuro violaceo, profumati che fioriscono alla sommità dei rami da luglio sino ad Ottobre, la sua pianta mostrava le sue foglie appuntite di colore verde intenso molto eleganti, che ricoprivano il sigillo e l’ocra rossa completamente.

Il monte fu creduto dai ningen un vulcano, adesso spento. Sesshoumaru dopo la battaglia aveva riportato in vita con un colpo solo di Tenseiga il “Yu no Tama”, speranza dell’anima, cento uomini, per rimediare a ciò che aveva fatto il Magatsu-kami, era Tenseiga che glielo aveva chiesto, tutto doveva riequilibrarsi.

Riemerse Issie, lo Youkai serpente che in origine era una stupenda giumenta, quando era una bellissima cavalla che correva sulle rive del lago col suo puledro, gli portarono via il suo piccolo e per il dolore si rifugiò nelle acque e divenne un serpente marino che di tanto in tanto, come stava succedendo adesso sotto gli occhi attenti di Sesshoumaru, tira fuori la testa nel tentativo di scorgere il figlio perduto.

Sesshoumaru dopo aver visto lo Youkai scrutando il lago, si rigirò, vedendo che tutto era a posto si preparò a tornare a fluttuare verso il cielo color rossastro.

Lui adesso era un Kami, era pregato dalla gente e venerato, uno spirito che proteggeva chiunque lo avesse invocato, ma possedeva un’anima libera ed indipendente.

Aveva lasciato Rin da Kaede nel villaggio Musashi, lei pregava spesso il suo signore e spesso era in compagnia di Jaken che passava molto tempo con la bambina diventata in questi anni una ragazza.

Houshi-sama aveva sposato Sango, la sua Kazana non si era annullata per via del fatto che Naraku non era morto, era sigillato e continuerà a dormire per sempre.

Il foro nella sua mano destra si era ridotto, Miroku usava il suo potere per tenere a bada gli Oni e gli Youkai malvagi, da quel giorno, quell’indimenticabile giorno, aveva poi dopo essersi risvegliato, riportato il corpo di Kohaku al villaggio degli sterminatori e seppellito accanto a quello degli altri abitati, Kirara lo aveva accompagnato ed aveva pianto in silenzio per il suo amico.

Sango era guarita dopo tempo, poi ha dato alla luce un bellissimo bambino, chiamato Kohaku, adesso insieme a Miroku e Kohaku era andata a pregare sulle tombe dei suoi compaesani e del fratello, come faceva spesso.
Kikyou aveva abbandonato il corpo di Kagome subito dopo aver lanciato la freccia del sigillo contro Naraku, la sua anima aveva trovato la pace ed era tornata interamente, nel Nirvana.

Il corpo di Kagome adesso era seppellito sotto il Goshinboku, l’albero sacro, Kaede aveva messo intorno degli Shimenawa, una corda con festoni di carta per delimitare il luogo sacro, degno di devozione, anche nella grotta dove stava la mummia di Midoriko vennero posti questi segni, su due pietre che stavano ai lati dell’entrata della caverna.

Inu Yasha vegliava sulla tomba di Kagome, stava sopra il Goshinboku e fissava l’orizzonte, il “Yu no Tama” di Sesshoumaru lo aveva salvato dalla morte, Tenseiga aveva pulsato anche per riportare in vita il fratellastro, la volontà del padre era quella che Inu Yasha diventasse l’erede di Tessaiga e la tenesse sempre con lui per proteggersi dal suo sangue demoniaco fino alla sua morte naturale.

Sul suo volto si intravedeva un’enorme tristezza, ma Kagome, quella ragazza che era morta gli aveva insegnato tantissime cose, grazie a lei adesso stava a contatto con la gente e si faceva rispettare ed accettare, aveva anche imparato che poteva amare di nuovo, che la porta del cuore è sempre aperta ed anche se noi la teniamo chiusa qualcun’altro sa come aprirla.

