Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: jinajin    08/11/2010    5 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6 - Tempesta

 
Alla fine, Nami si svegliò prima di Zoro. Vedendolo sonnecchiare tranquillo, decise di approfittare della situazione per andare a chiamare Chopper. Riuscì a trascinarlo in tutta fretta nella sua cabina.
-Stai dicendo che Zoro ancora non è guarito?- disse Chopper, incredulo, dopo che Nami lo aveva avvertito del malessere dello spadaccino.
-Sì. E sono giorni che lo nasconde.- disse lei, preoccupata.
Detto questo, Chopper ordinò a Nami di andare a prendergli la valigetta medica e delle corde. Nami si chiedette il perché delle corde, ma poi quando Chopper le disse di legare Zoro, capì. Cominciarono a legarlo, delicatamente, cercando di non svegliarlo. Ma mentre Nami stava dando gli ultimi ritocchi a un doppio nodo, scivolò e cadde addosso a Zoro. Quello scossone lo svegliò. Appena si rese conto della situazione in cui si trovava, cominciò ad agitarsi.
-Mocciosa! Come hai osato farmi questo?!- sbraitò lui, cercando di incenerire Nami con lo sguardo.
Lei per risposta gli fece una linguaccia. Fece cenno a Chopper di iniziare con le cure e si alzò dal letto, facendo spazio alla piccola renna.
-Sei fortunato, marimo. Sia io che Chopper non diremo niente a Rufy, perciò puoi stare tranquillo.- disse Nami, prima di uscire dalla cabina.
La rossa richiuse la porta dietro di sé, lasciando uno Zoro sbraitante alle cure del loro fidato medico di bordo. Finalmente, sospirò lei, sollevata.
 
Una luce rischiarò davanti agli occhi di Zoro. Schermò la luce fastidiosa con una mano e con l’altra tastò il comodino alla ricerca di qualche alcolico. Ma non trovò nulla, nemmno il comodino. Si girò verso quel lato e notò che effettivamente non si trovava nell sua cabina, ma in quella di Nami. Poi gli venne in mente cosa gli era successo prima di addormentarsi. Nami l’aveva drogato con chissà quale cosa per fargli sputare la verità, gli aveva tirato un cuscino in faccia e da lì era scaturita una guerra di cuscinate, poi si era addormentato lì sul letto della ladra. E al suo risveglio si era ritrovato Nami sopra di lui, che lo legava al letto. Per i primi momenti era rimasto sconcertato ad averla sopra di sé e del fatto che lo stava pure legando. Aveva pensato a qualche gioco sadomaso dettato dalla fantasia perversa di Nami, ma poi aveva visto che c’era anche Chopper. La piccola renna aveva con sé l’armamentario per curarlo.
È riuscita a incastrarmi per bene quella Strega,pensò lui. Si tastò il petto e sotto le dita sentì la ruvida stoffa delle garze appliccate da Chopper. Doveva averlo sedato, perché quando guardò fuori dall’oblo della cabina, vide che era ormai notte fonda. Inspirò a fondo. Oltre all’aria dal sapore marino, fece caso all’aria dolciastra che permeava la stanza. Annusò e capì subito: il puzzo di mandarino di Nami! Anche se lui diceva puzza, infondo era un profumo che gli piaceva da morire. Grazie a quello riusciva sempre ad addormentarsi, sotto il frutteto o in camera di Nami. Ma appena si rese conto di quel pensiero, cercò di sbattere la testa contro al muro. Ma appena qualcuno bussò alla porta, accantonò l’idea.
-Nami-san la cena è servita!- disse la voce melensa si Sanji.
A Zoro non piacque quel tono. Come faceva Nami a sopportarlo tutti i giorni.Osservò la porta e capì che si apriva verso il corridoio. Prima che Sanji poté chiamare Nami un’altra volta, la porta si schiantò dritto sulla faccia del cuoco. A quel punto Zoro si ritenne alquanto soddisfatto.
 
