Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: jinajin    02/11/2010    3 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5 – Nakama

 
-Potresti mentire un anemia, un non so qualcosa, per farti controllare da Chopper!- disse Sanji dal cucinotto, intento a preparare la colazione.
Zoro grugnì in risposta al cuoco. Non era dell’umore adatto per scherzare. Anche se sapeva che Sanji non scherzava affatto. Guardò il suo riflesso, dal caffè corretto al saké, preparato da Sanji stesso. Zoro notò le sue occhiaie, erano molto accentuate di recente. E sapeva perfettamente che non poteva continuare così. I dolori non lo facevano dormire di notte ed era costretto a bersi degli alcolici ogni volta che aveva una crisi di dolore. Anche se non era un problema per gli alcolici, adorava bere. E poi Sanji gli aveva concesso libero permesso per le provviste alcoliche. Decise di andare a farsi un sonnellino in coperta, almeno tentar non nuoce. Si sdraiò sotto ai mandarini, visto che aiutavano a schermare qualche raggio solare. Però stavolta, il sonno non tardò.
 
-Sanji, si può sapere perché lasci che Zoro si beva tutte le nostre provviste alcoliche?- disse Nami, assieme a Rufy, Usopp e Franky.
Nami era riuscita a portarseli dietro per convincere Sanji a smetterla di esser così gentile con quello spadaccino da strapazzo.
-Non è mica giusto che lui può bersi quel che gli pare!- disse Usopp, con Rufy che annuiva in coro.
Sanji promise che Zoro da lì in poi non avrebbe toccato un sol goccio d’alcool, promettendo solennemente, e intanto incrociando le dita del piede. Non posso negargli l’unica cosa che gli dia sollievo, pensò lui, mentre gli altri raggiunsero la cucina, affamati.
Fu una mattina abbastanza allegra, considerando il mare piatto e l’assenza di vento. La nave tanto era allestita per qualsiasi attività preferita dalla ciurma del capello di paglia.
Nami, che non aveva ancora innaffiato i mandarini, prese il tubo dell’acqua e andò al frutteto. Aprì il rubinetto e incominciò a innaffiare. All’improvviso si sentì un verso agghiacciante. Un Zoro arrabbiato nero spuntò fuori dal frutteto.
-Ma che cavolo combini, strega!- imprecò lui, mentre strizzava i suoi vestiti, ormai completamente zuppi.
Nami rise a vederlo così zuppo. Lui continuò a imprecare mentre si tolse la maglietta, che gettò in terra, maledicendo Nami.
-Ehi, prenditi un calmante!- disse lei, continuando a innaffiare.
Poi il suo sguardo finì sul torso dello spadaccino. La cicatrice si notava benissimo sotto il sole rovente.  Abbassò lo sguardo, appena quando Zoro la indicò di star ferma col tubo. La ragazza non capì perché si era messa a fissare Zoro in quel modo. Erano nakama, ma comunque lui in fondo era un uomo, e il suo fisico era abbastanza possente e allenato. Insomma, risaltava agli occhi. Nervosamente, lei si mise una mano nei capelli, portandosi la frangetta sulla faccia, in modo da nascondere l’imbarazzo. Ma nonostante tutto, lo spadaccino catturò la sua attenzione lo stesso. Si era spogliato delle scarpe e della panciera, mostrando la consueta cicatrice che gli arrivava fin sotto l’ombelico.
-Sei totalmente affascinata dal buzzurro, eh Nami?- sussurrò qualcuno, nell’orecchio della ragazza.
Spaventata e colta in flagrante, si girò. Robin. Aveva un sorrisetto malizioso, cosa che preannunciava guai. Nami cercò di svignarsela, ma una delle braccia in più di Robin, la trattenne per le gambe, inchiodandola lì. Cos’avrebbe dato per un po’ di Agalmatolite in quel momento critico. Robin era alquanto sadica in quelle situazioni, e di recente non faceva che farle tiri mancini.
Era in costume da bagno, zuppa di acqua. Di sicuro si era approfittata del bel tempo per farsi qualche tuffo. E Nami capì, nonostante Robin avesse gli occhiali da sole, che il suo sguardo non prometteva niente di buono.
-Che fai, fuggi da una nakama? Oppure preferisci scavarti una fossa dove nasconderti?- soffiò Robin, nell’orecchio arrossato di Nami.