"Kikyo alla fine eri proprio tu!" pensava.

Era accovacciato su un robusto e forte ramo, il vento penetrava tra il fogliame, muovendo le foglie palmate di colore verde intenso producendo dei rumori, Inu Yasha immaginava, tutte le volte ascoltava la voce del Vento tra le fronde dell’albero, il grande Acero parlava, gli teneva compagnia e gli trasmetteva la sua forza.

***


Tokyo Agosto 1992

“Non dimenticherò quel giorno, quando mi trovai disorientato, una leggera brezza mi aiutò a ritrovare la strada, fredda ed astratta, poi soffiò verso di me, un brivido percorse la mia schiena, sentì il tuo tocco Kagura, adesso il tuo vecchio padrone dorme e dormirà per sempre.”

“Adesso il mondo è cambiato, ho visto tanti oltrepassare il portale della morte, io sono ancora qui a vigilare la tomba del mio nemico, da allora ho continuato a perfezionare le mie tecniche per sviluppare il colpo più forte quello che può uccidere e vincere gli immortali, so che un giorno ti risveglierai e tornerai integro, io ti aspetto Naraku, saprò come trattarti.”

Sesshoumaru osservava dei ragazzi che andavano al cinema, sulla locandina posta dietro un vetro c’era scritto una frase.

“L’amore non muore mai!”


Tanti se ne erano andati col rimpianto di non aver potuto amare, ma qualcosa rimane per sempre, dobbiamo solo imparare a non cedere all’odio ed al desiderio di vendetta, così Inu Yasha, adesso faceva.

Correva tra gli alberi dei boschi del Giappone, nascondendosi dalla gente, ed ogni tanto aiutava qualcuno, soprattutto i bambini.

Forse un giorno la sua storia la conosceranno in tanti…

FINE

Note:

Fuku-no-Kami e Magatsu-Kami: Alcuni kami sono entità benefiche, Fuku-no-kami. Alcuni Kami invece portato disastro, Magatsu-Kami. La base antica dell'animismo chiama il Fuku-no-Kami a respingere Magatsu-Kami. Canti, balli e festival sono stati creati per tali rituali fatti dalle miko.

Jibakurei (自縛霊): spettro, spesso di una persona morta suicida o con dei rimpianti, che infesta un particolare luogo.

Mukadejoro (prostituta): Millepiedi che rapisce Kagome e la porta nell'epoca Sengoku con il tentativo di rubarle la Shikon No Tama.

Susanoo: è una delle principali divinità (Kami) dello shintoismo, noto come il Dio delle tempeste e degli uragani. E' stato generato dal soffio di Izanagi, il Dio Creatore, durante il compimento di un harai (rito di purificazione).

Onux: L’opposto del colore rosso passionale, si dice che un giorno il dispettoso Cupido tagliò le divine unghie di Venere con la punta di una freccia mentre ella dormiva, poi lasciò le unghie sparpagliate sulla sabbia e le Parche le mutarono in pietra, perché nessuna parte del corpo divino dovesse mai distruggersi così le unghie della Dea si tramutarono in Onice, e s’impegnarono di potere oscuro.

Ematite: il nome deriva dal greco aima (sangue) a causa della polvere color rosso fegato molto intenso; la varietà più comune è un'ematite a grana fine che si chiama ocra rossa; è un minerale che contiene circa il 70% di ferro ed è conosciuto e sfruttato sin dall'antichità; l'ematite è usata come abrasivo e per pulire, ma il maggiore utilizzo è quello di colorante, in quanto i colori offerti dall'ematite e dagli ossidi ferrosi hanno caratteristiche di bellezza e di permanenza nel tempo paragonabile a quelle dei prodotti sintetici; l'ematite rientra nella categoria di minerali a sospetta tossicità.

Metsubou: distruzione.

Ratnaraj: re delle gemme riferito al rubino che in passato per gli imperatori era segno di potere.
  
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