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Autore: jinajin    02/11/2010    1 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Equivoco

 
Il mattino arrivò, dolorante per tutta la ciurma. Pian piano, qualcuno qua e là riuscì ad alzarsi, con mal di testa cronici. Robin si alzò senza problemi. Osservò la situazione e qualcosa attirò la sua attenzione. Una deliziosa scenetta: Nami che dormiva accanto a Zoro, anzi sopra di lui.
La mora sorrise, deliziata da tale scena. Se la sarebbe ricordata, per tanto tempo.
Fece apparire una mano, grazie al potere ottenuto dal frutto del diavolo, e dette una spinta ai due. Nami si svegliò. La sua testa era in preda a un dopo sbornia cronico, aveva fitte ovunque. Notò di stare praticamente addosso allo spadaccino addormentato. Dallo spavento cacciò un urlo, che andò a svegliare Zoro, che si spaventò alla vista di Nami seduta in groppa a lui. La spinse, indelicatamente.
-Ma come osi, buzzurro!- gracchiò lei, mentre gli tirò un calcio.
Zoro afferrò il piede di Nami prima che gli arrivasse dritto in faccia. Ne rimase sorpreso e compiaciuto allo stesso tempo. Stava recuperando. Ma un altro calcio dalla ragazza andò a segno, stavolta nel plesso solare. Lo spadaccino tossì dalla concussione ricevuta. Arrabbiato, tirò il piede alla ragazza, che cascò a terra in una posizione che le rivelò le mutandine da sotto la gonna. Nonostante Zoro si voltò dall’altra parte, il colore delle mutandine rosse gli rimase impresso nella testa. E cominciò anche a sanguinargli il naso. E da lì furono guai.
-Pervertito! Lei hai viste!- l’accusò Nami, indicando il suo naso.
Zoro si rialzò in fretta e furia e mentì un’anemia. Era imbarazzatissimo.
E per peggiorare le cose, Robin e il resto della ciurma aveva assistito a tutta la scena.
-Zoro, di che colore sono le mutandine?- chiese Brook, pieno di aspettativa.
Alla domanda di Brook, tutti cominciarono a ridere. Zoro abbassò lo sguardo sul pavimento e si concentrò su un difetto del legno.
Nami invece si divertì a vedere lo spadaccino in quello stato. Avevate mai visto uno Zoro più imbarazzato di oggi?
Era raro vederlo scomposto così, di solito era del tutto calmo e non tradiva mai imbarazzi e imbranataggine simili.
Zoro, non reggendo più la situazione, se ne andò a gran passi in cabina.
-Nami, così l’hai fatto scappare come al solito!- disse Robin, mentre aiutò Nami ad alzarsi.
A quella battuta, la ragazza sorrise.
 
In cabina, Zoro constatò che il sanguinamento era stato provocato sia dalle mutandine e sia dal calcio di Nami. Avrebbe voluto farsi dare una controllata da Chopper, ma così avrebbe rivelato alla ciurma che stava effettivamente male. E non voleva far preoccupare la ciurma, ma nemmeno rallentarla se per questo.
Si ritrovava in un bel guaio. Non sapeva per quanto sarebbe riuscito a tenerlo segreto. Un bussare lo fece tornare alla realtà. Ma non volle rispondere.
Ma chi aveva bussato entrò comunque e si sedette accanto a lui. Sanji.
-Se ce l’hai con me perché ho visto le grazie della tua innamorata, non averne a male. È lei che è un’imbranata!- si giustificò Zoro, aspettandosi la sfuriata del cuoco.
Ma quella non arrivò. Sanji aveva uno sguardo serio e soprattutto, preoccupato.
-È inutile che cerchi di nasconderlo. Le tue ferite dai tempi di Thriller Bark non sono ancora guarite- disse, mesto.
 Sorpreso, Zoro gli rispose di farsi gli affari suoi.
-E invece mi faccio gli affari tuoi. Finiscila di fare il testardo e fatti curare da Chopper!-.
Per risposta, Zoro lo cacciò fuori. Non ne poteva più di quelle ferite e di Sanji che faceva il ficcanaso.
Sono proprio nella merda,pensò.
 