Una sensazione bagnata le fece tornare l’attenzione a Zoro. Aveva tirato la sua maglietta addosso a Nami, dicendole di asciugargliela. Grazie a quel gesto, Nami scappò dalla presa di Robin. S’aspettò che la compagna avrebbe detto qualcosa al riguardo, ma invece, sé ne andò ridendo.
-Ehi, strega! Visto che già sono bagnato, accompagnami a fare un bagnetto!- disse Zoro, trascinando Nami verso lo sbocco dove c’era l’area di nuoto delimitata da una catena di galleggianti. Nami non capì cosa voleva dire quel sorriso di Zoro, ma dopo aver saltato, trascinando con sé la ragazza, ormai era troppo tardi.
Lo schianto fu maldestro e doloroso, infatti la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di coordinare il tuffo, finendo per tuffarsi a schianto con la pancia. Zoro riemerse con la grazia di un delfino, notando però che Nami ancora non c’era.
Nami, rimasta inebetita dal tuffo, non capiva quale fosse il sopra e il sotto. Stava nuotando sempre più in basso, nelle profondità marine pericolose dell’oceano, ma una mano la riacciuffò prima che potesse inabissarsi per la pressione marina.
-Ma perché devo sempre tirarti fuori dai guai di recente? Sei così maldestra!- le gridò Zoro, svegliandola del tutto dal suo stato inebetito.
Zoro poteva anche avere ragione, ma la colpa era sua comunque, visto che era stato lui a trascinarla nelle acque. Nami era in sé arrabbiata, ma non volle darlo a vedere. Tanto lo spadaccino avrebbe peggiorato le angherie, se lei ribatteva.
Si sistemò i capelli con nonchalance, e si lasciò cullare dalle onde, cercando un minimo di conforto in quelle, visto che lo spadaccino non era che capace di grettezze.
-Ora m’ignori pure. T’ho tirata fuori dai guai parecchie volte, e non ho ancora sentito un grazie!- grugnì Zoro, cercando di tirar fuori un accenno di un grazie, dalla bocca di Nami.
E perché ci sei sempre, a salvarmi, nonostante non hai mai avuto l’intenzione di farlo?,pensò la ragazza, mentre si strizzava i capelli bagnati fradici.
Di nascosto sbirciò nella direzione dello spadaccino, curiosa. Zoro non c’era più. Nami lo cercò con lo sguargo in lungo e in largo, non trovandolo. Come aveva fatto a sparire così in fretta?
Un brivido freddo percorse la schiena della ragazza, agitandola. E poi qualcosa la trascinò sotto la superficie dell’acqua. Nami non riusciva ad aprire gli occhi e guardare la cosa che l’aveva trascinata. C’aveva paura. L’oceano, così grande e pieno di pericoli, la inquietava. Ma poi qualcosa le schiaffeggiò la guancia, Nami riaprì gli occhi e davanti a sé vide uno Zoro con un sorriso da 32 denti. Arrabbiata, lei gli dette un calcio e si liberò da lui. Finalmente libera, riemerse in superficie, sentendo però varie bestemmie che includevano il suo nome.
-Dannata strega! La prossima volta che mi tiri un calcio ti trancio quelle gambe!-.
-E te smettila di darmi motivo per i calci!- disse Nami, mentre sputava l’acqua che aveva bevuto di troppo.
Ma dallo spadaccino non ebbe nessuna risposta. Zoro si era appoggiato alla Sunny, zitto zitto. Si stava reggendo il petto, dove l’ennesimo calcio di Nami l’aveva colpito. Era messo male, molto male. Dei rivoli di sangue erano caduti in acqua, espandendosi in larghe macchie rosse. Appena Zoro le vide, con un pugno nell’acqua, disperse il sangue.
-Zoro, ma che hai?- gli chiese Nami, che si stava avvicinando.
Lui alzò la mano, in segno di non avvicinarsi, alla ragazza. E lei rimase lì, preoccupata, osservandolo mentre se ne tornava sulla nave.
È così sbagliato mostrare le proprie debolezze ai propri nakama?,pensò Nami, mentre saliva su per la scala.
Allontanatosi dalla coperta, Zoro si rinchiuse nella sua stanza, annaspando. La sua mano si strinse sul suo petto, dove tutto il suo dolore era concentrato. Sputò sangue, sangue che di sicuro veniva dalle lacerazioni interne che aveva. A tratti, riuscì a raggiungere il suo letto, prese il lembo del lenzuolo e si ripulì del suo sangue.
