II CAPITOLO
Come noi nessuno al
mondo (?)
Di segreti nascosti e consolazioni.
Monica
calpestava la
ghiaia del piazzale fuori la chiesa, ormai deserto.
Per
quanto le pesasse
dover ammettere di non essere riuscita a realizzare il suo sogno,
voleva,
almeno, dimostrare fierezza e padronanza della situazione…
In
realtà, tutti questi
non erano altro che pretesti senza fondamento: era lì
perché voleva farsi consolare dal suo uomo e
basta! xD
Monica
arrivò dinnanzi al muretto di pietra fredda e scivolò
di peso su di una panchina di legno; guardava in
alto senza pretese.
«Ehi!»-
la riportò
alla realtà Michele -«Amore, che ci fai
qui?»- chiese sarcastico.
«Sei
incredibile, riesci a
fare ironia in qualsiasi caso, anche adesso: sei incredibile
proprio!»- si mise
a ridere amaramente lei, guardandolo negli occhi.
Michele
accarezzò
il viso di Monica, scostando un ricciolo che oltraggiava il suo volto,
non
permettendogli di vedere a pieno la profondità dei suoi
occhi celesti.
«Cosa
mi volevi dire
prima?» chiese Monica.
«No…
niente, tu invece?»
chiese non curante lui, celando dietro gli occhi neri, il cui il debole
sole di
settembre si specchiava, dando loro luce, l’ombra di un
omissione.
«Io…
beh, io…» iniziò
lei titubante, stringendosi nel copri spalle nero.
«Eccovi
qua!» la
interruppe don Luigi, barcollando nel suo passo incerto, fino a
sporgersi dal
portone della chiesa.
I
due si scambiarono
occhiate perplesse, Monica guardava Michele interrogativa.
«Io
mò
entro dentro, ma dovete venire ‘n pressa ‘n pressa
che vi devo fare un bel
discorsetto che ne avete bisogno, per la carità di
Dio!» farfugliò
don Luigi, tornando dentro.
«E
questo, s’è impazzito?»
chiese Monica a Michele con una risata.
«Fossi
in te non riderei…»
disse, ridendo nervosamente Michele, sapendo a cosa andava incontro.
«No,
aspetta… Dimmi tutto!
So già che mi incazzerò
come una iena, tanto…»
«Ecco,
ti ricordi di
quello che mi hai mandato a dire da parte di mio fratello?»
buttò
lì Michele, con
finta indifferenza.
«Certo,
gliel’ho detto io
di venirtelo a dire!» rispose Monica, disinvolta e con un
mezzo sorriso.
«Ecco,
bene: Don Luigi ha
sentito tutto!» disse Michele, con volto impassibile rivolto
al vuoto.
«Stai scherzando, sì?» - chiese, mentre rideva nervosamente- «Ma quello è un deficiente!!! Michele, ma che fratello hai? Cosa hai fatto quando era piccolo: l’hai avvelenato con il Dash nel biberon, l’hai buttato giù dalla culla, qualcosa gli deve pur essere successo a quel celebroleso per essere così ebete!!!»- sbraitò con tutta la voce che possedeva.
«Monica,
in fondo…» cercò
di calmare le acque- inutilmente- lui.
«In
fondo che, Michè?! Si
tutela tanto la privacy e, poi, bastano gli sproloqui di un cognato demente a mettere in piazza tutta la
vita privata delle persone!!!?»
«Amore,
calmati! Cosa ci
potrà mai dire don Luigi di così
terribile?!» chiese retorico e speranzoso nel
contempo.
«Non
lo so, ma quando
quell’uomo vuole innervosire la gente con i paradossi
biblici, risalenti alla
dottrina cattolica di 150 anni fa, ha capacità che sfuggono
alle leggi
spazio-temporali!» sbuffò Monica,
polemica, ma stranamente pacata nel tono.
«Michele…»-
mormorò,
prendendo fiato-«Michele, tu mi ami?»
«Fammici pensare!...»- alzò il volto al cielo Michele-«Mmm… sì, dai!»- buttò lì, lui, sorridendole.
«Amore, ma certo che ti amo!»
«Ma,
vedi ci hai pensato!
Sei un uomo indeciso, meschino, infame e… immancabilmente
traditore!» concluse
lei accigliata.
