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Autore: Love_in_London_night    10/11/2010    9 recensioni
Lei cercava la faccia che più la faceva sentire a casa, specialmente quel giorno.
Lui aveva scelto di ritrovare una faccia familiare in un modo alternativo.
Lei aveva scelto le caramelle perchè i pop corn facevano troppo rumore quando venivano masticati, disturbavano.
Lui, beh, aveva scelto i pop corn.
Una distanza colmata. Due chiacchere. Perchè in fondo, le stava simpatico, e le piaceva guardare i film in compagnia. Peccato per quei pop corn!
Ed era solo l'inizio...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
 

Smelling each other jealousy

Dopo quella serata così intima e semplice da essere risultata quasi imbarazzante, Tom e Daphne avevano trovato la loro stabilità.
Si vedevano spesso, più volte a settimana, perché il cercarsi e lo stare a contatto erano diventati gesti naturali per loro.
Non un bacio c’era stato, né avevano parlato di quel pallido tentativo avvenuto a casa di Tom.
Era come se entrambi fossero stati convinti di avere tutto il tempo del mondo per affrontare la cosa. Come se sapessero di non avere fretta.
Daphne desiderava ripetere il gesto, ma voleva farlo con la certezza che anche a Tom andasse davvero, senza la febbre ad offuscare la sua ragione. E dato che l’influenza era passata da un pezzo e non faceva nulla per baciarla, lei aveva perso le speranze.
Tom era nervoso. Non agognava altro che un suo bacio da quando una cosa simile era accaduta. Sperava solo che la febbre non gli avesse giocato brutti scherzi, e fosse stato solo un sogno. Avrebbe voluto baciarla con tutto il cuore, ma stava aspettando l’occasione giusta – o meglio dire, perfetta – per farlo di nuovo. Per darle un bacio con la B maiuscola. Per dimostrarle che dietro ad esso c’era davvero qualcosa.
L’occasione però, non si era presentata.
Ed ora erano lì, a Carnaby Street, per fare un giro tra le vetrine di Natale.
Daphne rideva di una battuta di Tom, e si godeva quella sensazione di benessere che la sua vicinanza, e le luminarie appese sulle loro teste, le davano. Era la prima volta da quando si era trasferita a Londra che si sentiva a suo agio. Aveva la certezza che quello fosse il suo posto nel mondo.
Tom era felice di farla ridere, gli piaceva essere la causa scatenante del suo buonumore. Tra le piccole cose – che poi si rivelavano sempre quelle fondamentali – era quella che preferiva.
Ogni volta, per farla smettere di ridere, le dava un colpo leggero con la spalla o il gomito. Ma sapeva lui per primo che era semplicemente una scusa per essere in contatto con lei.
- Andiamo, non è poi così disastroso!
- Non lo è? Ma sei matto? – disse Daphne scossa ancora da risatine divertite – Hai rischiato di far morire i tuoi amici!
Lui alzò le spalle – Per un po’ di detersivo nell’impasto dei biscotti… - non riusciva davvero a capire perché fosse così grave. Al massimo il mondo si sarebbe liberato di quattro (perché lui ovviamente non era compreso) menti malate. Nessuno se ne sarebbe accorto.
Ok, magari nel caso di Robert giusto qualcuna se ne sarebbe resa conto. Ma solo ora, non di certo quando per sbaglio, aveva attentato alla vita del suo ormai divissimo amico.
Daphne lo destò dai suoi pensieri – Dai! Andiamo da Abercrombie & Fitch! Voglio vedere se è arrivata la felpa che mi piace.
Avrebbe voluto ribellarsi, ma lei era già partita alla carica di Regent Street, pronta ad attraversarla, e per starle dietro aveva iniziato a correre un po’.
Odiava Abercrombie & Fitch. Era troppo pomposo per i suoi gusti per vendere abbigliamento casual, e quindi non comprendeva tutto questo successo. Ma pur di farle un piacere, avrebbe fatto di tutto, anche camminare sulle mani in un covo di ragni, per i quali nutriva un terrore inimmaginabile.