Non ce la faccio più, sono al limite, pensò Zoro.
Aveva dovuto rintanarsi perché sennò avrebbe dovuto spiegare a Nami il perché del suo comportamento. In quel momento doveva stare lontano dalla ciurma. Ma nel profondo, lui voleva stare con i suoi nakama. Gli rincresceva tanto assentarsi da loro.
 
Nella sala principale della Thousand Sunny veniva apparecchiata la grande tavola rotonda per la cena, su ordine dello chef Sanji. Rintanati nel sottoscala, Rufy e Nami stavano chiaccherando su Zoro.
-Rufy, ascolta. Zoro si comporta in maniera troppo strana di recente, beve in qualsiasi momento della giornata e nasconde qualcosa, secondo me- disse Nami.
Rufy annuì e le rispose che aveva ragione, il loro spadaccino era veramente strambo negli ultimi tempi. Quando Nami stava per dire dell’accaduto del pomeriggio, qualcuno bussò alla porticina del sottoscala. Rufy l’aprì e si ritrovarono davanti Zoro, con la solita camicia hawaina e soliti pantaloni neri, ma scalzo.
-Ma che fate? Bofonchiate stupidaggini?- chiese, scherzosamente.
Rufy s’alzò e gli dette una pacca sulla spalla. In quell’istante preciso, Nami notò una smorfia sulla faccia di Zoro. Di sicuro era una smorfia di dolore. Sentendosi chiamare per la cena, Nami raggiunse il resto dei compagni alla tavola. Sedette accanto a Robin, e per il resto della serata, osservò lo spadaccino in cerca di comportamenti sospetti.
-Ragazzi, per dessert abbiamo un tiramisù molto dolce!- disse Sanji, mentre tranciava le porzioni in maniera equa e li distribuiva a tutti. Quando arrivò all’ultima fetta, quella destinata a Zoro, gliela passò facendo l’occhiolino. Quel gesto non passò inosservato a Nami, avendolo visto più volte. Chissà che voleva dire quel gesto, era forse una comunicazione segreta tra il cuoco e lo spadaccino? Quei due, sempre a far scaramucce per motivi futili, ora si facevano segni di nascosto? Troppo strano, pensò la ragazza mentre mangiava il dolce. E poi notò che Sanji si sedette accanto a Zoro e gli sussurò qualcosa. Nonostante Nami non fosse lontana da quei due, con tutto il casino che c’era, non riuscì a sentire niente dai due.
-È un tiramisù alquanto alcolico, cara spugna- sussurò Sanji.
Zoro annuì semplicemente. Sanji non era per niente bravo a fare il furtivo, infatti Nami aveva visto tutto. Così decise di fare qualcosa che non faceva da tempo: fare scaramuccia con Sanji. Finito il dolce, prese il piattino e lo tirò dritto in faccia a Sanji, che rimase perplesso. E dopo un’altra batosta di Zoro, capì cosa voleva. E così i due finirono a litigare di brutto: Sanji aveva preso Zoro per il colletto della camicia e lo aveva schiantato sul tavolo, facendo ammutolire tutti quanti. Sanji, tirò un calcio, che fu sventato dalla destrezza di Zoro, inducendolo a sbattere contro una sedia. E poi si sentì agguantare dalle possenti braccia dello spadaccino, per poi finire trascinato verso la coperta.
-Potevi evitare di farmi male alla schiena, maledetto!- gli disse Zoro.
-Perdonami, certe volte dimentico che stai da cani!- rispose Sanji.
Sanji voleva smascherare Zoro. E lo spadaccino l’aveva capito. Ormai, il cuoco non faceva più il suo gioco.
Tutti gli altri li avevano seguiti e si erano messi comodi per vedere la solita scaramuccia. Zoro lanciò, con estremo sforzo, il cuoco verso la balaustra della Sunny. Ma Sanji, deviò il lancio con uno dei suoi calci e si riequilibrò. Zoro sorrise, non gli piaceva se lo scontro finiva presto, ma nel suo stato non era proprio il caso di lottare con Sanji. A malapena si reggeva in piedi dallo sforzo e le fitte al petto erano ricominciate. Non aveva bevuto il giusto d’alcool quella sera, infatti l’effetto che teneva a bada i dolori era già finito da un pezzo. Nella sua bocca sentì il sapore ferroso del sangue, facendolo rabbrividire. Se Sanji riusciva anche a sferrargli un calcio, era la fine per lui. E poi tutti quanti della ciurma erano lì, soprattutto Nami la più sospettosa di tutti. Mai si era sentito così alle strette, neanche in tutti gli scontri in cui aveva lottato. Ma che sto facendo? Non sono mica un codardo, io! O la và o la spacca!, pensò Zoro, mentre si buttò di corsa verso Sanji.