«Ma…
Lascia stare! Monica,
mi guardi negli occhi?!»- le disse, poggiando la sua fronte
contro quella della
compagna-«Monica, io ti amo, capito? Non
c’è niente che mi farà cambiare
idea!»
«Neanche
don Luigi?»
domandò lei, con
gli occhi spauriti tanto quanto quelli di
una bambina lasciata sola al buio, mentre Michele le prendeva il volto
tra le
mani e le baciava le labbra.
«E questo era un sì o un no?» domandò lei con un mezzo sorriso.
«Andiamo
al massacro?» si
mise a ridere lui, porgendole la mano.
~
«Sodomo
e Gomorra,
vogliamo tornare a Sodomo e Gomorra?!» domandò
infervorato don Luigi,
dimenandosi nell’abito talare bianco, rivolto a Michele,
rassegnato e seduto
sulla panca di legno della sagrestia, mentre Monica poggiava il capo
sulla sua
spalla.
«E
non mi rispondete?!»
chiese don Luigi sorpreso.
«Don
Luigi, che le
dobbiamo dire?» ribattè stancamente Michele,
risolgendo i palmi al cielo.
«Che
mi dovevate dire a me qualche mese
fa,
piuttosto!» lo corresse con la sua buffa inflessione il
parroco.
«Ma
scusi, eh! Ma cosa
sta…» saltò
in piedi Monica, strepitando.
«Monica voleva dire che, se lei si riferisce al fatto che…» cercò di rimediare l’irrimediabile Michele, coprendo con la mano destra la bocca della donna.
«E’
menzogna!!!» decretò
don Luigi, infervorandosi ulteriormente dinnanzi
all’opposizione dei due.
«Suvvia,
menzogna:
omissione, no?» propose, facendo l’occhiolino
Michele, in tono pacato.
«Menzogna
e lussuria!»
controbatté ulteriormente il vecchio prete.
«Lussuria???
Ma mica
stiamo ai tempi di Dante, ‘a don Luigi, manco don Abbondio ne
‘I promessi
sposi’ era così…»
venne interrotta bruscamente nuovamente Monica
da Michele che la zittì
per porre rimedio alla situazione.
«Lussuria,
prima del
matrimonio è lussuria!» ribadì
imperterrito e inamovibile.
«Ma,
gliel’ho già detto,
che avremmo dovuto fare? Noi siamo grandi, vaccinati, forse fin troppo,
siamo
fidanzati, che è?! Dovevamo limitarci ai baci!?»
domandò
retoricamente Michele, sorridendo a Monica.
«Perversione
di Dio, ‘nche
chilla!» echeggiò
la voce possente del prete.
«Ma
quindi? Bruceremo
imperterriti tra le fiamme dell’inferno: ha ragione
lei!» sbuffò,
ormai, stravolto e stufo Michele che, dimenandosi stancamente con ampi
gesti
lenti, mostrava la camicia bianca spiegazzata fuori dai pantaloni.
«Ecco,
appunto: noi
andremmo, dato che abbiamo concluso… La nostra sorte
è dettata ormai, no? Vorrà
dire che conosceremo Belzebù, Casanova e tutta la
banda… Arrivederci, don
Luigi…!» farfugliò, infastidita Monica,
mentre s’alzava e si sistemava il
vestito per poi tirare Michele per un braccio, invitandolo ad evadere
da quel
tormento.
«Dove
vorreste andare?»
tuonò don Luigi,
goffamente.
«Eh
beh… forse a
dormire!?» propose retorico Michele.
«Signorina
si ricordi:
lussuria!!!» echeggiò
don Luigi, rivolgendo uno sguardo severo a Monica
che si arrestò di
colpo, facendogli una smorfia.
«Eh…
proprio no, eh! Le
due pecorelle smarrite qua presenti, data la crisi, Tremonti e tutto
quello che
manca in questo benedettissimo Paese, hanno un letto solo con tutto ciò
che questo comporta: senza sconti… quindi, tanti
saluti!» sbottò
freneticamente Monica, strattonando ulteriormente Michele, ormai inerte
dinnanzi alla sua furia.
«Signorina…!»
la chiamò
con le mani sulla fronte il disperato don Luigi.