Il resto della ciurma si era accomodato nella sala da pranzo e aspettava Sanji per mangiare. Nami era seduta in disparte con Chopper e discuteva con lui sulle condizioni di Zoro.
-Beh, ora dovrebbe essere tutto a posto. L’importante è che lui rimanga in assoluto riposo- disse Chopper.
-Finalmente si è deciso a farsi curare- disse Robin, mentre occupò posto accanto a Nami.
-Ho dovuto legarlo affinché Chopper… !- s’interruppe Nami.
Rivolse uno sguardo incredulo verso la compagna. Appena si rese conto di cosa le aveva detto, la rabbia crebbe dentro di lei.
-Da quando lo sai?-.
Robin sostenne lo sguardo di Nami, senza mai battere occhio. Dopo un sospiro le rispose:
-Il giorno dopo che si era ferito. Stava cercando di non far dire nulla a Sanji sulla faccenda. E visto che lui non voleva si sapesse al giro, non ho detto niente in proposito-.
Nami si sentì ancora più indignata di prima. Il fatto che Zoro aveva nascosto le sue ferite ai propri nakama la faceva di già imbestialire, ma poi venire a sapere che proprio due loro nakama sapevano e non avevano fatto niente era peggio di tutto. Avrebbe voluto schiaffeggiare Robin per sfogare tutta l’ira che aveva in corpo, ma non lo fece. Prendersela con Robin non l’avrebbe aiutata di certo. Appena sentì dei passi, che riconobbe subito, seppe con chi prendersela. Zoro fece la sua entrata, trascinando un Sanji svenuto per il colletto della camicia.
-Ma che gli è successo?- gli domandò Rufy, indicando il cuoco tramortito.
-Si stava rivolgendo in tono melenso alla persona sbagliata.- rispose Zoro, mentre sistemò Sanji su una sedia.
Fatto questo, prese posto accanto a Nami. Ma appena si volse verso di lei, ricevette uno schiaffo in piena faccia. Per circa un paio di secondi rimase stupefatto, poi la rabbia lo pervase a macchia d’olio. Fissò Nami in cagnesco per tutta l’ora di pranzo, aspettando che tutti finissero di mangiare, per poi affrontare Nami. Quando la tavola fu sparecchiata e tutti erano spariti per i cavoli loro, Zoro trattenne Nami nella sala. Le aveva stretto il polso, affinché non scappasse. Quando si volse verso di lei, notò che teneva il broncio. Fissava chissà quale mattonella del pavimento, evitando di guardarlo. Allora Zoro ci ripensò e quando le parlò, lo fece in tono più gentile:
-Mocciosa, si può sapere cosa ti è preso, prima?-.
Continuò a ignorarlo.
-Quello schiaffo era alquanto violento… mi ha fatto male perfino il petto… - disse Zoro, cercando di ottenere l’attenzione della ragazza.
Nami smise di ignorarlo e incrociò lo sguardo con il suo. Negli occhi di Nami c’era preoccupazione. Per lui. Qualcosa, nel profondo di Zoro, si scaldò.
-Sul serio ti ha fatto male?- chiese lei.
-Certo, mica sono fatto di pietra!- rispose Zoro, burbero.
Il polso che lui stava ancora tenendo fermo, sfuggì alla sua presa. La mano di Nami s’appoggiò sulla guancia che aveva ricevuto lo schiaffo prima, sempre da quella mano. Era fresca al contatto e allo stesso tempo, calda. Rimasero entrambi, fermi nelle loro posizioni, persi in un momento etereo. Pian piano, le guance di Nami si tinsero color porpora. Che buffa, e pure molto… il filo dei pensieri di Zoro fu interrotto da qualcuno che lo stava chiamando. Nami, sorpresa, staccò immediattamente il contatto tra di loro. Dallo scalpiccio di zoccoli entrambi capirono che si trattava di Chopper. Infatti, la testolina della piccola renna spuntò da oltre la porta che portava al corridoio delle cabine.
-Cosa c’è, Chopper?- domandò Zoro, volgendosi verso la renna.
-Hai preso la medicina?- disse Chopper.
Zoro annuì. Detto questo, Chopper sé ne andò com’era venuto. Nami, intanto, si era seduta sul tavolo e fissava la sua mano. Aveva agito inconsapevolmente. Non era da lei avvicinarsi in quella maniera allo spadaccino. Era solo preoccupata per le ferite interne di Zoro, tutto qui.
-Ancora non mi hai detto il perché dello schiaffo. Finché non me lo dici, ti tengo inchiodata qui con me!- disse Zoro, con tono burbero di qualche minuto prima.
Le ultime parole di lui la agitarono. Ormai, da quando lo aveva toccato sulla guancia, dentro di lei si erano scatenati sentimenti burrascosi come l’oceano. Sentì un tonfo sul tavolo. Vide che Zoro si era seduto accanto a lei. Visto che lui non la mollava nemmeno per un’attimo, gli disse il perché dello schiaffo:
-Sei ferito gravemente e non lo dici a nessuno. Secondo te a cosa servono i propri nakama? Per decorazione?-.
Zoro non disse nulla. Lei sapeva benissimo perché lui non aveva detto niente a nessuno. Non voleva essere di peso a nessuno, oltre al fatto che era uno stupido orgoglioso.
-Il nostro capitano deve saper contare su di noi. Se fossi stata al mio posto avresti fatto le mie stesse scelte, Nami- disse Zoro, spezzando il silenzio.
-No, io mi sarei fatta curare da Chopper, di nascosto se necessario!- ribatté lei, fissandolo dritto negli occhi.
Lei non ce l’avrebbe fatta a tenere nascoste quelle ferite. Zoro, invece, era andato avanti per molto tempo. Ora che ci pensava, ogni volta che Zoro faceva quella smorfia, caratteristica di quando gli doleva qualcosa, si rintanava in camera a soffrire in silenzio. Capiva anche il perché di tutto quell’alcol che Zoro beveva. Gli attuiva il dolore, anche se di poco. Si sentì una tale stupida, ricordandosi che era stata lei che aveva cercato di negargli l’unica cosa che gli dava sollievo. Un emerita stupida, pensò lei. E poi si rese conto dell’enorme resistenza di cui disponeva il nakama che aveva accanto a sé. Aveva resistito al dolore a denti stretti e non era scappato da nessuna delle lotte e angherie dettate dall’egoismo stupido di Sanji e il suo. Si vergognava tantissimo per come si era comportata con lui.
-Non prendertela con te stessa. Non potevi saperne niente, visto che vi ho tenuto nascosta la mia situazione- disse Zoro, tentando di sollevarle l’umore.
Non gli piaceva quando Nami ponderava sulle sue colpe e responsabilità nei suoi confronti. Ormai, per lui, la situazione era chiusa e andava dimenticata.
Prima che lei potesse rispondergli, nella sala arrivò Robin. Vedendo i due insieme, sul viso dell’archeologa si dipinse un’espressione compiaciuta. Appena Nami la vide, si sentì rabbrividere. Non le piaceva farsi trovare insieme a Zoro dalla compagna. Quando sorrideva così poi, tutto andava sempre verso il peggio. Stava per alzarsi per andarsene, ma una mano sulla spalla la inchiodò lì dov’era. Volse uno sguardo in cagnesco verso Zoro, ma invano. Zoro si era rivolto a Robin:
-Ti ringrazio per non aver detto niente-.
Al posto del ghigno compiaciuto, sul viso dell’archeologa comparve un’espressione di stupore.
-Di niente, caro- disse lei.
Zoro si alzò, saluto le ragazze e si eclissò in cabina.
-Ho interrotto qualcosa?- chiese Robin.
-Niente- rispose Nami, sollevata.

