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Autore: jinajin    02/11/2010    1 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2Mandarino

 
Dopo l’accaduto, Nami non era più la stessa. Si era chiusa in camera. E non faceva che piangere. Non faceva entrare nessuno.
E neanche Zoro si faceva vedere. Passava le giornate sdraiato sul letto a fissare il soffitto della sua cabina. Nella sua mente non c’era che l’immagine di Nami in lacrime. E si sentiva un verme, uno dei peggiori. Durante le notti si risvegliava in preda ad incubi in cui Nami lo ammazzava con una delle sue tre spade. Bé, data la situazione, Nami di certo non avrebbe accettato le sue scuse, ma preferibilmente lo avrebbe ammazzato. Dalle lacrime della ragazza, aveva capito che le aveva rotto qualcosa di estremamente importante.
Il resto della ciurma neanche lo degnava di uno sguardo. Erano ancora arrabbiati con lui. Ovvio, non si era nemmeno scusato.
 
Per il resto della settimana nessuno gli parlò. E gli parve anche giusto. Di giorno rimaneva chiuso nella sua cabina, a dormire. Il peggio era che non ci riusciva, faceva incubi in cui c’era sempre Nami in lacrime. Un incubo che lo perseguitava in ogni sonno e sonnellino che si faceva. E di certo non lo aiutava a riprendersi dalle ferite che ancora non accennavano a guarire. Da quando aveva accettato tutto il dolore di Rufy da Orso Bartholomew, era rimasto in coma per giorni e la guarigione era piuttosto lenta.
Di notte quando tutti dormivano, usciva e andava in cucina a mangiarsi qualcosa.
Ma una notte in particolare, prima che mettesse piede nella cucina, sentì qualcuno bestemmiare in modo poco elegante. Dette un’occhiata e vide Nami, che stava cercando qualcosa, sotto al forno. Stava cercando nello stesso punto, dove lui le aveva rotto la clessidra. Di sicuro Nami stava cercando qualche pietra, salvatasi dallo scempio. A un certo punto, lei lasciò perdere la ricerca, e stanca morta tornò in camera sua. Appurata via libera, Zoro si fiondò in cucina e trafficò nel frigo, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Trovato un valido spuntino da mezzanotte, vari tramezzini lasciati di sicuro da Sanji, Zoro poté finalmente colmare la fame che aveva da tutto il giorno. Si disse che era stupido aspettare di uscire la notte, per mangiare, ma di sicuro nessuno gli avrebbe né preparato da mangiare né parlato di sicuro. Perciò avrebbe continuato a fare così, finché le cose non si aggiusteranno da sé.
Mentre si abbuffava, qualcosa catturò la sua attenzione: uno scintillio arancione.
Prese uno dei mestoli di Sanji e con quello armeggiò sotto il forno e lavelli, riuscendo a tirar fuori l’oggetto. Era la pietra a forma di mandarino di Nami.
Di sicuro era quello che lei stava cercando. Contento, Zoro lo infilò nella tasca della sua camicia e ripose il mestolo. Se il cuoco lo avrebbe scoperto, quelli sì che erano guai. Tornò in camera sua a farsi un goccetto di sakè per dormire meglio.
 
