Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate
Segui la storia  |       
Autore: virgily    11/11/2010    1 recensioni
-c-cosa?- sussurro’ sollevandosi di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
-oops, credo che dovevo parlartene con piu’ calma vero?-
-p-papa’? c-che significa?-
-bhe si, ecco... insomma. Dio volevo trovare un modo piu’ carino per dirtelo. Ma riflettendoci non c’e’ un modo piu’ delicato per dirtelo...- comincio’ il suo genitore cominciando a balbuzziare a raffica senza neanche prendere fiato
-cosa? Papa’ dimmi che cazzo sta succedendo!-
-Rose viene a vivere qui-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

-C-Cosa vuoi?- balbetto’ la castana fisandolo dal basso verso l’alto, non era tutta questa altezza, e vedere quella montagna corvina sormontarla quasi le incuteva timore; la fioca luce della luna chi filtrava dalla finestra poi, illuminava soltanto un’angolo del suo viso, mettendo in buona e in cattiva luce le sue iridi, da una parte brillanti e dolci e dall’altra tenebrose e diaboliche

-voglio sapere tutto. Dalla tua nascita fino ad oggi pomeriggio. Voglio sapere per filo e per segno che cosa hai visto leggendomi la mano. E gradirei che mi dicesti la verita su chi cazzo sei...- facendo un passetto in Avanti Ronnie si mise in una condizione che stuzzico’ e spavento allo stesso tempo la sua compagna di stanza. Erano petto contro petto, Lullaby aveva voltato il capo, facendo compaciare la sua tempia destra contro la porta, e la guancia sinistra intanto veniva tiepidamente accarezzata dal suo naso, di conseguenza anche dal suo respiro caldo.

- potresti prendere una distanza piu’ umana?- gli domando’ la piu’ piccola continuando a fissare altrove, sul suo letto appena messo in disordine, con ancora le piege dei loro corpi seduti vicini

-hmm, no...- ridacchio’ malevolo staccando la mano destra dalla porta per afferrarle il mento, portando il cuo viso ad una costretta vicinanza ancora piu’ spaventosa di quanto le loro carni non lo fossero gia’

-mi piace “provocarti” gnappetta-

-c-come cazzo mi hai chiamata?!- gli domando’ tutto d’un fiato, stupendosi di se stessa, sapeva di essere sempre stata timida, ma quell’appellativo sulla sua statura l’aveva fatta uscire fuori dai suoi schemi. Dopo aver stretto forte i pugli riapri’ i palmi e li poggio’ sul suo petto, applicandoci una forte pressione, spintonandolo lontano da lei, cosi’ che la sua aura non contaminasse il suo chakra

-uhh... ma com’e’ carina la mia gnappetta quando si scalda...- “eddai finiscila cazzo!” piu’ il suo cervello imprecava piu’ la sua bocca non faceva altro che inveire scherzosamente contro di lei, sentendo l’adrenalina pulsare convulsivamente nelle vene ogniqualvolta che quella graziosa creatura minuta continuava ad avvicinarsi, cercando di spingerlo o comunque fargli del male con miseri e gracili pugni. Tuttavia la castana, pur non riuscendo a fargli male fisico, era riuscita a farlo indietreggiare parecchio, anche se non aveva ben calcolato quanto mancasse al perimetro del letto.

-che c’e’ ti arrendi?-

-giammai!- ringhio’ prendendo perfino la rincorsa. Stavolta era stata brava, la rincorsa gli aveva conferito piu’ slancio e Potenza, fattore che purtroppo non ando’ poi tanto a suo favore. Si perche’ tramortito dalla castana Ronnie non pote’ far altro che lasciarsi collassare, abbracciato dal letto che comodamente li accole l’una sopra all’altro; lei a cavaccioni sopra di lui, con le mani appicciata el suo petto, lui con le sue dita quasi confiffate nei suoi fianchi. Sapeva che sarebbero caduti sul materasso, eppure il giovane Radke aveva deciso di stringerla forte ugualmente, come se avesse avuto il nefasto presentimeno che Lullaby, la SUA gnappetta, potesse farsi male. Si fissarono con intensita’, con passione e timidezza allo stesso tempo, con vergogna e sfrontatezza. Dai suoi fianchi il moretto afferro’ i polsi delle sue manine piccole e fredde, e tenendola saldamente si mise seduto, facendo si che in contemporanea anche la castana potesse poggiarsi sul materasssom rimanendo comunque con le gambe incrociate a quelle di Radke. Scoppiarono a ridere quasi come due schizzofrenici prima che il moretto torno’ a parlare