Davanti all’entrata Daphne si fermò, estrasse il sacchetto di caramelle acquistate prima e ne prese un po’, offrendole poi anche a Tom.
Ne acciuffò un paio – Certo che ti piacciono proprio. È da quando ti conosco che ne hai una scorta in borsa…
Arrossi, e Tom si sentì in colpa, non voleva certo metterla in imbarazzo.
Ma i suoi pensieri erano sbagliati. Era arrossita perché Tom le dava attenzioni, e lei l’aveva capito. La lusingava constatare che il ragazzo notava tante cose che lei faceva, e desiderava con tutta l’anima non sbagliarsi.
Sorrise e gli rispose – Sono una mia debolezza. Non riesco a farne a meno, a resistere.
- Potrei sapere un’altra tua debolezza? – domandò divertito ed interessato.
Daphne si fece ancora più rossa in viso e spalancò gli occhi agitata – Non si dice! Non posso svelare i miei punti deboli così facilmente – certo non poteva rivelargli che la sua più grande debolezza, da qualche tempo a questa parte, era proprio lui.
Per distrarlo da quella spinosa questione si buttò a capofitto nel negozio, parlando di tutt’altro mentre tra gli scaffali cercava ciò per cui erano lì.
Girovagando tra le scansie del piano, trovò la felpa e la comprò. E prima di uscire passarono dagli accessori.
Tom vide una cuffia che gli piaceva moltissimo, e si fermò a guardarla. La provò.
- Stai bene! Dovresti prenderla – Daphne si era illuminata, lo ammirava rapita.
- No. Mi piace, ma non mi serve – sorrise indicando la borsina che lei aveva in mano – Ed io non sono donna, non ho il bisogno compulsivo di comprarmi qualcosa per star bene con me stesso!
Ridacchiò della sua stessa frase, ma Daphne si era offesa, e marciò verso l’uscita, risoluta.
Peccato che la sua avanzata fu interrotta da un armadio biondo dai ricci che ricadevano appena sulla fronte, con gli occhi marroni, un fisico da statua e un sorriso smagliante ed incantatore.
- Ciao, vuoi una foto? – e senza aspettare una vera risposta le cinse il fianco con un braccio.
Tom non rideva più.
Si avvicinò giusto in tempo per sentire Daphne rispondere no, e il modello chiedere proprio a lui se aveva una macchina fotografica a portata di mano.
Gli occhi del moro mandavano scintille, e la fotocamera gliel’avrebbe tirata volentieri su quei denti troppo bianchi.
- Magari vuoi direttamente il mio numero… - disse il modello alla rossa, che aveva notato lo sguardo furente di Tom, e non sapeva come liberarsi di quell’arrogante energumeno.
- No, davvero – disse poco convinta in preda al panico.
- Hai sentito? Lasciala andare. Da te non vuole nulla! – era veramente imbestialito. Era pronto a prenderlo a pugni, se fosse stato necessario. Anche a costo di fargli solo il solletico e farsi spaccare la faccia.
Prese Daphne per il polso e la trascinò fuori da quel negozio.
Se possibile, odiava ancora di più Abercrombie & Fitch.
- Grazie.
- Di niente – sentenziò cupo lui.
Nessuno poteva avvicinarsi in quel modo a lei. Non in sua presenza. Come si era permesso di usare quella confidenza nei suoi confronti? Di stringerla?
Dio, voleva pure rifilargli il numero!
Camminava veloce per far sbollire la rabbia. Si rese conto di tenere il polso di Daphne solo quando lei si arrestò e lui dovette seguirla per non cadere a causa del contraccolpo.
E grazie a quel gesto, sentì per la prima volta dopo tanto tempo, l’odore che le ricordava così tanto lei. Quel profumo dolce e caldo, che avvolgeva le viscere per stringerle in una dolce tortura.
Cioccolato.
Stava ridendo.
- Cosa c’è di tanto divertente? – domandò acido.
- Sei per caso geloso, Tom? – e ridacchiava ancora.
Si, lo era. Era geloso marcio di un modello che le aveva fatto due moine, a cui lei – tra l’altro – non aveva ceduto. Ok, era bello, ma probabilmente a confronto con un moscerino, l’attività cerebrale di quest’ultimo poteva definirsi complessa.