Il mattino seguente arrivò soleggiato e senza nuvole. Un giorno perfetto per far ancorare la Sunny per godersi una giornata di puro relax. Ognuno si dedicò alle proprie attività preferite.
Nami decise di prendere un po’ di sole, come al suo solito, assieme a Robin. Mentre andò a prendere le sdraio, le capitò di origliare a una discussione fra Sanji e Rufy:
-Io penso che potremmo anche perdonare Zoro, eh Sanji?- domandò Rufy, mentre masticava un enorme cheeseburger.
Sanji, che si trastullava in una nuova ricetta, gli rispose:
-Rufy, quel marimo ha ferito la nostra povera Nami-san! Non merita il nostro perdono! E chi ha toccato i miei mestoli?-.
-Chi se ne frega dei tuoi mestoli! Non vedo Zoro da più di una settimana, e non mi pare giusto ignorarlo per una cosa in cui centrano solo lui e Nami!- disse Rufy.
Nonostante Rufy spari solo stupidaggini, a volte aveva ragione. Ma a Nami non andava giù comunque. Zoro non si era nemmeno scusato. E da codardo continuava a restarsene rinchiuso in cabina. Per lei poteva anche restarsene lì per il resto della sua vita. Oltrepassò la cucina e raggiunse il ripostiglio, dove si trovavano le sdraio. Mentre ritornava verso la coperta, le capitò di passare davanti alla cabina di Zoro. Si fermò e osservò la porta. Non fuoriuscivano rumori. Chissà che combinava quello spadaccino da strapazzo. Stava per tornarsene da Robin, finché all’improvviso, la porta si spalancò. Zoro era lì, titubante. E aveva la mano nel taschino della sua solita camicia hawaiana. Nami non disse niente. E lo ignorò di sana pianta. Lui le disse di aspettare, ma lei non volle sentire ragioni e continuò per la sua strada. Così Zoro fu costretto ad agguantarla per una mano, aprirgliela e appoggiarci la pietra mandarino dell’altra notte.
-E questa dove l’hai trovata?- domandò lei, sorpresa.
-Ti ho vista trafficare in cucina l’altra notte e lì la ho trovata- rispose lui, secco.
Non sapeva cosa aspettarsi dalla ragazza. Di certo il perdono non lo avrebbe ricevuto, ma voleva uscire da quella situazione che oramai durava da troppo.
Mentre lui aspettava una qualsiasi reazione dalla ragazza, una lacrima rigò il viso di Nami. L’aveva intristita di nuovo? Gli aveva fatto un altro torto? Tutti questi interrogativi vorticavano nella testa di Zoro.
Poi inaspettatamente, Nami gli prese la mano e la strinse. Zoro rimase di stucco, ma ancora di più quando vide il sorriso sul suo viso.
-Per fortuna non mi hai rotto la cosa più importante, Zoro- disse lei, mentre si avviò verso la coperta.
Zoro, in cuor suo si sentì finalmente sollevato. Il sorriso della ragazza aveva i suoi effetti positivi, difatti lo spadaccino poté finalmente farsi un sonno degno di nota.
 

                                                                       *

 
Anche al resto della ciurma, a parte Sanji, fece piacere che Nami e Zoro avevano fatto pace. Per l’evento, fecero un party di ben ritorno allo spadaccino. Le provviste settimanali furono fatte fuori in un baleno e l’alcool scorse a fiumi.
Più tardi, verso mezzanotte, quando tutti erano stramazzati a terra, sazi e sfiniti; Nami riuscì ad alzarsi, anche se era totalmente brilla. Cercando di non inciampare qua e là tra compagni stramazzati, vide Zoro che se ne stava solo soletto a scolarsi l’ultima riserva di sakè.
-Se ti bevi tutto quel sakè, Sanji ti bacchetterà per il resto della settimana!- disse lei, mentre cercò di sedersi accanto a lui.
Lui le disse che finché il cuoco era a terra, non poteva minacciarlo in nessun modo. E intanto si scolò un altro bicchiere. Prese un altro bicchiere, versandoci sakè e lo porse a Nami. Lei lo accettò di buon grado e lo bevve in un sol sorso.
A Zoro fece piacere di aver finalmente un compagno di bevute. Nami si scoraggiò. Non ce l’avrebbe fatta a bere altri bicchieri.
-Certo che te sei proprio resistente all’alcool! Mi sveli il tuo secreto?- disse lei, riempiendo di sakè il bicchiere del compagno.
-Non c’hai il fisico adatto, mocciosa!- la sminuì, mentre trangugiò dal suo bicchiere.
-Ah, sì? Dà qua!- disse Nami, mentre afferrò l’ultima bottiglia di sakè.
Dallo sguardo di Nami, Zoro capì che non era niente di buono quello che stava per fare, infatti, si attaccò alla bottiglia e bevve tutto, fino all’ultimo sorso. Il suo volto si arrossò ancora di più e cominciò a vedere tutto al rallentatore. Perfino Zoro che s’infuriò. Ma lei non ci badò e buttò via la bottiglia.
-Hic, eliminate le prove!- disse, in mezzo al singhiozzo.
Le forze la abbandonarono e non ci vide più. Casco addosso al ragazzo, svenuta.
Zoro imprecò. Cercò di sollevarla, ma essendo ancora debole, le forze abbandonarono perfino lui. Scivolò a peso morto, assieme a Nami. Si ritrovò la ragazza sopra di lui, il suo viso pericolosamente vicino al suo. Con la mano, spostò la testa della rossa, appoggiandola alla sua spalla. Mentre lo fece, notò la pietra color mandarino al collo della ragazza. Se l’era legata al collo come pendaglio con una catenina.
Così non la perde più,fu l’ultimo pensiero di Zoro, prima di assopirsi.
   
 
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