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Autore: Haruakira    06/11/2010    2 recensioni
Possono i sogni essere gli stracci di un ricodo lontano?
Possono essere una storia in cui leggere tra le righe per vedere il futuro o per comprendere la distruzione di un passato troppo amaro, con troppe luci, troppe ombre? Per alcune persone di certo sono questo e altro e i guerrieri di Atena saranno costretti a confrontarsi con le proprie emozioni, a rivedere le loro convinzioni, il loro essere guerrieri,il loro esistere. Quattro ragazze mostreranno loro una nuova verità, un modo diverso di combattere per la giustizia, per il bene...per chi si ama.
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap.3 Erano vivi. Sentiva perfettamente i cosmi dei suoi compagni pulsare. Si guardava intorno, il suo splendido giardino era andato distrutto, le sue rose...sparite. "Stupidi specter", pensò Aphrodite dei Pesci. Il cosmo di Death Mask era aggressivo, furioso. Gli sembrava quasi di sentirlo che si lamentava mentre mandava a quel paese uomini e dei, senza distinzioni.
-E porca miseria!
Gli sembrava?!
- Aphro, quelle teste di cazzo mi hanno distrutto la casa. Ma gliela farò riparare- Un ghigno sul volto, -...oh, si che lo farò-
Allora erano proprio vivi, tutti interi nel corpo come nella mente. Death lo confermava...la morte non lo aveva cambiato.
-Cos' è Pisces, incazzato perchè ti hanno sradicato quelle piante rinsecchite che chiamavi giardino?
-Rose, Death Mask, rose splendide e profumate...a differenza di quella tua quarta casa in cui l' unico odore che senti è l' olezzo della morte.
-Odore bellissimo...e comunque puzzava. Me l' hanno sfasciata- Aggrottò le sopracciglia, abbassando appena il viso, proprio come un bimbo monello e imbronciato, "perchè diavolo non facevano l' Atena Exclamation a casa loro!". Il cavaliere di Cancer alzò lo sguardo all' improvviso, ancora una volta aggrottò le sopracciglia. Si mosse di un passo, poi di un altro e ancora e ancora, si fermò solo quando non ebbe ad un palmo dal naso il bel volto del compagno d' armi. Prese il suo viso tra le mani e lo baciò. Non come era solito fare, avido e vorace. In quel bacio c' era amore, dolcezza...sollievo per lo scampato pericolo. Quando si staccò non disse nulla, solo lo prese per mano per dirigersi alla decima dove un amico li attendeva. Trovarono l' undicesima casa stranamente vuota, raramente infatti il cavaliere di Aquarius abbandonava la sua dimora...bè, ma in fondo quello era un giorno speciale. Shura li aspettava all' ingresso della sua casa, a capo chino, assorto in chissà quali pensieri. Alzò il viso non appena udì i loro passi. Un sorriso, bello quanto raro passò sul suo viso.
-E così...dovrò vedere ancora le vostre brutte facce.
Aphrodite si voltò dall' altro lato fingendosi offeso, Cancer si lasciò scappare un risolino. Si avvicinarono, tutti e tre nello stesso momento, come se avessero provato e riprovato quella scena cento e cento volte ancora. Una semplice occhiata di intesa e tanto bastava per comunicarsi la felicità di essere in vita. Il trio c' era.
- E allora, che avete fatto da morti?- Fu la domanda ironica e amara di Cancer.

Questa volta anche lui era tornato alla vita insieme ai suoi compagni, il grande assente, il grande Sagitter. Non avrebbe mai immaginato di poter camminare ancora su questa terra...ne era passato di tempo. Ma ora non poteva perdere tempo, doveva correre alla casa del leone d' oro, dal piccolo...piccolo? NO...da Aiolia, ora uomo e guerriero valoroso....il tempo passava più velocemente da morti. Arrivò velocemente, la casa del fratello non era poi così lontana. Entrò correndo, si sentiva tornato bambino, quando correva a chiamare il fratellino più piccolo che magari tentava di disertare gli allenamenti per giocare con gli amici, o quando, sempre con questi si allontanava dal Santuario in cerca di avventure.  E corse Aiolia incontro a lui, si abracciarono, si salutarono, versarono qualche lacrima. Erano felici, una felicità a tutto tondo, non macchiata dai tragici eventi del passato, dagli anni sottratti ingiustamente. L' importante era essersi ritrovati e avere la possibilita che a tanti altri è negata, di vivere un' altra occasione. -Aiolia, Aiolia, Aiolia-, gridava e gli arruffava i capelli tanto simili ai suoi e così facendo ridevano i due fratelli, di risate spensierate.