«Monica,
aspetta!»-
accelerò il passo
Michele per raggiungere Monica che
sbattendo i piedi a terra a ogni passo, evidenziando la presenza dei
suoi
tacchi alti e tanta, troppa rabbia- «Don
Luigi…»- lo sussurrò
alzando una mano flebilmente Michele.
~
Clelia
oltraggiava il
pavimento del corridoio dell’ospedale, incurante di tutti,
tenendo a dovuta
distanza Mario che camminava soddisfatto, mostrando un sorriso radioso
nell’osservare la sfrontatezza di Clelia.
La
donna fingeva
indifferenza, ma non era difficile capire che dentro di lei, le
emozioni si
contorcevano disperatamente, rendendola inquieta.
Non
poteva crederci: di
nuovo, era successo di nuovo!! Nonna per la ter… quarta
volta!
La
vecchiaia incombeva e
non teneva minimamente conto della sua stizza a riguardo, anzi sembrava
diventare sempre più beffarda nei suoi confronti.
Riflettendosi
in una delle
finestre che davano luce ai corridoi pallidi, vide una donna inerte
dinnanzi a
un tempo che passa inesorabile, senza tener conto di nulla, neanche di
far
comparire un’ulteriore ruga d’espressione sul suo
viso truccato; fermatasi
giusto un attimo davanti a quell’immagine sfocata che
sembrava offuscare i suoi
sogni di immortalità e impersonare l’incubo di
vedersi esattamente come non
avrebbe mai voluto. Scostò
la palandrana accesa in modo violento e continuò
la sua marcia verso la meta, facendo finta di niente.
Ciò
che le dava più fastidio in assoluto, pensava, era il fatto
che, in fondo, lei
non era in grado di mascherare le proprie emozioni a carnevale,
soprattutto in
quelle occasioni.
Avrebbe
voluto apparire
come sempre: fiera, distaccata, cinica e platealmente infastidita per
aver
dovuto interrompere una maschera di bellezza al cetriolo per correre a
vedere
la sua figlia minore, fatta a sua immagine e somiglianza,
impersonificare ciò
a cui l’aveva sempre invitata a non diventare. Per orgoglio,
ovviamente…
Non
avrebbe mai e poi mai
confessato, neanche sotto tortura, che ciò
a cui si era sempre
ostentata nemica: la carriera di mamma non era poi così
male, per quanto si distaccasse dal suo universo di egocentrismo.
Sistemò
una ciocca di capelli dietro le orecchie quando arrivò
a svoltare per entrare nel nuovo reparto, per non farsi cogliere
impaurita,
impreparata, fragile: umana… Giammai!
Fu
così
che rivolgendo un’occhiata scocciata dinnanzi a lei, incontrò
lo sguardo malinconico e commosso di Laura, abbracciata a Paolo.
«Eccoci!
Ci risiamo! Un
po’ troppo sovente, in questi ultimi anni, assisto a scene
del genere, mi verrà
sicuramente un attacco iperglicemico!» gracchiò Clelia per non destare
sospetti.
«Mamma… possibile che tu sia così refrattaria!? E, poi, vorrei ricordarti che non varchiamo il reparto d’ostetricia da quando è nata Nina!...» piagnucolò Laura.
«Praticamente,
l’altro
ieri!» ribattè immediatamente la madre.
«Eh
beh… Non proprio, Nina
ha già otto anni!» soggiunse Paolo, senza rendersi
conto.
«Cosa
vuoi insinuare, Paulo? Io sono la
stessa di allora, non
sono cambiata di una virgola, è chiaro?» rispose
subito accigliata e vagamente
offesa.
«Ragazzi,
entriamo!?» li
raggiunse Mario, arrivando alle spalle di Clelia.
«Oh,
eccolo! Guarda chi
mancava a chiudere il quadretto felice, il presepio vivente della
massima
melensa possibile! Andiamo a concludere, su! Voglio proprio vedere fin
dove si
può
arrivare!» sbuffò
nuovamente lei, facendo
cenno d’entrare a Paolo e Laura.
«Non
cambi mai…eh?»
sorrise Mario, guardandola divertito.
«Marsh,
prima che cambi
idea anche su di te!» gli fece l’occhiolino,
aspettando che entrasse.
~
«Certo
che anche tu, te la
prendi sempre con quel poveraccio di un prete…» si
mise a ridere Michele,
uscendo dalla camera da letto, dopo essersi infilato un paio di jeans e
una
camicia celeste.
