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Autore: jinajin    02/11/2010    1 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4Sospetto

 
-Zoro si comporta in maniera stramba, di recente- disse Nami, durante la cena.
Rufy, che era troppo indaffarato a mandar giù un enorme boccone di pollo, annuì. Assentì anche il resto della ciurma.
Sanji, che era in mezzo ai fornelli, imprecò. Si sentiva stupido a rispettare la promessa fatta a Zoro. Che senso aveva tenere all’oscuro la ciurma? Erano nakama, compagni, condividevano le lacrime, i dolori, le gioie e la felicità assieme.
Ma Zoro no. Non si lasciava mai andare e se ne stava sempre in disparte, facendo la parte del lupo solitario. Perché? Tutti pensieri irrequieti gli ronzavano nella testa, mentre cucinava la cena per Zoro.
Un passo pesante zittì tutti quanti. Alla porta, appoggiatoci, c’era Zoro. Come se niente fosse, prese posto accanto al suo capitano, il quale vedendolo il solito, gli dette una pacca amichevole sulla spalla. Zoro rimase tranquillo, non risentì alcun dolore. Infatti, com’era pieno di alcool, non sentiva quasi niente.
Mentre Sanji gli porse la cena, incrociò lo sguardo di Nami. La fissò a malo modo e le disse:
-Nami, dovresti stare a dieta, sai? In questo pomeriggio ho constatato che non sei proprio una piuma!-.
Nami per ripicca gli tirò una forchetta, che lui afferrò con l’indice e il medio.
-Grazie, mi mancava proprio una forchetta!-.
Al che tutti risero, tranne Nami che teneva il broncio.
È il solito buzzurro, pensò Nami, sollevata.
Quando aveva sentito l’urlo di Zoro quel pomeriggio, si era preoccupata. Invece era il solito. Piuttosto vivace poi.
Appena Zoro vide la presenza di vino sul tavolo, si rifornì il bicchiere a ogni abbeverata. Senza di quello, avrebbe potuto dire addio all’assenza dei dolori.
Quando stava per afferrare di nuovo la bottiglia, qualcuno la prese prima di lui.
Alzò lo sguardo e assistette alla scena, senza dire nulla. La cara mocciosa si stava bevendo tutto il vino dalla bottiglia. Alla fine, l’appoggiò al tavolo, sbattendola violentemente. Tutta la ciurma rimase di stucco, tranne Zoro che se l’aspettava.
Il volto di Nami si colorò di un acceso rosso. E poi con un ghigno, disse:
-L’alcool non è di tua esclusiva proprietà, Zoro!-
Robin applaudì, incitando gli altri a fare lo stesso. Zoro, accigliato, non disse niente. Di recente Nami non faceva che scaramucce con lui. E lui non ne era per niente abituato. Di solito era Sanji a provocarlo ogni volta.
Arrabbiato, si alzò e prese Nami per il retro della sua canotta e la trascinò con sé in coperta. Gli altri li seguirono, stupefatti.
-Ahi, ma che fai!- gridò Nami di dolore.
Zoro, sentendola, lasciò andare la presa. Nami cadde col sedere a terra, cacciando un’altra esclamazione di dolore.
Lo spadaccino si appoggiò alla balaustra della nave, incrociando le braccia.
-Sii donna e affrontami lealmente- disse.
Nami voleva ribattere, ma capì dal tono del compagno, che faceva sul serio. Si rialzò e accettò la sfida.
-Ma niente spade!- disse lei, seriamente preoccupata per la sua sorte.
Affrontare una delle supernove non accadeva spesso. Zoro annuì, ma prima disse che non poteva cominciare senza un drink. Mentre lo disse, aveva fatto l’occhiolino a Sanji.
-Maddai, sbrigati a cominciare piuttosto!- gridò la rossa, ansiosa.
Sanji, sapendo in cuor suo che Zoro aveva veramente bisogno di quel drink, corse in cucina a fargliene uno. Fatto questo, lo portò a Zoro.
-Un Margarita? Grazie, Sanji- disse Zoro, mentre si scolò il drink.
Sentendosi rinvigorito grazie all’alcool, si sentì più sicuro. Assunse una delle sue consuete posizioni di attacco e sollecitò Nami a prepararsi.
Nami ingoiò il groppo che aveva in gola. Sperava che tutta quella scena fosse uno scherzo di cattivo gusto. Ma dallo sguardo di Zoro, assunse che non lo era.