Ma questo suo sentimento, no, non l’avrebbe mai ammesso – Chi? Io? Naaa, ti sbagli di grosso – incrociò le braccia e scosse la test con forza.
Daphne approfittò della sua posizione per infilare una mano vicino al suo gomito e prenderlo a braccetto – Dai, andiamo!
Si incamminarono lungo Regent Street di nuovo, senza una meta precisa, ma la loro passeggiata durò meno del previsto.
Tom si sentì chiamare, e rispose. Una ragazza sui diciotto vent’anni si avvicinò a lui, saltellando giuliva.
- Oddio! Sei proprio tu! – disse cercando qualcosa nella borsa – Posso chiederti una foto ed un autografo? – e ne estrasse un cellulare.
- Certo!- rispose lui gentile con un sorriso.
Daphne si allontanò di un paio di metri, tremante di rabbia.
Sapeva che avrebbe dovuto lodare la disponibilità del moro, ma in quel momento non ce la faceva. Perché doveva essere carino con ragazze belle? E queste, non potevano evitare di guardarlo con occhi svenevoli e speranzosi?
Inspira.
- Come ti chiami? – domandò alla bruna che l’aveva fermato.
- Dee – ridacchiò – Ma se oltre al tuo e al mio nome vuoi mettere il tuo numero di telefono, per me non c’è problema – sorrise ammiccante, e Tom la guardò con tanto d’occhi.
Ecco, ora Daphne era pronta a saltare al collo di Dee, e strapparle tutti i capelli. Come si permetteva? Come osava?
Chiuse gli occhi.
Espira.
Tom vide la faccia chiazzata di rabbia della ragazza, e per un secondo gli parve di vedere delle nuvolette di fumo uscirle dal naso. Aveva quasi paura – Penso che per ora i nostri nomi bastino, soprattutto perché il numero non me lo ricordo nemmeno io! – rise e la salutò. Voleva liquidarla il più presto possibile.
Si avvicinò a Daphne cercando di aggrapparsi al suo braccio, ma lo scansò in malo modo. Rise di quel gesto.
Cosa c’è di tanto divertente? – domandò offesa, facendogli il verso.
- Sei per caso gelosa, Daphne? – la scimmiottò, ridendo ancora.
Si, non avrebbe voluto vedere Tom con nessun’altra, nemmeno per un autografo o una fotografia. Ma non gliel’avrebbe detto nemmeno sotto tortura.
– Hai proprio frainteso! – rispose soltanto, precedendolo però lungo il marciapiede – Io non so nemmeno cosa sia la gelosia.
- Dai, andiamo avanti! – e d’istinto incrociò le dita con quelle di lei, guidandola tra la folla. Lui sembrava non essersi accorto del gesto, ma lei si.
Il cuore aumentò i battiti in maniera esponenziale, e i suoi occhi – più luminosi e acquosi che mai – fissavano stupiti le loro mani incrociate.
Per cosa era arrabbiata poi? Non se lo ricordava nemmeno. Probabilmente il motivo era futile.
Erano in mezzo alla folla, esposta ai loro colpi per poter farsi spazio e passare, ma si sentiva protetta, come all’interno di una bolla. E sapeva benissimo da dove le veniva quella forza.
Quell’odore secco tipico dell’aria di fine novembre le inondò le narici. Quello che preannunciava neve a giorni e ti arrossava le guance. Quello che ricordava Natale e quei periodi che sembravano avare un ché di magico.
Inverno.
Avvicinandosi alla giacca di Tom sentì l’aroma acre prodotto da più foglie essiccate e poi bruciate. L’odore che poi veniva sempre preceduto dal fumo.
Tabacco.
Il cuore accelerava ancora di più, e si lasciò cullare da quella sensazione di sicurezza che stava prendendo posto dentro di lei. Partiva dai polmoni e si irradiava nel resto del corpo. Una calma che solo cinque minuti prima le era sconosciuta, prese possesso della sua anima.
Calore.
Tom la guidò fino ad un negozio, davanti al quale si fermò.