«Monica,
ma…» la
richiamò lui, non
ottenendo
risposta.
Arrivato
davanti
all’entrata per il soggiorno, le si avvicinò
e stette a guardarla:
Monica se ne stava immobile, addormentata sulla manona come una bambina
al buio.
«Monica…»
sussurrò
dopo averla coperta- «Oh…»- le sorrise,
vedendola sgranare gli occhi.
«Che
stavi dicendo? Che me
la prendo sempre, no?» farneticò
Monica, non ancora sveglia del tutto, facendo
seguire un sonoro sbadiglio.
«No,
dimmi tu… Com’è che
ti addormenti così?»
le sorrise lui, baciandole le labbra.
«Eh…Ricordami
di dirtelo,
prima o poi… Ma non c’è tanta fretta,
comunque niente…» -sorrise lei,
sollevandosi a metà-«Michele, mi dici una
cosa?»
«Dimmi
tutto, amore…»
disse lui, mentre le accarezzava i capelli.
«Ho
sentito Laura: sono
nate le gemelle di Stefania, ma con Paolo…»
«Hanno
litigato?»
«Ma
che ne so, Michè?!
Mica ero là, no?! Non ho ancora il dono
dell’ubiquità io!!!»- rispose Monica,
nevriticamente-«Litigheremo, non ci capiremo più,
magari spuntano le corna e la
coppia scoppia, Michè! Perché voi uomini siete
stronzi… e traditori… e non
pensare di avere scusanti!»- sbraitò
lei, alzandosi come una
molla e gesticolando senza sosta.
«Monica…fermati!»-si
alzò,
prendendole il viso tra le mani lui.
«Che
succederà a noi,
allora?»
«Ma
tu davvero pensi che
si possa prevedere? Io e te siamo talmente squinternati che ci
potrebbero
scrivere un romanzo in chiave bretone… Siamo imprevedibili,
come noi...»
«Non
c’è nessuno dici?»
«E certo! Come noi… nessuno al mondo!»- le sorrise lui, buttando gli occhi al cielo-«Perché…»- iniziò a cantare. ♥
Prima di te,
c'era il buio più profondo
E non so perchè prendevo a calci il mondo
Vivevo con me stesso una stanca abitudine
E cercavo un compromesso, nella mia solitudine
Monica sorrise…
Prima di te, come una foglia al vento
Dentro me vibrava un sentimento spento
Per gli uomini che ho amato
Per le donne che mi han ferito
E per tutto quello che ho dato
Agli amici che mi han tradito
Io e te, come noi nessuno al mondo
Io e te, in questo amore più profondo
Io e te, cambio pelle cambio vita io e te
Per noi non sarà mai finita
Io e te, come noi nessuno al mondo
Io e te, in questo amore più profondo
Io e te, come un sogno questa vita io e te
Per noi non sarà mai finita
Dopo di te
Se ci penso mi treman le mani
Non potrei immaginare senza te il mio domani
Forse chiederei aiuto al mare
Nele notti per non morire
Ma non voglio pensarci ora
Che sei qui tra le mie braccia ancora
Io e te, come noi nessuno al mondo
Io e te, in questo amore più profondo
Io e te, cambio pelle cambio vita
Io e te, per noi non sarà mai finita
Io e te non ci lasceremo
Io
Io e te, come noi nessuno al mondo
Io e te cambio pelle cambio vita io e te
Per noi non sarà mai finita…
«Hai visto, lo
dice anche Toto
Cutugno!» rise lui, prendendola in giro con un buffetto sulla
guancia e
recandosi verso l’atrio.
«Michè,
te che dici ste cose, ne sei
proprio sicuro, sì?»
***
Credits:
© Come noi nessuno al mondo- Annalisa Minetti feat. Toto Cutugno 2005
Spazio autrice:
Mi scuso per il ritardo a dir poco vergognoso: chiedo venia! :'( sigh... e vi ringrazio tantissimissimo tutte per le recensioni, i commenti su facebook e per chiunque dia una sbirciata: grazie grazie grazie!!! ^^ Non ho controllato la storia... quindi, se trovate errori scusatemi... lo ricorreggo domani e modificherò!!! (:
Grazie a tutte davvero di cuore!!!
Bacioni
Hikari <3