Si posizionò anche lei, a malavoglia. In quel caso, avrebbe voluto avere con sé il suo fidato Clima Sansetsukon o almeno un bastone. Che chance aveva contro Zoro, temibile avendolo come avversario, praticamente disarmata?
Mentre lei pensava a come poter sfuggire da quella odiosa circostanza, Zoro fece la sua mossa. Scattò velocemente in avanti, verso Nami. Lei, per strizza, cadde di lato, evitandolo. La ciurma lanciò applausi e fischi, incitando i due sfidanti a dare il meglio di sé. Nami li fulminò con lo sguardo, ma se ne pentì amaramente. Zoro si era approfittato della sua distrazione e l’aveva incastrata a terra, in un arm lock.
Le possenti braccia di Zoro avevano incastrato le sue braccia dietro alla schiena, in una morsa di dolore. Cercò di liberarsi scalciando, ma non ottenne alcun risultato. Dietro di sé, poté sentire che Zoro rideva come un matto.
Zoro, divertito, le sussurrò:
-Non ti conviene sfidarmi in alcun modo, mocciosa!-
Zoro si aspettava una delle solite sfuriate, che non venne. Notò che Nami era arrossita e ansimava. Zoro non capì cos’aveva. E poi gli arrivò un calcio, dritto al fianco destro.
Stavolta era stata Nami a essersi approfittata della sua distrazione. Il calcio, nonostante non fosse stato forte, percosse il petto di Zoro in acuminate fitte di dolore. Lasciò le braccia di Nami ed emise una bestemmia. La ragazza si allontanò di fretta da lui, sorpresa.
La scena fu pietosa, secondo Zoro. Annaspava aria e si sorreggeva l’addome con le mani, dolorante. Oramai non poté più fingere di stare bene. Tutti l’avevano visto.
Poi sentì qualcosa che venne adagiato sulle sue spalle. Alzò lo sguardo e vide Sanji, che gli fece l’occhiolino.
-Ragazzi, nel drink di Zoro ho messo un lassativo, affinché Nami poteva stare al suo stesso livello!- gridò Sanji, cercando di esser capito.
La ciurma cominciò a ridere. Nami invece se la prese col cuoco, dicendogli che non era giusto. E a Zoro rimase solo da correre al bagno, per finta.
Dopo avrebbe menato quel cuoco, per aver inventato la scusa del lassativo.
Ohibò, che vergogna!,pensò Zoro, mentre si coricò a letto. Prima di addormentarsi, si scolò una bottiglia di sakè, che era riuscito a fregare dalla cucina, poco prima che cominciasse il duello. Grazie al sakè, riuscì a prender sonno.
 
La luna torreggiava fiera in cielo, sopra la Thousand Sunny. Un crepitio di passi attraversò il ponte della nave. Un’ombra elegante, quasi da gatto, passava attraverso i mandarini. Nami s’inerpicò su uno di essi e si protese verso l’alto, cercando di assaporare l’aria notturna. Le piaceva farlo quando non aveva niente da fare o quando non riusciva a dormire. E c’era qualcosa che la turbava, in questa calma. Anzi troppa. Il mare era quieto, per l’assenza del vento e la nave non dondolava. Nami riusciva solo a dormire quando la nave dondolava, come al suo solito. E poi l’episodio con Zoro, dopo la cena. Da quando in qua Zoro e Sanji si facevano l’occhiolino? La faccenda si faceva sempre più stramba, giorno dopo giorno. Mentre si sedette sulla balaustra della nave, sentì un rumore inatteso. Per lo spavento scivolò. Ma qualcuno l’afferrò appena in tempo. Ma invece di tirarla su, rimase a ciondoloni per un attimo. Lei, incuriosita, alzò la testa e vide Zoro che la teneva per un polso. Il volto dello spadaccino era teso per lo sforzo.
-Zoro, ma che fai? Tirami su!- gli disse Nami.
In un battibaleno la ragazza ruzzolò per il ponte. Pensando che un procione marino era molto più delicato di un marimo, Nami si rialzò. Voleva proprio darle di santa ragione al buzzurro, ma quando lo vide, si fermò. Lo spadaccino respirava affannosamente. Solo per averla tirata su, era già senza fiato? Che fine aveva fatto quel Zoro dalla forza e destrezza inequivocabili?
-Ma si può sapere cos’hai, buzzurro?- domandò Nami, in preda alla preoccupazione.
