I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
2.
Terminal City
"Dove
volete
andare? Io ho finito di scappare, di nascondermi e di avere paura.
Non voglio più vivere
come una miserabile.
Non vi siete stufati
di vivere nell'oscurità?
Non volete sentire il
sole sulla vostra faccia?
Non volete avere un
posto dove poter camminare per strada senza avere paura?
Loro ci hanno creati
e addestrati a essere
soldati e a difendere questo paese.
E allora che si
assumano le loro responsabilità, invece di cercare di
spazzarci via come
immondizia.
Siamo stati fatti in
America e qui vogliamo rimanere.
Ci
chiamano mostri... e chi se ne frega!
Oggi io sono fiera di
essere un mostro e oggi diremo basta a questa ingiustizia.
Chi è con me?"
Max
Guevara
Seattle.
San
Francisco ha risentito dell’onda elettromagnetica che ha
devastato l’America ma
Seattle è ridotta decisamente peggio. La sporcizia la
invade, l’anarchia regna
sovrana insieme al caos e la paura, le instabili forze politiche che
governano
questa città sono una combinazione di leggi marziali, di
criminalità e di
corruzione che la rendono ancora più invivibile. Appena
metto il piede sull’asfalto,
dopo aver abbandonato l’autobus che mi ha accompagnato per
una tratta del mio
viaggio, sono in molti a puntare lo sguardo su di me, per lo
più povera gente
che credo stia decidendo se è il caso o meno di provare a
derubarmi. D'altronde
appaio come una giovane ragazza sola che cerca di non dare
nell’occhio. Non ho
idea di dove si trovi Terminal City per cui dovrò chiedere
in giro.
Gelida, ne
acquisto uno per pochi spiccioli, i miei ultimi spiccioli, non badando
alle
parole di quell’idiota sul mio aspetto fisico, se sapesse che
sono proprio una
di quei mostri che sono in copertina, non si comporterebbe cosi. Ne
sono certa.
Leggo velocemente l’articolo, ignorando le cattiverie gratuite che i mass media diffondono sul nostro conto, per trovare un’indicazione su dove sia Terminal City continuando a percorrere le strade della città. Non guardando avanti, non mi accorgo del posto di blocco delle forze dell’ordine settoriali in cui sono imbattuta, le alti reti non permettono il passaggio e agenti controllano coloro che vogliono passare facendo scoprire il retro del collo.
Cercano il codice a barre.
Idioti.
Come se un transgenico si mettesse a fare la fila per attraversare un posto di blocco. Noi possiamo saltarlo agilmente senza destare sospetti. Con maggiore calma studio la zona migliore da cui passare, trovandola poi tra due palazzi diroccati vicini, la rete passa in mezzo e lo spazio è sufficiente per me. Mentre spicco il balzo che mi porterà dall’altro lato sento una voce urlare.
-Ehi…-
Il vecchio di prima è appena entrato nel vicolo beccandomi e attirando l’attenzione di quei aggeggi elettronici volanti, facendo scattare l’allarme. Il rumore delle sirene mi perfora i timpani e atterrando mi ritrovo a fissare l’obbiettivo di quel maledetto drone. Cavolo, sono stata identificata.
Veloce come è nella mi natura, fuggo da quel luogo sentendo appena le urla e gli spari dei poliziotti dietro di me, ma altri agenti stanno venendomi in contro in lontananza. Riesco a raggiungere il tetto di un palazzo senza essere vista, a quest’altezza non dovrei riscontrati troppi problemi, ma ho ancora l’adrenalina in circolo e il cuore in gola, mi sono davvero spaventata, per cui cerco di mettere quando più spazio possibile tra me e miei inseguitori in poco tempo.
Passate ormai due ore da quell’incidente ancora non mi sono decisa a mettere i piedi per terra, ho paura di essere beccata di nuovo. Da qui su riesco a vedere meglio i palazzi che mi circondano, deve essere una zona residenziale questa, ma non riesco a trovare il mio obiettivo e il che è decisamente frustrante. Avrei dovuto informarmi meglio mentre ero a San Francisco.