-beh, dopo questo cazzeggio time... potremmo parlare non trovi?- domando’ sorridendole quando vide il suo cenno di assenso

-bene, allora... come fai a fare, isomma...- comincio’ mugugnando qualcosa di incomprensibile, era dura a credersi ma Ronald Radke era intimidito dall’argomento cosi’ nuovo e piacevolmente ignoto

-come faccio a leggerti la mano?- domando’ la piu’ piccina prendnedolo in contropiede, fissandolo con dolcezza, non era perniente stupita dal fatto che stentasse un po; eppure quella dolce “paura”, quel tenero timore gli donava un’aspetto leggiadro, purificando appena l’oscura patina che lo avvolgeva

-s-si- affermo’ il ragazzo sperdendosi nelle iridi grandi e Verdi della donna. Quest’ultima gli sorrise dinuovo, e senza parlare afferro’ con delicatezza, quansi con affetto, la sua mano nelle sue, ne accarezzo’ i lienamente fini e definiti, continuando a sorridere tra se e se

-ho promesso a mia madre che nn avrei detto nulla ne a te ne a tuo padre lo sai?-

-e allora? Solo perche’ te lo ha detto non vuol dire che devi perforza starla a sentire...- rispose ovvio il moretto, il quale oramai era diventato un esperto del “disobbedire”

-lo so. Ma io rispetto mia madre. Quindi... Tu chiuderai la bocca su tutto quello che sto per dirti... Chiaro?-

-saro’ una tomba- ridacchio’ teneramente, non rendendosi conto che aveva intrecciato le sue mani con le dita finissime della piu’ piccola. Soltanto dopo qualche istante se ne accorsero, e non poterono fare a meno di arrossire entrambi

-mia nonna e’ una Gitana, mia madre e’ una Gitana... io, sono soltanto una mezzo sangue- sussurro’ la castana abbassando di colpo lo sguardo, continuando ad accarezzare il suo palmo sinistro, quello incui aveva visto tutto quel male, tutto quel dolore

-aspetta, aspetta... Che vuol dire Gitana? E mezzo sangue?-

-i Gitani sono degli zingari. Sono famosi perche’ praticano la magia, la vera magia e non quelle stronzate sui tarocchi che spacciano in televisione. Noi tocchiamo con mano la vera essena della divinazione, fino a farla nostra. Quasi tutte le donne Gitane possiedo il dono per poter usare i loro poteri per il bene della comunita’.-

-tua madre ha dei poteri?-

-no, il dono solitamente salta una generazione. Tuttavia...- le parole le morirono in gola, dinuovo quella scena, dinuovo quella visione a invaderle i pensieri. Diede un potente scossone alla testa e prese un respiro profondo, allettando ancora di piu’ la preoccupazione sul viso di Radke, che era impallidito non appena quello strano sguardo “posseduto” era tornado sul suo visetto di porcellana