                                                                       *
 
Visto che le provviste stavano per finire, la ciurma decise di attraccare ad un’isola di passaggio. Era una comunissima isola estiva, che non eccedeva in niente e non mancava nulla.
Rufy delegò come al solito Sanji per le provviste. E disse a Franky di accompagnarlo. E lui andò per gli interessi propri al mercato dell’isola, come il resto della ciurma.
In un angolo in particolare però, pullulava di marines. Seduti a bersi qualcosa sui tavolini di un caffè. E dall’altra parte della piazza, in quel preciso momento, Zoro stava cercando la via per tornare alla Sunny. Come al suo solito si era perso.
Un marine lo notò. E chiese a un altro marine se Zoro era sulla lista dei ricercati.
Qualcuno accertò che aveva una taglia sulla sua testa, così i marine si prepararono per acciuffarlo. Ma prima che lo raggiungessero, una mano trascinò lontano Zoro.
Si accorse di Nami quando raggiunsero un viottolo.
-Ma si può sapere cosa ti frulla in quella testa?- lo rimproverò lei.
Zoro neanche ci badò. Si sentiva debole per le ferite.
-Dei marines stavano per attaccarti alle spalle, e tu nemmeno te ne accorgi? Ma ci sei o ci fai?-.
A quelle parole, Zoro si sentì un idiota. E con Nami a dirglielo, si sentiva ancora peggio. Notò che in una delle buste da shopping di Nami c’era un enorme hakama, lo prese e lo mise sopra di sé e la ragazza. Nami lo guardò senza capire il motivo di quel gesto. Snervato, lui disse:
-Con questo sopra, nessuno ci riconoscerà!-.
Detto quello, prese Nami e l’appoggiò sulle sue spalle.
Cavoli, pensavo pesasse, invece è leggera come una piuma, pensò Zoro, mentre prese tutto il bagaglio della rossa e partì di corsa dal viottolo.
Nami, spiazzata, gli chiese cosa stesse facendo.
-Fuggo dai marines, ovvio!- rispose Zoro, mentre corse in mezzo alla folla.
Durante il tragitto incontrarono Robin e la avvisarono dei marines. Lei si unì ai due, nascondendosi sotto a un capello trafugato da una delle buste di Nami.
-Nami, ma dove le trovi tutte queste cose ridicole?- chiese Robin, facendo notare il capello a Nami.
Nami sbuffò solamente. Che c’aveva di strano il capello?
Zoro si sentì quasi per mancare, ma tenne duro fino al ponte della Sunny. E arrivato lì, cedette a tutto il peso che si portava dietro, ossia Nami e Robin.
Delle fitte di dolore attraversarono tutto il corpo di Zoro, facendolo tremare. E poi sentì il sangue in bocca. Appoggiò velocemente una mano sulla bocca, per evitare di sputarlo, e per non far insospettire le due ragazze.
 I suoi piedi stavano cominciando a intorpidirsi e le fitte continuavano a susseguirsi l’un l’altra, ma grazie alla sua resistenza, Zoro riuscì ad alzarsi.
Robin sapeva cosa stava passando Zoro, ma non volle dire niente. Era stato Zoro stesso a volere che non si sapesse, così lei rimase zitta.
Zoro riuscì a trascinarsi fino alla sua cabina, gettandosi a peso morto sul suo letto, e cominciando ad annaspare come se gli mancasse l’aria. Istintivamente si portò una mano al petto, dove le fitte di dolore lo stavano percuotendo violentemente.
Contento di esser solo, si lasciò andare, e rivoli di sangue gli colarono dalla bocca.
Con la mano destra tastò il comodino, alla ricerca di qualche bottiglia d’alcool.
Trovata una fiaschetta di rum, se la scolò per levarsi il sapore di sangue. Ma mentre deglutiva, tossì un enorme quantità di sangue.
Quel maledetto calcio di Nami mi ha riaperto le ferite, pensò Zoro, mentre si pulì la bocca col lenzuolo del letto. Notò il sangue sulla camicia hawaiana che indossava, e con rabbia se la strappò di dosso. La nascose assieme al lenzuolo sporco, sotto il materasso. E poi si distese di nuovo, lasciandosi andare al dolore. Urlò in preda al dolore e poi perse i sensi. Il suo urlo di dolore venne coperto dalle allegre risa della ciurma.
   
 
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