Autrice:
Hikari(forum), RainLullaby(efp)
Titolo: Rewind
Fandom: Tppa
Rating: giallo
Genere: sentimentale, commedia
Avvertimenti: What if?
Slice of life
Personaggi: Monica, Michele, Laura,
Cristina, (?)
**
*Ps
: Nel testo appariranno dei
cuoricini, in quel caso sono link rimandanti a youtube, per il
collegamento alla colonna sonora adatta al momento. *Finiti i
chiarimenti:
Yuppy!* XD
Re-Wind
Rewind
...
PROLOGO
Laura
uscì sconsolata dalla sala medici, abbandonandosi
flaccidamente
alla sedia della sala d’aspetto, accanto a Paolo.
«Qualcosa
mi dice che i
fiocchi rosa prenderanno il sopravvento sulle bomboniere,
oggi…» dedusse Paolo,
in vena indubbiamente sarcastica.
«Stanno
nascendo le mie
nipoti: è un momento bellissimo ed io, io sono
tutt’altro che felice...» si
colpevolizzò quasi la bionda, con il
viso tra le mani.
Paolo
la strinse nelle
spalle: «Non devi sentirti in colpa: è andata
così,
ma è solo un caso…»
«Paolo,
non è un caso! Due
volte che ci proviamo ed ogni volta succede qualcosa che fa andare
tutto
storto…» si oppose Laura, con rassegnazione.
«Che
vuoi dire?» domandò Paolo, per metà
spaventato e per metà perplesso.
«Niente,
Paolo! Non
importa…» -ripose lei sbrigativa-
«Piuttosto, è meglio chiamare
Monica…»
«Sì,
certo…» farfugliò Paolo, ostentando un
flebile accenno di sorriso.
«Beh…
magari, almeno loro
riescono a sposarsi…» sospirò
pessimista.
Dopo
di che, si alzò a malavoglia, estrasse il cellulare dalla
borsetta
e lasciò strascicare il tulle bianco
a terra, rasento il pavimento di quell’ospedale.
«Ciao
Monica…» balbettò Laura al telefono.
«Laura,
finalmente! Ti
prego, dimmi che quella squinternata della maga di ieri non aveva
ragione…
Pozzuoli, la catastrafa, spade,
spade, spade… Niente di tutto questo, vero?»
farfugliò Monica, in preda alla nevrosi più
cronica.
«Mi
sa che, invece, aveva
ragione…» esalò lei.
«Ma
come?! Ma allora
ditelo che la sfiga è sovrana!» concluse Monica,
sbraitando tramite il
cellulare.
«Non
è sfiga, Monica… E’
tutta colpa mia!» precisò l’altra,
sconsolata.
«Ma,
tesoro, non dire così, Laura…»
cercò
di
tirarla su.
«No,
no, anzi, se tu e
Michele vi sposate, io e Paolo saremmo
felicissimi…» incalzò la bionda.
«Ma,
Laura, ti sei bevuta
il cervello? No!!! Io senza di te non mi sposo, capito?? Io non mi spo-
so!»
sottolineò Monica, innervosendosi.
«Monica,
non è giusto che
tu non ti debba sposare: tu e Michele vi volete bene, dovete sposarvi e
poi…
c’è un motivo in più per… tu
devi anche parlargli di…»
«No,
Laura mia, no! Se io
glielo dico, quello – io lo so, mi gioco il perizoma tigrato
taglia 40 che ho
da quando ho 23 anni e, tra l’altro, non mi è mai
andato- scappa!!» bofonchiò in preda
all’isterismo.
«Ma
perché, perché
dovrebbe farlo?» chiese Laura.
«Perché
ha un grandissimo
difetto!» esclamò.
«Cioè?»
«Ma
perché è uomo! E,
dunque, si sa è il testosterone, la colpa
risiede tutta là, è quello che li induce ad
essere BASTARDI!» strillò con voce man mano
crescente.
«Allora,
che intendi
fare?» chiese delucidazioni Laura.
«Adesso…
rimandiamo! E,
poi… ci sposeremo bene, no?» propose lei, fingendo
ottimismo.
«Speriamo…»
sospirò, mormorando tra sé.
