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Autore: virgily    15/11/2010    1 recensioni
-c-cosa?- sussurro’ sollevandosi di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
-oops, credo che dovevo parlartene con piu’ calma vero?-
-p-papa’? c-che significa?-
-bhe si, ecco... insomma. Dio volevo trovare un modo piu’ carino per dirtelo. Ma riflettendoci non c’e’ un modo piu’ delicato per dirtelo...- comincio’ il suo genitore cominciando a balbuzziare a raffica senza neanche prendere fiato
-cosa? Papa’ dimmi che cazzo sta succedendo!-
-Rose viene a vivere qui-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-m-ma sei sempre cosi’ mattiniera?- la sua voce ancora profondamente addormentata e fioca la fece cadere dalle nubi, facendola piombare di sovrassalto al presente, ove ancora gli stava appiccicata addosso e dall’alto lo osservava sonnecchiare appena di nascosto

-hem, si purtroppo... temo proprio che dovrai abbituartici...- ridacchio’ la castana incrociando le gambe, lasciandogli piu’ spazio per poter continuare il suo duro lavoro di ronfaggio domenicano. Ronald non si fece ripetere una seconda volta quell’invitante e strepitosa occasione, e fu cosi’ che la povera Lullaby si ritrovo’ letteralmente seduta accovacciata allo spigolo del suo povero lettino, sovrastato da quella montagna di “carne fresca” e tatuata. Per qualche minuto la piu’ piccola rimase li, a fissarlo dormire, o almeno a guardarlo mentre entrava in dormiveglia. Era cosi’ tenero, certo non era molto normale la posizione che il suo corpo stava assumendo, tuttavia doveva davvero ammettere che il suo visetto era straordinariamente “coccoloso”. Le ricordava molto una foto di un servizio fotografico per bambini appena nati; una di quelle dove il pupo veniva posto a pancia sotto con le guanciotte paffute colme d’ aria, e le labbrucce appena dischiuse. Il moretto in questione aveva ben inteso di essere il centro dell’osservazione della ragazza, ma era troppo stanco per fare una delle sue battutine. Si lascio’ crollare sul cuscino affondando lentamente nella morbidezza del guanciale violetto, e inspirando appena ne pote’ deliziare il lievissimo profumo che dalle sue fibre filtrava giungendo fino alle sue narici: era floreale, probabilmente lavanda mescolata a qualche bacca di vaniglia. Piu’ ne odorava e piu’ se ne sentiva assuefatto, piu’ i suoi muscoli si rilassavano. Senti’ un sogghigno lontano, una risatina perfida ma dolce allo stesso tempo. Due manine piccole piccole gli afferrarono il capo con tenerezza, cullandolo appena prima di farlo giacere con muso rivolto verso l’alto, cosi’ che respirasse aria pulita e fresca. Il suo Ron stava prendendo dipendenza dalla essensa che aveva nascosto nella fodera cuscino, un mix speciale di fiori e bacche che favorivano il sonno. E a giudicare dalla espressione sognante del suo amico, doveva funzionare alla grande. Gattonando sul materasso allora la giovine raggiunse uno scatolone posto sotto il suo gaciglio, e spulciandolo  lentamente ne afferro’ una vecchia Polaroid, un quadernino viola dai bordi delle pagine colorati di nero e una penna a sfera a inchiostro porpora. Con meno grazia dell’andata ritorno’ al suo posto, e approfittando del suo stato d'inconscienza prese bene la mira, centro’ il suo viso e con esso tutta la sua tenerezza delle forme  e poi... “click”.

Con un rumoretto quasi robotico la sua fotocamera rilascio’ il piccolo foglietto rettangolare nero e bianco. La scosse con forza e man mano ammiro’ la sua fotografia prendere forma... ammiro’ la sua “opera” di arte nel pieno del suo splendore. Era riuscita a catturarlo, a cogliere e strappare via l’essere gentile e magnanimo di quel ragazzo che tutto sembrava tranne che buono. Ne rise, ma non con strafottenza, ne rise di gusto incantato, di sottile gioia, di profonda sorpresa. Fece un confronto tra l’oroginale e l’estrapolato, e ne rise ancora quando osservo’ quasi stupidamente che erano proprio uguali.  Afferro’ dunque il suo quadernino, quello che in realta’ era sempre stato il suo diario. L’unico luogo dove Lullaby riusciva ad esprimere tutte le sue angosce legate al malocchio, tutte le sue paure e le sue preoccupazioni per sua madre,ancora cosi’ giovane e cosi’ timorosa di soffrire ancora. Spesso e volentieri si vedevano delle fotografie, tutte fatte con la sua amata Polaroid; luoghi colori e sensazioni... tutto immortalato in una singola immagine che caratterizzava tutte le pagine scritte finemente a mano. Sbuffo’ appena, perdendosi in tutti quei ricordi che si sarebbero sommati alla sua nuova avventura in casa Radke, e con la penna scrisse partendo dall’angolo destro del foglio:

 