Dal cielo grigio scuro cominciano a cadere dei gran goccioloni acidi che in poco tempo mi bagnano completamente. Ecco, solo questa ci mancava. Sono arrabbiata, frustrata e completamente zuppa d’acqua. Davanti a me c’è un palazzo particolarmente alto e fatiscente, quasi sicuramente abbandonato dato che, dal suo interno, non vengono rumori e non vedo alcuna forma umana. Mi introduco da una finestra rotta per aspettare che, almeno la pioggia, smetta di cadere, dopo potrò ricominciare la mia ricerca.
L’acqua continua a cadere lentamente e ritmica per almeno un’altra ora e mezza mentre l’oscurità comincia ad avvolgere tutto, mi stringo ancora di più le gambe al petto, sempre più demoralizzata. È tutto cosi diverso qui, ogni cosa mi ricorda Manticore e il mio primo periodo di libertà, in cui la paura e lo smarrimento facevano da sovrani indiscussi. In lontananza dei rumori di passi mi distolgono dai miei pensieri, sta venendo qualcuno e sono in pericolo, mi alzo circospetta mettendomi in posizione di difesa, cercando di nascondermi. I passi si fanno sempre più vicini, a giudicare dal rumore sono più persone, presumibilmente due donne e tre uomini, potrei affrontarli tranquillamente ma meglio se non do nell’occhio.
Da un corridoio riesco a vedere quelle cinque figure passare. Sono vestiti in maniera egocentrica, tendenti al nero urlando euforici e con in mano delle bottiglie di birra. Grazie alla vista migliorata di cui sono stata dotata, riesco a notare che due ragazzi hanno il codice a barra, proprio come il mio, dietro il collo.
Sono transgenici. Finalmente un po’ di fortuna. Mentre loro si introducono in una stanza con divani e letti sudici, mi avvicino sentendo le loro voci. Sono eccitati per qualcosa che hanno fatto, ma non riesco a capire cosa, poco importa, tra poco lo sarò. Decido di mostrarmi entrando nella stanza. Sono entusiasta anche io di poter vedere transgenici come me. Qualcuno da cui non devo scappare e magari loro sanno anche dove è Terminal City.
-Salve ragazzi.- Sicura e con un sorrisetto sulle labbra entro nella stanza che puzza di sudore. Tutti gli sguardi sono puntati su di me e non sono decisamente positivi, ma posso capirli. Il tipo con dei dermal sulla testa si alza in piedi rabbioso puntando verso di me. Caspita se è brutto.
-Che cavolo…?-
-Calmi, calmi. Sono una di voi.- Mi giro alzando i miei lunghi capelli neri per permettergli di vedere il mio codice a barre.
-Designazione
X5-498.- Quando dico cosi mi sento ancora un soldato prigioniero.
I
loro
volti si rilassano e sorridono appena. La ragazza dai capelli rossi
seduta sul
bordo della poltrona continua a guardarmi in maniera poco rassicurante.
-Un
X5…- A
parlare è stato il tipo che sembra essere il loro leader,
che resta comodamente
seduto sul divano dove poco prima l’altra ragazza lo stava
vezzeggiando.
-Mi chiamo Annie.- Porgo la mano al leader che mi fissa sempre più incuriosito ma sorridente, le ragazze mi sono intorno avvicinandomi per sfiorarmi le braccia. La mano che stringo è gelida e rude.
-Noi
siamo
X6 fuggiti da Manticore. Io sono Dawson e loro due Rachele e Merci-
indica
prima la rossa e poi l’altra dallo strano odore di benzina,
che si avvicinano
sempre più. I miei riflessi felini mi avvertono del tipo
pelato che cerca di
colpirmi da dietro, mettendomi immediatamente all’attacco gli
sferro un potente
calcio che lo fa volare fine alla parete, per poi colpire
l’altro che cerca di
centrarmi con un pugno, le due ragazze mi sono addosso tirandomi per i
capelli
e mentre facilmente sto per liberarmi di tutte e due, ferita
nell’orgoglio,
delle violente scariche elettriche mi attraversano il corpo partendo
dalla
schiena.
Cado
a
terra, preda delle convulsioni, i contorni si fanno sfocati. Quello che
pensavo
fosse il leader mi ha colpito alle spalle con una pistola elettrica che
manda
degli impulsi elettrici negativi al mio cervello.