«Che
dicevi?» chiese
Monica.
«No,
nulla! Comunque, vuoi
un consiglio? Parla a Michele, nascondersi le cose è brutto:
guarda me e Paolo
la scorsa volta…»
«Va
bene, ci proverò….» disse poco convinta.
«Ciao
tesoro e… scusami,
scusami tanto…» la salutò
flebilmente.
«Ma
non è colpa tua,
Laura: smettila! Mi raccomando, sta’ tranquilla! Un
bacio…» tentò di rassicurarla.
«Un
bacio…» fece eco
Laura.
~
«E
allora? Monica, su
parla!» la spronarono in coro Lea, Maya e Rosa, dimenandosi
nei loro
improbabili vestiti.
«Allora,
le notizie sono
due: una buona e una cattiva…»
«La
buona??!» buttò lì Maya,
con entusiasmo smorzato.
«La
buona è che Laura sta
diventando zia!» esclamò
Monica, affatto convinta.
«Ma
no, no, no!» si agitò Rosa.
«Un’altra
volta, pure
voi?! Ma è proprio una maledizione!»
costatò
Maya, rassegnata.
«Beh…
meglio ravvedersi e
attendere, soprattutto, se, poi, ‘il confronto con
l’altra metà del cielo’ si
conclude con un paio di corna…» buttò
lì
con risentimento Lea.
«Lea,
mica tutto si
conclude con un paio di corna…»
commentò
Rosa,
fingendo distacco.
Le
amiche soffermarono i
loro sguardi perplessi su Rosa che iniziò a
mugugnare.
«E
no, Rosa! Questo
momento di disperazione spetta a me di diritto e… non solo!
Mi spetta di
diritto e anche di rovescio!»
«Ahahahah!
Ma l’hai
sentita ‘di diritto e anche per
rovescio’!»- starnazzò Maya a Rosa,
mentre quest’ultima scoppiava a
piangere nuovamente.
«Ed
ora, cosa avresti
intenzione di fare?» buttò lì Lea.
«Cosa
avrei intenzione di
fare, adesso, dici? Beh… scappo a casa, seppellisco il
vestito in un posto dove
non potrà mai essere visto dagli indiscreti occhi della
yella, mi cambio e
torno, dopo di che mi imbottirò di
valeriana e mi proietterò verso
2 kili di variegato al cioccolato e fragola per tentare di capire cosa
la vita
abbia contro di me, per diamine!»
«Questo
sì che è ottimismo!»
piagnucolò
Rosa, gettandosi a picco sulla spalla di Maya che,
con una smorfia, esternò tutto
il suo disappunto alle altre, pur non negando all’amica il
suo braccio da
trastullare.
«E adesso che si dice a Michele?» domandò imperturbabile Lea.
«Eh…
non lo so, non lo so!
Io di cose da dire a Michele ne avrei, eccome se ne avrei,
ma… non può vedermi così
perché
porta sfiga!!» sbottò Monica frenetica.
«Eh,
tesoro, tanto più
sfiga di questo!» soggiunse Maya, cogliendo poi
l’occhiata torva di Monica.
«Sì,
va bene, va bene: la smetto e ti accompagno a
casa; tanto, qui, tra ‘Miss cleanex vacante’ e
tutto il resto, non si può fare diversamente!» la
invogliò Maya.
«No…
non dire così: io mi sento inutile… tanto, tanto,
tanto, tanto,
tanto…»
«Sì,
tanto inutile: ‘avvisiamo la gentile clientela
che: ‘Messaggio ricevuto il 16 settembre 2009, alle
ore…- aspetta un attimo- 11
e 37 minuti!’’»
«Rosa,
in sentesi: abbiamo
capito; Maya, piantala: non è ora di dimostrare quanto
sarebbe stato adeguata
per te la carriera di valletta sgallettata e… Monica, vengo
con te: i tuoi
gusti, quando sei sotto shock emotivo, crollano vertiginosamente verso
il
baratro e… siccome, il matrimonio è
andato… almeno evitare le corna sarebbe
propedeutico, non trovi?»
