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Autore: Little Cookie    01/11/2010    1 recensioni
Per prima cosa vorrei fare una breve introduzione a ciò che sto per raccontare. Questa è sicuramente la prima volta che tento di mettere un sogno per iscritto, perché è stato quello che senz'altro mi ha colpita più di tutti. Innanzi tutto perché a tratti era confuso e talvolta ripetitivo e poi perché ha avuto un suo sviluppo e ne è uscita fuori una bella storia.
Non solo: con questo voglio parlare del mio amore per Steven Tyler e gli Aerosmith, perché li amo sul serio!!
Tutte le cose che ho scritto sono frutto della mia fantasia... anche se devo ammettere che parecche cose sono vere xD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Steven se ne fu andato, mi rimisi a dormire per cercare di riprendere al massimo le mie forze. Anche in questa parte del sogno ci fu un vuoto per poi arrivare subito alla scena successiva. Io non ho mai saputo dov’era andato Steven, ma non me ne preoccupai più di tanto. L’importante era che stesse bene e l’unica cosa che volevo veramente era che tornasse presto da me. L’ho detto prima: provavo qualcosa. Quella notte, evidentemente, Steven tornò. Mi guardò mentre dormivo e poi si tolse la giacca. Dopodiché si tolse la maglia e i pantaloni. Si diede una lavata e si coricò vicino a me. Mi mise il braccio attorno al collo e con l’altra mano mi accarezzò il ventre per poi passare ai capelli. Peccato che stessi dormendo perché non potei provare quel brivido nel mio corpo. Così si addormentò e stette vicino a me per tutta la notte fino al sorgere del sole. La mattina mi svegliai lentamente e quando mi girai trovai Steven a pochi millimetri da me. Il mio cuore sussultò. Stetti ad osservarlo per qualche attimo e poi gli passai dolcemente le dita sulla fronte. Poverino, doveva essere proprio stanco. Ma lui come ha fatto ad addormentarsi proprio lì, nel “mio” letto? Il mistero di questa persona permaneva costantemente. Non riuscivo proprio a capire Steven. Cosa stava cercando di dimostrarmi? In che modo? E perché? Lo avrei capito? Pensai che dovevo alzarmi perché persi completamente il sonno. Ma era mattina presto. Così, mentre Steven dormiva ancora, mi sentii in dovere di andare a preparare la colazione per lui. Un gesto per ricambiare, anche se solo in minima parte, la sua gentilezza. Guardai cosa c’era a disposizione e gli preparai la più semplice colazione che esista: latte caldo e biscotti. Una volta terminato di preparare, attesi che Steven arrivasse. Poco dopo si svegliò grazie al profumo che si sparse per tutta la casa. L’odore del latte caldo e dei biscotti gli pervase le narici e dunque venne nella stanza dove lo aspettavo. Mi guardò un po’ frastornato e poi disse: “Wow, ragazza! Hai preparato tutto questo da sola?”. Non parlai e annuii solo con la testa. Tirai indietro la sedia: “Accomodati, Steven”. Lui mi sorrise e si sedette. Pochi attimi dopo feci la stessa cosa, ma non appena mi sedetti Steven mi prese la mano tra le sue e mi fissò con il suo sguardo ammaliante. Oddio! Ancora quella sensazione di formicolio allo stomaco! Che mi stava capitando? “Grazie” fu tutto quello che pronunciò. E cominciò a mangiare i suoi biscotti inzuppandoli nel latte. Io rimasi a guardarlo attentamente poi lui si fermò e mi lanciò un’occhiata: “E tu? Non mangi?” Scossi la testa. “Perché no, Miriam?”. A quel punto abbassai lo sguardo e Steven notò una lacrima cadermi sui pantaloni: “Oh piccola! Che cos’hai?”. Continuai a gemere e singhiozzare. Quando il mio pianto si fece più forte, Steven abbandonò il pasto e mi abbracciò forte, accarezzandomi intensamente: “Parlami! Sono qui, sono qui”. Mi prese la testa tra le mani e mi baciò sulla fronte. Successivamente passò delicatamente le sue mani sul mio volto per asciugare le lacrime che erano scorse copiose. “Steven, perdonami. Sono solo un peso per te”. Mentre pronunciavo queste parole lui scuoteva velocemente la testa: “No! Non è vero!”. Io annuii per poi controbattere: “Sì, invece! Da quando sono qui ti ho fatto passare solo guai! Lascia che me ne vada via e che ti lasci vivere!”. Decisi di lasciare la stanza, ma Steven fu più veloce e mi afferrò per un braccio: “No!” esclamò. “Lasciami, Steven! E’ finita! Voglio lasciarti in pace!” risposi io. Cercai di scostarmi, ma lui era più forte e mi afferrò. Stavolta però mi sbattè al muro tenendomi inchiodata per i polsi. Sentii che il suo respiro si fece duro e mi guardava con uno sguardo molto intenso. Caspita! Era un lato di Steven che personalmente non avevo mai visto. Mi aveva spaventata ma allo stesso tempo eccitata. Anche il mio respirò si fece duro mentre lo guardavo. Successivamente Steven si avvicinò ancora di più a me così che potessi sentire tutta la pressione del suo corpo sul mio. In quel momento chiusi gli occhi e chinai la testa all’indietro. Steven mi accarezzò lentamente la spalla dopodiché abbassò la spallina del vestito e diede un bacio. Indugiò per un bel po’ di tempo su quel punto e io provai un fremito di piacere perché era come se mi stesse solleticando. Io lo guardai: “Steven” fu tutto quello che riuscii a dire. Lui sollevò la sua testa e mi guardò con i suoi occhioni profondi. Poi si leccò le sue labbra carnose: “Che c’è?”. Io gli risposi: “Ma che cosa stai cercando di dirmi?”. Mi mise l’indice sulla bocca e poi scese giù, sempre più giù fino ad arrivare ai miei seni mentre con l’altra mano mi teneva il fianco: “Shhh. Non parlare, non parlare e basta”. Dopodiché mi diede un bacio sul collo. Io gli accarezzai i suoi morbidi capelli e poi la schiena. Capii che Steven non era un malintenzionato. E non era il classico uomo che ti porta da lui solo per soddisfare i suoi istinti sessuali. Alla fine Steven scorse lungo il mio collo con la sua bocca, poi sul mento e infine la poggiò sulla mia. Vidi che però era timoroso e riluttante allo stesso tempo e non mi baciò. Non ci riuscì. L’aveva solo appoggiata. Sentivo il suo respiro, che si fece più rumoroso quando mi afferrò entrambi i fianchi. Mi tirava dentro le sue braccia ma improvvisamente si ritrasse e si lasciò cadere sul lettino, forse incredulo per quello che era successo. Anche io la ero. Potei osservare le sue spalle alzarsi ed abbassarsi e lo sentii singhiozzare: Steven stava piangendo. Andai più vicino a lui: “Steven?”. Lui non sollevò nemmeno lo sguardo. Insistetti: “Steven?” gli accarezzai i capelli: “Vuoi che me ne vada?”. Lui poi mi tese la mano e io la presi: “No! Non voglio, non farlo. Non mi lasciare” rispose lui con le lacrime agli occhi. Mi commossero quelle parole. Mi sedetti sulle sue gambe e ci coccolammo a vicenda. Che meraviglioso momento magico!
   
 
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