Zoro le fece cenno di stare zitta, mentre tirava fuori una bottiglia dalla sua tasca.
Adagiò il tappo di sughero tra i denti e lo tirò via. E lo sputò in mare. Avidamente, bevve tutto il contenuto della bottiglia. Che poi andò a finire, anche quella, in mare. E poi si volse verso la rossa, tranquillo, e le rispose:
-Perché pesi troppo, ragazzina!-.
-E tu, bevi troppo perché io possa dare peso alle tue parole- ribatté lei, acida.
 Zoro la ignorò e si diresse verso la cucina, per far razzia alle provviste. Aveva bisogno di altro alcool e qualcosa da mangiare. Nami lo seguì, cercando di capirci qualcosa. E lo beccò a depredare tra le provviste. Quelle alcoliche. Dallo sguardo di Zoro capì, che aveva trovato qualcosa d’interessante. Ed era quella bottiglia che conteneva un liquido alquanto verdognolo. Nami cercò di strappargliela dalle mani, senza successo.
-L’assenzio non è per le bambine!- disse lui, mentre fuggiva dalle mani di Nami.
Imprecando e cercando di darsi da fare, Nami s’aggrappò alla schiena dello spadaccino. Il quale la ignorò del tutto, mentre svitava il tappo incrostato dall’assenzio.  Con un click alquanto rumoroso, Zoro esultò. Nami assistette alla scena, aggrappata al dorso di Zoro, noncurante. Ormai aveva vinto lo spadaccino.
Zoro propose che le avrebbe dato un goccetto, se si sarebbe staccata.
E così i due finirono di nuovo come compagni di bevuta. Zoro decise che per sé andava bene la bottiglia e a Nami un piccolo bicchierino.
-Quanto sei tirchio- disse lei, mentre lui le versava un goccio di assenzio.
Lui rise e le disse:
-Senti chi parla, quella che non condivide mai un berry, ricattando la gente a cui ne presta uno!-.
I due si fissarono male, ma poi a Nami venne da ridere. Zoro bevve un sorso, alla sua piccola vittoria personale. E versò comunque un po’ di assenzio anche alla compagna.
-Mi spieghi perché bevi così tanto?- chiese lei.
Quella domanda sorprese Zoro. I suoi dolori giustificavano il bere, ma non poteva certo dirlo a Nami. A lui piaceva bere, quest’era certo. Mentre rimuginava, osservò che Nami aveva appoggiato il bicchiere sulle sue labbra e lo guardava a sua volta. Da quando in qua la ragazza cerca di apparire più grande di quel che è?, si chiese lui, bevendo un altro sorso di assenzio. Proprio grazie a quell’assenzio, poteva stare tranquillo e sedato. Molto sedato. Perché non si accorse che Nami gli aveva rubato la bottiglia. E che lo incitava a rispondere col dito.
-E se non lo faccio, che fai? Ti bevi tutto quell’assenzio?- disse Zoro, torvo.
Lei annuì e s’attaccò alla bottiglia, cercando di berla tutta. Ma Zoro la prese prima che poté arrivare solo alla metà. E levandogliela così, le provocò un attacco di tosse.
-Quello succede quando si fa gli idioti, Nami!- la rimproverò Zoro, dandole una pacca alquanto forte sulla schiena.
Troppo forte. La poverina ruzzolò per un’atra volta, quella notte. Ma non apparve la consueta rabbia né l’ira, e invece, uno stato di ebbrezza di troppo. Riuscì a trascinarsi fino a Zoro, tremolante. Le vorticava la testa. Una mano la stabilizzò, prima che andasse a sbattere contro la balaustra della nave. E la aiutò anche a sedersi, accanto a uno Zoro snervato.
 
L’indomani, Nami si svegliò nel suo letto, con la testa che pesava come un macigno. Mentre tentò di alzarsi, qualcosa attirò la sua attenzione. Sul suo comodino, c’era una bottiglia con un biglietto dentro. Lei lo tirò fuori e ci lesse: L’assenzio non è per le bambine!
Leggendo quelle parole, alla rossa tornò in mente la notte precedente. Zoro che l’aveva salvata da una stupida caduta in mare, la litigata e la bevuta con lui.
Ora si spiega il mal di testa, pensò lei, mentre richiudeva il messaggio nella bottiglia.
Di recente, quel Zoro era veramente strano forte!
   
 
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