-Abbiamo
preso uno di quei mostri che si vedono...-
Intorno a me solo oscurità. Buio totale.
....
Voci
soffuse.
Veloci
spostamenti d’aria.
Qualcuno deve star combattendo. Tento invano di aprire gli occhi ma il dolore me lo impedisce, non sento il mio corpo, non sento gli arti e neppure le palpebre. È come se lievitassi nell’oscurità, lontana dalla realtà, senza ricordi ne capacità. E poi, mentre tutto sembra acquietarsi, al nauseante puzzo di sudore e marciume si sostituisce un fresco profumo di muschio mischiato ad altro, è buonissimo e mi avvolge completamente rassicurandomi dell’ostile buio che mi circonda.
-Tranquilla, adesso ci siamo noi.- Un dolce suono lontano raggiunge il mio cervello infondendomi sicurezza. Non so perché ma, di quella voce calda e calma, mi fido subito tranquillizzandomi e permettendomi di abbandonarmi in un lungo sonno ristoratore.
....
La
testa
mi gira come dopo una sbornia assurda, sono su qualcosa di comodo, al
caldo e
intorno c’è un buon profumo. Con calma apro un
occhio ma la luce mi trafigge
costringendomi a richiuderli, un lieve rumore desta i miei sospetti.
Ignorando
il dolore mi metto a sedere guardandomi in torno.
Lei la chiama fortuna.
-Hai perso l’uso della parola?! Se non ricordo male a Manticore parlavi.-
-Max… so-sono contenta di vederti- Mi ridesto aprendomi in un sorriso mentre i muscoli si distendono. Sono davvero felice di vederla dopo più di un anno dal nostro ultimo incontro nel bosco, durante la fuga.
-Pensavo che ti fossi mozzata la lingua. Come ti senti? La scarica è stata potente ma quando siamo arrivati hai ripreso i sensi per un attimo.-
-Sto bene, almeno credo. Mi scoppia la testa e sento un gran formicolio in tutta la gamba destra ma mi riprenderò presto.- Sono stata ridotta peggio ma non credo sia il caso di dirglielo. Mi metto più comoda nella brandina, in maniera tale da poter appoggiare la testa che continua a vorticare appena con un senso di nausea che non vuole abbandonarmi. I suoi occhi non mi hanno lasciata per un momento, indagando su quello che le ho appena detto.
-Come sei finita con quella band di svitati?- Sono certa che il suo non è un interrogatorio ma la curiosità di una sorella maggiore preoccupata per il prossimo, difatti sul suo volto non c’è più l’espressione semi divertita di prima.
-Ero alla ricerca di Terminal City, ma non avevo idea di dove fosse, fino ad oggi mi sono nascosta a San Francisco.-Aggiunsi come per scusarmi.-Mi sono imbattuta in quei tipi che avevano il codice a barra e ho pensato che fossero dei nostri. Sono stata una stupida. Scusami Max.- Mi sento mortificata, avrei dovuto capire subito che erano cacciatori di transgenici.
L’espressione di Max si addolcisce. –Si fanno dei tatuaggi per cercare di confonderci ed ingannarci. Non preoccuparti, non sei la prima che cade nel loro stupido giochetto, ma cerca di stare più attenta.-
Abbasso
gli occhi per la prima volta, dopo tanto tempo, imbarazzata.
È bello sapere che
c’è qualcuno che ci preoccupa di te.
-Come mai sei venuta qui?- Incalza maggiormente il tono apprensivo. È come se si sentisse in colpa per qualcosa che non riesco a capire.
-Per lo stesso motivo per il quale tu e gli altri siete qui, voglio la mia libertà.- Sono sincera, a lei posso dire la verità, sa come mi sento nel mondo esterno. Sempre braccata e sempre in pericolo.
Il sorriso riaffiora su Max e si tranquillizza, l’interrogatorio è finito.
-Ti lascio riposare 498, ne hai bisogno.- Si allontana dal muro nella sua felina figura nera, verso il lato destro dove, solo adesso, mi accorgo che c’è una porta. Attiro di nuovo la sua attenzione.
