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Autore: Little Cookie    01/11/2010    1 recensioni
Per prima cosa vorrei fare una breve introduzione a ciò che sto per raccontare. Questa è sicuramente la prima volta che tento di mettere un sogno per iscritto, perché è stato quello che senz'altro mi ha colpita più di tutti. Innanzi tutto perché a tratti era confuso e talvolta ripetitivo e poi perché ha avuto un suo sviluppo e ne è uscita fuori una bella storia.
Non solo: con questo voglio parlare del mio amore per Steven Tyler e gli Aerosmith, perché li amo sul serio!!
Tutte le cose che ho scritto sono frutto della mia fantasia... anche se devo ammettere che parecche cose sono vere xD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Steven si calmò, posò la sua testa sul mio petto e a mia volta appoggiai la mia testa sulla sua. Gliela baciai, dopodiché Steven l’alzò e mi guardò con ancora gli occhi lucidi: “Scusami, non so cosa mi sia capitato. Perdonami, Miriam.” Io annuii e sorrisi: “ Tranquillo, Steven”.
Alla fine decidemmo di terminare la colazione assieme, ma Steven non ci riuscì, evidentemente ancora scosso per quanto era accaduto poc’anzi. Si alzò dalla sedia: “Vieni, ora ti devo riportare a casa. I tuoi saranno in pensiero” disse con mia grande sorpresa. Io non mi alzai: “No, Steven”. Lui mi guardò stupito: “Come sarebbe?”. Presi in mano il cucchiaino e ci giocherellai. Scossi la testa: “No, io non torno a casa”. Di nuovo mi guardò: “Avanti, Miriam. Ti staranno aspettando. E’ chiaro che in questo momento saranno preoccupati per te”. “Ti prego, Steven. Non mandarmi via! So che tu sei un uomo impegnato e che ti sarei di intralcio, ma ti prego. Voglio stare qui, con te e prometto che non ti darò fastidio. Lo giuro!”
Lui sorrise e poi parlò: “Ti ho già detto che non mi dai fastidio, perché se no non ti avrei soccorsa. E poi, io vorrei che…” si schiarì la gola: “Ehm, insomma… beh sono impegnato, ma che c’entra? Sentimentalmente la mia vita non è granché. E la mia anima gemella chissà… sarà lontano e la devo conoscere ancora”.
Quella risposta mi fece venire un colpo al cuore, tant’è che mi misi la mano proprio dove batte. In un certo senso provai soddisfazione per quella risposta. Come faceva uno come Steven ad essere libero? Boh…
“Ma come mai vuoi restare qui con me? Insomma, mi conosci appena. Ti fidi?” aggiunse lui. Io mi avvicinai a lui: “Mi è bastato poco per capire come sei, Steven.” E gli accarezzai la guancia. Mi soffermai con lo sguardo sulle sue labbra: erano veramente qualcosa di eccezionalmente unico: “Steven, ora chiamo i miei genitori e li informo”. Lui non disse nulla e annuì. Composi il numero e rispose mio padre: “Miriam! Oddio dove sei?”. Io alzai gli occhi al cielo: “Stammi a sentire io sono grande ormai, non sono più una bambina a cui si deve dire tutto. Io ora sto bene e non ho alcuna intenzione di tornare a casa. So dove stare percui tornerò solo per prendermi i bagagli!” risposi io e senza nemmeno lasciargli il tempo di replicare riattaccai. Steven rimase alquanto sbalordito dalla scena a cui aveva appena potuto assistere: “Accidenti! Sei stata dura!”. Io gli sorrisi scuotendo la testa: “Steven, lo devono capire che sono cresciuta! Non posso stare sempre sotto di loro! Ormai ho 18 anni e posso decidere per conto mio!”. Steven si mise la mano sul mento: “Capisco! Allora adesso che farai?”. Mi misi il cellulare in tasca, dopodiché mi aggiustai i pantaloni: “Ora andrò a prendermi la roba e poi cercherò un posto dove andare. Non mi importa dove, voglio solo uscire da quella vita! Non ne posso più!”. Steven mi guardò preoccupato: “Ok, senti. Ammesso che i tuoi ti facciano uscire f…” Io lo bloccai facendo un cenno con la mano: “Hey, Steven. No, loro devono farlo! Non mi interessa!”. Gli feci poi finire la frase interrotta: “Ok, allora non dire che cercherai un posto. Puoi stare da me se ti va” disse sorridendo. I miei occhi si illuminarono a quel sorriso così sincero e pieno d’amore. Che cosa dovevo pensare di Steven? Era un tipo così misterioso. Mi affascinava da morire! E invece lui cosa pensava di me? Insomma… come diavolo avrà fatto a notare proprio la sottoscritta in mezzo a migliaia di persone? L’aura misteriosa non cessava di esistere.
Fatto sta che dopo che Steven ebbe pronunciato quelle parole, io feci un sorriso a 32 denti. Ero talmente emozionata che ogni parola mi rimase intrappolata in gola. Non riuscivo minimamente a parlare. L’unica cosa che feci fu quella di corregli in contro ed abbracciarlo per la gioia infinita che provavo: “Che bello! Grazie Steven!”. Gli mancò il respiro per quanto lo strinsi forte a me: “Wohooo! Hey ragazza! Non c’è di che!”. Poi mi staccai e lui mi lanciò un altro sguardo. Mi aspettavo che pronunciasse qualcosa, ma invece mi fece una carezza: “Dai, andiamo a prendere la roba” dissi. Lui non rispose e ci avviammo verso la porta.
Mamma mia che figata di macchina che possedeva! I miei occhi si spalancarono alla vista di quella fantastica meraviglia. Stavo per aprire la portiera, ma Steven disse: “Lascia, apro io” e sorrise. Io ricambiai il suo sorriso: “Grazie, molto gentile” ed entrai. Entrò anche lui e dopo aver messo in moto partimmo verso la nostra meta.
Non vedevo l’ora di essere fuori da quella casa, da quella vita, una volta per tutte.
Io e Steven non ci parlammo quasi per tutto il tragitto: ero troppo concentrata sui miei pensieri e a ciò che sarebbe accaduto una volta messo piede in quella casa. 

   
 
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