4/11/10
 Sono appena le otto meno un quarto di mattina, e’ passata una notte da quando mia madre mi ha trasciata con se nella sua nuova “vita” assieme al suo amoroso. Sebbene sia ancora tutto cosi’ nuovo e strano Joseph, l’amoroso di mamma, non e’ poi cosi’ male. Ha anche un figlio, Ronald, la Stronzaggine fatta persona. e’ strafottete, molesto, perverso che se la crede moltissimo. Insomma se esiste un difetto su questo mondo, lui e’ l’unico a contenerli tutti nel suo, corpicino. E che bel corpicino! Okay, lo ammetto... Sebbene sia veramente irritante farlo: Ronald Radke, il figlio dell’amore di mammina, e’ veramente “bello”; non il classico fighetto “cappellino e tuta” che mi ero abituata a sopportare a New York. No, ha dei tratti mascolini avvolti da una coltre di capelli corvini quasi sempre spettinati, due atletiche gambine racchiuse in un paio di pantaloni strappati, due maestose braccia tatuattissime. E in piu’ “ha il diavolo negli occhi”. Eh si, deve avere per forza qualche parentela con Satana, perche’ non ci credo per niente che una bellezza tenebrosa del genere appartenga al mondo, e sono sicura che sarebbe sprecata per le sfere celesti. Il punto della mia questione tuttavia non e’ quello di dilungarmi su quanto puo’ essere eccitante il mio compagno di stanza, ma sul fatto che io, Lullaby Caterina Sanders, ho trovato, o almeno credo di aver trovato, il cuore di questa creatura appartenente alle bolge maligne. Spero non sia soltanto una mia puerile impressione, ma tutta stanotte mi e’ stato affianco, a vegliare sul mio sonno, proteggendomi dalla notte e dal temporale. Ho sentito tutto il suo calore darmi l’affetto di cui avevo bisogno gia’ da qualche tempo. Ho ascoltanto quasi ipnotizzata il battito ritmico del suo cuore. Ho paura di essermi presa una cotta. Non ne sono sicura, pero’ tutta questa sua “vicinanza” nei miei confronti, sebbene possa sembrare scherzosa e apparentemente puerile, mi fa sentire cosi’ stranamente viva. Eppoi caspita! Non riesco a finire una frase che mi incanto a fissare i suoi occhi, cosi’ scuri e brillanti. Profondi, intensi... semplicemente sublimi e diabolici...”  

 

Uno squittio’ quasi la fece sobbalzare, e nuovamente uscire dalla trance incui, scrivendo, si era immerse. Era tutto pronto, ma Rose voleva che fosse sua figlia ad inglassare le cupcakes, le piaceva cosi’ tanto fare dei soffici ricciolini blu , gia da quando era bambina, quando aspettava che il suo papa' si svegliasse. Afferro’ allora la fotografia e la infilo’ sulla pagina ancora incompleta del suo diario, e lo socchiuse lasciandolo all’angolo del letto, proprio accanto ai piedi del moro, che nel frattempo si stava facendo un bel sogno. C’erano lui e Lullaby, seduti a gambe incrociate nel bel mezzo di un cerco alchemico. Si tenevano per mano con gli occhi chiusi, e tutto attorno a loro prendeva mano a mano fuoco... ma le fiamme non lambivano la loro pelle, anzi sembrava che quell cerchio incui si erano rinchiusi li stesse proteggendo. Soltanto qualche ora piu’ tardi comprese che stava sognando, e si sollevo’ dal giaciglio della ragazza quasi di sovrassalto, era stordito e anche alquanto intimorito; sarebbe mai successa una cosa del genere? Gli avrebbe mai salvato la vista con i suoi poteri? Ma soprattutto, apparte la divinazione del male... che altri doni possedeva la sua “gnappa”?

Stiracchiandosi appena riusci’ a godere della piacevole sensazione delle sue ossa che da addormentate scricchiolavano rumorosamente. Comincio’ a sbadigliare a raffica guardandosi attorno: il suo letto completamente ordinato e pulito, mentre quello della sua compagna era totalmente devastato e sventrato per causa sua... Tanto che se ne senti’ perfino in colpa e si mise a risistemarlo. Rimbocando le coperte, stirando tutte le pieghe sul copri-letto; insomma Ronald si comporto’ da bravo “casalingo” per una buona volta.  Il bello era che se ne senti’ soddisfatto, per la prima volta realizzato di aver fatto qualcosa di utile, ma dopotutto quella non era piu’ la sua solita “domica mattina” adibita al cazzeggio mattutino prima della “scappatella con Green/Green”, ovvero Max ma a lui piaceva chiamarlo due volte per il cognome. No ormai la sua domenica molto probabilmente sarebbe cominciata con un dolce risveglio assieme alla sua nana. Si la Sua nana, la bambolina di porcellana che aveva stretto per tutta la notte. La Mezza Gitana piu’ graziosa, non che unica, che avesse mai visto. Sorrise automaticamente per il pensiero che gli era appena passato per la mente: lui e lei, nello stesso letto a farsi le coccole... Molto meglio di Mille notti di sesso con le amiche di Maxie. Poi improvvisamente

-AH porca putt... ma che cazz...- il moretto non riusci’ a finire neanche di imprecare che qualcosa gli cadde sull’alluce destro, facendolo sobalzare dal dolore. Imbufalito allora abbasso’ di colpo lo sguardo, imbattendosi in quello che doveva essere un “diario segreto”, il SUO diario segreto: era sul pavimento, semi aperto con una fotografia che sgusciava di lato. Immediatamente si riconosbbe come il soggetto di quella figura, e pur volendo non violare assolutamente la sua privacy, la sua curiosita’ infinita ebbe la meglio. Si guardo’ attorno assicurandosi di non essere spiato e comincio’ a sfogliare velocemente le pagine, soffermandosi svariati minuti sull’ultima, quella della sua fotografia. Era divertito e scocciato allo stesso tempo; scocciato dalla marea di insulti delle prime righe, divertito dal suo nome buffissimo... Ma sopratutto del fatto che, anche se non voleva darglielo a vedere, lei aveva una Mezza-ma-quasi-certa-cotta per lui. Lo eccitava particolarmente il modo in cui lo descriveva; era la prima volta che una ragazza lo definiva “diabolico”... e doveva emmettere che gli piaceva parecchio.

  
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