- Hamleys? * – domandò Daphne poco convinta.
- Hamleys – cofermò lui.
Entrò scettica, e ne uscì entusiasta.
Corsero fuori entrambi con le pistole spara bolle.
Sembravano due perfetti imbecilli, ma a loro non importava. Erano felici.
E si divertivano a spararsele addosso.
Tom aveva notato lo sguardo smanioso di Daphne che puntava proprio quello stupidissimo aggeggio, e glielo regalò. Ne prese uno anche per sé, per rispondere al contrattacco.
Una volta finito di aver creato scompiglio per strada ed aver esaurito il liquido per le bolle, Daphne si concesse uno sguardo al cielo.
No, non era ancora tempo di neve, ma grosse nuvole lo rendevano ancora più scuro, e si vedeva che erano pronte a lasciare le famose gocce che coprivano Londra giorno si, e giorno pure.
Pioggia.
Sorrise tra sé, afferrò Tom per un braccio facendolo girare, e gli schioccò un bacio sulla guancia, che solo quello non voleva essere.
- Perché? – chiese lui piacevolmente sconvolto.
- Perché sei semplicemente tu.
Inverno, tabacco, calore e pioggia.
Anche il destino aveva scelto per lei.
Lui.

* per chi non lo sa, Hamleys è un super negozio di giocattoli in Regent Street, Londra.
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Cin, sono contenta che tu abbia trovato le lettere invertite divertenti, e non una cacchiata epocale!
beh, tom, nonostante sia buono è caro, è sempre un uomo! diciamo che davanti alla carne restiste... ma non è indifferente. XD
e si, per quanto riguarda daphne, possiamo dire che ce la sta mettendo tutta per cercare di far breccia nel cuore di tom, ma non ha ancora capito che è come sfondare una porta aperta!
Simo, anche io amo tom in versione malaticcia, è davvero troppo coccoloso! e daphne se ne approfitta, giustamente!
ops! colpa mia, se la tua lista di amanti diventa più lunga... quindi mi offro per occuparmi di qualcuno di loro, nel caso tu non ce la facessi!
ad un mio errore, cerco SEMPRE di rimediare, hahahahah!
Vichy, cazzabubbola, ma grazie!
sono contentissima che i pensieri di Daphne arrivino così tanto. e soprattutto che non siano macchinosi o banali!
ma addirittura poetici... mi commuovo! *___*
tom malatino, lo vorrei io qui, adesso!
Vale, giuro che non ci siamo messe d'accordo!
è troppo da "strapazzare di coccole", e daphne se ne approfitta al posto nostro!
oddio, il paragone "peluchescioso" ci sta tutto, grandissima!
sono troppo soddisfatta che il racconto in terza persona ti piaccia, grazie!
Romy, grazie!
beh, scoprono per la prima volta entrambi un "amore" diverso rispetto ai loro precedenti. più maturo, duraturo e stabile. questa è la sensazione che provano.
con l'influenza, l'effetto crocerossina è assicurato!
grazie, per me è davvero bello sapere che continua a piacervi!
ok, tu manda il conto, vedo cosa posso fare...
Sabry, si... in effetti è come se fossero davvero davanti al loro primo amore!
ti giuro che quando scrivo di loro due mi vengono in mente taaante caramelle, forse è per quello che poi tornano nel racconto!
eh si, il bacio vero loro lo aspettano, ma vogliono che abbia un significato, e non sanno ancora quale dargli, purtroppo.
sono un po' insicuri... ma prima o poi, passerà.
Aryanne, ok, allora tra poco ti arriverà una mail! XD
a te è passata la febbre?
a tom si! quella di vedersi una saga non so da dove mi sia uscita... però ci stava! haha, povero il tuo ragazzo!
capisco, è difficilissimo trovare qualche ragazzo a cui la saga non dispiaccia!
spero davvero che tu stia meglio!

in questi giorni ho iniziato l'ultimo di Hate every beautiful day, scusate il ritardo, ma mettere la parola fine a quella storia mi fa stringere il cuore, e diventa quindi difficilissimo iniziare a scrivere!
ma pian piano giuro che lo farò!

   
 
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