Il giovane Scorpione incontrò lo spendido Acquario lungo le scale che conducevano verso la nona. Era tornato in vita da poche, pochissime ore, ore preziose, che aveva perso domandandosi scioccamente se recarsi dal suo Camus, lui di solito così impulsivo. Come affrontarlo dopo tutto quello che era accaduto? Come aveva potuto credere che egli l' avesse tradito, avesse tradito la loro santa causa? E se Aquarius lo avesse respinto? E allora si, sarebbe stato meglio morire. Doveva sapere, doveva sapere...e sperare...sperare che Camus lo amasse come prima, che lo avrebbe accolto tra le sue braccia, che il loro rapporto non era mutato. Prese questa decisione e freneticamente uscì dal suo palazzo per correre con quanta forza aveva in corpo  all'undicesima. Si fermò, all' improvviso. Vide il signore delle energie fredde scendere verso di lui, con calma, bellissimo ed elegante nel suo incedere, come sempre, con tanta grazia che solo a lui era stata donata. "Mio bello, bellissimo...amore..." si disse Milo.  Gli corse incontro percorrendo velocemente la distanza che li separava. Si fermò ancora, giunto davanti a quel dio. Le gambe gli cedettero, si inginocchiò, gli strinse la  vita con le mani, tentando un abbraccio maldestro e piangendo senza vergogna. Cadde in ginocchio, come già era accaduto una volta; ma davanti a lui questa volta non uno specter, non il giusto inganno, ma un gold saint, limpido nel suo apparire. "Chi, chi direbbe ora che sono un cavaliere di Atena? Senza ritegno, ecco come mi stò comportando...ma non mi importa".
Camus non disse nulla. Si chinò a sua volta stringendo anche egli l' amico, e si muoveva e piangeva come l' altro tentando di abbracciarlo meglio, sempre più forte. I suoi movimenti, spasmodici, avevano perso quella perfezione che tanto lo contraddistingueva. Rari erano gli attimi in cui l' algido signore scioglieva i ghiacci del cuore e il biondo Scorpione  in ciò era un privilegiato perchè artefice e testimone di tali momenti.
-Perdonami- gli sussurrò
-Stà zitto Camus, stà zitto e perdonami tu.-, lo implorò. - Non ho capito,Cam, io non ho capito nulla.- Singhiozzò ancora Milo.
Quando le lacrime iniziarono a scemare, allentarono un momento l' abbraccio, si guardarono e attraverso gli occhi poterono vedere limpidamente l' uno nel' anima dell' altro.  Serio il viso, ma gli occhi sorridenti, riprese a parlare il bel cavaliere dell' undicesimo cielo.
- Non dovevi capire. Ma ora alziamoci. Non parliamone più. Forse una nuova vita ci attende-.
Si rifugiarono insieme all' ottava casa, ora Milo non aveva più paura. Camus, il SUO Camus era di nuovo con lui. Avrebbe ucciso questa volta chiunque avesse tentato di fargli del male. Specter, uomo, dio o  cavaliere...non avrebbe fatto distinzioni.

Nella settima casa Dohko di Libra già si domandava le cause di quel prodigio...e come avesse potuto sopravvivere ad un' altra guerra sacra! Fortuna, si disse. E ora che fare? Abbracciare i compagni, rallegrarsi insieme... ed era ancora più felice perchè questa volta anche Sion era vivo con lui. E proprio Sion stava scendendo lungo le dodici case. E se Sion scendeva, anche lui sarebbe sceso, - Salire è più faticoso-, si disse sorridendo biricchino. Si, sarebbe sceso e avrebbe salutato gli altri cavalieri....si sarebbero visti alla casa del montone d'oro.

Nella sesta casa il santo della Vergine si domandava da chi potesse andare. Egli, che era l' uomo più vicino agli dei era anche il più lontano dagli uomini....persino quelli a lui più vicini. Che fare dunque? Distaccarsi dalle umane emozioni, come era solito fare o essere uomo, più che dio, come gli altri?

Nei pressi della terza casa, altri due fratelli si guardavano dritto negli occhi, in silenzio, quasi imbarazzati. Come comportarsi? Tredici lunghi anni erano trascorsi. Due estranei, erano dunque? No, non si sentivano estranei ma fratelli, fratelli che devono imparare a perdonare, a conoscersi di nuovo, a comunicare. Non un passo mossero l' uno verso l' altro, è difficile incominciare.
"Di certo, non possiamo stare così in eterno, i piedi prima o poi mi duoleranno", si disse Kanon di Gemini
"Kanon, quali i tuoi pensieri? Da che parte iniziare?", pensò invece il gemello.
A interrompere quel silenzio Kanon.
-Saga....sediamoci almeno sui gradini....in piedi mi stancherò- Sorrise, forse un po' stancamente, imitato dal fratello.
-Non cambierai mai. In un momento così importante tu solo puoi pensare ai tuoi piedi-
-Anche ai tuoi- Ribattè piccato Kanon.
Si sedettero sui gradini, vicini questa volta, le loro spalle che si sfioravano.
-Saga....devo chiederti scusa-, incominciò l' ex Sea Dragon.
-No, lascia perdere, in fondo avevi ragione...il demone nel cuore...l' angelo sul volto? Così dicesti?
-Forse...più o meno...non ricordo-
- Tu sei mio fratello, siamo gemelli...leggevi la mia anima come si legge un libro per bambini; semplice, scorrevole, senza segreti. Kanon....forse anche oggi...nonostante siano passati tredici anni....forse sei quello che meglio riesce a leggere questo libro.
-Saga....- seppe appena sussurrare Kanon, rimasto senza parole
-Siamo stati perdonati dalla dea....riusciremo a perdonarci a vicenda?
- Io l' ho fatto- rispose il cavaliere redento, gonfiando il petto orgoglioso.
Sorrise ancora Saga, si sentiva contento, felice.
-Saga
-Mh
-Alziamoci....ho freddo al sedere.