«No,
ma adesso ditemi: Me
la state a tirà ulteriormente!!?? Che amiche!»-
sbottò Monica, urlando contro le tre colleghe- «Va
bene,
ragazze: grazie! Se permettete, ora vado da sola e torno quando
sarà
emotivamente pronta e soprattutto vestita in altro modo, possibilmente
di
nero!»
«Eh
beh, ovviamente! Il
nero sfina!» si infilò Lea impassibile.
«Eh
no, il nero fa lutto!»
disse, andandosene indispettita.
~
«Chissà
che macello
abbiamo scatenato laggiù, Paolo…» disse
Laura delicatamente al compagno, sulla
cui spalla poggiava il capo.
«Ma
non ti devi
preoccupare, Laura… In fondo, non è successo
nulla di irrimediabile e… poi,
l’importante è che crediamo di essere perfetti uno
per l’altro…» cercò di
consolarla Paolo.
«Non
so perché, ma ne sono
sempre meno convinta, Paolo. Io non ce la faccio
più…»
«Laura,
ma…»
«Non
fa niente, non
ascoltarmi: sono una donna provata e ‘le donne provate dicono
sempre la cosa
sbagliata al momento sbagliato’: ‘Tu
donna’ numero 526, inserto psicologia,
pagina 34» si allontanò Laura,
stringendosi in un caldo scialle.
~
«Ma
credi veramente che
quello psicopatetico de l’altro giorno ch dicevi te,
c’ha ragione: ‘Questa è
yella! ‘Un se po’, qua o matrimoni
c’hanno ‘a ‘maledizione del
bouquet’!»
farfugliò Cristina, dimenandosi sulla
panchina fuori la chiesa.
«Oddio
santo, oddio santo:
‘psi-co-pa-ti-co’ e i congiuntivi, Cristina, i
con-giun-ti-vi! E, poi, ‘quello
là’ ha un nome: Paul Watzlawick, nato a Villach il
25 luglio 1921!» si infervorò Emanuele, colpendosi
il capo con il moleskine che
teneva tra le mani.
«Che
coglioni!! Tutta ‘sta
pignoleria: che sarà mai!» controbatté
Cristina.
«Cristina,
segui il mio
ragionamento: l’insuccesso amoroso dei nostri genitori si
traduce nient’altro
che nel ribadimento della nostra menomazione sentimentale!»
«Che?»
gli fece una
smorfia la ragazza.
«Cioè:
‘non battiamo un
chiodo’!» concluse lui, sbracciandosi.
«Un
par de pale, ‘a Ema!
E, poi, parla per te: io ero fidanzata!»
«Se…
va beh! Quanti anni
fa ? E, poi, con quel playboy da strapazzo esalante melassa…
- me lo concederai
quest’espressione dialettale, no?- sai che culo:
Palmieri!!!» si infastidì lui, cinico.
«E
te? Te la sei già
scordata ‘a tardona?!» tirò fuori
un sorrisetto malizioso lei.
«Ma
che centra??»
«’A
verità è che tutt’e
due vorremmo innamoracce, solo che l’amore è
lontano o ci scappa!» constatò Cristina.
«Sai
che se fosse espressa
in italiano decente, potrebbe diventare un aforisma!»
«Un
afo- che?»
***
Note
alla comprensione: Spazio
autrice:
Allora,
dunque, questa
storia è parte di una long fic ancora in fase di stesura,
ma, siccome sono
molto legata a questa scena, da cui nasce tutto il contesto precedente
e, poi,
successivo, ho deciso di partecipare con questa al concorso.
Diciamo
che, essendo io
una fan sfegatata -a dir poco- di
Neri Marcorè e Carlotta Natoli, sono rimasta molto
insoddisfatta dalla seconda
serie non per il riscontro complessivo che è stato piacevole
senz’altro, ma dal
fatto di non aver potuto vedere la
coppia insieme e, per giunta, alle prese con un pargolo: cosa che mi
avrebbe
fatto sicuramente sperticare dalle risate, ma, nel contempo, fatto
sorridere di
tenerezza perché il loro sì che
era un amore con la ‘A’ maiuscola.
Tutto qua, inoltre, sognando la terza serie in arrivo, era proprio d’obbligo dare adito alla fantasia… <3