Sanji notò la solita espressione fiera di Zoro, vedendolo così, non poteva tirarsi indietro. Zoro si era buttato, nonostante le sue condizioni, per non mancare di rispetto né verso Sanji né verso se stesso. Sentendo poi gli incitamenti dei suoi Nakama, non poteva deluderli. Quindi caricò la gamba, pronto a scontrarsi con Zoro.
Appena Zoro fu abbastanza vicino, Sanji tirò il calcio. Aspettandosi di centrarlo, rimase sorpreso quando Zoro deviò il suo calcio con l’avambraccio e con la mano libera dargli un pugno in piena faccia. Ma Sanji forzò la gamba, facendola schiantare dritta nel petto di Zoro.
Quello oltrepassò la soglia di sopportazione di Zoro. Il calcio di Sanji era andato dritto nel punto d’origine dei dolori atroci. Zoro gridò di dolore, afferandosi la camicia spasmodicamente. Stava per cadere, ma qualcuno lo sorresse. Era Nami.
Zoro la pregò di nascondere la sua situazione, mentre si reggeva a lei. Lei non capiva.
-Nami, portami in cabina e di fretta!- le sussurò nell’orecchio.
Nami mentì qualche malessere, fingendo di essere lei quella aiutata da Zoro. E così portò Zoro nella sua cabina, essendo quella la più vicina. Chiusa la porta, Zoro si buttò sul letto di Nami, scoppiando in gemiti di dolore. Nami corse da lui, chiedendogli cos’aveva. Riuscì a capire solo poche parole da lui: alcool. Così Nami andò furtivamente verso la stanza delle provviste a prendere qualche bevanda per il malcapitato spadaccino. Prese il rum, visto che era l’unico alcolico rimasto.
Era decisa far sputare la verità a Zoro. Così prese del veritaserum, il siero della verità, uno dei piccoli tesori che aveva raccimolato nella sua carriera da ladra. Ne versò poche gocce nella bottiglia, prima di entrare in cabina e darlo a Zoro. Lui la prese e si abbevverò in maniera alquanto frettolosa. Dopo un rutto, ringraziò Nami.
Nami si sedette sul bordo del letto, mentre Zoro si ripuliva la bocca con un fazzoletto. Stava per nasconderselo in tasca, quando Nami lo aveva afferrato. Alla vista del sangue, Nami rabbrividdì.
-Ma cos’è questo sangue?- gli chiese lei, urlando.
Zoro avrebbe voluto mentirle, ma la verità sgusciò fuori da lui, inconsapevolmente.
-È il mio- disse lui, incredulo.
Nami capì che il veritaserum aveva cominciato a funzionare. Decisa a far sputare la verità a Zoro, lei lo interrogo, mentre Zoro rispondeva a ogni domanda, incapace di fermarsi. Quando Nami seppe tutto, appoggiò la mano alla fronte e sospirò. Era proprio tipico di Zoro agire in tal modo. Ma oltre a quello, si sentì in colpa per tutti quei calci, anherie e stupidaggini che aveva fatto a Zoro. È colpa mia se le sue ferite si sono riaperte, pensò lei.
-Cosa hai versato nel rum? Non ti avrei risposto per tutto l’oro al mondo, se non avessi bevuto quella cosa!- disse Zoro.
-E secondo te, te lo vado a dire?- disse lei, facendogli la linguaccia.
Zoro per ripicca le tirò il cuscino. Nami l’afferrò e stava per tirarglielo, ma si fermò. Con Zoro in quello stato, doveva evitare di arrabbiarsi con lui. Ma poi lui poteva insospettirsi per quel trattamento e avercela a male con lei, così Nami gli tirò il cuscino, che finì dritto in faccia allo spadaccino. Finita la lotta, entrambi si distero sul letto, sfiniti.
-Dopo ti porto da Chopper!- disse Nami, prima di addormentarsi.
-Neanche morto… - disse Zoro, prima di assopirsi accanto alla rossa.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: jinajin