***

 
In quella notte, la luna sé ne stava nascosta dietro a nubi di tormenta. E l’oceano reagiva di conseguenza, tormentando la Sunny con le sue onde prepotenti. E quando il tempo giocava questi brutti scherzi, Nami non riusciva mai a prendere sonno. Odiava il dondolare violento, il crepitare delle assi di legno e i lampi di luce che entravano senza sosta dal suo oblò. Tastò il muro alla ricerca dell’interruttore della corrente e quando lo trovò, accese la luce. Si alzò e frugò nell’armadio alla ricerca di una vestaglia. Ma non trovò niente. Poi si ricordò che l’aveva messa a lavare il giorno prima. Imprecò sonoramente. Era di umore pessimo, anzi nero. Aveva i morsi della fame già da un paio di ore e non voleva andarsene al giro con il solo negligé che indossava. Ma poi sé ne frego e uscì dalla camera, tanto tutti dormivano. Ogni tanto si teneva al muro, per paura di cadere per colpa degli scossoni violenti dettati dalle onde furiose. Quando raggiunse lo stipite della cucina, vide la luce accesa. In fretta e furia si nascose dietro alla porta della cucina, imprecando mentalmente. Si sporse un poco per capire chi, oltre a lei, aveva avuto la brillante idea di farsi uno spuntino notturno. Vide la schiena fasciata di Zoro, che stava letteralmente mettendo sottosopra i vari reparti del frigo. Prima che Nami potesse anche solo azzardare di mettersi in fuga, il suo stomaco tradì un sonoro borbottio. Zoro si voltò e notò la porta semi accostata al muro. Mentre masticava un avanzo di pollo, si diresse verso la porta e bussò su quella. Chissà a chi appartenva quello stomaco rumoroso!
A Nami apparve un grande dilemma:

  1. Sotto il negligé di tulle viola trasparente aveva solo un tanga nero striminzito.
  2. Di solito andava al giro con abiti striminziti e bikini senza problemi davanti a tutti, ma essendo con il seno praticamente quasi scoperto non poteva certamente uscire dal nascondiglio con noncuranza, e niente di meno davanti alla roccia Zoro.
Zoro bussò un’altra volta. Se il qualcuno dietro alla porta non rispondeva nemmeno ora, avrebbe scostato la porta. Nami cominciò a sudare freddo. Era in trappola!
-Al tre scosto la porta! Uno, due e t…!- Zoro non riuscì a finire il tre che la porta gli fu sbattuta dritta in faccia.
Perse l’equilibrio e cadde all’indietro, sbattendo la testa contro il forno. Ci fu uno Sdang alquanto forte. Nami pregò che la doppia botta tramortisse lo spadaccino. Ma constatò dalla reazione al dolore piena di bestemmie che Zoro aveva la capa più dura di una pietra. Prima che lui si potesse accorgere di lei, Nami intravide piena di speranza il grembiule di Sanji. Andò a prenderlo di corsa, ma prima che riuscisse a sfiorare la propria salvezza, una mano di Zoro l’aveva afferrata per una caviglia. Perse la presa sul pavimento e cadde in avanti. Sbatté la faccia sul pavimento e grugnì di dolore.
-Maledetto come… -.
Neanche stavolta Zoro finì quello che stava dicendo. Davanti a lui, in bella vista, c’era il lato B più bello che avesse mai visto. Continuò a fissare, noncurante che il suo naso stava sanguinando copiosamente. E Nami rimase in quella posizione perché non aveva altra scelta. Stando con la pancia in terra, copriva il seno. Ma… stare in quella posizione, con il fondoschiena sotto gli occhi del marimo, era la cosa più imbarazzante della sua vita. Urlò, rossa di vergogna, a Zoro di girarsi. Zoro rimasto ebete a tale splendore, sentendola ritornò in sé e si girò subito. Si accorse del naso e cercò si stoppare il sangue, senza successo. Nami si rialzò e indossò il grembiule in tutta fretta. Prese una padella dall’armamentario di Sanji, e con tutta la vergogna, l’imbarazzo e l’ira che aveva in corpo, la schiantò sulla testa marmorea dello spadaccino.
-Ahia!- urlò Zoro, tastandosi la testa dolorante.
Avrebbe voluto dirgliene quattro a quella strega, ma visto che era mezza nuda, continuò a volgerle le spalle. Nella cucina aleggiò uno dei silenzi più imbarazzanti nella storia della Sunny. Nami sgraffignò un piatto di pasta dal frigo, prese una tovaglietta e la tirò verso Zoro. Lui appena la scorse, la prese e se la pressò contro il naso sanguinante. Poi sentì la schiena di Nami appoggiarsi contro la sua. Che lo usasse come sedia?
-Non ti girare, pervertito!- gli intimò lei, appena lui tentò di girarsi.
Zoro obbeddì. Non gli piaceva venir offeso e preso a botte, ma in quella situzione la rabbia dette spazio al silenzio imbarazzato. Ripensò all’accaduto, rendendosi conto che oltre al lato cattivo delle botte c’era stato quello di aver visto una delizia per gli occhi. Appena il ricordo del fondoschiena della compagna gli attraversò la mente, il naso riprese a sanguinare senza sosta.
-Maledizione!- imprecò lui, cercando di fermare l’emoraggia.
Tastò l’area intorno a sé alla ricerca di una stoffa qualsiasi, e appena sentì il contatto ruvido di un tessuto, lo tirò per portarselo al naso. Ma con il tessuto trascinò con sé Nami, portandosela per sbaglio sulle cosce. Entrambi cacciarono urla di sorpresa. Zoro lasciò cadere il grembiule che aveva in mano. Davanti a lui, lentamente, apparve un decollté abbondante. Ma prima che potesse vedero tutto il resto, le mani di Nami gli coprirono la vista.
-Non muoverti per niente al mondo e sei morto!- gli sbraitò Nami.
Zoro annuì solamente. Avrebbe potuto ammazzarlo benissimo, per quello che aveva visto.
-Resta fermo che ti prendo qualcosa per il naso…-.
Nami staccò una mano dagli occhi di Zoro e prese il grembiule. Improvvisamente, la Sunny tremò violentemente, scuotendosi come se ci fosse un terremoto. Nami per conseguenza perse l’equilibrio e scivolò sopra Zoro. Sentì subito che il seno premette sul petto dello spadaccino, prima di cadere con lui sul pavimento. Zoro, istintivamente posò una mano sulla schiena di Nami, in modo protettivo. Poi si rese conto di cosa c’era che premeva sul petto. Quella sensazione morbida e soffice… lo fece gemere. Oltre ai suoi di gemiti, sentì anche quelli di Nami sul suo collo. 

____________________________________________________________________________________________________________


  SpitFireScar,giusy91 ,fmr18_onepiece grazie per le vostre recensioni e un'altro per chi ha messo la fic tra le preferite e le seguite.
Grazie mille e al prossimo capitolo! ;)
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: jinajin