-Ho un nome adesso…- L’ho detto a bassa voce ma sono certa che mi ha sentito, difatti si volta ancora verso di me soddisfatta.
Prima che io o Max possiamo riaprire bocca, la porta si apre e ne esce la testa di un ragazzo. Occhi verdi puntati verso Max, i capelli scuri gli cadono a ciocche scomposte sul volto liscio, i lineamenti poco marcati e la faccia da angelo. Sulla bocca carnosa spunta evidente il prolabio, proprio sotto la base del naso.
-Si è svegliata la piccola pulce!?- La voce derisoria è sicuramente quella che ho sentito mentre ero svenuta dopo l’attacco di quel gruppo di cacciatori di transgenici, ma sinceramente, non ci bado troppo. Come mi ha chiamato quello li?!
Max sogghigna, indicandomi con gli occhi al ragazzo.
-Ehi, ho un nome... Mi chiamo Annie e faresti meglio a dimenticare quello stupido nomignolo, se non vuoi essere preso a calci nel tuo bel sedere transgenico- Ecco che rispunta il mio caratterino.
Adesso Max se la ride apertamente mentre il ragazzo entra del tutto nella stanza. È più alto di lei di qualche centimetro ed ha un’espressione quasi rassegnata.
-Non poteva che essere amica tua Max.- Si rivolge a lei che ancora non ha abbandonato il sorriso per poi prestare attenzione a me, che lo guardo decisamente storto.
–Sei simpatica e decisamente affabile, Annie.-Calca il mio nome come se volesse sottolinearlo con tono sarcastico mentre aggrotta un po’ la fronte. –Io sono Alec.- Non abbandono l’aria scontrosa.
-Fuori di qui Alec, adesso Annie ha bisogno di dormire.- Max si intromette, interrompendo le occhiatacce che quel ragazzo si sta beccando, spingendolo oltre la porta.
-Cerca di riposare, ci vediamo dopo.- Max è decisamente apprensiva.
Escono entrambi dalla piccola stanza lasciandomi sola, tranquilla adesso, mi distendo meglio nel letto sentendo la stanchezza che mi assale. La porta si riapre per un attimo lasciando spuntare di nuovo la testa del ragazzo sorridente, con i suoi grandi occhi verdi.
-Benvenuta
a Terminal City,
Annie.- E fugge via. Non riesco a non sorridere mentre riposo
la testa sul cuscino stremata.
--- Autrice ---
Salve a tutti...
Per prima cosa, volevo ringraziare MaryElizabethVictoria che ha recensito il mio primo capitolo, misslovett che ha aggiunto la mia storia a quelle ricordate, eli the_dreamer che, invece l'ha messa tra quelle seguite e coloro che lo hanno letto.
Come avrete capito entriamo, finalmente, nel vivo della storia, ha fatto la sua comparsa il bell'Alec e la geniale Max. Annie è stata un pò ingenua duranti il capitolo ma, dato la situazione che stà vivendo, mi sembra abbastanza normale. Spero vivamente che vi sia piaciuto e che il tutto vi appassioni e vi diverta come mi sono divertita io scrivendo di Annie.
Non credo ci sia bisogno di spiegarlo ma il titolo della storia è preso dalla magnifica canzone degli immortali Queen... si, ho dovuto scomodare Freddy Mrcury e gli altri per trovare qualcosa di appropriato ma spero ne valga la pena!!!
Al prossimo capitolo...
Bye^^
A MaryElizabethVictoria: grazie ancora per la recenzione, è la prima che ricevo e sono stata contentissima di sapere che la storia ti è piaciuta. La protagonista la volevo un tipo tosto, che sa il fatto suo ma è ossessionata dal passato a Maticore cose che, ovviamente, si riperquote sulla sua vita attuale e su tutti gli altri personaggi!
Anche io ho sperato in una season 3 ma proprio per la notorietà di Jessica Alba, gli impegni di Jesnsen Ackles in "Supernatural" e la mancanza di fondi non credo ci sarà mai. In ogni caso una specie di continuazione della storia originale è possibile trovarla nei libri a cui, un pò, mi sono ispirata... Ti ringrazio ancora per la recensione e spero che apprezzerai anche questo nuovo capitolo!!!