All'interno della prima casa un bambino osservava estasiato e speranzoso la luce che invadeva il palazzo. Una sola immagine dorata e un po' spaesata lasciò infine il posto ai numerosi bagliori. Il bimbo corse piangendo a dirotto verso il fratello, lo abbracciò forte, forte come meglio poteva con le sue manine piccole e candide. -Mu, Mu, fratellone, non andare più via, non mil lasciare ancora-, pregava con la sua vocina. Provava paura e sollievo, il  piccolo Kiki, coccolato nel abbraccio fraterno. Era solo un bambino in fondo e mai aveva provato la solitudine, l' essere abbandonati a se stessi. Vero che non aveva più la mamma e il papà, ma c' era sempre stato Mu, fratello e maestro, che si era preso cura di lui, che gli voleva bene. Quanto aveva odiato quegli specter che attaccavano il tempio e quel dio che gli aveva sottratto il fratello adorato. Vuoto, solitudine, una voragine scavata dal dolore nel suo piccolo cuoricino, ecco cosa era rimasto di lui nel momento in cui Mu si era sacrificato di fronte al muro del pianto. Non bastavano le cure amorevoli delle sacerdotesse, di Marin , Shaina e persino di Atena a tirarlo su. Ma ora....ora il suo fratellone era lì.
-Kiki non piangere più. Io sono qui....e....ti voglio bene.

Da dietro una colona una figura imponente osservava sorridendo la scena. "Eh si, Mu...tu qualcuno qui lo lasci" pensò diventando serio.  Kiki era ancora piccolo,  sebbene volesse diventare cavaliere e fosse discepolo di Mu. Aldebaran del Toro era contento di essere vivo. Lui era un ottimista, era aperto e solare. Non si chiese i perchè e i per come quando si ritrovò nel suo tempio, si sentiva con il cuore gonfio di felicità...semplicemente e altrettanto semplicemente si fece una bella risata pensando a tutti quelli da rivedere, da riabbracciare. Tutto sarebbe tornato come prima, il buon cibo, le chiacchierate con Mu, i dispetti di Kiki che non risparmiavano nessuno, le risate di Milo, le parolacce di Cancer, la calma di Virgo....tutto come prima e tutti insieme...eh si era proprio contento.... e chissà che la giovane ragazza del fiore non sarebbe andata a trovarlo....e rise il Toro, rise ancora, contento.






ANGOLINO AUTRICE
Allora, intanto, lo dico ora e non lo dico più: i personaggi di Saint Seiya non sono miei ma del Kuru e la storia non è scritta per scopo di lucro (e chi la vorrebbe?). Detto questo, avrete capito e notato che le frasi tra le virgolette (" ") sono i pensieri dei nostri saints (non ci voleva un genio ma meglio precisare...probabilmente io nella mia ottusità o distrazione non ci avrei neppure fatto caso....ma io sono io e sono un caso disperato ^^). Forse è un capitolo monotono, anche se spero di no, ma non mi andava di liquidare il ritorno in vita e le reazioni dei cavalieri con due parole, ho cercato di privilegiare il lato umano e più fragile, forse per questo ci sono lacrime a fontanelle e abbracci degni di Beautiful o che so io, il fatto è che ho pensato alla reazione di qualunque persona in un caso del genere...il pianto è uno sfogo, è liberatorio , così come ila necessità del contato fisico....toccare con mano ciò che si credeva perduto. Fatemi sapere se sono riuscita nel mio intento se per sbaglio vi ritrovate a passare di qua, mi farebbe piacere. =)

Solinari: grazie tante per avermi commentato e per i tuoi complimenti. Mi auguro tanto di non scrivere scemenze. Ritornando velocemente alle coppie, quelle che hai menzionato le vedo anche io, per quanto riguarda Shun e June, credo che lui la veda più come un' amica...troppo preso a venerare il fratello ( come hai detto tu non vuol dire che ne sia innamorato); come vedi però tra le note ho inserito shonen-ai....ebbene si, anche io sono un' ammiratrice di certe coppie, tipo Milo-Camus (storica) oppure Death-Aphro...diciamo che le ritengo coppie "ufficiose", poi se è davvero così o  meno me ne frego bellamente XD....l' importante è esserne convinti e avere taaaanta fantasia. Spero di leggere ancora i tuoi commenti (che sono un bel momento di confronto). Ciao!(dimenticavo...si ho avuto qualche problema con l' html...fammi sapere come va adesso =))


   
 
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