-tuttavia?-

-sono una mezzo sangue. Mio padre non era un uomo del villaggio di mia madre. Era il figlio di un ricco imprenditore di New York, capitato li soltanto per puro caso, per godersi la bella vita con i suoi amici, vogliosi di sperperare in alcohol, droga e belle donne tutti i loro soldi. Ma lui era diverso, a differenza dei suoi compagni lui si innamoro’ di una di quelle zingare che ballavano. E la porto’ via con se. Ma a mia nonna questo non andava bene. No, lei e’ molto orgogliosa delle sue origini... della nostra cultura. Cosi’ non appena venne a sapere che sua figlia, il sangue del suo sangue, voleva scappare con un giovane ricco, ha scagliato il malocchio sul frutto che sarebbe stato generato dal loro amore... ovvero io- i suoi fari si erano spenti, le sue goti impallidite, le sue labbra si erano raggrinsite in una tristissima espressione di consapevolezza. Ronald aveva ascoltato ogni parola che era uscita amara e tagliente da quella boccuccia. Ne era rimasto provato, ferito... in un qulache modo era riuscito a toccarlo nel profondo. Con la mano libera il moretto raccolse la sua lacrima come se fosse una fresca goccia di rugiada in una tiepida mattina d’estate. Attiro’ la sua attenzione su di se, e soltanto quando fu sicuro che lei lo stesse fissando le sorrise

-Tua nonna allora non sa cosa significhi amare...-

-grazie...- singhiozzo’ la sua “gnappetta” asciugandosi gli occhi con le maniche della felpa giallognola di spongebob, sventolandosi le mani sulle guance, che intanto si erano fatte piu’ rossicce e calde

-in cosa consiste il malocchio?- le domando’ ricominciando ad assumere la sua espressione totalmente rapita e curiosa

-posso prevedere solo il male. Probabilmente il male che posso recare al mondo. Perche' second mia nonna io neanche dovevo nascere... Io sono il male-

-non dire questo. Se lei e’ una povera vecchia bacata di cervello, con rispetto parlando, non e’ colpa tua!- affermo’ facendosi leggermente piu’ vicino,  stringendogli le mani nelle sue, riscaldandole con il suo calore, con il suo tepore. Eccoli li’ dinuovo a fissarsi, a chiudersi in quel vortice senza fine che non gli lasciava neanche il tempo di respirare che subito venivano riggettati dentro, a lanciarsi sguardi languidi e avvolte impacciati. Occhiate sublimi e diaboliche.

La luna a malapena li scortava, grandi nuvole nere erano piombate dal nulla, e minacciavano di cacciare uno scroscione che probabilmente sarebbe durato tutta la notte. Poi, giunse lui. Squarciando il cielo con la sua brillante luce distruttiva, a infiammare la terra secca che circondava la caotica citta’. Tuonando violentemente quel fulmine provoco’ un forte boato, il ruggito potente di un leone tornato vincitore dalla caccia. Il temporale aveva inizio. E proprio in quella camera al primo piano, quella la cui finestra si affacciava a quel panorama di venature stellari due giovani stavano abbracciati. Non piu’ l’uno davanti all’altra, giocando in un proibito scambio di occhiate. Ma bensi’ stesi sul letto, le braccia del ragazzo stretti alla schiena piccola della fanciulla, la quale si nascondeva tremolando nel suo caldo e maestoso petto, in quella culla tenebrosa e invitante. Tutto sommato Lullaby era una ragazza coraggiosa, la sua piu’ grande ambizione era quella di studiare magia, tutti i segreti sulla sua origine e sull’occultismo, sfidare sua nonna e cancellare quell’odio che l’aveva macchiata per sedici anni della sua vita. Tuttavia c’era soltanto una cosa che riusciva a farla tremare. Quello era il temporale. Perche’ con esso veniva il buio, e al buio la sua ragione si perdeva, e la sua forza interiore perdeva il controllo. Aveva paura, sapeva quello che sarebbe potuto succedere, era consapevole che con l’agitazione provocata dai tuoni i suoi poteri sarebbero impazziti. Quella notte tuttavia, quella particolre notte di pioggia e fulmini, il suo cuore si fermo’. Calmandosi, rilassandosi. Quella notte non era sola, e il buio non avrebbe avuto la meglio, perche’ a combattere al suo fianco c’era lui, il suo Ron. Il suo spilungone che sotto la sua corazza da “sonomeglioio” aveva uno splendido cuore che mascherava per un sassolino inutile, aveva un diamante che a tutti gli altri, tranne che a lei, spacciava come carbone.   

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate / Vai alla pagina dell'autore: virgily